La gestione di uno scenario conflittuale continuo via Nova Pax
Ho chiesto ai miei ricercatori di simulare con la metodica di Teoria dei giochi l’esito probabile dei tentativi di pacificazione da parte dell’Amministrazione di Trump del conflitto russo ucraino, di quello con la Cina e con l’Iran. L’esito è stato un comune interesse a tregue, ma non a pacificazioni durature perché, nella simulazione, valutabili dai regimi autoritari come una limitazione eccessiva dei loro interessi in relazione al potenziale dissuasivo dell’America a conduzione Trump ritenuto non sufficiente. Pertanto il trasferimento di questa stima - in cui sono stati inseriti anche i requisiti di stabilità dei regimi - alla forma del mercato globale nei prossimi tre anni rende probabile: a) una configurazione bipolare; b) con varchi nei flussi commerciali; c) con bassa probabilità di guerra aperta, ma alta di costruzione di un deterrente reciproco (robotica eso, endo e sub) per farla in un eventuale futuro. E’ stato simulato anche uno scenario G2 di divisione delle sfere di influenza tra America e Cina dove la seconda si impegna per il controllo della Russia e la prima per quello degli europei, ma, pur non escludibile perché è interesse di Pechino come leva per diventare prima potenza globale, ha bassa probabilità per l’indisponibilità statunitense. In sintesi, la ricerca della pace è in questo momento storico irrealistica, mentre è realistica una strategia di mantenimento dei conflitti “sotto soglia”. Tecnicamente, si chiama “cooperazione intrabellica. Per l’Occidente implica rafforzare il suo potenziale di deterrenza, estendendolo.
Anche se questa scenaristica ha scopi di formazione per dottorandi di ricerca in Geopolitica economica e finanziaria, ritengo che i think tank del G7 stiano ricavando conclusioni simili dai loro scenari. Se così, la conseguenza più logica sul piano del realismo è che il mondo delle democrazie e nazioni alleate compatibili devono compattarsi e l’America accettare una Nova Pax sostituiva della Pax Americana pur con sempre al centro gli Stati Uniti nel ruolo di prima potenza. Già lo scrissi nel libro The Grand Alliance (2007) suggerendo una strategia G7 +, ma feci l’errore di considerare possibile un’inclusione, pur come partner esterno, della Russia. Tuttavia, insisterò nel fare questo errore perché fattore chiave per una soluzione non bellica della configurazione bipolare a conflittualità latente: senza la Russia, la Cina diventerà potenza regionale e non più globale. In tal senso è razionale che Trump continui a tentare almeno una tregua con la Russia. E tenga aperti molti varchi commerciali con la Cina. Il motivo è che nello scenario a 10-15 anni la sostituzione dei vertici in Russia e Cina potrebbe essere conflittuale in una situazione economica negativa: ritengo più pericolosa una crisi interna grave prospettica in Russia e Cina che non la loro aggressività perché non ci saranno nel globo i soldi per evitare guai gravi. Con questo nella testa ritengo che nel progetto di lungo termine NovaPax vada incluso quello di una metamoneta G7 +, il credit basato sulla convergenza di dollaro, euro, yen, sterlina, ecc., per ottenere una capacità finanziaria aggiuntiva che rafforzi il dollaro, lo sviluppo delle democrazie e la capacità di riparazione delle crisi, massimi fattori di fiducia finanziaria.
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