Molti mi hanno chiesto se confermavo o variavo all’inizio del 2025 lo scenario (macro) globale prodotto dal mio gruppo di ricerca euroamericano nel dicembre 2023 che prevedeva un biennio di metastabilità (tutto balla) ma con esito più probabilmente ristabilizzante (ma non crolla) nel 2026, a partire dal secondo semestre 2025. Alcuni hanno chiesto dettagli sul metodo. Risposta: il più della scenaristica cerca di individuare macrotrend, ma la scenaristica strategica – oggetto del mio gruppo di ricerca - analizza i trend ipotizzando la controreazione agli stessi con lo scopo di individuare soluzioni nei casi di rischi che tendono a superare la soglia di contenimento. In base a tale approccio la tendenza verso una “deglobalizzazione conflittuale” (intensificata dal 2013 in poi) è stata corretta sia da una contraria definita come “riglobalizzazione selettiva” nell’area delle democrazie ed alleati sia come limite del conflitto geoeconomico nella Guerra fredda No. 2 tra democrazie e regimi autoritari. La limitazione del commercio internazionale non sarà totale. Inoltre, prevalgono segnali di non disponibilità delle grandi potenze – G7, Cina e Russia – ad aprire una guerra tra loro, pur tutti aumentando la spesa militare per ottenere la superiorità tecnologica e la conseguente deterrenza. In sintesi, confermo, ovviamente in termini probabilistici e non profetici, il periodo di metastabilità con esito più probabilmente stabilizzante nel 2026.
Alcuni lettori hanno chiesto: e dopo? La futura stabilità sarà solo relativa perché quella forte assicurata dal dominio planetario dell’impero americano negli ultimi 80 anni sarà sfidata dal potere emergente della Cina combinato con quello rivendicativo (più pericoloso) della Russia. Non necessariamente vi sarà guerra diretta, ma è probabile (già visibile) che il conflitto si sposterà sui “laterali” delle aree di influenza sia sinocentrica sia del G7, cioè nel Sud globale, con crescente probabilità di conflitti localizzati sostenuti dai due blocchi. Ma la probabilità di una guerra globale diretta resta sotto soglia. Tuttavia, la guerra sta evolvendo verso la robotizzazione ed il dominio dello spazio extraterrestre. Un mio ricercatore sta studiando il salto tecnologico di questa tendenza combinato con l’aumento della spesa militare e le sue conseguenze sul mercato civile: lo scenario preliminare è di una accelerazione della rivoluzione tecnologica nel confronto tra due blocchi. Ciò porta l’attenzione sull’impatto sociale: rivoluzione cognitiva di massa necessaria per mantenere modelli di capitalismo di massa nelle democrazie che implica la transizione da sistemi di welfare redistributivo a quelli di investimento: grande discontinuità in arrivo nelle democrazie. Stiamo studiando, ma agli attori economici mi sento di consigliare di non scontare un caso peggiore pur in un mondo più turbolento perché è già osservabile un gioco tra destabilizzazione e ristabilizzazione che limita la prima.
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