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Carlo A. Pelanda
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Lettere a CP del 2008

31/12/2008

Egregio Dott. Pelanda,


Premetto che sono un piccolo imprenditore con attività in diversi
settori e che giro il mondo da parecchi anni per le mie attività.
Ho letto oggi su " La Voce di Romagna" un titolo in prima pagina
che recita: Manca l'Europa, è questo il vero problema.
Ho quindi aperto il giornale e letto l'articolo che condivido, ma
a mio avviso, le due soluzioni da Lei proposte non credo siano
sufficienti per risolvere la crisi in atto ( e sopratutto quella
che arriverà ).
La crisi che proviene dall'Amerca e che sta dilagando in tutti il
mondo, è una crisi partita dal settore finanziario ma che sta
investendo in maniera virulenta tutta l'economia reale e non solo
quella fittizia ( che io chiamo di plastica )della finanza.
Non è la prima volta che ci troviamo di fronte al crollo del sistema
finanziario, basta tornare indietro di qualche lustro per ricordarci
che molte persone anzichè andare in ufficio, andavano in banca ed in
poche ore guadagnavano più del loro stipendio facendo solo qualche
operazione di borsa. Poi tutto è crollato e chi è rimasto con il cerino
in mano ha ancora le dita bruciate.
Quella crisi ha determinato la quasi scomparsa del sistema produttivo
degli Stati Uniti, infatti da allora l'America ha portato in Cina la
quasi totalità della produzione dei beni di consumo.
L'Europa, invece, grazie anche alla caduta dell'impero sovietico ha
creduto nella produzione e si è impegnata a rimodernare il proprio
sistema produttivo, per cui oggi si trova, a differenza degli USA,
con un apparato produttivo moderno e di alta efficienza.
E vengo al punto: Manca l'Europa.
A mio avviso,  non possiamo attendere la ripresina americana
con l'utilizzo degli ammortizzatori sociali ( CIG )e poi aspettare
ancora fino a quando il piano di opere pubbliche andrà a regime.
Come giustamente Lei scive, bisogna trovare " qualcosa per pompare la
crescita intereuropea ".
L'Europa ha un sistema produttivo molto efficiente da difendere e non
possiamo lasciarlo morire.
Purtroppo manca l'Europa intesa come unità politica e con un interesse
comune; ognuno dei 27 governi europei ha interesse affinchè arrivino
dalla Cina ( ed ora anche dall'India, Vietnam ecc ),chi  un prodotto e
chi  un altro: i paesi del nord europa possono essere  interessati a
fare arrivare prodotti di abbigliamneto e calzature tanto loro non
sono produttori, altri paesi possono essere interessati a fare arrivare
i prodotti di cui loro stessi non sono produttori, ma così facendo non si
difende l'apparato produttivo europeo, anzi si distrugge allo stesso modo
che è stato distrutto l'apparato produttivo negli Stati Uniti. Basti
pensare che il 70 % delle merci vendute dal colosso Wal-Mart proviene
dalla Cina.
Piuttosto che pensare di gravare i cittadini europei con delle imposte
per sostenere la cassa integrazione ( o settimana corta o altre
forme di assistenza necessaria ), non sarebbe meglio mettere un freno
all'importazione libera di ogni genere di prodotto ? E' vero che le
merci europee sono più care, ma se pensiamo che ogni volta che acquistiamo
un prodotto cinese, mettiamo in cassa integrazione la nostra manodopera
e quindi dobbiamo pagare più tasse per sostenerla, non sarebbe meglio
limitare/ contingentare/ daziare le merci importate da quei paesi oltre
un certo limite ?
I nostri prodotti in quei paesi non sono di libera importazione, ma sono
soggetti a dazi a volte altissimi, quindi non vedo il motivo per cui noi
non dovremmo proteggerci.
Così facendo potremmo rimettere in moto l'apparato produttivo europeo
che è ancora ben oliato e pronto a ripartire; viceversa se aspettiamo di
cassintegrare gli europei, distruggendo la macchina produttiva faremo
la fine dell'industria manifatturiera americana.
Non ce lo possiamo permettere.
Qui è l'Europa ( politica ) che manca e queste misure ( politiche )
potrebbero  essere quel qualcosa per pompare la crescita intereuropea.
Chiedo scusa per il disturbo ed il modo disordinato di esporre le mie
idee.
Cordialmente

Piero Tonelli

28/12/2008

Caro Pelanda com'era prevedibile oggi 'Il Manifesto' ha sparato a zero contro Israele mostrando i corpi senza vita dei palestinesi uccisi nel raid compiuto su Gaza. E' chiaro che di fronte a certe tragedie non si può restare indifferenti soprattutto quando a morire sono donne e bambini che non hanno nessuna colpa. I morti fanno pietà e io di fronte ai cadaveri mostrati dal quotidiano comunista di pietà ne ho provata tanta. Ma allo stesso tempo non posso condannare l'azione militare israeliana in quei territori e non posso che concordare con Carlo Panella e con il suo editoriale pubblicato su 'Il Foglio'. Quei morti palestinesi messi in vetrina da 'Il manifesto' li ha uccisi Hamas non il raid israeliano. La responsabilità di quel sangue innocente non può che ricadere su quella parte del popolo palestinese che ha scelto la via del terrorismo e non vuole che il processo di pace vada a compimento. Sono cattolico ma a differenza del Papa purtroppo sono costretto a giustificare l'uso della forza da parte di Israele. Finché Hamas non sarà fermato, finchè il terrorismo palestinese non sarà estirpato Israele per difendersi non ha che un modo, quello di rispondere alla violenza con la violenza. Condanno invece il Manifesto che ancora una volta ha preferito non evidenziare le responsabilità del popolo palestinese e soprattutto di Hamas in questa tragedia. Piangere le vittime palestinesi è sacrosanto ma senza alterare la realtà dei fatti e soprattutto senza far passare per carnefici le vittime. La vittima in questo caso è il popolo israeliano costretto a convivere quotidianamente con il rischio di attentati. Solo che i morti israeliani, bambini compresi, non meritano mai la prima pagina del Manifesto nè una vignetta commemorativa di Vauro. Saluti Americo Mascarucci

18/12/2008

EGREGIO SIG. CARLO PELANDA,VOLEVO FARLE I MIEI COMPLIMENTI PER I SUOI
ARTICOLI CHE LEGGO NEL SUO SITO E ANCHE NEL GIORNALE DI VICENZA,IO SONOUN
RAPPRESENTANTE DI ABBIGLIAMENTO E CALZATURE SPORTIVE E FIRMATE,E PER MIA FORTUNA AL MOMENTO> NON ME LA PASSO MOLTO MALE PER IL MOMENTO,PERO' SE CE CRISI ANCHE IL NOSTO> LAVORO SI FERMA OVVERO RALLENTA PERCHE' SECONDO ME SI E' ORA FERMATO
GRAZIE> ALLE CAMPAGNE MEDIATICHE NEGATIVE DEI GIORNALI E TV.CE CRISI MA ALMENO DAL
MIO> PUNTO DI VIDSTA LA STANNO INGRANDENDO I MASS MEDIA.ORA SE POSSIBILE E NE
AVESSE IL TEMPO VORREI CHIEDERLE ESSENDO IO UN OTTIMISTA SE ALMENO PER IL 2010
POTREMMO TORNARE A GUADAGNARE E VEDERE NUMERI POSITIVI INVECE CHE SEMPRE
NEGATIVI E SE OTTIMISTICAMANENTE PARLANDO QUESTO POSSA ANCHE SUCCEDERE NEL
2009.
IO SONO UNO DI QUELLI CHE PUNTEREBBE MOLTO ALLA DEFISCALIZZAZIONE DELLE
AZIENDE PER FARLE TORNARE A PRODURRE IN ITALIA,COSI DA POTER RIMETTERE IN MOTO UN
PO' ALLA VOLTA LA LOMOTIVA E CREANDO POSTI DI LAVORO E TENENDO IL CAPITALE AL
NOSTRO INTERNO INVECE DI MANDARLO IN CINA DALLA QUALE POI FA FATICA A
RITORNARE IN ITALIA,ANZI TORNANO I NOSTRI PRDOTTI COPIATI E IN VENDITA A MENO SOLDI,
SECONDO ME GIA QUESTA SAREBBE UN'OTTIMA MOSSA DEL GOVERNO OLTRE AD ALTRE
DA METERE IN CAMPO PER FAR CAPIRE ALLA GENTE LA LORO PRESENZA E DONARE
SERENITA' PERCHE FAREBBERO CAIRE DI ESERE TUTELATI,.ALLA FINE LE CHIEDO QUANDO
POTREMMO TORNARE A "SORRIDERE E POTER PROGRAMMARE QUALCOSA CON SERENITA",LA
RINGRAZIO E MI SCUSO DEL DISTURBO CHE POSSO AVERLE CREATO.DISTINTI SALUTI RICCARDO FERRARI

