ENGLISH VERSION


Dati personali
Pubblicazioni
Articoli
CAP TV
Interviste
Voci dei lettori

 CERCA


Carlo A. Pelanda
X  

MENU   VITA   ARTICOLI   INTERVISTE
fb Tw print

IL PUNTO

--

24/11/2024

Le sfide della nuova Guerra fredda

La situazione mondiale del presente e nel prossimo futuro è una Guerra fredda 2 tra un blocco abbastanza organizzato dei regimi autoritari (Cina, Russia, Corea del Nord ed Iran più loro clienti/proxy) contrapposto all’alleanza delle democrazie, per semplificare, guidata dal G7. In mezzo c’è il cosiddetto Sud globale che, diversamente da molte cronache, non è un’organizzazione strutturata, ma un insieme di nazioni che usa la sua posizione per ottenere vantaggi da ciascuno dei due blocchi, mercanteggiando, sapendo che la loro convergenza con l’uno o con l’altro blocco sarà un fattore decisivo per il domino planetario. Spicca l’India che non è tanto mercantile quanto guidata da una strategia autonomista dell’attuale conduzione Modi per diventare il più grande potere mondiale nel futuro (verso il 2050) che è opposta alla Cina con crescente capacità di deterrenza nucleare, in buoni rapporti con la Russia (ne importa il petrolio quasi gratis) e parte dell’alleanza quadrilaterale con Stati Uniti, Australia e Giappone. Cina e Russia hanno un certo vantaggio momentaneo nelle relazioni con il Sud globale, ma la prima ha meno soldi per investire in potere di influenza (sta spostando i finanziamenti alla conquista di porti, limitando quelli più sistemici) e la seconda, pur puntuta, mostra un potere decrescente, per altro sempre più percepito dai circoli elitari russi con fastidio per la dipendenza dalla Cina. Questi aspettano il momento giusto per defenestrare la conduzione Putin. Infatti, sul piano della scenaristica strategica per l’alleanza G7 e nazioni compatibili ci sono due opzioni: a) una lenta e dispendiosa strategia di conquista del Sud globale; b) una più rapida strategia del “Kissinger inverso” che stacchi Mosca da Pechino, rendendo la seconda un potere regionale più facilmente limitabile e non più un potere globale. Le analisi sono in corso. La preferenza dei miei ricercatori è un mix delle due strategie per due motivi. Primo, la defenestrazione di Putin non appare ravvicinata per sua capacità repressiva, pur probabile in prospettiva, ed anche perché la Cina sta prendendo posizioni in Russia per influenzare la successione: bisognerà aspettare una maggiore capacità delle élite russe di difendere la propria autonomia nazionale, limitando la dipendenza dalla Cina, trovando un linguaggio negoziale sia convergente sia consapevole della necessità della Russia di sentirsi trattata come potere rilevante. Appunto, dopo Putin. Secondo, la controffensiva del G7 per aumentare l’influenza in Africa, Sudamerica e Pacifico, nonché Asia centrale è più urgente.

 Ciò va annotato perché l’Italia a conduzione Meloni si sta muovendo con un ruolo proiettivo d’avanguardia entro G7, Nato ed Ue e con un metodo innovativo, cioè collaborazione e non colonizzazione. Tale strategia italiana è illustrata nel mio libro “Italia globale” (Rubbettino, 2023) e dopo un anno appare confermata dai fatti. Motivo? Il modello economico italiano, come quello tedesco e nipponico, è basato sull’export. La Guerra fredda 2 implica un processo di de-globalizzazione conflittuale molto pericoloso per le nazioni dette. Per questo Italia e Giappone si muovono per una ri-globalizzazione selettiva che crei un ampio spazio di commercio internazionale ordinato entro i criteri delle democrazie (alti costi sociali). E lo fanno in convergenza con l’America per l’evidente motivo di lavorare sotto un ombrello di sicurezza sufficientemente potente. La Germania ha un governo indeciso, ma le elezioni del 2025 con probabile maggioranza della Cdu-Csu porteranno Berlino a convergere con forza su questa strategia e ciò, probabilmente, porterà ad una conduzione della Ue più chiara, anche capace di condizionare la divergenza francese. Cioè l’Ue abbandonerà la ricerca di una propria autonomia strategica divergente dall’America cercando una convergenza euroamericana più forte, anche re-includendo Londra nelle relazioni economiche. Le cronache tendono ad istigare la paura della conduzione Trump: dazi, neoisolazionismo, botte agli europei, ecc. Ma va annotato che senza gli europei e gli alleati nel Pacifico l’America non potrà più tenere un ruolo di potenza globale primaria. Certamente Donald Trump vorrà negoziare alzando il bastone, ma dovrà usare carote con gli alleati perché ne ha bisogno: in particolare che questi spendano di più per la loro sicurezza per permettere all’America di concentrare più risorse contro il competitore più potente, cioè la Cina. Pertanto il punto non è quanto Trump sia cattivo, ma quanto gli europei siano capaci di mostrare che non sono lamentosi dipendenti dalla forza americana e che si muovono per essere partner con la forza di condividere il co-presidio del pianeta. Avverrà? Le probabilità di questo scenario sono prevalenti, anche se l’analisi del contrario non è irrilevante. A chi legge cosa conviene? Una strutturazione più forte del G7 combinata con una convergenza crescente tra Nato e alleanze del Pacifico ed una riconfigurazione meno burocratica e frenante dell’Ue che la porti a sostenere le penetrazioni in Africa, Sudamerica e nel Pacifico. Per l’Italia tale scenario sarebbe un massimo moltiplicatore di forza per la sua economia. In conclusione: probabilità di gierra? Nessun potere vuole farla, ma c’è il rischio di situazioni incontrollate. Pertanto serve una deterrenza militare così forte da calmare qualsiasi bollente spirito. Cioè alle democrazie serve potere vero che renda efficace la diplomazia dissuasiva.

