Grazie Dr Pelanda, ho letto con interesse l'articolo su Brescia Oggi.
Lavoro da 35 anni per aziende soprattutto italiane (Olivetti, Eltek, ecc) e ultimamente una tedesca con filiale a Torino. I nostri clienti, molti tra Milano, Bergamo e Brescia, lavorano direttamente o indirettamente per l'estero, la grande azienda italiana che produce in Italia non è più purtroppo un riferimento per la piccola e media industria. Mentre la grande industria tedesca trascina le Pmi di mezza europa, Italia inclusa, ma perché? Da dove arriva questa immensa forza industriale e finanziaria? In Italia non mancano competenze, gusto, design, capacità creative, ecc. Non mi interessa parlare di tasse, peso e inefficienza dell'amm pubblica, sono problemi reali ma non più determinanti perché irrisolvibili per mentalità.
Prendiamo la Zeiss (ottica), il fondatore Karl ha lasciato l'azienda senza venderla, ne è semplicemente uscito, la Zeiss è stata blindata in una Stiftung: l'azienda è proprietaria di se stessa, non può essere venduta o cambiare nome, utili tutti reinvestiti, comitato esterno di controllo, basta. La Zeiss è una Stiftung da 130 anni, oggi ha 40.000 WW dipendenti, cresce in tutto il mondo. Sono Stiftung: Robert Bosch (290.000 dip), Siemens (430.000), VW/Audi/Lamborghini/Ducati, Lidl, Heidenheim, Bertelsmann, e altri 1500 gruppi. Da ottobre la Giorgio Armani con 2,4 MRD di fatturato. Le Stiftung sono il motore industriale dell'intera Europa, aziende che reinvestono tutto in formazione, ricerca, stabilimenti.
Senza le Stiftung la Germania industriale non esisterebbe come la conosciamo, le Stiftung proteggono le imprese da scalate speculative, vendita del patrimonio edilizio, brevettuale, marchi, ecc.
Solo le Stiftung in Europa possono essere il futuro perché sono il presente, anche la Merkel se ne avvantaggia, facile far finta di far politica se seduti su un motore formidabile simile.
Alle aziende private per crescere non servono necessariamente finanziamenti, è sufficiente non derubarle, dall'esterno (tassazione eccessiva, sono d'accordo con Lei) e dall'interno (amministratori ingordi e senza controllo).
Armani, Ducati, Lamborghini, Ital Design sono nello statuto giusto, dobbiamo assolutamente allargare questa visione e ne usciamo alla grande.
Cordialmente
Marco List
Egregio Professore
Mi dispiace che un economista della sua statura debba fare il profeta in patria, che le sue lucide analisi debbano restare lettera morta, però se posso permettermi proverò a stupirla ancora una volta.
Dunque Le dicevo, non credo che per prendere ordini dalla UE e dai poteri forti sia necessario un governo o un parlamento, per ridurre i costi della politica sono sufficienti i Direttori Generali dei singoli Ministeri, coordinati da un Vigile Fuoco, l'unico che per noi si butterebbe nel fuoco.
Le rinnovo i sensi della mia profonda stima.
Volevo complimentarmi con Lei riguardo all' OTTIMO articolo scritto su SUSSIDIARIO.NET
COMPLIMENTI ancora
Buona giornata
Buon lavoro
Thimsel d'Ambrosio
Egregio dottor Pelanda
Caro professore,
nell’arco di alcuni mesi,con notevole accelerazione,si riporta l’attenzione sull’importanza del debito pubblico italiano soggetto alla valutazione dei protagonisti della finanza internazionale.
Le guerre guerreggiate e il presumibile disimpegno degli USA nei confronti della NATO hanno messo in moto gli stati europei nel rivalutare la tesi di una forza militare comunitaria.
In quest’ottica riprende peso il discorso di tutelare unitariamente i beni immobili dell’arte europea. Gli esempi partecipativi al recupero di Pompei,e altri interventi per i danni sismici,rendono la materia più comprensibile.