17/12/2008

Caro professore
per Walter Veltroni ogni giorno che passa è una certificazione in più del fallimento politico dell'operazione PD. Le elezioni in Abruzzo sono state una doppia sconfitta. Primo perché il Pdl ha vinto e secondo perché il suo amico-nemico Di Pietro ha guadagnato consensi a suo discapito. E' La vittoria dei Beppe Grillo, dei Santori, dei Travaglio, delle Guzzanti, della sinistra dell'odio mentre esce con le ossa rotte l'area riformista che il Pd ha preteso di rappresentare. Dobbiamo dire un grazie sincero a Veltroni per aver dato ossigeno a Di pietro e compagni con quello sciagurato apparentamento siglato alle ultime elezioni politiche. Walter ha cancellato dal parlamento italiano partiti storici come i socialisti per ritrovarsi con Tonino e i suoi fedelissimi che ora stanno facendo di tutti per succhiargli voti e affondarlo. E oggi Veltroni si rende conto dell'errore fatto ma non sa come risolverlo. Un politico così dovrebbe solo rispolverare l'antico progetto di dedicarsi all'Africa lasciando ad altri la guida del Pd. Ad altri in grado di fiutare il pericolo evitando di andarci dentro con tutti e due i piedi. Proprio come ha fatto Veltroni con Di Pietro.
Saluti
Americo Mascarucci
P.S: ho visto che il sito è tornato in attività, mi fa veramente piacere

 

12/12/2008

Caro Pelanda non bastava la pessima figura fatta da Sergio Cofferati sindaco di Bologna. Il Pd ama perseverare nell'errore. Il nostro dopo cinque anni di disastrosa amministrazione consapevole di andare incontro a sicura sconfitta preferisce dedicarsi ai suoi nipoti, proprio come Prodi. Fanno i danni, si rendono conto di perdere consenso e scappano prendendo a pretesto il fatto che sono nonni. Adesso dicevamo un altro errore il Pd si appresta a commetterlo candidando alle Europee Guglielmo Epifani. Nonostante l'operato sindacale di questo signore sia stato fra i peggiori come dimostra il fatto che la Cgil è sempre più isolata a sostenere le sue posizioni oltranziste abbandonata da Cisl,Uil e Ugl che preferiscono il tavolo alla piazza, il dialogo al muro contro muro. Cosa può andare a fare di utile al Parlamento Europeo il signor Epifani? Niente ma sempre meglio trovargli un seggio in Europa che mandarlo ad amministrare una città come hanno fatto con Cofferati. In ogni caso questo Pd è davvero sorprendente. Parla tanto di riformismo e poi candida nelle sue liste i sindacalisti della Cgil per i quali Berlusconi ha torto a prescindere, sbaglia sempre e comunque. Un giochetto che si è rotto e l'isolamento della Cgil lo dimostra. Con Berlusconi si può e si deve discutere nell'interesse dei lavoratori. Andare in piazza con i fischietti e gli stiscioni paralizzando il traffico delle città non serve a niente se non a creare disagi ai cittadini. Ci sono voluti cinquant'anni ma finalmente oggi in Italia il sindacalismo sta cambiando. E in un momento difficile per l'economia nazionale e mondiale come quello che si sta presentando serve il dialogo, la capacità di mediazione non le barricate. Lo capirà prima o poi la Cgil? Io credo di no ma il fatto che lo abbiano capito gli altri è già un ottimo passo in avanti. Americo Mascarucci

11/12/2008


Caro professore, Le offro questo testo per una sua possibile ‘affissione’ su ‘Occidentali’ o tra le ‘lettere a Pelanda’ sul Suo sito, cordialmente Carlo (Vitali)
Dear Spencer, we are happy to know of your improved flow in the ‘below belly’ portion of your body.
Girls should fear from now on.
Your brain worked already excellently as proven by your conservative-Republican voting.
Firsst of anything else don’t forget to e-mail us your new exact surface mail address just in case we might get the chance of paying a visit in the imminent future.
Then, as far as the risks that the Obama gang will impose gradually and illiberally starting from the top (the future judges elected at the Supreme Court) a socialist regime you are right and that was my main fear for the whole free world too.
Let’s wait and see what happens really.
The past conservative administrations did their job in building a preventative dam against that risk since Ronnie Reagan thru Bill Clinton to the excellent President ‘W’ that history will soon recognize as one of the best ever.
I tried suggesting what they did under due pressures by the ‘extended’ Wall Street lobby.
With the financial ‘deregulations’ they allowed WALL STREET to collect funds in the industrial world without imposing additional taxes by merely allowing banks to release larger credit to end-users both for purchasing homes and for purchase of consummation goods and services.
That huge amount of currency once collected was injected to feed industrial project financing in the larger third world Countries (India and China) that sold to the western end-users goods and services at low-cost.
This caused those third world Countries to enter among the consumers of western goods and know how by means of ‘delocalization’ of manufacturing processes-
The enormous amount of new consumers subverted the world demand of commodities (food and energy) and the related structure of prices.
The currency transferred in those Countries isn’t really a commodity since its value is only based upon the global concurrence to safeguard its value and its return on investment.
Neither China nor India could even dream of replacing the collected currency (mainly dollars, petrodollars and Eurodollars) with anything that could result a credible basis of their industrial growth.
Namely ‘credibility’ relies only upon the political stability behind the monetary issuing agencies. No better ‘political stability’ can be found in this bloody world beyond our western Countries.
Now what is requested is extend the ‘political stability’ of the western Countries in order to warrant the credibility of the huge world debit/credit reality already produced by the ‘financial deregulation’ started since the days when URSS disappeared from the number of the world leading Countries.
Since the Wall Street decisions have created the ongoing financial and political reality the western Countries together with the new currency depositors (India, China and oil-producers) shall define the profile of the new ‘Extended Wall Street’ where industrial decisions will be taken in the new age.
Only after this agreement will be defined (and only upon its long-term and transitional requirements) the new World Order could derive by modifying the existing obsolete institutions (NATO, UNO, WMF) to inaugurate thereby a ‘credible’ New Political Governance.
There isn’t any real ‘crisis’ hitherto, nor can any newly elected Obama modify this historical process. The socalled ‘crisis’ is only a ‘menace’ incumbent upon the industrial actors in any Country to solicit them adhering to the consolidation of the process. An intelligent ‘blackmail’ necessary to ‘convince’ labor to forget the old times ‘socialist welfare’ in order to accelerate the advent of a more globally profitable world economy.
They call this ‘globalization’ I merely recognize in it the ultimate triumph of our Western Civilization that will bring the American Dream to the third world rather than bringing their hungry citizens to America by the inhuman, unbearable waves of immigration that would risk becoming true new types of Volkswanderungen.
I love you, Cathy-the-liberal-radical and even Obama (why not if you liberate him of his Black Panther wife Michelle!)
Carlo