ARCHIVIO

La forma economica del nuovo mondo bipolare

Allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale manca quella individualizzabile

Dall’istruzione al potere cognitivo di massa

La guerra continua

Nonostante il dialogo sino-americano la guerra economica continuerà

La priorità di una dedebitazione parziale secca

Ecco la nuova economia della deterrenza

L’avvio dell’ecoadattamento realistico

La trasformazione dell’immigrazione in capitale

La priorità del nucleare di nuova generazione

Prestito irredimibile vs tassa extraprofitti

Europa estroversa vs Ue introversa

La posta in gioco è il dominio del triangolo India-Mediterraneo-Africa

La ricerca per una nuova (ri)globalizzazione

Più G7 contro le crisi multiple

Verso un triumvirato che salverà l’Ue

Dall’irrealismo all’ecorealismo, lentamente

La priorità dell’operazione patrimonio contro debito

Tardare il taglio dei tassi è un errore

Si intravedono i primi passi di esoindustrializzazione

La crisi del Mar Rosso impone scelte forti all’Italia

La presidenza del G7 come occasione per Roma di imparare il ruolo di esportatore attivo di sicurezza

La difesa della fiducia in un mondo metastabile

La relazione tra capitale e avvio della biocibernazione

La necessità di integrare finanza pubblica e privata per gli investimenti di sicurezza militare

Verso una ristabilizzazione geopolitica globale

Ridurre la vulnerabilità per poter calcolare il rischio

L’irruzione dell’AI implica una rivoluzione cognitiva di massa

Più risparmio verso investimenti produttivi

Serve una scienza della dedebitazione

Il possibile scenario “Dedebiting EU”

Necessario accelerare un Piano Enrico Fermi nell’Ue

Come adattarsi all’ecomutamento

Macron pensa di usare la Cina ma è Pechino che sfrutta lui

L’ambiguità della Bce è un pericolo se non corretta

Basta alluvioni e siccità estreme: è possibile

Come ridurre il costo di eventi meteo estremi

Convergenza euroamericana vs. autonomia strategica Ue

L’Ue è importante oltre sé stessa


Un futuribile Song sostituivo dei Brics

I motivi per meno pessimismo e più ottimismo

Serve una nuova Bretton Woods (digitale)

Compensazioni Ue per le aziende italiane sanzionate dalla Russia

Avviare un’ecopolitica realistica nell’Ue

La necessaria evoluzione dell’offerta turistica

Più capitale privato per la proiezione in Africa

Dalla priorità della decarbonizzazione a quella dell’ecoadattamento

La priorità a breve e a lungo di costruire la fiducia economica

Abolire il termine finanza ombra per quella non bancaria

L’opportunità per una nuova industria cinematografica italiana

Europa: meno di un’unione ma più di un’alleanza

Più garanzia di sicurezza ad Israele per ridurne l’aggressività

Operazione vetrina per capitalizzare le imprese italiane

L’attrazione di capitale è più utile degli investimenti a debito

Verso la convergenza tra sostenibilità ambientale ed economica

Perché l'Ue deve diventare più estroversa

L’evoluzione del G7 verso una comunità di difesa

La svolta di Israele

Verso il nuovo nucleare ed un eco-adattamento realistico

La strategia del Kissinger inverso

Il potenziale negoziale dell’Ue con Trump è forte

Le sfide della nuova Guerra fredda

L’Ue ha una struttura economica forte che dopo cambiamenti le darà un destino positivo

La sicurezza richiede un’economia della deterrenza

Verso la nuova strategia di politica industriale

(c) Carlo Pelanda
FB TW

(c) 1999 Carlo Pelanda
Contacts: letters@carlopelanda.com
website by: Filippo Brunelli
Privacy policies
X
La tua privacy è importante
Utilizziamo, senza il tuo consenso, SOLO cookies necessari alla elaborazione di analisi statistiche e tecnici per l'utilizzo del sito. Chiudendo il Cookie Banner, mediante il simbolo "X" o negando il consenso, continuerai a navigare in assenza di cookie di profilazione. More info

Tutti Cookie tecnici Cookie analitici di terze parti

Accetto Chudi