Far confluire in un unico fondo europeo la gestione,manutenzione e recupero dei beni immobili di rilevante valore storico-artistico farebbe rinascere il valoreunitario della cultura in questo delicato momento storico.
Un ente analogo all’Unesco potrebbe delineare i limiti e gli oggetti in questione,mentre una emanazione della banca europea potrebbe gestire questo fondo.
Lo stato italiano con il suo innegabile primato qualitativo e quantitativo delle opere offrirebbe un esempio di generosa partecipazione ideologica,e nel contempo rinuncerebbe alla tutela e gestione esclusiva di tali beni. (che per altro fa abbastanza male)
L’onere cessante valorizzato in un’ottica di lungo periodo andrebbe a migliorare la posizione debitoria dello stato ,con beneficio della finanza nazionale.
Credo sia il momento di mettere in comune le idee e le persone che possono avviare questo processo,(referendum ad excludendum).
Se non ritiene opportuno un suo coinvolgimento,mi scuso per l’insistenza ,e la ringrazio e saluto cordialmente
Raffaele Picariello
Ho ascoltato stamane la rassegna stampa di Rai 3 con particolare attenzione per la citazione del suo artcolo su “Il pericolo del debito record”.
Da una decina d’anni ho sollecitato giornali e politici affinchè prendessero coscienza del fatto che senza una iniziativa di grande rilievo che riducesse il debito pubblico di almeno un quarto,non sarebbe stato possibile avviare una seria ripresa economica in Italia. La fiducia dei vari governi sugli effetti trainanti di una ripresa economica mondiale che avrebbe privilegiato il nostro Paese, con le sue capacità esportative,a ridurre gradualmente il nostro debito in rapporto al PIL
ha illuso e deluso molti .
Milano Finanza tempo addietro ha cavalcato con un folto numero di adesioni un suggerimento rivolto al Governo affinchè ponesse mano ad una iniuziativa di carattere immobiliare per la creazione di un fondo internazionale al quale far concluire una serie rilevante dei beni pubblici.
Parte di questa iniziativa era un progetto del quale mi ero interessato relativo alla creazione di un Fondo Europeo di Tutela dei Beni Culturali (Musei- Gallerie d’Arte e Monumenti) affinchè ,in rapporto al valore dei beni ,i singoli paesi gestissero al meglio la loro fruizione ripartendone proporzionalmente gli utili.
Si discute su questi argomenti dai tempi della primo convegno organizzato dal Corriere della Sera a Firenze con la presidenza del Ministro Ronchey agli inizi di questo secolo.
Sono molto felice di aver trovato nella sua analisi lo spunto per una irrituale ripresa di questo discorso.
Le forme e i modi per un tema tanto importante debbono necessariamente coinvolgere tutte le parti interessate ; economiche,finanziarie,culturali e sociali. In sintesi il Governo dovrebbe fare proprio il titolo del suo articolo e metterci mano.
Grazie per l’attenzione e cordiali saluti
Raffaele Picariello
Egregio Professore
ho letto con molto compiacimento il suo articolo sulla manovra prossima
e su quello che dovrebbe fare il "governo" per il 2017 e mi trovo
pienamente d'accordo.
Mi permetta di aggiungere una chiosa:
dopo la brexit le propongo una decisione ancora più dirompente
"chiediamo l'annessione agli USA".
Le basi ce le hanno già, venti milioni di discendenti italo-americani
ci sono e contano, legami culturali, economici ecc. sono fortissimi;
avremmo un governatore vero e lal'FBI a contrastare sul serio le mafie e
ad impedire ai partiti di chiedere permesso ai padrini e negrieri per
vendere meglio gli italiani.
In alternativa le rammento l'altra mia idea di un governo tecnico a
guida vigili del fuoco gli unici che ci amano e per noi si butterebbero
nel fuoco.
