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Carlo A. Pelanda
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Lettere a CP del 2005

29/12/2005

Scenari globali
Cosa si può fare di meglio in questo fine 2005 se non riflettere sui macroscenari pensando a vie d’uscita salvifiche?
Ha iniziato a farlo, da scienziato, e magnificamente indicando soluzioni politiche in Italia il prof. C. Pelanda nel suo articolo ‘S. Giorgio e la sfida occidentale’ (il Giornale 27 dicembre).
Io rifletto da cattolico su quello che dice.
In un punto del suo articolo dice il prof. Pelanda:
“Per inciso, la fine del 2005 coincide con una sorta di consolidamento dello «scenario islamico» che è stato la priorità strategica assoluta dal 2001 in poi. Ci saranno ancora guai, anche gravi, ma i dati mostrano che l'offensiva jihadista è contenibile e contrastabile fino alla sua dissoluzione”.
A me sembra che il nemico numero uno dell’Occidente rimanga il terrorismo jihadista. Questo si potrà dissolvere nella misura in cui si impedirà a Osama l’uso dell’atomica o di armi chimiche o biologiche di distruzione di massa.
Gli interrogativi:
La IV guerra mondiale secondo lo scenario di Norman Podhoretz è legata inesorabilmente all’inizio dell’uso di armi di distruzione di massa?
Il nuovo ordine mondiale secondo il modello dal prof. C. Pelanda chiamato” S. Giorgio”con attori: America, Europa, Giappone, India, può realizzarsi senza catastrofi nucleari considerando che l’altro modello “del Drago”con attori: Cina, Russia è dotato di armi nucleari ed ha alleati in Occidente, Francia, Germania, Spagna, America di Clinton e Italia di Prodi ? Il modello del Drago non può avere la tentazione di strumentalizzare il terrorismo islamico?

In conclusione la filiera logica potrebbe essere:
1) L’inizio dell’uso delle armi di distruzione di massa inesorabilmente avvierebbe la IV guerra mondiale ( guerra finale ).
2) I due blocchi “S. Giorgio” e “Drago” si trovano fermi sull’orlo di in un nuovo equilibrio del terrore.
3) Una FEDE aperta all’uomo può segnare il passaggio dal terrore all’amore.
4) S. Paolo ai Filippesi : “Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, amabile, onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri”
AMEN

24/12/2005

Mi riferisco all'editoriale di oggi "San Giorgio e la sfida occidentale". Ad
un certo punto lei cita le "élite nazionalcomuniste cinesi". Lei trova ci
sia qualche differenza fra le "élite nazionalcomuniste" e le "élite
nazionalsocialiste"? In ambedue i casi ci troviamo di fronte a regimi a
partito unico in presenza di strutture e metodi del capitalismo.
Ho tentato molte volte di fare questa domanda ad uomini politici o
giornalisti ed editorialisti, ma non ho mai avuto una risposta. Forse
l'argomento è di scarso interesse. Mi farebbe piacere che qualcuno mi
spiegasse perché, mentre il nazionalsocialismo (e di conseguenza il
fascismo) costituisce il male assoluto, il nazionalcomunismo  è così ben
tollerato da essere ammesso, fra l'altro, al WTO.
Mi corre l'obbligo di farle presente che il vocabolario del mio computer mi
segnala come errore "nazionalcomunismo" mentre, ovviamente accetta
"nazionalsocialismo". Provvederò ad introdurre nel vocabolario
"nazionalcomunismo".
La ringrazio per l'attenzione e le invio sinceri auguri per il nuovo anno.

