ENGLISH VERSION


Dati personali
Pubblicazioni
Articoli
CAP TV
Interviste
Voci dei lettori

 CERCA


Carlo A. Pelanda
X  

MENU   VITA   ARTICOLI   INTERVISTE
fb Tw print

IL PUNTO

--

11/8/2024

La priorità a breve e a lungo di costruire la fiducia economica

Sempre più attori di mercato ed analisti, nell’area euroamericana, vedono il rischio di recessione maggiore di quello di inflazione. Ma le Banche centrali statunitense (Fed) ed europea (Bce) restano al momento silenziose - producendo ambiguità invece di fiducia - sull’avvio di un taglio del costo denaro e suo ritmo. Momento delicato.
E’ ancor più delicato perché nello scenario si è inserita una forte caduta delle Borse poi seguita da un rimbalzo, però incerto (volatilità), che ha fatto aumentare la pressione, in particolare, sulla Fed per un taglio molto forte e rapido dei tassi allo scopo di ridare spinta all’azionario ed al suo effetto trainante sul ciclo economico generale statunitense a sua volta locomotiva di quello globale, tra cui l’europeo. La mia opinione, basata sugli scenari prodotti dal mio gruppo di ricerca, in questo caso convergenti con parecchi analisti, è che la Fed dovrebbe resistere a tale pressione: se tagliasse troppo e troppo presto rischierebbe di confermare una crisi che invece non c’è, con esito inverso a quello voluto. Ma, detto questo, la Fed dovrebbe dare un segnale più forte di fiducia economica avviando un taglio graduale del costo del denaro a settembre e comunicando al mercato che lo calibrerà in relazione al ritmo di disinflazione che è connesso alla tendenza recessiva, in atto pur lenta, dell’economia statunitense. Riuscirà la Fed a trovare la giusta via tra restrizione monetaria e condizioni che evitino un momento recessivo che poi potrebbe contagiare altre aree monetarie, tra cui l’Eurozona? Vediamo. L’incosciente politica fiscale dell’Amministrazione Biden, come è tipico delle sinistre quando governano, ha prodotto un megadebito pubblico che si è trasformato in eccesso di liquidità nel sistema, causa di inflazione che richiede interventi correttivi disinflazionistici e restrittivi: ora la liquidità nel sistema si sta riducendo grazie alle restrizioni, ma resta un contrasto tra politica fiscale e monetaria che non rende semplice le decisioni della seconda. Tuttavia, la Fed, diversamente dalla Bce, ha nel proprio statuto una doppia missione: contenere l’inflazione ed anche la disoccupazione. Considerando che gli effetti reali di una decisione di politica monetaria hanno tempi tra i 12 e i 18 mesi, è calcolabile che dovrebbe iniziare subito il taglio graduale dei tassi, anzi doveva a maggio-giugno, per evitare l’innesco di un momento recessivo pesante. Poiché la transizione tra cicli economico-finanziari implica sempre momenti di turbolenza, la Fed è prudente: aspetta i dati di contingenza prima di decidere. Ma ciò la porta in ritardo reattivo in relazione alle situazioni. Inoltre indebolisce l’effetto fiducia che dovrebbe essere il mestiere primo di un’autorità monetaria. Quindi se dall’Italia potesse arrivare un messaggio alla Fed questo sarebbe: hai abbastanza dati per comunicare un percorso a tappe graduali sia per tenere sotto controllo l’inflazione residua sia per evitare una recessione pesante che poi impatterebbe anche su di noi. Quindi fatti guidare dalla responsabilità del ruolo e non nascondere l’indecisione dietro la scusa che devi aspettare i dati. Ma sono speranzoso che la Fed veda i dati già evidenti e agisca bene di conseguenza.
Tuttavia, ci sono i primi segni di un gap sistemico di fiducia nel mercato. Alcuni attori finanziari, come detto, chiedono alla Fed un forte atto espansivo, subito. Ma altri, con visione di geopolitica economica, annotano che manca un pilastro politico per la produzione della fiducia, da cui far derivare un meccanismo tecnico per generare capitale abbondante per la funzione del prestatore di ultima istanza che è il luogo concreto per la produzione della fiducia economica e finanziaria stessa. L’America resta superpotenza, ma non è più grande abbastanza per essere pilastro singolo del mondo ed è sfidata da potenze emergenti. La giusta scala per un pilastro della fiducia adeguato sarebbe quella di un G7 che includa nazioni compatibili e costruisca accordi economici e monetari più profondi. Per inciso, questa non è un’idea nuova: il G7 ha già da decenni un accordo di collaborazione per la gestione di emergenze finanziarie globali. Pertanto non sarebbe esotico far evolvere un tale accordo per casi eccezionali verso un meccanismo permanente di garanzia. Come? Generando una metamoneta basata sui valori di dollaro, euro, yen, sterlina, ecc., entro un raggio di oscillazione limitata dei cambi tra loro. Il vantaggio sarebbe quello di produrre capitale finanziario in metamoneta (il credit), senza pesare subito sui bilanci delle nazioni partecipanti perché garantiti da un loro accordo che costituisca un bilancio a parte, metanazionale. Tale passo, oltre alla deterrenza verso sfidanti bellici, creerebbe una potenza monetaria enorme, superiore a qualsiasi sfidante e quindi precursore per negoziati di moderazione dei conflitti. Sul piano del realismo, nel breve e medio termine è improbabile che le democrazie riescano a fare un passo marcato verso questa direzione. Ma nel dicembre 2023, quando augurai buon 2026 perché i dati economici, finanziari e geopolitici promettevano metastabilità (turbolenze forti, ma non destabilizzazione sistemica) nel 2024-25, con i miei ricercatori mi chiesi come si sarebbe potuto creare una nuova stabilità globale negli anni successivi. Furono esplorati uno scenario G2 (compromesso tra America e Cina), uno multipolare e quello G7+ sopra abbozzato. Il terzo era il miglior produttore di fiducia globale. Il fatto che non possa a breve diventare un programma reale non impedisce ai governi di iniziare a studiarlo, accorgendosi che ci sono già tendenze e motivi verso questo orizzonte. Ha senso citare una strategia del genere in Italiano? Certo: Roma è nel G7 e le soluzioni ai suoi problemi verranno più da lì che dall’Ue.

