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Carlo A. Pelanda
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IL PUNTO

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12/5/2025

Verso un mondo bipolare, ma con varchi

Il tentativo da parte di Washington di separare Russia e Cina o per lo meno di ridurre la loro convergenza, al momento, non è riuscito. Pertanto l’America si sta preparando a fronteggiare un blocco sino-russo, più loro satelliti, la cui scala richiede la riconvergenza tra Stati Uniti e i suoi alleati europei e globali, per ottenere una forza sufficiente. Inseriamo nella figura una forte reazione degli attori economici e finanziari statunitensi al rischio di un blocco eccessivo dei flussi commerciali globali con impatto negativo sull’America. La risultante probabile è un esito abbastanza equilibrato delle trattative riservate – circa 30 - in corso tra America e sia alleati sia nazioni compatibili in materia di dazi e barriere non tariffarie al commercio internazionale. A che punto siamo nel percorso di una possibile ristabilizzazione del sistema globale?
La risposta porta prima di tutto ad analizzare la strategia di Pechino. I ricercatori del mio think tank euroamericano stanno cercando di capire se Vladimir Putin abbia usato il corteggiamento da parte di Donald Trump per ottenere più risorse da Xi Jinping oppure abbia dovuto cedere ad una pressione cinese. I dati disponibili permettono le due interpretazioni. Ma ciò che è rilevante ora è l’evidenza di una cinesizzazione economica e finanziaria della Federazione russa. Non completa: per esempio Pechino non ha siglato con Mosca l’accordo per un gasdotto (siberiano) dalla Russia, massima priorità per Putin, così dimostrando che non vuole farsi condizionare da Mosca stessa, ma condizionarla. Poi, il sistema di scambi finanziari Russia-Cina, considerando che la Russia ha impedimenti sanzionatori pesanti, è di fatto un dominio cinese che fa guadagnare più i cinesi che i russi. Va aggiunto che molti osservatori si sono chiesti il perché del discorso troppo breve e piatto di Putin in occasione della recente celebrazione della vittoria contro la Germania nazista nel 1945. Nelle comunicazioni tra think tank ci si chiede se glielo ha chiesto Xi per non esasperare la frizione con l’Occidente oppure sia stata una postura scelta da Putin per mostrare che non vuole chiudere un possibile negoziato per il cessate il fuoco in Ucraina? Comunque sia, va annotato che Putin si sente in una posizione scomoda. La raccomandazione mia e dei miei ricercatori è di non dare per scontata la cinesizzazione della Russia, non solo per l’orgoglio nazionale socialmente diffuso, ma anche per segnali arrivati da élite russe che temono una satellizzazione cinese della Russia nel caso Putin mancasse. Tuttavia, è evidente che la Cina agisca come potere simmetrico contrario all’America: quindi la configurazione del potere globale è di due potenze principali – America e Cina stessa - più due secondarie, cioè Russia ed Ue.  Al momento la Cina ha un certo controllo della Russia e ciò costringe l’America, pur nolente, a rinsaldare la convergenza con l’Ue ed altri alleati. Ma è probabile che il conflitto tra le due prime potenze si scaldi principalmente per l’influenza sul Sud globale. I miei ricercatori si sono chiesti se ci sia una mano cinese dietro l’attacco del Pakistan, travestito da azione islamista, contro l’India. E si sono chiesti se la strategia cinese di generare conflitti molteplici sia capaci di erodere il potere statunitense sia per poi far fare la figura di pacificatore alla Cina abbia spinto Trump, montando sopra Israele, a prendere un controllo diretto sulle sorti di Gaza, in favore della convergenza con le nazioni arabo-sunnite, e ad impostare un negoziato con l’Iran, il cui regime è un proxy della Cina, ma non tutto e con la maggioranza della popolazione urbana in fermento, pur latente, antiregime. Certamente Cina ed America competono per avere più influenza sul mondo islamico. Ma Xi Jinping non è fortissimo all’interno perché il miracolo economico cinese è sia esaurito per motivi tecnici sia contrastato dai dazi americani che hanno già ridotto di circa il 25% il suo export. Per bilanciare il crescente dissenso interno via nazionalismo rivendicativo e aumentare la deterrenza contro l’America, nonché evitare che i militari lo sostituiscano, Xi sta aumentando la pressione militare contro Taiwan. Ed ha segnalato la disponibilità ad un negoziato con l’America, ora in avvio preliminare.
Ci sono indizi di ristabilizzazione prospettica del mondo in questa analisi preliminare e parziale? L’analisi di parte dei documenti, in bozza, dell’accordo tra Londra e Washington fa intuire che Trump non vorrà rinunciare a dazi di almeno il 10% - la sua idea di ribilanciamento delle relazioni dare/avere tra America e mondo - ma attutendoli in alcuni settori in base a reciprocità commerciale e, soprattutto, collaborazione militare e geoeconomica contro la Cina. Potrebbe essere un modello per le relazioni tra Ue ed Usa? Sì e no. L’Ue potrebbe trovare convergenza con gli Usa se accettasse una convergenza più marcata con Washington da cui deriverebbe un via libera americano per avere relazioni commerciali in settori non strategici con la Cina. Così come il Giappone, la Corea del Sud ed altri stanno trattando. Che tipo di stabilizzazione verrebbe fuori nel caso migliore sul piano dell’economia globale? Parziale, ma sufficiente per mantenere i flussi economici ad un livello sufficiente per evitare una depressione economica. L’Italia? La duplice lealtà ad Ue ed America combinata con una accelerata - quasi frenetica - proiezione globale con lo strumento dei partenariati strategici bilaterali è la strategia giusta per una nazione dipendente dall’export in un mondo che resterà metastabile pur non del tutto instabile. Si raccomanda di mettere in priorità un bilaterale Italia/Germania ed un partenariato strategico più profondo con gli Stati Uniti.

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