Un pensierino ce lo farei.
Suo
con profonda stima
Agdan
Egregio dottore Pelanda ho letto con interesse l'editoria le di. questa mattina e ciò che mi lascia perplesso è la fine dell'articolo nel quale descrive perché non sì fanno riforme strutturali con la scusa della perdita di consensi elettorali. Ma i politici tutti non dicono che vogliono il bene del paese?se la riforma è buona forse non otterranno la riconferma ma di sicuro passerebbero alla storia.Crdiali saluti NALE Giovanni Battista
Secondo lei, scusi, la Gran Bretagna si esprime democraticamente e la Germania no? I governanti tedeschi non sono espressione di una democrazia?
C'era probabilmente una ragione per cui De Gaulle (non Adenauer) ha sempre negato ai britannici il consenso ad entrare nella CEE.
Temeva il cavallo di Troia, come si stanno rivelando. A loro interessava entrare per distruggerla al momento opportuno.
Loro non vogliono l'Ue, nè con loro dentro e tantomeno con loro fuori. Divide et impera. Hanno nostalgia del tempo corsaro.
I baltici non si fidano della Germania in funzione anti-russa? Non possiamo che esserne lieti, perché vuol dire che la Germania del XXI secolo ha cambiato strada. Evidentemente i Paesi baltici e l'Europa dell'est sono entrati in UE più che per cercare la pace con i commerci, per essere difesi militarmente. E'un approccio diverso rispetto a quello dei padri fondatori della CEE. Loro bramano missili ed aerei sul loro territorio in funzione anti russa, noi cerchiamo di liberarcene.
A questo punto, anzi, sarebbe preferibile che la Gran Bretagna uscisse, cercando noi di resistere ai contraccolpi. Una vittoria del no, striminzito, sarebbe peggio. Chi ha interesse a stare insieme continuerà a farlo, meglio di prima.
Saluti Miglio
Buongiorno sig. Carlo Pelanda,
Leggo sempre i suoi interessanti redazionali su L'Arena di Verona.
Le invio una mia riflessione sulle misure dii Draghi, e manovre finanziarie in genere :
Credo che l'emissione di grandi quantità di soldi nel mercato serva a nulla.
Annullare , o portare a zero i tassi bancari, servirà a nulla.
Gli unici che possono risollevare l'economia sono gli imprenditori.
Dobbiamo aiutare gli imprenditori.
In che modo ?
Regole chiare e precise :
Riforma della giustizia civile : incassi certi, e non solo…
Riforma della giustizia penale : bancarotta fraudolenta 20/30 anni di carcere…
Fallimenti che devono essere chiusi entro 12 mesi.
Burocrazia….
Cosa voglio dire ?
Il governo deve aiutare gli imprenditori onesti e corretti.
L'etica è il 'fatto' fondamentale per superare la crisi.
Senza etica non vi è futuro.
La corruzione è il vero tumore dell'economia.
Tante altre cose da dire, ma non vorrei annoiarla.
Spero di ricevere un Suo parere.
Grazie , e saluti.
Dott. Gian Maria Bercelli
Egregio professore, condivido appieno le sue osservazioni circa il calo
demografico. Da tempo rifletto sul problema della crescita economica e
sono propenso a pensare che non ci possa più essere una crescita robusta
proprio per ragioni demografiche. In Italia per esempio abbiamo:
un gran numero di vecchi che hanno scarse possibilità economiche oppure
non hanno più bisogno innovativi,
Pochi giovani rispetto al totale della popolazione che potrebbero spendere
e spesso non hanno possibilità economiche,
Poche nascite e sappiamo che i figli creano bisogni
Un numero decrescente di famiglie nel pieno della attività
Non ho i mezzi e le informazioni necessarie per quantificare quanto sopra,
lei col suo gruppo certamente può approfondire il tema se già non lo ha
fatto.
Cordiali saluti co stima e ammirazione
Paolo Faenza