ENGLISH VERSION


Dati personali
Pubblicazioni
Articoli
CAP TV
Interviste
Voci dei lettori

 CERCA


Carlo A. Pelanda
X  

MENU   VITA   ARTICOLI   INTERVISTE
fb Tw print

IL PUNTO

--

24/12/2023

Tardare il taglio dei tassi è un errore

Il motivo per premere sulla Bce affinché inizi a tagliare i tassi almeno a primavera è evidente in una simulazione elaborata dal gruppo di ricerca (euroamericano) dello scrivente per l’Eurozona: la tendenza recessiva è in atto ed è rapida ed andrebbe contrastata con un’inversione della politica monetaria. La Bce vede certamente il medesimo scenario, anche se quello privato – confezionato da ricercatori universitari – fa un maggiore ricorso alla metodologia del “nowcasting”. Ma fa filtrare una posizione prudenziale basata sul timore che un taglio dei tassi troppo anticipato poi provochi un entusiasmo portatore di un picco di inflazione, si immagina, da domanda. Tale argomentazione non appare realistica nei dati correnti e tendenziali: il sistema è freddo e prima di scaldarsi ci vuole del tempo anche in caso di stimolazione forte. Pertanto, la riduzione del costo del denaro avrebbe l’effetto di calmare la tendenza recessiva per poi lentamente alimentare la crescita senza farle fare un picco da correggere. Si consideri che tale postura (ri)espansiva avrebbe anche l’effetto di ridurre il conflitto tra politica fiscale finalizzata a moderare l’impoverimento di massa e politica monetaria con scopo disinflazionistico. Il punto: vuole veramente la Bce portare lo stress sulle famiglie ed imprese (in Italia già molto evidente e vicino alla soglia di pericolo sistemico) ad un punto di impoverimento tale da curare il male attraverso lo strumento di molteplici morti economiche, facendo confusione tra disinflazione e deflazione? Potrebbe farlo? Potrebbe perché nel suo mandato manca la seconda missione: difendere l’occupazione oltre che il valore della moneta. E se lo facesse diventerebbe molto ben motivata una pressione per aggiungere tale missione nello statuto della Bce, come è in quello della statunitense Fed. Non si chiede alla Bce di attuare un taglio a gennaio, ipotizzabile in base alle tendenze correnti, perché ci sono focolai residui di inflazione ed un rischio geopolitico immanente – blocco dei traffici via Mar Rosso, ecc. – portatore di inflazione da offerta per l’Europa. Ma c’è anche una reazione calmieratrice dell’alleanza delle democrazie che rende probabile un contenimento di tale rischio. Pertanto, marzo 2024 appare un buon momento di controllo dei fatti e decisioni conseguenti. Nel caso la situazione diventasse critica sul piano delle turbolenze globali, la cura non sarebbe di politica monetaria restrittiva, ma di geopolitica della deterrenza e politica monetaria ed economica d’emergenza. Ma è improbabile. Infatti tra il personale direttivo della Bce si nota l’inizio di una disponibilità ad un taglio nel 2024. Ce ne vorrebbero almeno tre per portare i tassi sotto il 3%.  Così come in America, visto uno scenario a 18 mesi tendenzialmente recessivo, considerando la missione di tutela anche dell’occupazione, qualche membro della Fed inizia a valutare 4 tagli nel 2024 al posto dei 3 annunciati. Si rileggano i motivi della crisi dopo il 1929.       

ARCHIVIO

La forma economica del nuovo mondo bipolare

Allo sviluppo dell’Intelligenza artificiale manca quella individualizzabile

Dall’istruzione al potere cognitivo di massa

La guerra continua

Nonostante il dialogo sino-americano la guerra economica continuerà

La priorità di una dedebitazione parziale secca

Ecco la nuova economia della deterrenza

L’avvio dell’ecoadattamento realistico

La trasformazione dell’immigrazione in capitale

La priorità del nucleare di nuova generazione

Prestito irredimibile vs tassa extraprofitti

Europa estroversa vs Ue introversa

La posta in gioco è il dominio del triangolo India-Mediterraneo-Africa

La ricerca per una nuova (ri)globalizzazione

Più G7 contro le crisi multiple

Verso un triumvirato che salverà l’Ue

Dall’irrealismo all’ecorealismo, lentamente

La priorità dell’operazione patrimonio contro debito

Tardare il taglio dei tassi è un errore

Si intravedono i primi passi di esoindustrializzazione

La crisi del Mar Rosso impone scelte forti all’Italia

La presidenza del G7 come occasione per Roma di imparare il ruolo di esportatore attivo di sicurezza

La difesa della fiducia in un mondo metastabile

La relazione tra capitale e avvio della biocibernazione

La necessità di integrare finanza pubblica e privata per gli investimenti di sicurezza militare

Verso una ristabilizzazione geopolitica globale

Ridurre la vulnerabilità per poter calcolare il rischio

L’irruzione dell’AI implica una rivoluzione cognitiva di massa

Più risparmio verso investimenti produttivi

Serve una scienza della dedebitazione

Il possibile scenario “Dedebiting EU”

Necessario accelerare un Piano Enrico Fermi nell’Ue

Come adattarsi all’ecomutamento

(c) Carlo Pelanda
FB TW

(c) 1999 Carlo Pelanda
Contacts: letters@carlopelanda.com
website by: Filippo Brunelli
X
La tua privacy è importante
Utilizziamo, senza il tuo consenso, SOLO cookies necessari alla elaborazione di analisi statistiche e tecnici per l'utilizzo del sito. Chiudendo il Cookie Banner, mediante il simbolo "X" o negando il consenso, continuerai a navigare in assenza di cookie di profilazione. More info

Tutti Cookie tecnici Cookie analitici di terze parti

Accetto Chudi