1/12/2008
Egregio prof. Pelanda
 
ho letto il suo articolo odierno sul Tempo e mi sorprendo ancora una volta del fatto che nessun economista, opinionista, ricercatore, sindacalista, giornalista, ecc. ponga il problema di come ridurre il peso della nostra pazzesca "ipertrofia istituzionale", almeno come possibile risparmio, per rendere disponibile qualche miliardo di euro annuo, tanto necessari con questa crisi. Inoltre si tratterebbe di modifiche strutturali non una tantum.
Qualche volta si accenna che le province non servono, che i parlamentari sono troppi. Ma non viene mai fatto presente che noi, poveri italiani, siamo "gestiti" da ben 6 livelli politico/amministrativi, che non hanno riscontro altrove. Elencando dal basso abbiamo:
 
1. circoscrizioni; 2. comuni; 3. province; 4. regioni; 5. governo nazionale; 6. istituzioni europee (per citare solo quelle che paghiamo direttamente).
 
A Roma (dove abito) la mia circoscrizione ha ora 27 consiglieri (fino alle ultime elezioni erano 16) che risultano prendere 2000 euro al mese. Quindi 54.000 euro al mese fra tutti, oltre alle indennità di presidente, vicepresidente, minisindaco e miniassessori. Per 19 circoscrizioni, solo a Roma, abbiamo 54000 x 12 x 19 = 12,3 mil di euro (almeno) all'anno. Per una città che ha oltre 8 miliardi di debiti non capisco perchè pagarli, perchè, mi creda, ai cittadini queste assemblee propio non servono, ma sono assai utili ai politici per creare una carriera per le nuove leve e ridurre la pressione di queste ultime sui livelli più alti. Pare che in Italia di tali consessi ce ne siano oltre 800 (le circoscrizioni erano riservate alle città con oltre 500.000 abitanti, ma pare che una recente legge le abbia estese a quelle con 100.000).
 
Non solo: Lei saprà, credo che le contee degli USA sono circa 4400, mentre i comuni italiani (un trentesimo del territorio USA, un quinto della popolazione) sono 8102. In Inghilterra, per citare una dimensione simile alla nostra, pare abbiano solo un migliaio di contee.
 
Delle province, dice ora Castelli della Lega che "sono espressione del territorio, attenti ad abolirle".  Ma sono 105 e alimentano migliaia di politici. Quei soldi non sarebbero meglio impiegabili in investimenti? Il PD, bontà sua, arriva a proporre di abolire quelle che verrebbero sostituite dalle aree metropolitane (e quindi non si abolisce niente).
 
Abbiamo ancora regioni a statuto speciale. Perchè? Servono ancora? A chi?  E perchè 20 regioni? Il Molise deve valere quanto la Lombardia e la al d'Aosta quanto il Piemonte? Il Veneto deve proprio essere diviso in tre? Non ne basta uno?
 
Il parlamento nazionale è il più pletorico dei paesi civili. Circa mille parlamentari contro i 550 dei soliti USA. Ma perchè non imittaiamo gli USA su queste cose, anzichè sul Federalismo? Ad esempio lo stato della California (più grande e ricco dell'intera Italia, con la popolazione della Spagna) ha un governatore ed un parlamento di 80 deputati; è suddivisa in 58 contee. E basta. Come sarei contento di avere istituzioni così leggere. Tralascio l'Europa; ricordo solo la retribuzione ridicolmente elevata dei nostri parlamentari europei.
 
Ma tutto questo non viene mai in mente a nessuno. O meglio, nessuno si azzarda a parlarne. Nanche durante una crisi definita la peggiore degli ultimi cento anni. Neanche con il nostro debito pubblico. Neanche per reperire risorse da destinare ad investimenti produttivi. Neanche prestigiosi economisti che potrebbero facilmente quantificare i vantaggi economici e, non solo, ma anche quelli importantissimi legati allo snellimento dei processi gestionli del paese, alla riduzione dei centri e delle occasioni di corruzione, al reimpiego produttivo di tanta gente ambiziosa e volitiva. Il tutto senza licenziare un solo dipendente pubblico, salvo i politici (che hanno sempre altre occupazioni, da loro tralasciate per "spirito di servizio")
 
La mia domanda è: perchè ciò non avviene?
 
Forse per paura o timore? per interesse? per sfiducia? perchè ci vorrebbe coraggio? perchè agli italiani va bene così?
 
Non è un problema di destra o sinistra, di partito A o partito B. Si tratta di uscire dal latifondo politico.
 
Sarei davvero grato di una Sua opnione.
 
F.M.
Roma
 
1/11/2008
Caro Prof. Pelanda,
 
che sia giunta l'ora dell'abolizione delle società di capitali, causa prima di tanti problemi che affliggono la nostra società?
Anche perché, altrimenti, saranno i cinesi che ci costringeranno.
Gianfranco Q.
2/10/2008

Purtroppo Wall Street è molto bene rappresentata a Washington sia alla Casa Bianca (lo staff dei Presidenti di ogni colore politico) sia al Senato (in cui ogni Senatore può contare su una permanenza di almeno sei anni.

Main Street può contare invece solo sui Rappresentanti che (essendo rinnovati totalmente ogni due anni) sono molto più sensibili al comune sentire del corpo elettorale.

Questa situazione ha portato al primo rigetto del rimedio escogitato da Wall Street per addossare i costi della crisi ai contribuenti distorcendo la stessa legittimità del libero mercato negli USA. La libertà di scelta deve associarsi alla responsabilità delle scelte fatte.

Il Senato dietro pressioni delle lobby di Wall Street invece ha aderito all’irresponsabile piano di Bush. Ora temo che anche la camera dei Rappresentanti si allineerà dando il suo voto positivo a una vera e propria distorsione ‘a l’europeenne’ della costituzione di quel Paese leader del libero mercato. La sola realtà su cui si fonda saldamente la liberal-democrazia.

Questo atto porterebbe inevitabilmente Obama a vincere su McCain. Un fatto che non sarebbe stato assolutamente possibile (non ostante il ‘tifo’ dei progressisti filo-socialisti).

Se Obama vincesse (grazie a questa illiberale azione di ‘lobbying’ di Wall Street a beneficio delle finanziarie) vedremmo celermente applicare analoga ‘filosofia’ politica da parte di altre Lobby di Wall Street (finanziarie-assicurative) a beneficio dell’aumento di spesa statale in altri comparti di mercato (sanità, educazione, energia, ecologia).

In quel caso avremo assistito al paradosso dell’antica Roma che ‘catturata la Grecia, divenne Greca’.

Non più la ‘via del libero mercato al socialismo’ ma il travaso del socialismo di stato a sostituzione del liberismo di mercato.

Non mi sento più lo spettatore scettico ma ottimista che sono sempre stato. Sto riflettendo su un alternativo pessimismo cinico.

Sto invecchiando pure io. Non l’avrei mai creduto.

