ENGLISH VERSION


Dati personali
Pubblicazioni
Articoli
CAP TV
Interviste
Voci dei lettori

 CERCA


Carlo A. Pelanda
X  

MENU   VITA   ARTICOLI   INTERVISTE
fb Tw print

IL PUNTO

--

29/6/2023

La guerra continua

Molti si chiedono se la ribellione della milizia Wagner in Russia – assorbita e sventata, ma che ha dimostrato l’instabilità del regime russo ed una certa crisi della sua forza armata - possa avere un impatto sul conflitto in Ucraina
La Russia ha perso capacità offensiva convenzionale già nel 2022 e per tale motivo ha rischierato l’Armata in posizione difensiva. Ma non ha rinunciato alla deterrenza schierando armi nucleari tattiche in Bielorussia – per sfuggire a reazioni distruttive sul proprio territorio in caso di lancio - per segnalare che difenderà in tal modo i confini dei territori conquistati e di quello proprio. Inoltre tiene attiva una capacità di bombardamento di tutto il territorio ucraino. Tale postura non è cambiata: l’instabilità del regime e la perdita di forza convenzionale dell’Armata è rimasta sotto la soglia oltre la quale vi può essere una disponibilità di Mosca a congelare il conflitto. Quale potrebbe essere questa soglia, allora? La rinuncia dell’Ucraina a perseguire la riconquista delle aree invase e lo status dell’Ucraina come nazione neutrale e disarmata. America ed europei, infatti, stanno ponendo limiti all’offensiva ucraina, di fatto cercando di fermarla sulla linea del fronte dove è in questo periodo, offrendo in cambio non tanto l’inclusione nella Nato – impossibile per una nazione in guerra – ma una sorta di partenariato rafforzato con la Nato stessa ed aiuti militari di livello tecnologico elevato in combinazione con la prospettiva di adesione all’Ue. Ma Mosca, per dichiarare vittoria, vuole la neutralità dell’Ucraina. Simmetricamente, Kiev vuole qualcosa di più in cambio della propria autolimitazione che le permetta di dichiarare vittoria non solo perché ha contrastato con successo  l’invasione russa, ma perché ha ottenuto di più. Questa posizione di Kiev ha motivi: se la guerra finisse con la conferma dell’occupazione russa del territorio e solo con una prospettiva molto lunga di adesione all’Ue avendo uno status di partner Nato, ma senza influenza nell’organizzazione, allora l’Ucraina potrebbe essere destabilizzata da un movimento rivendicativo e “reducista”. Per evitare una tale prospettiva l’Ue ha accelerato il progetto di aiuti per la ricostruzione. Ma per lo stesso motivo contrario la Russia bombarda tutta l’Ucraina: sia per tenerla in status di guerra e quindi fuori dalla Nato sia per dissuadere investimenti di ricostruzione oggetto di attacchi. Mosca vuole la guerra continua, ma anche Kiev è costretta a praticarla con attivismo offensivo per tenere compatta la nazione ed ottenere dagli alleati di più.
L’opzione di destabilizzare il regime russo fa paura agli alleati che temono il caos o la maggiore aggressività di un regime peggiore in una potenza nucleare. Lo si è visto nelle reazioni pubbliche e – in base a spifferi – nei segnali riservati di rassicurazione a Putin in un momento critico della rivolta di Wagner. Pertanto è improbabile che lascino fare all’Ucraina qualcosa che destabilizzi un Putin debole. Ma l’Ucraina lo tenterà, appunto, per ottenere di più? Probabilmente no perché su questo punto gli alleati saranno durissimi dopo lo spavento preso con la ribellione di Wagner, ma Kiev vorrà mostrare in qualche modo che ha maggiori capacità offensive. 
Scenario? Continuità del conflitto.

ARCHIVIO

La forma economica del nuovo mondo bipolare

Allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale manca quella individualizzabile

Dall’istruzione al potere cognitivo di massa

La guerra continua

Nonostante il dialogo sino-americano la guerra economica continuerà

La priorità di una dedebitazione parziale secca

Ecco la nuova economia della deterrenza

L’avvio dell’ecoadattamento realistico

La trasformazione dell’immigrazione in capitale

La priorità del nucleare di nuova generazione

Prestito irredimibile vs tassa extraprofitti

Europa estroversa vs Ue introversa

La posta in gioco è il dominio del triangolo India-Mediterraneo-Africa

La ricerca per una nuova (ri)globalizzazione

Più G7 contro le crisi multiple

Verso un triumvirato che salverà l’Ue

Dall’irrealismo all’ecorealismo, lentamente

La priorità dell’operazione patrimonio contro debito

Tardare il taglio dei tassi è un errore

Si intravedono i primi passi di esoindustrializzazione

La crisi del Mar Rosso impone scelte forti all’Italia

La presidenza del G7 come occasione per Roma di imparare il ruolo di esportatore attivo di sicurezza

La difesa della fiducia in un mondo metastabile

La relazione tra capitale e avvio della biocibernazione

La necessità di integrare finanza pubblica e privata per gli investimenti di sicurezza militare

Verso una ristabilizzazione geopolitica globale

Ridurre la vulnerabilità per poter calcolare il rischio

L’irruzione dell’AI implica una rivoluzione cognitiva di massa

Più risparmio verso investimenti produttivi

Serve una scienza della dedebitazione

Il possibile scenario “Dedebiting EU”

Necessario accelerare un Piano Enrico Fermi nell’Ue

Come adattarsi all’ecomutamento

Macron pensa di usare la Cina ma è Pechino che sfrutta lui

L’ambiguità della Bce è un pericolo se non corretta

Basta alluvioni e siccità estreme: è possibile

Come ridurre il costo di eventi meteo estremi

Convergenza euroamericana vs. autonomia strategica Ue

L’Ue è importante oltre sé stessa


Un futuribile Song sostituivo dei Brics

I motivi per meno pessimismo e più ottimismo

Serve una nuova Bretton Woods (digitale)

Compensazioni Ue per le aziende italiane sanzionate dalla Russia

Avviare un’ecopolitica realistica nell’Ue

La necessaria evoluzione dell’offerta turistica

Più capitale privato per la proiezione in Africa

Dalla priorità della decarbonizzazione a quella dell’ecoadattamento

La priorità a breve e a lungo di costruire la fiducia economica

Abolire il termine finanza ombra per quella non bancaria

L’opportunità per una nuova industria cinematografica italiana

Europa: meno di un’unione ma più di un’alleanza

Più garanzia di sicurezza ad Israele per ridurne l’aggressività

Operazione vetrina per capitalizzare le imprese italiane

L’attrazione di capitale è più utile degli investimenti a debito

(c) Carlo Pelanda
FB TW

(c) 1999 Carlo Pelanda
Contacts: letters@carlopelanda.com
website by: Filippo Brunelli
X
La tua privacy è importante
Utilizziamo, senza il tuo consenso, SOLO cookies necessari alla elaborazione di analisi statistiche e tecnici per l'utilizzo del sito. Chiudendo il Cookie Banner, mediante il simbolo "X" o negando il consenso, continuerai a navigare in assenza di cookie di profilazione. More info

Tutti Cookie tecnici Cookie analitici di terze parti

Accetto Chudi