ENGLISH VERSION


Dati personali
Pubblicazioni
Articoli
CAP TV
Interviste
Voci dei lettori

 CERCA


Carlo A. Pelanda
X  

MENU   VITA   ARTICOLI   INTERVISTE
fb Tw print

IL PUNTO

--

17/2/2025

La strategia geoeconomica dell’Italia nel cambio di mondo

L’interesse prioritario di geopolitica economica dell’Italia è mantenere in crescita il suo modello economico-industriale trainato dall’export, in particolare sul versante extraeuropeo. Servono due strategie moltiplicative nel cambio di mondo in atto. La prima è minimizzare o perfino riuscire ad evitare dazi per l’export verso l’America. La seconda è ampliare il raggio di collaborazioni/partenariati bilaterali con nazioni rilevanti sul piano globale. Il governo è certamente su questa linea che non è facile. L’Italia è il quarto esportatore mondiale, ma non ha una scala nazionale di forza equivalente ed è costantemente esposto a pressioni concorrenziali da parte di Francia e Germania via loro condizionamento prevalente via Ue e conseguenti regole. Ma nemmeno impossibile. Inoltre, non riuscirebbe a sostituire il modello trainato dall’export con uno tirato dai consumi interni perché ha una sovracapacità produttiva che richiede lo scarico su mercati esterni, quello europeo importante, ma non sufficiente e, appunto, esposto a concorrenza limitativa. In sintesi, l’Italia è globale e deve andare più globale per mantenere ed aumentare la propria ricchezza nazionale (si legga per dettagli il mio Italia globale, Rubbettino, 2023). Come?
Prima strategia moltiplicativa. Da un paio di giorni si è aperta una promettente possibilità negoziale con l’America a conduzione Donald Trump: non minaccia più, a parte nazioni specifiche, dazi distruttivi generalizzati, ma pretende la reciprocità. Cioè tu mi metti un dazio o una barriera tariffaria diretta o indiretta e simile e io ti rispondo con un’azione simmetrica. Tu mi togli dazi o barriere e io farò lo stesso. Si tratta di un enorme cambiamento. Semplificando, nei primi anni 60 dell’altro secolo L’America, temendo difficoltà per tenere incollati gli alleati, decise una strategia di “commercio internazionale asimmetrico” con loro e assimilabili: potevano esportare quasi di tutto in America, ma questa non pretendeva reciprocità, offrendo loro sia protezionismo (utile per il consenso interno) sia un enorme potenziale di ricchezza via export. Ciò creò un primo mercato semiglobale centrato sulle importazioni americane che spinse gli alleati a prendere un modello economico trainato dall’export. Quando dopo la Guerra fredda emerse un mercato totalmente globale, l’America non volle e comunque non riuscì a cambiare questo modello mondiale. Ed iniziò a deindustrializzarsi e ad avere un deficit commerciale enorme. In realtà tale deficit era bilanciato finanziariamente dal fatto che gli esportatori trasferivano i dollari nel sistema finanziario statunitense. Ma fu un falso bilanciamento perché tale ricchezza non impediva la deindustrializzazione e l’impoverimento della classe media. Il consenso a Trump deriva da questa situazione: ha promesso di ribilanciare sul piano sostanziale i flussi commerciali. Ma la prima idea di usare troppo i dazi è stata realisticamente valutata dal suo staff troppo pericolosa per l’America. E per questo ha cambiato visione: dal commercio asimmetrico a quello simmetrico via reciprocità. Ciò significa che l’Ue dovrà abbandonare le sue tante barriere tariffarie e non, nonché le carbon tax, ecc., se vorrà evitare dazi per l’export in America. E forse dovrà rivedere l’Iva che l’America ritiene una barriera. E’ presto per entrare in dettagli, ma raccomando di cogliere l’opportunità di una semplificazione europea che permetta un flusso più liscio possibile dei flussi euroamericani, cioè di eliminare il protezionismo europeo. Come? Via negoziato dove si studi la massima apertura combinata con il vincolo di protezione di alcune categorie sociali, ma cercando di adattare il secondo alla prima. Roma dovrebbe guidare l’avvio di questo processo anche considerando che la Germania, export dipendente più dell’Italia, è probabile converga dopo le elezioni politiche. Sul punto mi fermo qui sollecitando la capacità di capire in sede Ue i punti di compromesso.
Seconda strategia moltiplicativa. L’Italia deve andare più globale per aprire spazi crescenti al suo export attraverso accordi bilaterali. Lo sta facendo bene con nazioni africane, arabe e nel Pacifico: deve espandere di più l’azione. Ma per farlo in Africa e nell’Asia centrale ha bisogno di un ombrello di potenza che riduca il problema della piccola scala politica e militare. L’Ue non può darlo, ma l’America sì. Pertanto, pur tentando di mantenere una duplice lealtà con America ed Ue, lo scambio principale è con l’America. Scambio? Washington pretende scambi, da sempre. Così come nell’alleanza centrata sul potere ateniese dal 462 al 404 prima di Cristo, Atene offriva protezione con la sua flotta agli alleati chiedendo in cambio la custodia del loro tesoro o azioni non monetarie equivalenti. Ci sono queste per Roma con l’America? Ce ne sono. E ce sono anche altre molto produttive con Giappone, Australia, India, Arabia, Argentina, Brasile, e parecchi altri, con attenzione ad una relazione più profonda con Israele ed i Balcani occidentali.  Ma Francia e Germania lasceranno l’Italia andare a briglia sciolta? Tendenzialmente no, ma nemmeno hanno interesse a comprimere l’Italia scatenandone la reazione sotto ombrello statunitense, anche per questo essenziale. Ma di cosa ha bisogno di più l’Italia per attuare una politica di tale ambizione?
Di più ordine ed efficienza interni non tanto o solo comprimendo le stupidaggini della minoranza politica, per esempio la suicida proposta di tassa patrimoniale, ma educando il personale della maggioranza a governare con massima precisione, efficienza e coesione. Come un orologio? Di più, come una repubblica marinara preparata a tutti gli oceani e continenti nonché lo spazio sopra di essi. E oltre.

