Il programma di riarmo europeo annunciato, al momento, sul piano delle risorse di investimento richiede valutazioni urgenti sul piano del raggio della deterrenza e, soprattutto, su quello della massimizzazione dell’estrazione di “burro” dai “cannoni”, cioè di quanta spesa militare sia stimolativa per il mercato civile in modo compatibile con la ricerca della superiorità tecnologica che è requisito della deterrenza stessa.
Al riguardo del raggio c’è la priorità della difesa continentale dalla possibile aggressione russa, ma ci dovrebbe essere anche la strumentazione per proiezioni di potenza utili, via negoziati, alla sicurezza del Mediterraneo costiero e profondo nonché dell’Asia centrale. Il tema verrà probabilmente chiarito nel summit Nato del prossimo giugno insieme a quello cruciale della difesa nucleare dell’Ue. Tuttavia, lo stimolo della svolta statunitense che impone più spesa militare all’Ue ha avviato un pensiero strategico in alcune nazioni che le porta a studiare capacità di deterrenza e conseguentemente condizionanti sul piano globale. Per Germania ed Italia è evidente la priorità di tutelare il loro modello economico export-led non modificabile con maggiori capacità di esportatori di sicurezza e fornitori della stessa ad alleati. Francia e Regno Unito hanno la medesima ambizione anche se il loro modello economico è meno dipendente dall’export, ma con l’importante eccezione nel settore delle armi e dintorni. Infatti alcuni colleghi statunitensi in una recente videocall hanno dichiarato che l’Amministrazione Trump non ha ben valutato al momento la scossa data agli europei forzandoli al riarmo: gli europei non hanno un impero, ma non hanno perso la cultura imperiale mentre l’America ha un impero, ma non la cultura per gestirlo. Ho risposto loro che l’America non ha più la scala per fare impero da sola e che se la sua conduzione fosse razionale compatterebbe il G7 allargandolo, restando prima forza in questa organizzazione con un accordo di divisione del lavoro. Ma al momento non lo è e ciò scatena gli europei, Germania in particolare. Comunque tale progetto resta probabile nello scenario a 15 anni.
Studiando la propulsione della spesa militare statunitense al mercato civile negli ultimi decenni emerge chiaramente la relazione tra cannoni e burro per l’innovazione. Analizzando poi quanto la ricerca ed industria civili possono fornire strumenti tecnologici ai sistemi militari appare realistica la ricerca di come massimizzare la produttività dell’interazione tra di due settori. Una sezione del mio gruppo di ricerca ha individuato la robotica aerea e spaziale, terrestre e sottomarina come il settore più promettente per l’interazione reciprocamente espansiva tra militare e civile: è il settore dove la spesa militare si trasforma in un maxi investimento per la crescita economica e dove l’investimento a debito ha ritorni più elevati. Mi permetto di presentare tale valutazione agli studi militari italiani in corso sulla materia.
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