Luigi B.  Milano

24/12/2005

Governare una Banca Centrale che non può emettere moneta, è come essere il marito impotente di una donna bellissima e vogliosa. La Banca Centrale dovrebbe servire a difendere l'equilibrio tra moneta, investimento e risparmio a difesa di un reddito di piena occupazione. Decidendo quanti buoni del Tesoro emettere, per finanziare i progetti nazionali, pur mantenendo i tassi di interesse allineati a quelli delle altre nazioni, garantendo quindi un tasso di cambio appropriato affinchè i beni nazionali non cadano preda delle speculazioni internazionali e siano esportabili in un regime di cambi congrui. Essa decide le riserve delle banche nazionali, regolando di conseguenza la quantità di moneta in circolo nel mercato, per mezzo dell'effetto moltiplicatore del prestito, che ogni singola banca può apportare alle altre, riducendo o espandendo la quantità di moneta e quindi aumentando o riducendo il costo del denaro: lavoro difficile e complesso, quello del Governatore di una Banca Centrale! Ma cosa accade, quando, presuntuosamente, si pensa di poter accentrare i compiti dei maggiori esperti in materia di moneta interesse e reddito dei più importanti paesi del mondo e si toglie loro la gestione della leva finanziaria? Accade che i vasi comunicanti si aprono, il reddito si ridistribuisce, la moneta manca, l'interesse cala. Le genti emigrano, la competitività vacilla, i prezzi cambiano, la realtà cambia. Cambia impropriamente, come impropriamente furono cambiati i marchi dell'est al prezzo di quelli dell'ovest, nel paniere di un'unità di cambio europea ponderata sulla produzione della Germania dell'ovest, ma cambiata sulla base di quella media tra Germania dell'Ovest e Germania dell'Est. E furono svalutate le valute forti di Italia e Gran Bretagna per stornarne gli effetti, ma la Gran Bretagna non cadde nella trappola, optando fuori da un'accordo sbagliato, che vide pagarne le conseguenze solo a chi fu abbastanza cieco da non accorgersene. Certo, per la Germania divisa, la riunificazione valeva qualsiasi prezzo e per la Francia giacobina, la redistribuzione valeva una messa. Fu solo l'Italia Craxiana a subirne la sconvenienza, tanto che fu necessaria un'impietosa pulizia etnica dello scomodo ambiente politico, troppo saggio da accettarne il prezzo. Si poterono quindi cantare le Prodiane filippiche europee, per convincere, Kiplingianamente, un elettorato ignorante a cadere in trappole per stupidi messe da mascalzoni. Ci stupiamo se oggi il Governatore della Banca Centrale fa insider trading, e che cos'altro potrebbe fare, per giustificare il suo stipendio?

Duccio Fanfani

21/12/2005

gentile professore,
che tempi.
l'uscita di Follini dalla scena
politica è una grossa perdita per il centrodestra, Berlusconi, con i
suoi 3X6 cinque anni fa dava fastidio, adesso è ridicolo.
uova marce,
io quest'anno evito accuratamente tutti i prodotti industriali con uova
a cominciare dai pandori.
scandali finanziari, la matrice di tanto
marciume è il finanziamento dei partiti, c'è bisogno di soldi, chi li
porta, non importa dove li trova fa carriera. più su andiamo più c'è
del marcio. destra e sinistra pari sono.
non so se le ho già sottoposto
la mia idea su come spezzare il vincolo soldi-partiti, qui sotto
aggiungo il mio volantino
il mio prof di statistica mi ha confermato,
che da un punto di vista matematico, è corretto.
Auguri di Buon Natale
giovanni g. (Vicenza)


Proposta di una possibile democrazia diretta.

Il
parlamento formato da:

1.deputati estratti a sorte tra tutti i
cittadini in possesso del diritto di elettorato attivo ed inscritti in
un apposito elenco di cittadini disposti ad impegnarsi di persona
I
sorteggiati, prima dell’investitura, verranno adeguatamente informati e
istruiti da professori universitari a ciò incaricati. I deputati
rimangono in carica per 5 anni e ogni sei mesi un decimo degli stessi
cessa e viene sostituito dal nuovo gruppo sorteggiato.

2.Deputati
nominati tramite elezioni dai cittadini non inseriti nell’elenco dei
volonterosi.

Vantaggi
Se la quota dei seggi coperta dal punto uno è
significativa, l’attuale struttura di partiti sarà impossibilita ad
esercitare pressioni coercitive sui deputati e i soldi saranno
ininfluenti.
Il parlamento sarà composto di un ugual numero di donne e
di uomini, saranno rappresentati operai, artigiani, imprenditori,
disoccupati, industriali e pensionati col peso numerico proporzionale a
quello che essi hanno nella società.
I partiti saranno fonte di
elaborazione e innovazione della proposta politica e non di posti di
lavoro.

Il governo esclusivamente tecnico (dirigenti della pubblica
amministrazione)

20/12/2005

Al prof. Carlo Pelanda per la sua
DEMOCRAZIA ATTIVA

Carissimo prof., mi ha commosso ed entusiasmato quando scrive nel Suo articolo del 18/12/2005 su il Giornale:
“Poesia e razionalità. La prima mi fa urlare di gioia ed invocare l’abbraccio alla nuova democrazia in atto in Iraq. La seconda fa vedere che il sogno democratizzante è fattibile”.

