Serve un Consiglio per la sicurezza nazionale sistemica
Sergio Mattarella ha correttamente annotato la tendenza di molte nazioni ad esercitare la politica di potenza, criticandola. Ma così ha certificato l’esistenza di un nuovo scenario competitivo/conflittuale a cui l’Italia dovrà adattarsi creando una nuova istituzione di difesa attiva della ricchezza nazionale. Quale?
Francesco Cossiga nel suo ultimo periodo al Quirinale mi chiese: guerra o pace future dopo la fine della Guerra fredda e conseguenti linee guida per il suo ruolo di capo della Forze Armate (c’era e c’è un’ambiguità costituzionale in materia) e del Consiglio supremo di difesa. Risposi che la probabilità prevalente era di un futuro conflitto con le potenze emergenti e che la missione sarebbe stata quella di mettere in sicurezza l’Italia con le giuste alleanze, dando priorità alla tutela del modello economico trainato dall’export, difficilmente modificabile. Due motivi: a) la perdita di scala ordinatrice mondiale della Pax Americana e b) la debellicizzazione delle democrazie. La combinazione dei due fattori generava uno spazio per nuovi nazionalismi aggressivi. Commentò pensoso: cioè il ritorno alla normalità storica sospesa dal monopolio statunitense della violenza. Aggiunse, però, che il potere americano non gli pareva in declino. Risposi: perché allora nel 1973 Henry Kissinger elaborò la dottrina, mai compiuta a causa dell’indisponibilità per ingaggi attivi da parte di Germania e Giappone nei colloqui riservati entro un informale Library Group, del passaggio dalla gestione unica statunitense della sicurezza economica e militare del pianeta ad una collettiva, con gli alleati? Aveva dati proiettivi che sia mostravano le conseguenze deindustrializzanti della strategia del Commercio internazionale asimmetrico – gli alleati potevano esportare di tutto in America senza obbligo di reciprocità per tenerli agganciati via incentivi - sia l’effetto destabilizzante delle troppe bare americane. Cossiga lasciò l’incarico prima che finissimo l’analisi, ma mi chiese di continuare la ricerca via gruppo di ricerca universitario euroamericano da me coordinato. A metà degli anni 90 chiesi al vice dell’ufficio scenari (Net Assessment) del Pentagono il possibile scenario futuro macro su cui l’ufficio stava lavorando. Rispose post-post-Cold War per indicare che tutto sarebbe stato possibile, ma fece una lista dei nuovi pericoli, testimone il generale italiano Giuseppe Cucchi. Mi permisi di aggiungerne uno: l’America si ribellerà al mondo da essa stessa creato indebolendo l’alleanza delle democrazie se questa non si darà una nuova struttura politica ed una missione geoeconomica di bilanciare il dare ed avere tra America ed alleati. Da lì iniziò il mio programma di ricerche, che oggi continua, riportato nei libri The Grand Alliance (2007) e Italia globale (2023), finalizzato a costruire una convergenza più profonda ed estesa tra le democrazie del G7 per contrastare il futuro disordine mondiale con una forza economica, finanziaria e militare prevalente. Oggi l’Italia? Dovrebbe contribuire ad una politica di potenza collettiva G7 + (Nova Pax) per sicurezza militare, economica e finanziaria. Il governo appare ben orientato in questa direzione, ma serve all’Italia una nuova istituzione con potere cognitivo globale: un Consiglio per la sicurezza nazionale, con raggio esteso ad economia e finanza.
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