Cordialmente Carlo (Vitali)

30/6/2008

spettabile sig. Carlo Pelanda. sono un cittadino veronese, e anche un saltuario lettore dell'Arena di verona. lei scrive ogni tanto li' sopra. saltuario perchè quel giornale dice ben poca verità, e mai che mai ti permette di scrivere qualcosa, e men che meno si degnano lor signori di una benchè minima risposta. siamo in una pseudo democrazia, altamente limitata. ma non solo x questo, ma soprattutto x le cose che dirò ora. MAI dire la verità in italia, proibito, specie sull'economia e sulle banche. deve regnare la bugia ai massimi livelli. l'uomo medio italiano lo dobbiamo sempre fottere. non deve guadagnarci mai. se non sbaglio LEI scrive spesso al lunedi'. un mese fà era ottimista, dai che l'italia ce la fà, anche mario draghi, l'amministratore delegato di banca d'italia lo disse. ora recentemente Lei è pessimista. beh decidetevi. anche il draghi lo è. lei ha avuto degli incontri, o scontri? sul signoraggio con eugenio benetazzo e marco della luna. ma perchè lei si ostina a negare la verità??? E' o non è italiano? ama o no il suo popolo? vuole vederci tutti schiavi di questa schifosa BCE tutta privata fatta di burattini come Trichet in mano ai veri padroni occulti? che sono le grandi famiglie come i Rotschild e altri di quella risma? perchè non scrive sull'arena che la banca d'italia è tutta privata? ecco le prove. provi a dir di no. fonte banca d'italia in persona. vedi. http://www.sovranitamonetaria.org/documents/Partecipanti.html ecco di chi è la BCE. fonte bce stessa. http://www.sovranitamonetaria.org/documents/Partecipanti-BCE.html e anche la FED americana è tutta privata. vedi. http://www.signoraggio.com/fedprivata.html lei crede che il signoraggio sia una bufala? eh allora legga cosa dice la banca nazionale svizzera. http://www.signoraggio.com/signoraggio_precisione_svizzera.html questi dati le bastano? ma voi economisti vi divertite a far andare a picco i pochi soldi che faticosamente gli italiani hanno risparmiato? dando pessimi consigli su come investire i soldi? il peggior giornale italiano è il sole 24 ore, poi il mondo, poi milano finanza, poi corriere economia. e le banche usuraie il cui unico scopo è spolpare i loro clienti. cosi' han fatto con me, e con altri 12 milioni di italiani, coi loro fottuti fondi mobiliari. e sà chi mi ha fatto vedere la verità? un professore di 55 anni dell'università di torino, il grande BEPPE SCIENZA. leggi il suo Risparmio tradito, e l'altro la pensione tradita. dovrebbero obbligatoriamente inserirlo nelle scuole. pietre miliari x salvarsi. e mi ha aiutato moltissimo anche eugenio benetazzo coi suoi libri, i suoi report, le sue conferenze in giro x l'italia, svelando al pubblico la triste realtà. su come investono (malissimo) i nostri soldi le banche. e cosa combinano col signoraggio, e con quella grande porcata mega galattica che è la riserva frazionaria al 2%. ridicolo!! e lei pelanda non dice nulla? và tutto bene? in francia c'è un suo collega, un economista, a occhio avrà la sua età, si chiama BERNARD MARIS. uno che ha avuto il coraggio di dire la verità. chi sono gli economisti e a cosa servono. provi a leggere "lettera aperta ai guru dell'economia che ci prendono per imbecilli". sà cosa dice di trichet? che è un babbeo. che è un burocrate, che & egrave; un povero ignorante e quindi pericoloso. che quando stava crollando il credit lyonnaise, di cui era capo, tipo azioni cirio/parmalat stette zitto x paura che la gente sapesse, e non corresse in massa a vendere le azioni. certo era meglio che il popolo lo prendesse in culo, e le banche si salvassero. che grande uomo. questo MARIS mi parla di KEYNES, di ALLAIS, che disse che bisogna mettere la museruola al sistema bancario, vietare alle banche di creare moneta falsa, dire che la moneta bancaria è falsa, impedire alle banche di prestare fondi a un termine maggiore di quello relativo ai tassi a disposizione. e lei pelanda che mi dice invece? no no dobbiamo aver fiducia cieca in questi usurai, perchè invece i governanti sono tutti stupidi e ladri. e chi mi dice che questi banchieri di merda sono onesti? la vede solo lei questa fantomatica onestà. questo se permette mi fà un pò arrabbiare. se lei si ritiene un grande economista, ma soprattutto un uomo che ha a cuore il suo paese, la sua gente, i suoi figli, si tolga la maschera, e dica la verità sul signoraggio, sulla sovranità monetaria perduta, e su quello schifo che è la riserva frazionaria al 2%. 1)stornare i soldi rubati dalle banche col signoraggio al popolo italiano, pari a 1600milini di euro. 2) lo stato dovrebbe stamparsi da solo la propia moneta, senza chiedre aiutini inutili ad un tipografia privata (cioè la BCE). 3) portare riserva frazionaria al 100%. 4) l'italia cosi' rinascerebbe. chieda al suo collega NINO GALLONI. cosa be pensa, cosa dice. può dott. PELANDA rispondermi a questi quesiti elementari? spero di ricevere una sua risposta. cordiali saluti.

Marco Pernigo

16/6/2008

Caro Pelanda, non sarebbe male informare i lettori (io la leggo sempre volentieri sul Giornale di Vicenza) su tutte le possibili ragioni che portano alcune nazioni a rifiutare i vari trattati europei. Oggi lei ne fa una disamina intelligente, ma a parer mio incompleta. Perché non affrontare anche il problema del neoliberismo, che sembra essere una delle ragioni più trascurate dai media e che invece è causa importante di queste defezioni? Magari a cominciare dalla "traduzione" del termine per finire con una esauriente spiegazione della direttiva Bolkestein.

I temi economici, che secondo me assumono in questi anni una valenza maggioritaria-prioritaria, sono quelli che più degli altri la gente comune ignora. Sarebbe compito degli economisti come lei presentare spiegazioni valide, in modo che anche la gente comune cominci ad accorgersi di quali siano i problemi veri del mondo. Se voi economisti ce li tenete nascosti, non possiamo pensare che ad una vostra correità nei mali (voluti) che ci affliggono, guerre di rapina comprese.
Con stima, lucio panozzo.
Vicenza, 16/06/08
13/6/2008

non si tratta di «inflazione»

gentile professore

avevo visto, con piacere,che c’era un suo articolo di spalla nel giornale del lunedì ma poi consono riuscito a leggerlo e solo ora l’ho ripreso dal giornale ondine.

È inflazione, importata. Tremonti diviene sempre più uomo di spettacolo ma questo non risolve i problemi legati al petrolio.

Concordo con lei che bisogna ridurre la nostra dipendenza da quel sozzo liquido.

Non basta enunciarlo per risolvere bisogna fare.

Proposta:

  1. prepariamo la chiusura e poi procediamo alla chiusura del traffico privato nelle città all’interno delle circonvallazioni;
  2. Trasformiamo i tetti delle città in centrali elettriche per fotovoltaico;
  3. Sfruttiamo navi e treni per il trasporto delle merci.

Torniamo a vedere le stelle nelle notti cittadine

Suo giovanni gualtiero

10/6/2008

Caro Carlo Pelanda

Mi sono imbattuto nel suo articolo sulla direttiva Mifid e devo dire
che lei ha colto l'aspetto negativo fondamentale di tale direttiva.
Nata per proteggere i risparmiatori da maneggi poco corretti degli
intermediari finanziari, li "protegge" cosi' tanto che impedisce loro,
di fatto, di scegliere con liberta' i propri investimenti.
Se questi poi insistono a voler sottoscrivere tali strumenti, li
obbliga a fare lo slalom tra "appropriatezza", "adeguatezza",
"consulenza finanziaria", "gestione di portafoglio" ed a raccontare
all'intermediario tante di quelle frottole da negarsi di fatto ogni
possibile diritto di rivalsa nei confronti dello stesso.
Naturalmente sempre che l'intermediario voglia stare al gioco.