ARCHIVIO

La forma economica del nuovo mondo bipolare

Allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale manca quella individualizzabile

Dall’istruzione al potere cognitivo di massa

La guerra continua

Nonostante il dialogo sino-americano la guerra economica continuerà

La priorità di una dedebitazione parziale secca

Ecco la nuova economia della deterrenza

L’avvio dell’ecoadattamento realistico

La trasformazione dell’immigrazione in capitale

La priorità del nucleare di nuova generazione

Prestito irredimibile vs tassa extraprofitti

Europa estroversa vs Ue introversa

La posta in gioco è il dominio del triangolo India-Mediterraneo-Africa

La ricerca per una nuova (ri)globalizzazione

Più G7 contro le crisi multiple

Verso un triumvirato che salverà l’Ue

Dall’irrealismo all’ecorealismo, lentamente

La priorità dell’operazione patrimonio contro debito

Tardare il taglio dei tassi è un errore

Si intravedono i primi passi di esoindustrializzazione

La crisi del Mar Rosso impone scelte forti all’Italia

La presidenza del G7 come occasione per Roma di imparare il ruolo di esportatore attivo di sicurezza

La difesa della fiducia in un mondo metastabile

La relazione tra capitale e avvio della biocibernazione

La necessità di integrare finanza pubblica e privata per gli investimenti di sicurezza militare

Verso una ristabilizzazione geopolitica globale

Ridurre la vulnerabilità per poter calcolare il rischio

L’irruzione dell’AI implica una rivoluzione cognitiva di massa

Più risparmio verso investimenti produttivi

Serve una scienza della dedebitazione

Il possibile scenario “Dedebiting EU”

Necessario accelerare un Piano Enrico Fermi nell’Ue

Come adattarsi all’ecomutamento

Macron pensa di usare la Cina ma è Pechino che sfrutta lui

L’ambiguità della Bce è un pericolo se non corretta

Basta alluvioni e siccità estreme: è possibile

Come ridurre il costo di eventi meteo estremi

Convergenza euroamericana vs. autonomia strategica Ue

L’Ue è importante oltre sé stessa


Un futuribile Song sostituivo dei Brics

I motivi per meno pessimismo e più ottimismo

Serve una nuova Bretton Woods (digitale)

Compensazioni Ue per le aziende italiane sanzionate dalla Russia

Avviare un’ecopolitica realistica nell’Ue

La necessaria evoluzione dell’offerta turistica

Più capitale privato per la proiezione in Africa

Dalla priorità della decarbonizzazione a quella dell’ecoadattamento

La priorità a breve e a lungo di costruire la fiducia economica

Abolire il termine finanza ombra per quella non bancaria

L’opportunità per una nuova industria cinematografica italiana

Europa: meno di un’unione ma più di un’alleanza

Più garanzia di sicurezza ad Israele per ridurne l’aggressività

Operazione vetrina per capitalizzare le imprese italiane

(c) Carlo Pelanda
FB TW

(c) 1999 Carlo Pelanda
Contacts: letters@carlopelanda.com
website by: Filippo Brunelli
X
La tua privacy è importante
Utilizziamo, senza il tuo consenso, SOLO cookies necessari alla elaborazione di analisi statistiche e tecnici per l'utilizzo del sito. Chiudendo il Cookie Banner, mediante il simbolo "X" o negando il consenso, continuerai a navigare in assenza di cookie di profilazione. More info

Tutti Cookie tecnici Cookie analitici di terze parti

Accetto Chudi