Scenario. Se l’Ue espandesse i suoi accordi commerciali diventerebbe il centro geoeconomico del pianeta. Per valutarne la probabilità, ho elaborato con i miei ricercatori una variante del modello “economia mondo” di Immanuel Wallerstein (centro, semiperiferia, periferia) basata sui flussi commerciali internazionali, aggiungendo quelli finanziari, e l’ho applicata al sistema globale attraverso un simulatore what if calibrato sui potenziali. Primo risultato: non c’è altro potere al mondo – dando un segno meno al potenziale diplomatico della Cina – capace di espansione via trattati commerciali/doganali maggiore dell’Ue. Secondo: tutte le nazioni europee ne avrebbero vantaggi economici, ovviamente maggiori quelle basate su modelli export-led come Germania ed Italia, ma compensandoli con un maggiore traino economico del complesso interno europeo. Terzo: la scala del mercato europeo è sufficientemente grande per offrire vantaggi attrattivi ai partner non europei. Quarto: una volta raggiunta una massa critica di accordi commerciali bilaterali, per esempio con Canada, Giappone ed altri già esistenti più Mercosur, India, Australia, ecc., in negoziazione, l’Ue potrebbe proporre un processo evolutivo di tutti questi mercati integrandoli in uno solo con gli stessi standard più una metamoneta di riferimento utile per la stabilità finanziaria (e dei cambi) del macrosistema.
Questo scenario aumenterebbe la sua probabilità se avesse successo quello tra Ue e Mercosur ora in agenda rinviata ai primi mesi del 2026. L’accordo ha un valore chiave per l’asimmetria sul piano economico e regolamentare tra Ue e Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay: l’integrazione nonostante le differenze, pur condizionata dalle esigenze di tutela di alcuni settori economici, in particolare l’agricoltura, sarebbe un’innovazione metodologica per altre proiezioni europee, penso all’India e ad un mercato mediterraneo integrato (Ekumene). Inoltre, va valutato che gli Stati Uniti hanno sia una strategia di influenza verso tutta l’America del Sud sia il progetto di guidare un’alleanza tra nazioni produttrici di minerali critici (Pax Silica): conflitto o collaborazione con l’Ue? Probabilmente più collaborazione che conflitto perché la relazione sarebbe tra un forte ed un altro forte, condizione che porta tipicamente Washington a negoziare compromessi. Per inciso, va ricordato il motivo per cui Canada e Giappone hanno scelto l’accordo con l’Ue quando la prima Amministrazione Trump li ha pressati modificando il Nafta a svantaggio di Ottawa e abbandonando il Tpp pur già firmato con danno per Tokyo. L’Ue è vista come alternativa ad eccessi di pressione statunitense. Nel futuro, una riconvergenza tra una Ue più forte e Stati Uniti con una conduzione più razionale sul piano geoeconomico di quella corrente sarebbe base per una seconda globalizzazione trainata da un G7+. L’ostacolo tra questo scenario “Ue plus” e uno “Ue minus” appare essere il gap di rassicurazioni al mondo agricolo in relazione al Mercosur. Raccomando ai governi europei di concederne di più visto il vantaggio sistemico in gioco per tutti.
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