Gli ‘amici politici che la prendono bonariamente in giro’ hanno torto. Non sanno di avere la mente bloccata da quella cultura che Ratzinger, nell’omelia della Missa pro eligendo Romano Pontefice, cosi efficacemente descrive:
“Si va costituendo una dittatura del relativismo, che non riconosce nulla come definitivo e che lascia, come ultima misura, solo il proprio io e le sue voglie”.

E’ una cultura che sbarra le porte al Vangelo e le apre ad ogni forma chiara o mascherata di crudeltà, di violenza e di disprezzo dell’uomo.
Si pensi alla degenerazione post moderna della cultura dei lumi che nel solo 1900 ha promosso l’impedimento della nascita ad un miliardo di essere umani già concepiti.

Caro prof. Pelanda Lei è dotato della massima razionalità e della conoscenza delle regole dell’economia in rete digitale.
Spetta a Lei portare nel corpo della società del XXI secolo il progetto di “democrazia attiva” farlo vivere e crescere perché l’umanità si allontani dall’angosciante alternativa:
distruzione – nuova civiltà globale. Gli esseri umani, tutti, sentono la necessità di percorrere in sicurezza e con serenità le sempre nuove e più complesse vie dello sviluppo.
Si, spetta a Lei, con la schiera dei giovani ricercatori scienziati. Ma occorre una svolta.
Gli irenismi ad ogni costo della dittatura intellettuale relativista, oggi, non aiutano nessuno ma aiutano soltanto il terrorismo islamico.
Ricerca tenace di punti di contatto, infaticabile recupero di ciò che vi è di buono è sacrosanto, e va perseguito con tenacia e pazienza sempre. Ma c’è il momento della rottura del taglio, come Lei ha insegnato a tutti quando in tv ha preso a schiaffi l’iman arrogante e maleducato che dava lezioni di crudeltà e disprezzo dell’uomo.

Tento di dirle che il suo gruppo di scienziati ricercatori che lavorano al progetto ‘democrazia attiva’ necessitano di un rapporto vitale con il Vangelo al fine di poter realizzare il risanamento e il ritorno della nostra cultura alla magnificenza della cultura dei lumi che la dittatura degli intellettuali del relativismo ha fatto degenerare in squallido esercizio di lotta alla Chiesa e a nostro Signore Gesù.
Auguri di buon lavoro e di Santo Natale.
Con la solita stima Epifanio Giudiceandrea

18/12/2005

Caro Pelanda, nel mio piccolo sono stato sempre favorevole all'esportazione della democrazia:tanto che credo di essere stato uno dei pochi in Italia ad auspicare la vittoria totale degli Stati Uniti in Corea e Vietnam.Purtroppo l'Università,lungi dall'essere come da lei auspicato ,il luogo deputato all'analisi ed alla rielaborazione,è solitamente zona ad alto tasso di conformismo e cautela.Comunque auguri per la sua battaglia.

Francesco C.
18/12/2005

gentile professore, leggo e apprezzo il suo contributo odierno (il Giornale 18 dicembre 2005), anche se un po' utopico a mio vedere in quanto rivolto ai suoi colleghi cattedratici che, notoriamente, costituiscono la stragrande maggioranza della sinistra intellettuale de' noantri, e come tali sordi, strutturalmente sordi mi permetterei di dire, a ogni istanza di vera democrazia. E poi, che cosa sono queste americanate, visione e passione ?, buone forse per il marketing punta di diamante dell'odiato capitalismo, ma non certo per la Politica (p maiuscola d'obbligo, naturalmente), direbbero essi.

Vorrei però soffermarmi con lei su un'altro punto, che riguarda la comunicazione: il suo scritto di oggi, io ritengo, così come tutti quelli che l'hanno preceduto sullo stesso medium, un quotidiano, proprio in quanto ospitato da "quel" giornale comunica (invia un messaggio) a ricettori di comunicazione che sono già in sintonia (perlomeno nella stragrande maggioranza) coi temi sociali e civili che lei preconizza: i lettori del Giornale sono già, nel caso di specie, sostenitori della democrazia.
Non è lì (a loro), a mio parere, che deve esere indirizzato quel messaggio; non è quello il target di cui ci preme ottenere consenso. Se il compito che lei si assume, e per il quale cerca compagni di strada, è quello se non di aumentare l'assenso, almeno di attenuare il dissenso sulle sue tesi, non crede lei che bisognerebbe cercare altri media per veicolare il "nostro" messaggio?
con viva cordialità
Pier Giorgio C.
18/12/2005

gentile professore
indubbiamente la nuova ferrovia ad alta velecità è
necessaria, direi indispensabile in un paese che non iveste nelle
ferovie da cento anni.
progresso lei dice, progresso è il motto di
fini, 2il progresso è a destra" peccato però che poi ci sia uno
storace, impegnato a continuare le grida di manzoniana memoria.
"il
massimo sconto" "obbligo di indicare il prodotto alternativo"
non le
viene mai da ridere pensando che ci sono degli sprovveduti che votano
questa gente?
giovanni gualtiero