La confusione e' grande, aiutata in questo da una definizione di
"consulenza" che puo' essere tutto e il contrario di tutto a seconda
del lato da cui la si guarda.
Secondo un caro amico funzionario di banca e secondo le direttive della
sua banca la consulenza c'e' sempre, anche qualora vada all'ufficio titoli
e dica: voglio comperare una obbligazione che scade nel 2014, mi dice
quali sono in vendita oggi ?
Secondo un altro, promotore finanziario, e la sua rete di fondi la
consulenza non c'e' mai, loro si limitano ad illustrare i prodotti.

La chicca finale consiste poi nel fatto che la direttiva per meglio
tutelare (???) il risparmiatore stabilisce che egli debba dire all'intermediario
finanziario tutta la verita' e niente altro che tutta la verita': quanto
guadagni, quanti risparmi hai, quante case, quanto patrimonio, quanti
conti correnti, obbligazioni, azioni, fondi, marenghi, talleri, dobloni,
paia di mutande e annate di Topolino.
Perche' la banca A deve sapere che ho un conto anche presso la banca B,
con la scusa di tutelarmi ?

Pensi all'uso vischiano (da Visco) che si puo' fare di queste
informazioni.

Cordiali saluti

Paolo Barbante

31/5/2008

Neuroeconomia

Cervelli tra i carrelli
I processi decisionali dei consumatori analizzati con l'imaging cerebrale.
La razionalità arriva quando i giochi sono già fatti
 
 
 Entri in un negozio, vedi il prodotto che desideri comperare, ti informi sul prezzo, quindi decidi se acquistarlo oppure no. La teoria microeconomica tradizionale ci insegna che tale decisione è determinata dalla combinazione di una "utilità" ( consumare il prodotto ) e di una "disutilità" ( rinunciare al consumo di altri beni che avremmo potuto acquistare con gli stessi soldi ). Questa spiegazione sembra così rozza che gli economisti stessi hanno sostenuto che non andasse presa alla lettera. Il calcolo dell'utilità, secondo questa interpretazione, sarebbe più uno strumento per la previsione che per la spiegazione dei nostri processi decisionali.
 Negli ultimi anni tuttavia la neuroeconomia ha studiato - con l'ausilio di tecniche di brain imaging - i distinti circuiti neurali che si attivano in corrispondenza di una determinata scelta. E ha scoperto che, sorprendentemente, i nostri processi decisionali sono davvero piuttosto rozzi! Una decisione d'acquisto sarebe infatti niente altro che prodotto di una peculiare negoziazione " interiore" tra l'anticipazione del potenziale "piacere" che ci deriva dal possedere l'oggetto ed il potenziale "dolore" indotto dal separarci dal denaro. Ciò trova riscontro in tutti quei metoti studiati per rendere meno saliente il "dolore" del pagamento ( per esempio le carte di credito ) o per creare l'illusione di prodotti senza costo ( per esempio voli "gratis" ottenuti con la formula "mille miglia" ). E' evidenza neurofisiologica nota per esempio che la sola anticipazione di un guadagno monetario attivi i circuiti dopaminergici della gratificazione nell'area sottocorticale del corpo striato: gli stessi che si eccitano per i peccati di gola, il sesso e la droga ( in particolare la cocaina ).
 Quello che invece non era ancora noto fino alla pubblicazione dello studio di Brian Knutson e colleghi ( "Neural predictors of Purchases" ) è se effettivamente vi siano circuiti neurali capaci di reagire in modo distinto alle preferenze che associamo a un dato prodotto e al suo eccessivo costo. E, aspetto ancora più interessante, se l'osservazione dell'eccitazione di queste particolari aree possa quindi consentirci di prevedere la decisione finale: acquistare oppure risparmiare?
 E' stato chiesto a ventisei soggetti adulti e destrimani di scegliere se acquistare o meno a determinati prezzi una tavoletta di pregiato cioccolato Godiva ( anche se l'esperimento è stato svolto con più prodotti, in modo che le attivazioni riscontrate non dipendessero dal tipo di oggetto acquistato ), mentre si trovavano sotto risonanza magnetica funzionale. In coerenza con il fatto che differenti circuiti neurali per anticipare perdite e guadagni, si è potuto osservare che la preferenza per un prodotto è correlata all'attivazione del corpo striato. Mentre il suo prezzo eccessivo è correlato all'attivazione dell'insula. Abbiamo detto del corpo striato, area sottocorticale ricca di innervazioni dopaminergiche e centro di piacere. Ebbene, un'attivazione di una sua specifica parte, il nucleo accumbens, segnala la volontà di acquisto, ma solo se l'insula rimane disattivata. Occorre infatti sapere che l'insula ( un'area della corteccia confinante con il lobo temporale e frontale ) è deputata al controllo automatico delle sensazioni viscerali e delle corrispondenti risposte automatiche. Essa è anche nota per essere legata all'elaborazione gustativa ed olfattiva ( la sua stimolazione elettrica, per esempio, è in grado di provocare nausea ) ed alla valutazione e rappresentazione di stati emotivi negativi, per esempio rabbia e disgusto, presumibilmente anche in campo morale. E' infatti ragionevole ipotizzare che le strutture neurali reclutate dal disgusto fisico ( cattivo sapore, cattivo odore ) e dal disgusto morale ( si pensi all'espressione "masticare amaro" ) siano simili. Come avrete intuito, se ad attivarsi intensamente è quest'area allora, inorridito dal prezzo troppo alto, deciderai di non comperare l'oggetto del tuo desiderio.
 Molte delle nostre decisioni non sono tanto il prodotto di un calcolo consapevole quanto il risultato di una reazione affettiva e viscerale di fronte a ciò che codifichiamo come potenziale guadagno o perdita. Tale reazione è il primo e più influente passo verso la scelta d'acquisto. Sono infatti il piacere ed il dolore i protagonisti della scelta, che risulta essere il prodotto di una peculiare "competizione edonica". Il ragionamento deliberato arriva dopo, quando il processo decisionale è già bello e finito; e più che determinare la scelta, spiega al soggetto le sue stesse decisioni fornendo ragioni ex post che sono per lo più estrinseche. La razionalità dell'homo oeconomicus arriva a cose fatte: come la Nottola di Minerva, spicca il volo al fare del crepuscolo.
 
