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Carlo A. Pelanda
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IL PUNTO

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1/9/2024

L’opportunità per una nuova industria cinematografica italiana

Nell’analisi secondaria di una varietà di ricerche sui flussi turistici esteri in Italia, con un occhio ad eventuali opportunità per il fondo d’investimento dove opero, mi si è aperto un altro occhio: c’è un potenziale elevato e misurabile di curiosità globale sulla storia italiana. La sensazione che tale potenziale non sia utilizzato è molto forte e mi ha portato ad ipotizzare come sfruttarlo.
La mia ipotesi, probabilmente influenzata dall’occorrenza in questi giorni della Mostra del cinema a Venezia, è che ci sia uno spazio finanziario per creare in Italia più società produttrici di film e serie televisive ispirate al concetto di “macchina del tempo” e con la missione di inserire uno spettatore, con molta più intensità che nei film o serie storiche oggi visibili in produzioni fatte all’estero, in ricostruzioni narrative con oggetto eventi storici nella penisola italiana, caratterizzati da una marcatura epica non come fantasia, ma come ingrandimento di fatti reali carichi di tensione. La nostra storia è infatti molto dinamica e spettacolare. Non nascondo lo stimolo avuto da una recente dichiarazione dell’attore americano Denzel Washington che di fatto ha criticato la mancanza di novità delle produzioni di Hollywood. A cui ho unito la strategia filmica di Pechino – kolossal storici - per dare rilievo al marchio Cina, ma un po’ troppo viziati da un’epica semi-magica. La sensazione è che i filoni filmici con successo nel passato siano in esaurimento.  Mi è venuta in mente anche la costruzione di un metodo italiano per film e serie storiche applicabile a tutte le storie delle etnie o terre cariche di passato spettacolare, producibile in una Cinecittà, o una varietà di esse, di “scuola italiana” globalizzabile. Ma cosa ho veramente in mente? Una strategia di “gestione simbolica” che traini i marchi italiani sul piano globale via produzioni visive e che renda aziende italiane, sia tecnologiche sia artistiche, attori globali con beneficio trainante per l’economia italiana. Cioè estrarre business dalla storia riproducendola - con arte e cognizione – via strumenti visivi a diffusione mondiale. Il “Made in Italy” già affermato è un traino per una scuola italiana di filmografia con caratteristiche particolari e competitive in relazione al resto del mondo.
C’è una relazione tra kolossal che rievocano eventi passati e quelli che inventano storie di tipo fantascientifico. Da un lato, non c’è una tradizione di Science Fiction e Fantasy nella produzione culturale e di spettacolo in Italia. Dall’altro, tecnicamente, non c’è grande differenza dei mezzi tra il creare un’epica del passato ed una futuribile oppure una fantasiosa, per esempio “Il trono di spade”. Motivo? Le nuove tecnologie permettono la costruzione di scenari virtuali con effetto realistico totale. E vedo una relazione tra produzione di sistemi innovativi per fare scenari virtuali utili alle storie filmiche e traino per le tecnologie Made in Italy. Guerre stellari? Si può andare molto oltre con gli effetti visivi sia per storie passate sia fantastiche sia futuribili. Pertanto la nuova scuola italiana di filmografia dovrebbe connettersi alla ricerca tecnologica per scenarizzazioni fantasiose, ma anche per la ricostruzione contestualizzata nel tempo di luoghi antichi. Per l’Italia, la vicenda svoltasi secoli fa in un luogo che oggi è ancora visibile è un film con la potenzialità di attrarre più persone nel luogo stesso con una curiosità in più. A questo livello, la storia passata è un attrattore di flusso turistico. Ovviamente, c’è una connessione tra storia realistica, pur romanzata, ed organizzazione per la visita di un turista nel luogo che ha visto nel film, cioè attrezzata per sostenere l’esperienza cognitiva, emotiva, nonchè di ospitalità e svago del turista stesso. In sintesi, il punto per le produzioni storiche: l’Italia ha la densità più elevata del mondo di luoghi rilevanti per la storia antica ed ha la priorità di spalmare i flussi turistici sul territorio sia per evitare concentrazioni eccessive sia per aumentare il reddito dei luoghi periferici (ma che almeno una volta nella loro storia sono stati luoghi di eventi importanti). Film e serie vanno visti anche come spot per il marketing territoriale. Da un lato, questa non è una novità: molti film sono confezionati per scopi di marketing territoriale o merceologico che diventa un ricavo per i produttori. Dall’altro, il contenuto simbolico oltre che estetico dei luoghi storici italiani ha un potenziale maggiore se ben qualificato nella relazione tra significato del luogo stesso e storia legata ad esso. La competenza in Italia per ottenere una relazione reciprocamente amplificante tra narrazioni storiche con tecnologia visiva avanzata e marketing territoriale diffuso c’è, se stimolata dal capitale privato di investimento.
Sto chiedendo qualcosa al governo? No. Sto chiedendo, invece, l’attenzione degli investitori privati perché sono sicuro che il potenziale di business sopra abbozzato esista. Se un tecnico di settore mi chiedesse cosa manca per strutturare un’offerta italiana di produzioni storiche, fanta e fantasy, che richiede un alto volume di capitale, risponderei che serve una sorta di Borsa dove quotare i progetti di produzione di film e serie, e i loro contorni per attrezzare il marketing territoriale post-produzione per i film storici, in modo da ampliare il raggio della raccolta del capitale stesso. Questa sarebbe una grande innovazione. Dove metterei la sede? Tra tanti concorrenti di alto livello, proporrei Venezia vista la notorietà mondiale e la possibilità di inserire in quel luogo solo nuove aziende elettroniche. La finanza di investimento ci pensi: il momento è buono.

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