12/12/2005

Egregio Dott. Pelanda, leggo sempre con molto interesse le Sue illuminanti riflessioni politico-economiche pubblicate da il Giornale. Vorrei sottoporLe una questione da "dibattito" che secondo me è fondamentale nella fase attuale di sviluppo a cui sono arrivate le democrazie occidentali. Prendendo spunto dall'articolo di oggi, 12 dicembre 2005, c'è una contraddizione non risolta alla base delll'atteggiamento dell'Occidente nei confronti del terrorismo fondamentalista islamico che anche Lei mette in evidenza. Ovvero il fatto che gran parte del pensiero liberal sostiene il garantismo "a tutti i costi." Nelle indagini di intelligence, nei processi, nel trattamento dei prigionieri, nel rcorso a leggi straordinarie ecc. Perchè, dicono, " siamo democratici ed il primo dovere di un democratico autentico è rispettare i diritti umani e civili anche dei nostri nemici. Perciò dobbiamo essere i primi a dare il buon esempio, anche contro coloro che usano le nostre stesse garanzie per farci del male." Questo è uno dei frutti della malintesa frase attribuita a Voltaire nel Trattato sulla tolleranza: "Non condivido le tue idee ma combatterò fino alla morte perché tu le possa esprimere liberamente."  Bene: se prendiamo alla lettera questa pur saggia sentenza, la democrazia è arrivata al capolinea perché, per non rinnegare sè stessa, dovrà scegliere una morte certa: la propria. Come se un iscritto al WWF si rifiutasse di ammazzare un cobra che lo sta minacciando di morte per non colpire una "creatura della Madre Terra." Da qui, applicando una sorta di rasoio di Occam, la questione nuda e cruda: io, sistema democratico, per motivi altamente morali rispetto il tuo diritto di esistere come uomo libero anche se approfitti della libertà che io ti concedo per farmi un culo grande come una casa e poi, magari, per sgozzarmi come un maiale. Insomma, io ho grande rispetto per te ma in fin dei conti RINUNCIO AD AVERE RISPETTO PER ME STESSO. Allora, il dilemma diventa questo: è più importante che io rispetti il tuo diritto alla libertà, anche quello di farmi del male (perché lo imponne la "morale" della democrazia) o è più importante che io difenda la mia vita (che mi impone la natura stessa)? Il paradosso è che per i liberal ad ogni costo un albero diventa più importante della foresta stessa: un piccolo diritto salvaguardato ad un singolo uomo diventa un grande diritto negato a una moltitudine di persone: quello di esistere.

Insomma, per riprendere il Suo articolo, l'obiezione all'obiezione di chi difende i diritti umani di un potenziale terrorista "...e se quello uccidesse tuo figlio, cosa penseresti?" io l'avrei sviluppata così: "Bene, caro socio di Amnesty International, hai salvato un uomo dalla tortura e dalla prigione, però col tuo atteggiamento forse hai condannato a morte un milione di persone tra cui, presumibilmente, anche tuo figlio. Come si fa a parlare di rispetto del diritto alla libertà di una singola persona mettendo a rischio il diritto all'esistenza, ancor più fondamentale, di milioni di persone? Sono forse cose che si possono mettere sullo stesso piano? Tanti hanno formulato il concetto di guerra asimmetrica, ma da solo non basta a spiegare la globalità dei valori in campo perché qui si tratta anche, e soprattutto, di morale asimmetrica e, più in generale, di civiltà asimmetrica. Con tutto quello che ne consegue." Detto questo, avrei concluso con uno dei tanti luoghi comuni, tipo: "... le vie dell'inferno sono lastricate di buone intenzioni."
Perdoni la presunzione di questo mio scritto. In realtà è un modo un pò maldestro di ringraziarLa per avermi dato l'opportunità di mettere a fuoco un argomento su cui riflettevo da tanto tempo. Mi auguro che Lei, dall'alto del Suo ruolo, nei think tank internazionali che usualmente frequenta, si faccia portavoce anche delle mie ansie che ho espresso in questa lettera. Grazie mille e cordiali saluti,
 
Domenico Baldo
11/12/2005

Caro amico (permetti che ti chiami così, data la lunga frequentazione "letteraria"), ho letto il tuo articolo sull'ipotetico attentato islamico. Penso che la vera tragedia è che tu debba scrivere articoli come questo, per spiegare l'ovvio. E che i governi europei debbano recitare l'ipocrita scenetta della virtù oltraggiata ad uso della pubblica opinione. La vera tragedia è che la "pubblica opinione" sia questa. Ma l'Europa è davvero finita?