 
 
 
 
Fonte:
Brian Knutson, Scott rick, G. Elliot Wimmer, Drazen Prelec, George Loewenstein
"Neural Predictors of Purchases", Neuron 53, January 4, 2007.
21/5/2008

Gent.mo Proff. Carlo Pelanda

Mi trovo in stato confusionale nel vedere che le borse continuano a calare e gli investitori che sono presi nella rete non riescono più ad uscirne mentre attendono di recuperare si vedono erodere giorno per giorno i loro risparmi.Che farà il governo per tutelare i gonzi che si sono fatti fottere dai consulenti finanziari delle banche? Guardo Parmalat che dopo due anni era arrivata al prezzo di partenza ed ora si trova a 1,800 Unicredit che propone a 6,800 e malgrado dichiari un utile del40% le sue azioni scendono al 4,5 . Il governo Prodi come ultimo regalo detassa le banche  del 30% . Viene levata l' I.C.I a chi ha una casa ,mediamente il valore di un MESE d'affitto , e i disgrazziati che non hanno casa pagano ogni mese circa il valore dell'ici che i proprietari pagavano una volta all'anno  per questi poveri cristi nessun provedimento a loro vantaggioso.Insomma cambia il macchinista ma le carrozze di prima classe rimangono ai ricchi e alla media e alta borghesia.
Una prece
Lei che ha voce, la prego porti quest distinguo a coloro che forse fanno della cecità intelletuale una scusante al loro agire
Cordialmente e con tanta stima
Reggiani Giorgio
Verona
5/5/2008

Gentile Professor Pelanda,


lo so che stiamo attraversando un'epoca - sia economica che cuturale - perigliosa e ignota, alla fine della quale probabilmente il mondo sarà molto diverso da quello degli ultimi venti anni. E dunque svariate cause concorrono al fiotto di inflazione cui assistiamo ulteriormente: la Cina, l'India, milioni di ex-poveracci che vanno in scooter invece che in bici e d'improvviso bevono latte a litri, gli occidentali che col granturco sfamano i motori invece delle proprie bocche, eccetera.
Però secondo me le cose stanno in maniera più banale: come si è evitato (finora) il collasso totale del credito? Stampando moneta, anche se non lo si è detto apertis verbis. Moneta stampata sotto forma di titoli di credito che sono finiti nelle tasche degli "investitori istituzionali" alias mafia di banche & c., gli unici in grado di accedere a certi prodotti, che l'hanno prontamente rimessa in circolo, senza che però finisse nelle tasche delle persone (ovvio): ed ecco che in occidente (altrove chi se ne frega) i prezzi salgono mentre le buste paga languono.

Ho letto peraltro che la Bancha d'Inghilterra ha salvato Northern Rock scambiando titoli del debito pubblico britannico con le obbligazioni spazzatura. Cioè: i farabutti si tengono il malloppo e non perdono il potere sulla banca, mentre lo stato paga - anzi: si obbliga verso di loro! - senza per questo poter contare nemmeno uno strapuntino nel consiglio di amministrazione. Non mi si parli più di quanto sia rispettato il cittadino nella perfida (eh sì: per loro) Albione.

Infine, e lo dico da liberale e ex-liberista: Reagan e Tatcher hanno fatto grandi cose, ma la crescita economica è stata alla fin fine dovuta all'esplosione del credito al consumo (deve scoppiare anche questa, di bolle). E ora chi può salvare la baracca è solo il Vecchio Continente (anche nel senso di non-isola) dei trogloditi che invece di spendere a debito cercano di risparmiare. Che Silvio protegga le nostre tasche e se deve aiutare una banca, che la nazionalizzi!

Distinti Saluti e Buon Lavoro,

Giovanni Briganti

5/5/2008

Gentile Prof. Pelanda, in relazione al Suo rimarchevole articolo sul Sole 24 Ore, mi permetta di reagire in modo non-convenzionale al suo invito:“….Chi ha altre idee le dica , ora“.

Io ne ho una in quattro parti :Primo : unire in un trattato Svizzera, Lichestein, Montecarlo e S.Marino.Secondo :espropriare tutti i conti offshore dei Russi e Cinesi . Terzo : mettere in un treno blindato Bertinotti e Diliberto e spedirli in Cina a fondare un vero partito per il popolo. Quarto: mandare in Russia Emilio Fede e Lele Mora . A questo punto si è messo fuori gioco Cina e Russia e indirettamente Africa e America Latina.

 

Vediamo ora che fare in USA , Facciamo vincere la Ilaria Clinton ,( in quanto unica che può farcela con McCain ), la facciamo incontrare in Sardegna con Silvio e si innamorano perdutamente divorziando dai reciproci consorti. Bondi li converte al cattolicesimo . Ilaria Clinton dichiara il cattolicesimo la religione USA diventa terziaria francescana e presidente a vita degli USA . Silvio invece si fa terziario salesiano. Dopo la morte di Ilaria ( all’età di circa 112 anni ) riesce a vincere il Conclave e farsi nominare Papa ( Silvio Benedetto Magno I). Finalmente riesce a diventare il trait d’union tra Russia ( convertita ormai al cattolicesimo da Frattini ) e gli USA , a questo punto può convertire gli ebrei al cattolicesimo grazie a Elia Valori . Il Vaticano governa il mondo per tutta la vita di Silvio ( 2130 d.C.) . Pelanda finalmente si incazza e scrive un pezzo di fuoco sul Corriere ( Vaticano) ….

Spero la diverta, ma c'è un messaggio per pochi tra le righe così come ce ne era uno per pochissimi tra le sue.

 

Anonimo finanziario

24/4/2008

Gent.mo Dott. Pelanda,

ho letto con interesse e condivisione il Suo articolo sul Sole 24 Ore di ieri dal titolo “Grandi scelte tutti insieme”.

 

Vorrei solo aggiungere un personale modesto contributo.

 

In particolare condivido la necessità di “fare squadra” ma mentre alle quattro emergenze indicate - volume del debito, costo dell’apparato statale, produttività piatta e squilibrio impoverente fra salari e prezzi – aggiungerei una quinta anch’essa “curiosamente italiana” … ovvero “la forte spinta alla disgregazione socio-territoriale” che quella incarnata dalla Lega di Bossi è solo “esempio geografico” dato che persino fra vicini di casa si manifestano ormai gli egoismi più inattesi, mi preme osservare che forse sarebbe opportuno avviare una seria riflessione sul termine “sviluppo” meglio se seguita da una successiva campagna sociale d’educazione allo sviluppo in coerenza con la definizione individuata per il medesimo (sviluppo che oramai deve necessariamente essere accompagnato dal termine “sostenibile”).

 

Peraltro questo è uno dei compiti di partiti politici seri che impostano le proprie proposte non limitandosi solamente a fare spot … peraltro come succedeva tempo fa non tanto perché c’erano la DC e PCI ma perché c’erano disavventure storiche da cui uscire indenni

 

Sa perché Le dico questo ?

 

Posso assicurare che nella mia Terra, la Basilicata, Regione notoriamente appartenente al Sud Italia, quel Sud così maltrattato dalla Lega e che taluni politici locali sono invece così bravi a spacciare come “Regione di eccellenza”, non mancano le energie positive e mentalità anche più evolute di talune nordiche.

 

Sempre più spesso però io sento dire :

 

“... ma sviluppo per andare dove ? Per la verità io non sto male così come sto ! Devo lavorare di più per poter per compare di più ed inquinare di più ? La FIAT vuole produrre macchine a ripetizione ed io voglio mica cambiare macchina ogni anno solo per riempire di rottami gli scassi ?!”

 

Al di là della superficialità delle suddette affermazioni, rimane comunque evidente che fare gioco di squadra impone chiarezza e condivisione sul “campionato da giocare” e sul premio finale…evitando furbizie.

 

Cordialmente.

 

 GDN

11/4/2008

Una domanda fulminante: ma a nessuno e' ancora venuto in mente che
prima del 13 aprile viene l'11?

Non pensi subito che stia dando i numeri, mi sto riferendo a cio' che
successe in Spagna l'11 marzo 2004, alla vigilia di elezioni in cui il
partito dato vincente era quello piu' filo americano e interventista
in Iraq.
Sono molte le analogie tra la situazione spagnola di allora e quella
italiana di adesso e se dovessi pensare ad un paese in cui mettere in
atto cio' che pochi giorni fa ha incitato a fare Al Zawairi, non potrei
che pensare al nostro.
Purtroppo noto una assenza totale di attenzione al problema, sia
mediatica che, spero di sbagliarmi, istituzionale: in breve ho paura
che ci faremo trovare con le braghe calate. Non che con il governo
che ci troviamo le braghe siano state alzate in molte occasioni, ma
questa volta ci sarebbe poco da scherzare.