ARCHIVIO

La forma economica del nuovo mondo bipolare

Allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale manca quella individualizzabile

Dall’istruzione al potere cognitivo di massa

La guerra continua

Nonostante il dialogo sino-americano la guerra economica continuerà

La priorità di una dedebitazione parziale secca

Ecco la nuova economia della deterrenza

L’avvio dell’ecoadattamento realistico

La trasformazione dell’immigrazione in capitale

La priorità del nucleare di nuova generazione

Prestito irredimibile vs tassa extraprofitti

Europa estroversa vs Ue introversa

La posta in gioco è il dominio del triangolo India-Mediterraneo-Africa

La ricerca per una nuova (ri)globalizzazione

Più G7 contro le crisi multiple

Verso un triumvirato che salverà l’Ue

Dall’irrealismo all’ecorealismo, lentamente

La priorità dell’operazione patrimonio contro debito

Tardare il taglio dei tassi è un errore

Si intravedono i primi passi di esoindustrializzazione

La crisi del Mar Rosso impone scelte forti all’Italia

La presidenza del G7 come occasione per Roma di imparare il ruolo di esportatore attivo di sicurezza

La difesa della fiducia in un mondo metastabile

La relazione tra capitale e avvio della biocibernazione

La necessità di integrare finanza pubblica e privata per gli investimenti di sicurezza militare

Verso una ristabilizzazione geopolitica globale

Ridurre la vulnerabilità per poter calcolare il rischio

L’irruzione dell’AI implica una rivoluzione cognitiva di massa

Più risparmio verso investimenti produttivi

Serve una scienza della dedebitazione

Il possibile scenario “Dedebiting EU”

Necessario accelerare un Piano Enrico Fermi nell’Ue

Come adattarsi all’ecomutamento

Macron pensa di usare la Cina ma è Pechino che sfrutta lui

L’ambiguità della Bce è un pericolo se non corretta

Basta alluvioni e siccità estreme: è possibile

Come ridurre il costo di eventi meteo estremi

Convergenza euroamericana vs. autonomia strategica Ue

L’Ue è importante oltre sé stessa


Un futuribile Song sostituivo dei Brics

I motivi per meno pessimismo e più ottimismo

Serve una nuova Bretton Woods (digitale)

Compensazioni Ue per le aziende italiane sanzionate dalla Russia

Avviare un’ecopolitica realistica nell’Ue

La necessaria evoluzione dell’offerta turistica

Più capitale privato per la proiezione in Africa

Dalla priorità della decarbonizzazione a quella dell’ecoadattamento

La priorità a breve e a lungo di costruire la fiducia economica

Abolire il termine finanza ombra per quella non bancaria

L’opportunità per una nuova industria cinematografica italiana

Europa: meno di un’unione ma più di un’alleanza

Più garanzia di sicurezza ad Israele per ridurne l’aggressività

Operazione vetrina per capitalizzare le imprese italiane

L’attrazione di capitale è più utile degli investimenti a debito

Verso la convergenza tra sostenibilità ambientale ed economica

Perché l'Ue deve diventare più estroversa

L’evoluzione del G7 verso una comunità di difesa

La svolta di Israele

Verso il nuovo nucleare ed un eco-adattamento realistico

La strategia del Kissinger inverso

Il potenziale negoziale dell’Ue con Trump è forte

Le sfide della nuova Guerra fredda

L’Ue ha una struttura economica forte che dopo cambiamenti le darà un destino positivo

La sicurezza richiede un’economia della deterrenza

Verso la nuova strategia di politica industriale

Italia globale, missione possibile

I motivi concreti per un’Italia ottimista


Mondo turbolento, ma improbabile il caso peggiore

Serve un Consiglio per la sicurezza nazionale sistemica

La priorità del nucleare innovativo

L’America dovrà correggere l’eccesso di americanismo

Riflessioni di minoranza sull’effetto Pax Mediterranea di un presidio statunitense dell’area

La strategia geoeconomica dell’Italia nel cambio di mondo

Soluzioni per una riconvergenza euroamericana

Primi segnali per una riconvergenza euroamericana pragmatica

Come estrarre burro dai cannoni

Il mondo finanziario ha la necessità di moderare Trump

Benefici sistemici del riarmo europeo a date condizioni

In America cresce la pressione per moderare gli eccessi controproducenti

Probabilità di una futura correzione interna degli eccessi di Trump

La rilevanza di un accordo Ue – Regno Unito

La rilevanza di un accordo Ue – Regno Unito

(c) Carlo Pelanda
FB TW

(c) 1999 Carlo Pelanda
Contacts: letters@carlopelanda.com
website by: Filippo Brunelli
Privacy policies
X
La tua privacy è importante
Utilizziamo, senza il tuo consenso, SOLO cookies necessari alla elaborazione di analisi statistiche e tecnici per l'utilizzo del sito. Chiudendo il Cookie Banner, mediante il simbolo "X" o negando il consenso, continuerai a navigare in assenza di cookie di profilazione. More info

Tutti Cookie tecnici Cookie analitici di terze parti

Accetto Chudi