Con grande stima
Francesco B.
28/11/2005

Egregio Professore buongiorno.

Parliamo di TFR e di previdenza integrativa, tema tanto di moda oggi.

Noi vediamo oggi come le organizzazioni sindacali e  la sinistra in
generale (e un p?tutti, a dire la verit? sono attivi  nel caldeggiare e
nello spingere la benedetta riforma del TFR: evidentemente fa gola la cifra
enorme accumulata dalle aziende  che si renderebbe disponibile. Si
renderebbe disponibile  in teoria, sempre ammesso che i titolari dello
stesso TFR ci caschino.  Disponibile,dicevo, alle sgrinfie di assicurazioni
e parti sociali in generale. Non che le altre assicurazioni non siano
interessate, ma che i sindacati  e le assicurazioni Diessine UNI-ficate in
POoL siano cos?assatanate, b??un p?sospetto.
Il sospetto nasce innanzi tutto quando si vogliono creare nuovi centri di
gestione, in mano al sindacato , delegati ad impastare tale torta.

Le domande che continuo a farmi sono le seguenti:

1) Che bisogno hanno i sindacati di creare altre burocrazie per la gestione
della previdenza aggiuntiva, quando hanno gi?l'INPS? Non sarebbe
sufficiente creare la DIVISIONE PENSIONE INTEGRATIVA nell'ambito dello
stesso INPS? Hanno bisogno di distribuire altri stipendi?

2) Quale veste giuridica hanno i sindacati per proporsi come finanzieri?
Forse che oggi non ?pi?di moda finanziare il partito, ma bisogna che il
partito DIVENGA LA FINANZA? Gi?con le COOP e  certe scalate a S.p.A.
bancarie, e con le acquisizioni di aziende e strutture private fatte dagli
enti locali gestiti dalla sinistra si costituisce di fatto una  FINANZA DI
PARTITO  a spese del denaro pubblico. E' questa moda coerente con la
missione della politica?
 NO! La missione dell'ente pubblico sarebbe casomai di creare delle
strutture e poi VENDERLE proficuamente ai privati  (L'allusione alla
faccenda Milano-Serravalle NON ?casuale).

3) Quale sindacato sarebbe quello che gestisce la pi?grossa somma di
denaro liquido mai messa insieme nella storia della Repubblica? Le sembra
una cosa sensata questa?

Ebbene, davanti ai soldi non si f?gli schizzinosi: chi rampa per primo
rampa di pi?

Veniamo al conteggio del conquibus.
Posto che un dipendente guadagni mille euro al mese, l'accantonamento per
TFR corrisponde, al netto a corrispondenti 1000 euro circa. Il che vuol
dire che dopo quarant'anni di lavoro si sono accumulati quarantamila euro.
Mettiamo che il costo della gestione (stipendi ai gestori) controbilanci
il rendimento e che l'inflazione sia nulla, due ipotesi ampiamente
ottimistiche, dopo quarant'anni c'?un capitale di quarantamila euro da
spalmare su un'aspettativa di vita di venti anni, cio?duecentoquaranta
mesi.
Sempre ritenute valide le ipotesi inflazione/costi di gestione/ rendimento
di cui sopra, il reddito derivante sarebbe di 167 euro al mese.
L'entrata in vigore contemporanea della riforma DINI, con cui il calcolo
della pensione sar?fatto su base CONTRIBUTIVA e non pi?sulla base della
retribuzione media degli ultimi anni, la pensione dello stesso dipendente
passer?da circa 780 euro mensili a meno di 500 euro mensili ( credo che
questa sia la previsione) .
Sommando le due cifre 500+ 167 , la pensione totale risultante, a regime,
sarebbe 667 euro , un buon centinaio di euro in meno di prima.

