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Carlo A. Pelanda
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IL PUNTO

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19/5/2025

Motivi per un ottimismo economico non eccessivo

Dall’inizio dell’anno raccomando agli attori finanziari di non essere troppo pessimisti per la turbolenza globale, ma ora devo suggerire di non esagerare con l’ottimismo pur mantenendolo. Il motivo è che America e Cina hanno visto nei dati che una guerra commerciale sarebbe insostenibile per ambedue ed hanno concordato un limite alla “deglobalizzazione conflittuale” che manterrà i flussi commerciali globali ad un livello sufficiente per evitare una depressione economica mondiale. Ma il confronto di potenza tra i due, oltre che sul piano della superiorità tecnologica eso, endo, sub e cyber, continuerà sia ai lati delle rispettive zone di influenza per estenderle sia per il consolidamento delle stesse. La Cina non ha rinunciato ad una politica di potenza globale e nemmeno l’America.

La Cina ha un certo vantaggio per la tradizionale (dal 1955) strategia terzomondista di costruzione di un Sud globale convergente – da poco esibita nella conferenza con il Sudamerica – e per aver creato una forte dipendenza economica e geopolitica della Russia dal proprio potere economico e finanziario. L’America mostra qualche difficoltà nell’influenza non ricattatoria sul G7, ma avendone bisogno dovrà trovare una convergenza per evitare un gap di potenza. In ritardo per l’influenza sul Sud globale ha accelerato un accordo forte con l’Islam sunnita, modificando la postura totalmente pro-israeliana in una di mediazione.

I miei ricercatori, come parecchi altri, hanno rilevato che l’America a conduzione Trump ha abbandonato il principio della compatibilità politica con possibili alleati passando a quello mercantile che è indifferente al regime interno di una nazione. Ciò è spiegabile sia per il confronto con la Cina che adotta il medesimo principio sia per la priorità statunitense di ribilanciare il dare ed avere con il mondo per invertire l’impoverimento interno.

Ciò potrebbe indebolire il G7 basato sulla convergenza tra democrazie, ma anche dargli una configurazione G7+, cioè di inclusione di Australia, India e, non subito, di Brasile ed altri. Tuttavia, mentre la Cina mostra di avere una strategia abbastanza stabile e paziente di ricerca del dominio (gioco del Go, metodo Sun Tse), l’America a conduzione Trump deve ancora trovare l’armonizzazione tra capacità di costruire una grande alleanza in espansione e la postura dazista verso tutti, alleati e non.

Con il problema di essere rapida (gioco a scacchi con strategia del blitz di von Clausewitz) che provoca un’imprevedibilità contraria alla percezione di fiducia in una controparte. Annotando un processo di apprendimento da parte dell’Amministrazione Trump ritengo probabile un aggiustamento delle relazioni entro il G7 e una riduzione del pericolo dazi. Ma la probabilità contraria di una non sufficiente fiducia ed eccessive oscillazioni di Trump non è piccola. Per tale motivo gli attori di mercato dovrebbero tenere una postura di ottimismo, ma non eccessivo fino a che i segnali non siano più chiari, tra qualche mese.

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