Perche' un attentato adesso?
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Il terrorismo di Bin Laden ha avuto sempre come obiettivo l'economia
occidentale, ben sapendo che solo mettendo in ginocchio questa potra'
vincere la sua partita.
Nel 2001 non colpi' Washington, potere politico, ma il World Trade
Center a New York cioe' il potere economico.
Di fatto l'attentato causo' una frenata dell'economia mondiale,
accompagnata da una rivoluzione totale nel mondo degli affari.
Cambiarono le modalita' di accesso agli stati, lo scambio delle merci, i
prezzi delle materie prime, l'equilibrio energetico dei paesi dipendenti
dal petrolio e molto altro ancora.
Oggi il mondo e' in una situazione estremamente critica: l'economia in
stallo, il prezzo del petrolio alle stelle, il dollaro ai minimi e la
crisi di liquidita' delle banche dovuta al terremoto dei mutui sub-prime
non lasciano spazio ad alcun polmone compensativo o paracadute.
Quale momento migliore per colpire?
Un attentato adesso potrebbe spingere l'occidente nel baratro.

Perche' in Italia?
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Perche' se voglio far cadere qualcosa colpisco il sostegno piu' debole.
L'Italia e' il paese piu' vulnerabile, quello che piu' facilmente puo'
crollare economicamente portando con se' gli altri.
Non dobbiamo dimenticare che dipendiamo energeticamente quasi
interamente dall'estero, in particolare dal petrolio arabo e dal gas
russo/libico e non abbiamo materie prime. Questo fa si che le nostre
possibilita' di ripresa in un contesto di crisi siano molto basse.
Il governo attuale ha di fatto abbassato la guardia su ogni aspetto
della sicurezza nazionale, in particolare immigrazione, proselitismo
islamico, controllo del territorio, antiterrorismo.
Siamo alla vigilia di elezioni importanti che potrebbero portare in
carica un governo in grado di ridurre la vulnerabilita' intrinseca del
nostro paese rendendo piu' forte l'intero castello occidentale.
Mediaticamente non si parla di un possibile attentato in Italia e questo
comporta un basso grado di attenzione nella popolazione civile.

Dove e come?
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Nell'Italia di oggi, duole dirlo, e' possibile qualsiasi cosa in
qualsiasi luogo. Non voglio dare idee ai terroristi qualora questa
lettera venisse pubblicata e mi tengo le mie ipotesi sul come. Per il
dove ritengo valido il motivo per cui l'11/9 scelsero New York e dico
Milano e non Roma.

Cosa si puo' fare?
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Niente panico ne' allarmismi inutili, solo cerchiamo di alzare il grado
di attenzione del paese. Oggi uno zainetto dimenticato su un treno porta
a pensare a quel poveraccio che lo ha smarrito. In un paese pronto porta
ad avvertire la polizia. E' solo un esempio ma la differenza tra un
attentato riuscito e uno fallito la fanno i piccoli ed insignificanti
particolari.
E non dimentichiamoci che la miglior difesa e' fare in modo che
l'avversario debba cambiare i suoi piani ed improvvisare.

Chiaramente sarei felicissimo di sbagliarmi completamente ed essere
definito paranoico.

Un cordiale saluto da un affezionato lettore Suo e del Giornale
Ing Roberto Bolis

3/4/2008

 

Caro Pelanda,                                                                                                   Grosseto  3.4.2008

     il gettito fiscale continua a crescere, addirittura un più 10% nei primi mesi del 2008, nello stesso tempo siamo tutti allarmati per la crescita dell'inflazione 3%, 4% o più a seconda  delle stime.

Il cosiddetto risanamento della finanza pubblica ha prodotto dunque una notevole massa di risorse che lo Stato ha incamerato,una massa superiore a quella prevista.

Non è chiaro se e di quanto sia stato ridotto il debito pubblico, né quale sia, in realtà, il disavanzo pubblico attuale. 

Chi ha pagato il conto di questa operazione?

Tutto il denaro che "gli evasori" sono stati costretti a versare nell'erario, da dove proviene?

Commercio, servizi, distribuzione e produzione sono stati spremuti; recuperando una fetta di evasione ed elusione più o meno grande, oggettivamente aumentando la pressione fiscale globale.

È un costo in più che gli attori economici hanno dovuto recuperare, per mantenere i conti in equilibrio, talvolta per sopravvivere.

Hanno dovuto scaricare sui prezzi i costi aggiuntivi; non c'è alcuna alternativa.

Colui che paga il conto e’ sempre e comunque il consumatore finale; e, come sempre, i più penalizzati sono stati proprio i più deboli della società.

Nel frattempo i prezzi hanno cominciato a crescere per conto loro spinti da un aumento della domanda mondiale di materie prime che, oltre ai combustibili fossili, ha interessato ferro, grano e molte altre risorse agricole e naturali che finora interessavano quasi esclusivamente le società industrializzate.

Una politica miope ha caricato una situazione già minacciosa per motivi internazionali di un extra prelievo fiscale che minaccia di far crollare un castello di carte già poco stabile.

Ci troviamo oggi con uno Stato sempre più ricco ( per modo di dire) e con dei cittadini sempre più poveri; è una situazione che non durerà a lungo, la crescita economica, già vicina allo zero, calerà ancora e con essa, fatalmente, gli incassi dell'erario.

Molti dei cosiddetti esperti sostengono che il gettito fiscale non si può ridurre, che le finanze dello Stato hanno bisogno di quei soldi; c’è da dubitare della loro conoscenza, il gettito fiscale si ridurrà comunque da solo ed in modo difficilmente recuperabile.

Quando l'erario si prende la metà del reddito, ed in Italia potrebbe essere più del 50%, non è possibile alcuno sviluppo economico; se poi le esportazioni frenano....

L'evasione fiscale e il consumo di merci prodotte in paesi che pagano pochissimo il lavoro hanno consentito a milioni di soggetti con redditi medio bassi di sopravvivere, facendo una potente azione di calmiere,  tanto più evidente nel sud.

Sono risparmi a due cifre percentuali; ogni tentativo di incidere su questo o su quello aumenterà la platea delle famiglie che non arrivano a fine mese.

Ma la giustizia sociale..... i diritti dei lavoratori dei paesi emergenti..... sono parole, concetti teorici; gli effetti pratici dell'inseguimento di questi slogan sono prezzi più alti e poveri più poveri.

Navighiamo in una situazione mondiale difficile con un paese che non sembra in grado nemmeno di comprendere i meccanismi dell'economia.

Abbiamo ascoltato in questi giorni l'annuncio trionfale del nuovo "tesoretto"; quale che sia questa cifra, sono risorse tolte alla crescita e gettate in un pozzo.

Ed i cittadini sono ancora un po’ più poveri, tutti.

Cordialmente

 

 

Roberto Alessi

Grosseto

21/3/2008

trovo il concetto di una grande allenza molto interessante e suggerisco che la stessa debba essere sviluppata su valori morali e spirituali al di là dell 'utilitarismo e materialismo sfrenato che predomina oggi.  Le auguro buon lavoro ed una felice Pasqua. Toni Brandi

21/3/2008

Gent.mo Prof. Pelanda,
Ho da sempre idee che si ispirano al pensiero liberal-democratico ma non
ho mai avuto esperienze politiche dirette.
Sono  rimasto  profondamente  colpito dalla sua tesi sulla necessità di
una grande  alleanza  tra  i  paesi  democratici  finalizzata  a condizionare
e limitare  il  peso  che  paesi  come la Cina o le nazioni Islamiche,
regimi contraddistinti  dalla mancanza totale o parziale di rispetto per i
diritti dell'uomo, vanno purtroppo assumendo nel contesto mondiale.
Mi  piacerebbe  avere  da lei un consiglio su come partecipare
attivamente, nel  tempo libero che il lavoro mi consente,  ad associazioni o gruppi
che adottino questa sua teoria come stella polare per il loro agire politico.