In conclusione, LA SOTTRAZIONE DI UNA MENSILITA' ALL'ANNO E DI UN
IMPORTANTE AUTOFINANZIAMENTO ALLE IMPRESE DARA' COME FRUTTO LA DIMINUZIONE
NETTA DELLA PENSIONE.

Questo si chiama  latrocinio.

In definitiva l'unico metodo per lasciare alla gente la sua bella
liquidazione, alle aziende l'autofinanziamento col TFR ed all'anziano una
pensione decorosa ?quello di compensare la maggiore aspettativa di vita
(che ben venga) con un periodo lavorativo pi?lungo.

Chi dice altro inganna la gente e basta. Speriamo che il Berlusca ci pensi.

Scusi la lunghezza della lettera.
Cordialmente - Pinciroli

26/11/2005

Leggo finalmente e con piacere qualcosa di sensato sulla questione ecologica.
La strada che suggerisce nell'articolo "Un Clima di Verit?quot; ?l'unica che possa condurci "a destinazione".
Un progetto simile era stato caldeggiato, qualche tempo, fa da Antonio Zichichi nel libro "Emergenze Planetarie". Credo, per? che non sia approdato a nulla.

Mi auguro che il progetto Home trovi miglior fortuna e accoglienza. Le faccio un enorme in bocca al lupo.
Se avesse bisogno di collaboratori mi candido fin da ora.
Buona giornata
P. F.

17/11/2005

Egr. Prof. Pelanda,

Nel leggere il Suo articolo su “Il Giornale?di oggi, molto chiaro, mi convinco ancora di pi?che il Centro-Destra ?proprio sfortunato o forse ?meglio dire che il Centro-Sinistra ?molto fortunato.

Infatti, durante i Governi di CS ci sono stati i momenti migliori nell’economia e loro ne hanno approfittato a piene mani, non preoccupandosi per il futuro e lasciando in eredit?tutte le magagne. Nel 2001 il CD si ?trovato addosso i problemi del governo precedente con in pi?una situazione economica negativa con disastri a livello mondiale, ma sono riusciti nonostante tutto a tenere in piedi la baracca nel miglior modo possibile.

Ora che potrebbero raccogliere i frutti del loro lavoro e dare finalmente lo sviluppo economico promesso, c’è la possibilit?che, proprio nel momento della ripresa, alle elezioni vinca il CS e si trovi nuovamente al posto di comando nel momento pi?congeniale.

Mi auguro che anche tutti Voi economisti riusciate e far comprendere questi aspetti agli italiani e facciate pressione al Governo affinch? i cittadini siano informati il pi?possibile per arrivare alle elezioni dando la possibilit?all’attuale Governo di essere riconfermato e poter in questo modo sfruttare la ripresa economica per attuare finalmente tutte le cose importanti e necessarie per l’Italia e per tutti noi.

 Impegniamoci quindi tutti in questa direzione per il bene di tutti gli italiani!

 Cordialmente

  F.P. Brescia

14/11/2005

Caro Pelanda
lei ?l'unico, nella generale retorica buonista dei 'poveri disperati' a vedere quel che vedo anch'io nella rivolta delle banlieues francesi. Possibile che tutti gli altri siano ciechi? Come si pu?pensare che il sorgere contemporaneo e coordinato di rivolte notturne in tutte le principali citt?della Francia sia solo un moto spontaneo di rivolta dovuto alla miseria e all'emarginazione? Mi sembra evidente che si tratta di un piano preordinato da tempo.
Del resto Al Zarkawi non aveva promesso di portarci la guerra in casa? Dopo l'11 settembre mi sono sempre chiesa che cosa succederebbe se un giorno gli "extracomunitari" (sic!) decidessero di non venderci pi?i fazzoletti ai semafori, ma di spararci. Non siamo poi molto lontani da questo.
Secondo me la Francia, con i suoi 5 milioni di musulmani, ? semplicemente il banco di prova. Se non stroncher?la rivolta con la dovuta fermezza, dimostrer?la pavidit?dell'Europa intera edl'incendio dfell'eurointifada si estender?a tutti gli altri paesi. E' inutile cercare di tenersi buoni gli integralisti per non urtarne la suscettiblit? facendo finta di non vedere e di non capire, in nome di un inesistente dialogo. Loro vedono in questo solo una dimostrazione della debolezza del debosciato Occidente.
L'emarginazione delle banlieues ?il prodotto della dissennata politica del multiculturalismo che, come scrive Hirsi Ali (la sceneggiatrice del film Submission di Van Gogh) altro non fa che perpetuarle la segregazione delle donne, l'ignoranza ed i costumi medievali dei musulmani, invece di incoraggiarli ad evolversi.
Oltretutto i vari iman hanno ora l'occasione di presentarsi come mediatori ed interlocutori ufficiali, e anche questo serve ad estendere la loro nefasta influenza culturale sui loro concittadini.
C'?poco da stare allegri. Il cartone animato della tv iraniana che esalta i kamikaze presentando gli israeliani come sadici killer, trasmesso ieri sera da Mentana a Matrix ?un altro bel segnale di quel che ci aspetta. Spero con tutto il cuore di sbagliarmi.
Con molti cordiali saluti
Marina Mascetti, Genova

