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Carlo A. Pelanda
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IL PUNTO

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4/8/2025

Roma sempre più centrale per un mercato mediterrane

Da tempo lo chiamo progetto Ekumene, cioè mercato mediterraneo costiero e profondo integrato, studiandone il possibile scenario. Il recente incontro tra Giorgia Meloni, il presidente turco ed il primo ministro della Libia ne ha aumentato la probabilità grazie ad una postura di “Active Honest Broker” cioè un ruolo di mediatore credibile per tutte le parti, ma attivo e non passivo.
Negli ultimi mesi la relazione bilaterale tra Italia e Turchia è migliorata. Roma ha capito che una Turchia ostile non era utile, non solo per il caso libico e per limitare l’emigrazione clandestina, ma per il teatro mediterraneo più vasto. Così come Recep Tayyip Erdoğan ha capito che l’Italia è il partner europeo più affidabile.

Tale convergenza tra Italia e Turchia, annotando l’alto volume storico di relazioni commerciali, ha avuto un forte segnale di consolidamento quando Roma ha dato il via libera all’azienda turca Baykar, specializzata in droni militari a lungo raggio, per l’acquisizione dell’italiana Piaggio Aerospace. Quindi una Turchia più convergente permette all’Italia di gestire meglio il delicato caso libico, delicatissimo per la pressione russa di sostituire la sua base militare a Latakia in Siria, ora con regime cambiato, con una in Libia, ma anche le permette una non ostilità per una posizione centrale dell’Italia nel proporre un mercato mediterraneo ad integrazione crescente: Ekumene, appunto.

Per ottenere di più dalla Turchia segnalo la priorità di Ankara di non essere esclusa dalla futura Via del Cotone (accordo Imec) che dovrebbe unire l’India via mare con la penisola arabica via ferrovia con sbocco sul Mediterraneo – al momento è previsto il porto di Haifa in Israele – per poi collegare via mare i porti europei, Trieste in particolare grazie al suo efficientissimo retroporto ferroviario, e quelli della costa occidentale statunitense. Dai colleghi di un think tank degli Emirati ho ricevuto informazioni sulla pressione di Ankara per includere la Turchia nel circuito o via diramazione ferroviaria. Poi sono crescenti le pressioni francesi per dare a Marsiglia il ruolo di porto “hub” per l’Europa in concorrenza con Trieste e Genova. Inoltre va annotata la posizione greca di rendere centrale Il Pireo con il problema della proprietà cinese dello stesso, l’armonizzazione del traffico via canale di Suez con quello futuro della nuova infrastruttura, senza dimenticare che il mantenimento di Haifa come terminal sarebbe un atto geopolitico stabilizzante per tutta l’area.

Secondo me Roma ha il potenziale per integrare esigenze diverse ed armonizzarle entro un accordo integrato. E tale ruolo sarebbe potenziato da un sostegno da parte degli Stati Uniti che hanno firmato l’accordo Imec con alcuni europei, tra cui l’Italia, arabi ed India. Per Roma rendere il Mediterraneo transito più corto del traffico tra Indo – Pacifico e Nord America è una priorità economica così come lo è per tutte le nazioni coinvolte. E secondo me Roma ha preso una postura collaborativa e di leadership attiva, anche via partenariati bilaterali nel Mediterraneo costiero e profondo per pacificare il Mediterraneo in modo che possa diventare luogo di transito sicuro e conseguentemente un mercato sempre più integrato. Ho chiesto a colleghi giapponesi ed australiani di esplorare il rispettivo interesse nazionale per l’eventuale partecipazione alla Via del cotone, registrandone l’interesse.

Mi sono permesso di suggerire loro di valutare il cambio di mondo: da un accesso senza costi o quasi al mercato statunitense ora l’export di tutti verso l’America subirà un calo, più o meno pesante, ma che suggerisce di trovare compensazione creando nuovi mercati senza per altro rinunciare a mantenere buone relazioni con gli Stati Uniti. Ekumene, nel formato costiero ed esteso, sarebbe un nuovo mercato con un impatto di crescita globale per tutti. Non solo, ma stimolerebbe anche una nuova architettura finanziaria indo-africana-islamica-europea e delle nazioni compatibili del Pacifico capace di generare un ciclo di capitale espansivo per una crescita economica forte, per tutti. Infatti ho notato una crescente curiosità di attori finanziari statunitensi nel corso di conversazioni su questa ipotesi.

Pertanto mi sento di dare un suggerimento rispettoso al Vaticano: potrebbe invitare gli islamici sunniti ed Israele a consolidare gli Accordi di Abramo (2019-20) per abbattere finalmente il Muro del Mediterraneo, con ospiti testimoni L’india e l’America. A Roma.

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Riflessioni di minoranza sull’effetto Pax Mediterranea di un presidio statunitense dell’area

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Soluzioni per una riconvergenza euroamericana

Primi segnali per una riconvergenza euroamericana pragmatica

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La rilevanza di un accordo Ue – Regno Unito

Verso la riconvergenza tra America ed alleati

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Motivi per un ottimismo economico non eccessivo

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Passi avanti della convergenza euroamericana nella Nato

L’effetto stimolativo degli investimenti per la sicurezza

In bilico tra escalation e de-escalation

La ricerca della fiducia finanziaria in un’era metastabile

Eurodome per la sicurezza e la reindustrializzazione innovativa dell’Ue

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Programmi integrati per trainare la reindustrializzazione europea

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