Stefano G.
Milano

18/3/2008

Gentile professore

L’articolo di oggi mi ha fatto venire in mente la sua lunga saga sull’economia italiana perennemente  al giro di boa che dispettoso tardò anni ad arrivare.

Lo sa cosa farei col favore di qualche banca amica?

Approfitterei del costo sempre più infimo del dollaro per indebitarmi in dollari per comperare euro.

Chissà quante brave persone lo stanno facendo.

Si ricorda i mesi che precedettero la dichiarazione di inconvertibilità del dollaro? Non so se allora il governo americano finanziava, con bassi tassi d’interesse l’indebitamento in dollari per comperare oro.

Suo Giovanni Gualtiero

17/3/2008

Buongiorno prof. Pelanda,

Leggo con molto piacere i suoi articoli sul Giornale di Vicenza e li trovo molto chieri ed esaurienti.

Recentemente ho visto un film-documentario svizzero sulle reserve di petrolio. Non so se in Italia e ancora uscito (mi sono trasferito in Inghilterra 4 anni fa), ma ho trovato questo film estremamente illuminante e che fa molto pensare riguardo al nostro futuro. L’unica incognita e’ sapere se i nuovi assestamenti che arriveranno con la riduzione di energia dai combustibili fossili saranno lenti e graduali oppure porteranno un vero e proprio terromoto sociale ed economico. Penso che la crisi che la crisi USA sia gia’ un assaggio di quell che sara’ per venire.

Mi permetto di consigliarle questo film nel caso non ne avesse ancora avuto l’occasione di vederlo.

http://www.oilcrashmovie.com/

Cordiali saluti,

Louis Dal Zotto

1/3/2008
Caro Prof. Pelanda,
Mastriccionia non è una terra di e per uomini liberi. E', anzi, un luogo dove si dovrebbe avere paura a muoversi e respirare. I peggiori tassatori del mondo sono qui. Tassatori e ricettatori, pronti a beatificare un 'pentito' non dissimile dalle canaglie che sciolgono i bambini nell'acido e poi si pagano lo sconto di pena denunziando quelli che stanno antipatici ai giudici e ai loro lacché politici. In fondo, un banchiere è solo un mafioso ripulito, ma necessario come e più di questo al funzionamento della società. Quindi, accettiamo pure i banchieri, ma a patto che non siano iscarioti. Vero è che il tizio che sta facendo felici i vampiri europei (ma anche quelli a stelle e strisce) appartiene alla categoria dei bancari, vale a dire che è un servitore dei banchieri, preso a pedate dai suoi padroni e trasformatosi per vendetta in delatore. Per farla breve, ha sputtanato centinaia di clienti della banca dove lavorava, la maggiore di Vaduz, capitale del benemerito principato del Liechtenstein. Benemerito per chi ama la libertà, in quanto non spreme i propri cittadini con balzelli assurdi e iniqui, e perché accoglie con uguale generosità chiunque decida di investire secondo le sue leggi. I paradisi fiscali sono un bene da proteggere, alla e sulla faccia dei moralisti sanguisughi, che adesso stanno banchettando per essere riusciti a mettere le zampacce su quattro dvd che documenterebbero gli interessi di tanti vipponi, anche italiani, finora ben protetti dalle casseforti a tempo di Vaduz. La caccia all'evasore fa compiere autentiche porcate, come l'acquisto da un funzionario infedele di informazioni protette dalla normativa di uno stato sovrano. L'hanno fatto gli ispettori del fisco crucco, girando poi i dischi alla banda di Visco, che adesso sogghigna, lui candidato trombato prim'ancora di finire in lista, perché nel mazzo ci sarebbero nominativi del centrodestra vaticinato trionfante alle prossime elezioni. Conoscendo don Vincenzo, si sospetta il possibile ricatto nei confronti di costoro, e qualche frescone intelligente tuona "fuori i nomi!", illudendosi di spuntare l'arma di Mister Condon. Ma chi scrive ha un altro pensiero: se la lista esiste, dovrebbe essere bruciata sulla pubblica piazza, coram populo, invitato d'onore il principe Alois del Liechtenstei, giusto per dimostrare che non si pigliano in giro le leggi di un altro stato, soprattutto se di gran lunga migliori delle nostre.
 
                   Giovanni Maria Mischiati - Torino
15/1/2008

Caro professore condivido pienamente le Sue ‘sagge’ considerazioni sull’esigenze di revisione degli approcci che potrebbero condurre ad un cambiamento delle relazioni nel contesto della corrente (e sta correndo assai velocemente …. ahinoi !).

Come ogni buon ‘conservatore’ sa, ciò che fa la storia non sono gli intellettualismi più o meno platonici ma le concrete azioni sul campo e ciò richiede in ultima analisi di accettare che le negoziazioni avvengano sempre con un indissolubile mix di ‘bastone e carote’.

In ultima analisi non ha senso cercare ‘soluzioni politiche’ prima di avere dimostrato una credibile capacità di trovare ‘soluzioni militari’ e di accettare di rinunciarvi solo se la controparte accetta i rapporti di forza.

In economia i rapporti di forza sono solo quelli intrinseci alla competitività produttiva e al tasso di innovazione tecnologica che viene dimostrata ed anzi propagandata costantemente. L’Europa cerca invece di rifugiarsi in astrattissime contabilità morali delle sue aziende restando poi bloccata in casi-Alitalia defatiganti e erosivi delle risorse prodotte o in ancora più Pulcinelleschi casi-EnergiaNucleare rinunciando a un uso strategico di uno dei pochi settori industriali in cui Italia-UK-Francia-Germania potevano vantare una competitività mondiale o in casi-PattumeNapoli in cui si pagano industrie estere per impiegare le proprie scorie che consentono ai concorrenti di ammortizzare così più rapidamente i costi dei termovalorizzatori (eufemismi idioti unico prodotto originale dei nostri intellettuali).

I pochi veri ‘innovatori’ (da Mattei a Berlusconi a Del Vecchio) vengono contrastati da conventicole di ‘menti sottili’ (da Moro ad Agnelli a Lama a De Mita a D’Alema) che cercano di giustificare le loro ‘resistenze’ alla egemonia del ‘libero mercato’ e della forza di trascinamento dell’innovazione tecnologica e industriale accampando ‘superiorità’ etiche del ‘modello Europa’ rispetto al vile ‘mercantilismo’ USA (salvo poi prostituirsi ogni volta che per mancanza di risorse devono ricorrere ad equilibrismi politici per ‘abbassare la cresta’ senza troppo ‘perdere la faccia’.

Se un Prodi, un Bassolino, una Russo-Jervolino possiedano ancora una ‘faccia’ da poter perdere.

Anche Sarkozy deve fare i conti con una nazione priva di attributi.

Forse Thatcher e Blair possono ancora presumere di guidare una nazione che ha ancora attributi adeguati ad accettare la sfida della globalizzazione, vedremo nei prossimi mesi se Reichlin (Blair secondo lui è un reperto archeologico) o Blair-Sarkozy riusciranno a ‘trascinare’ letteralmente l’Europa tutta all’incontro con gli USA nell’imporre il ‘modello capitalista occidentale’ al resto dei Paesi in via di sviluppo (sviluppo di civiltà prima che economico).

Cordialmente

Carlo Vitali

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