4/11/2005

Egregio professore buongiorno.

Ricerca e ritrova.
Premesso che appoggio pienamente la riforma della scuola introdotta
dall'ottima signora Moratti, vorrei dire un paio di ovviet?da sempre
taciute nei discorsi sulla ricerca universitaria italiana.

A questo punto della storia del C.N.R.  sarebbe il caso di fare un piccolo
bilancio e confrontare il costo della ricerca alla contropartita del valore
della "ritrova", il che ?come rispondere alla domanda : "Quanto ha
prodotto mezzo secolo di ricerca pubblica italiana?" oppure alla domanda
"Quale proporzione c'?tra  prodotto ed il costo della ricerca italiana
rispetto a quella di un paese dove la ricerca si fa per davvero come gli
U.S.A. ?" .
Se rispondessimo onestamente a questa domanda, credo, si dovrebbe
concludere che la ricerca italiana altro non ?che una forma di pubblico
impiego, e mi fermo qui.

Vero ?che in condizioni normali di ricerca propriamente detta, ricerca
fatta cio?in presa diretta con l'industria , essa genera guadagno. Allo
stesso modo ?il guadagno che stimola e finanzia la ricerca. Cos? succede
dove l'economia ?correttamente intesa, cio?dove esiste una condizione
POLITICA fondamentale da cui nasce lo stimolo alla ricerca vera, e questa
condizione politica ?l'aspettativa di guadagno per l'industria.
In una situazione come la nostra, dove pi?della met?del valore aggiunto
nazionale ?fagocitata dai bisogni dello Stato l'aspettativa di guadagno
per l'industria ?praticamente nulla. Da qui l'azzeramento delle voci di
spesa dedicate alla ricerca.

Mi piacerebbe conoscere il sua parere.

Cordialità  G. Pinciroli

22/10/2005

Caro Professor Pelanda,

vorrei sentir lanciare serie argomentazioni politiche a tutto campo che escano dal pantano dell’invettiva, dal guittismo canoro, dal giornalismo spettacolo. Vorrei stature morale molto pi?alte da quella di nani, ballerine e scribacchini. Chiedo l’abbandono dei tatticismi di potere. Vorrei sentir discutere solo di proposte serie. Sarebbe una svolta ma forse, per ora, basterebbe anche un ritorno a un passato che sembra lontano, quando l’Italia era il sesto Paese industrializzato del mondo.

Viviamo tempi politicamente tristi, ?un’epoca di disordine anche intellettuale. Sono sparite le speranze, persino le illusioni. Si prevede un futuro di restrizioni economiche, di provocazioni sociali non edificanti, di pensiero che non ?fecondo, seppur libero, anzi spesso a vanvera.

Non assistiamo a vere sfide di fatti ma solo di persone e in tal modo ogni cambiamento resta uguale a prima, senza riflessioni profonde e di ampio respiro per la soluzione di problemi di lunga distanza. Quando i nostri uomini di governo o di opposizione si inoltrano nel futuro, al massimo riescono a spingersi entro un anno, il termine di una finanziaria, chiamata anche diligenza per gli assalti che da ogni parte subisce e per il postiglione infangato che nel gran polverone non riesce ad allontanare gli assalitori, confondendo tra loro alleati o rivali perch?quando si discute di soldi pubblici sono tutti uguali e la rissa ?spaventosa. Tenete lontani i bambini dalla discussione su una finanziaria, ?troppo diseducativa.

Politiche senza idee che non hanno nemmeno la fantasia di andare a cercare nella storia soluzioni applicabili, anzi, per la verit? non si pongono nemmeno i problemi e quindi perch? cercarne soluzioni ?

Ritengo che Lei condivida.

