Se il negoziato in preparazione tra Regno Unito ed Unione europea avesse buon esito di accordo in materia di sicurezza e scambi commerciali, più collaborazioni tecnologiche, diverrebbe probabile un potere negoziale più forte degli europei – e nazioni connesse – nei confronti degli Stati Uniti. Va anche considerata in uno scenario di lungo termine la variante di una sostituzione, o preferibilmente, integrazione della cedente centralità americana economica, monetaria e militare nel mondo con una Nova Pax eurocentrica.
Da mesi i think tank britannici – sostenuti da suggerimenti riservati della monarchia – stanno scenarizzando l’ipotesi di una riconvergenza con l’Ue per realizzare una Global Britain con un metodo diverso da quello solitario tentato dai governi post-brexit. La loro analisi rileva una crescente rilevanza di Londra per la difesa delle nazioni baltiche (che si fidano più di Londra stessa che non di Berlino e Parigi) contro la pressione russa e per il presidio del Pacifico, nonché per il libero traffico navale nel Mar Rosso, ecc. Ma tale rilevanza resta senza moltiplicatore di forza sufficiente per la posizione subordinata nell’alleanza con l’America. La recente perdita di fiducia sulla volontà statunitense di fornire sicurezza agli alleati via deterrenza nucleare aumenta il valore potenziale dell’arsenale atomico britannico e della tradizione secolare di resistenza a minacce imperiali.
Vista la disponibilità della Germania ad una riconvergenza e vista la non totale ostilità della pur reticente Francia nonché l’ottima relazione – anche sul piano dell’industria militare – con l’Italia è emerso un maggior vantaggio britannico ad essere un moltiplicatore di forza per l’Ue. L’Ue ne ha bisogno. Pertanto la riconvergenza tra Londra e Bruxelles è probabile.
Pur prematuro, è di enorme interesse prospettico valutare se l’euro-riconvergenza britannica potrebbe portarsi dietro Australia, Canada (ha un trattato di libero scambio con l’Ue, il Ceta) ed altri del Commonwealth. Nello scenario ipotetico c’è un’Ue che torna a 500 milioni di consumatori diretti più altrettanti indiretti connessi dai trattati economici sia dell’Ue sia del Commonwealth nonché bilaterali britannici, in un’area globale che include parte delle Americhe del Sud e del Nord e venti nazioni africane, l’Eurasia occidentale, e varie zone nel Pacifico, tra cui il Giappone, più un’ipotesi di buone relazioni con il mondo arabo.
In sintesi, pur ora tratteggiata, (ri)emergerebbe una centralità globale eurobritannica, con conseguenza di pilastro monetario mondiale. L’America teme questa sostituzione, ma non è grande abbastanza per impedirla con metodi violenti. Quindi è probabile una ricalibratura negoziale dove l’America resterebbe prima potenza, ma alla condizione di relazioni convergenti con gli alleati resi più forti dalla riconvergenza euro-britannica.
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