L’effetto stimolativo dell’interazione non bellicista militare-civile
Tre requisiti realistici per il riarmo delle democrazie: a) ricerca della pace attraverso la deterrenza basata sulla superiorità tecnologica; b) robotizzazione dei mezzi militari per minimizzare l’esposizione di umani a rischi; c) evitare formule depressive di “economia di guerra” rendendo stimolativi - via trasferimento tecnologico - per l’industria civile gli investimenti in sicurezza. Questi requisiti sono rifiutati dal pacifismo idealista da cui poi deriva una posizione di incompatibilità tra burro e cannoni: non è criticabile il desiderio di pace, ma lo è il rischio di sconfitta per le democrazie ed il capitalismo democratico.
Io aderisco alla dottrina realistica che per evitare la guerra devi dissuadere il nemico e a quella di superiorità morale e tecnica (ricchezza diffusa socialmente) del capitalismo democratico contro quello autoritario. Inoltre, connetto il riarmo di superiorità alla necessità di reindustrializzare gli ormai in buona parte invecchiati sistemi nelle democrazie, vedendo una crescente compatibilità tra cannoni e burro trainata dalla necessità di robotizzare/futurizzare gli strumenti di sicurezza. Le recenti intrusioni di sciami di droni russi nell’area baltica portano a valutare la concretezza di un’evoluzione della guerra verso la robotizzazione.
Gli attacchi cyber al traffico aereo europeo confermano la creazione di un nuovo settore dell’attività bellica. E le operazioni di disinformazione via molteplici mezzi mediatici mostrano una intensificazione delle “tecniche condizionanti”, cioè l’uso della psicologia per fini di conquista delle menti. Questo tipo di evoluzione degli strumenti bellici non è contrastabile con mezzi militari classici. Soprattutto, questa pur solo iniziale, evoluzione della guerra fornisce un vantaggio economico all’attaccante: per difendersi da droni che costano poche migliaia di euro bisogna schierare mezzi e condurre missioni che costano milioni.
Evidentemente è necessario un salto tecnologico per rendere più efficace ed economicamente sostenibile la difesa. Ma non solo tecnologico, anche organizzativo, in particolare per l’Ue. La Commissione sta preparando un nuovo concetto difensivo sistemico, intanto, con la priorità di interdizione delle intrusioni dei droni e attacchi informatici russi, che implica un programma unitario di sviluppo comune dei mezzi e delle decisioni di loro impiego. Spero trovi l’approvazione del Consiglio europeo perché vedo questo passo come precursore di un secondo: la creazione di un sistema che chiamo Eurodome, cioè una cupola difensiva, capace di evolvere per passi successivi verso una capacità totale di difesa multidominio, cioè orbitale, antimissile, antiaerea, marina e sottomarina nonché terrestre, ma di nuovo tipo interconnesso.
Dove il punto è la costruzione di una gestione unitaria europea integrata con il comando Nato e il Goldendome statunitense. Da cui sviluppare un’ulteriore integrazione tra cupole difensive multidominio del G7 e nazioni compatibili. Al momento europei e nipponici possiedono solo una parte delle tecnologie utili per la saturazione difensiva multidominio e devono comprarle dagli Stati Uniti. Ma già nel 2035 potranno essere capaci di produrle con risorse proprie, essendo meno arretrati in materia di quanto appare, generando uno stimolo concorrenziale, ma anche collaborativo, con l’industria americana. In sintesi, vedo possibile uno scenario non troppo remoto di collaborazioni industriali militari e civili nell’area G7 con un moltiplicatore (stimato preliminarmente) di 6-7 volte dell’investimento militare sul mercato civile, direttamente ed indirettamente per trasferimento delle nuove tecnologie.
Servirà una nuova dottrina militare per consolidare la relazione reciprocamente stimolativa tra burro e cannoni. Servirà un chiarimento sul fatto che il riarmo non implica necessariamente bellicismo. Servirà, soprattutto, una comprensione più diffusa nelle democrazie che la pace ottenuta via deterrenza basata sulla superiorità tecnologica è un pilastro fondamentale della fiducia economica e finanziaria che poi produce investimenti e lavoro. Chi cerca la pace dovrebbe riflettere sui modi realistici per ottenerla.
La tua privacy è importante
Utilizziamo, senza il tuo consenso, SOLO cookies necessari alla elaborazione di analisi statistiche e tecnici per l'utilizzo del sito. Chiudendo il Cookie Banner, mediante il simbolo "X" o negando il consenso, continuerai a navigare in assenza di cookie di profilazione. More info
Tutti
Cookie tecniciCookie analitici di terze parti