Cordialmente                                                    AngeloRossi

Milano 22 ott 2005

 

20/10/2005

Caro signor Pelanda, e' probabile che la riorma universitaria non sia
 cattiva e ha  rimediato agli errori passati.
 Il male piu' grande che afflige l'accademia e' la "coreferenza" la
 degenerazione della ricerca in un'attivita' di mediazione tra ambiti
 autoriflessivi.
 In questo senso la riforma Moratti offriva rimedi: ingresso in accademia
 di professionisti bravi. Come nel casi dei Mastroberardino che insegnano
 a Foggia.
 Purtroppo la riforma sbatte contro la dissoluzione della politica
 nazionale ad opera  del suo datore di lavoro.
 Senza una politica nazionale non ci sono strutture nazionali, non ci sono
 concorsi nazionali credibili  e tutto  si dissolve nel caos.
 E cosi'  una buona riforma si affossa nei veti incrociati  tra l'ambito
 nazionale dei concorsi e i finanziamenti locali delle cattedre.
 la conseguenza e' l'ennesimo paradosso:
 una buona riforma dell'universita' pubblica ha come effetto essenziale
 il suo  smantellamento

 saluti
 --FRF

12/10/2005

Subject: "Il peso dell'Euro"

 
Gentile Professor Pelanda, ho letto con estremo interesse il suo articolo "Il peso dell'Euro" ne "Il Giornale" di Marted?11 ottobre.
 
A me sembra abbastanza evidente che una delle cause della stagnazione economica europea ?la sopravvalutazione dell'Euro, dovuta alla politica del sig.Trichet.
Questo personaggio, imposto dal governo Francese come governatore della BCE, persegue a qualunque costo il rafforzamento dell'Euro contro il Dollaro per la grandezza della Francia, ovviamente con il non dichiarato intento di fare dell'Euro la valuta di riferimento nei mercati internazionali, in sostituzione della valuta Americana.
 
Il prezzo di questa politica velleitaria e francocentrica ?stato pagato, e continua ad essere pagato, dai cittadini europei (ed Italiani) in termini di stagnazione, perdita di potere di acquisto e riduzione delle esportazioni.
 
Come mai nessuno fa mai il minimo cenno a questo fenomeno, la cui causa mi sembra lapalissiana?
 
Come mai tutti noi cittadini europei dobbiamo pagare il prezzo delle smodate ed arroganti ambizioni francesi, finora frustrate da almeno 200 anni di continui insuccessi politici, sociali e militari?
 
L'essere membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU non cancella il fatto che da almeno due secoli (in questi giorni ricorre il secondo centenario della Battaglia di Trafalgar) la Francia dissangua l'Europa e colleziona sconfitte.
 

Cordiali saluti, Raffaello T.
11/10/2005
Caro Pelanda,
    dopo aver letto e condiviso l'analisi del tragico errore prodiano di accettare un cambio euro lira che ci mette furi gioco, mi sorprende leggere il finale del Tuo pezzo di oggi sul Giornale in cui t'iscrivi al numero di coloro che pensano che gli Stati Uniti siano disponibili a trattare con l'Europa il valore di cambio del dollaro.
Non ?davvero una buona compagnia.
Per la cultura economica americana il valore del dollaro ?stato sempre lasciato agli umori del mercato con l'eccezione degli interventi a fini interni.
Nessun presidente USA farebbe mai un accordo che prevede di concertare con gli europei il cambio della sua valuta; non lo farebbe perch?un'idea del genere per lui non ? neppure pensabile, non lo farebbe perch?i suoi concittadini lo boccerebbero immediatamente.
E cos?nei suoi interventi il capo della Federal Reserve non ha mai calcolato granch?nbsp; il valore dell'Euro o di altre valute, n?sembra avere intenzione di farlo ora in cui un dollaro basso gli sta benissimo.
Aspettarsi che gli americani ci imitino nelle cose che non sappiamo fare, come la gestione della moneta, mi  sembra un atteggiamento incomprensibile.
Se in passato lo avessero fatto oggi la nostra economia sarebbe veramente a terra.
Saluti cari.
 
Roberto A.
10/10/2005
Stim.mo Prof. Pelanda,
 
mi debbo unire a coloro che sono rimasti senza parole dinanzi all'iniziativa di piazza della sinistra...e mi pare tanto che ci?nbsp;abbia una discreta somiglianza con una specialit?della cucina emiliana, ovvero la "torta fritta" (o anche il "gnocco", a Modena), consistente in una semplicissima forma di pasta di pane appiattita che, gettata nell'olio bollente, inizia a gonfiarsi a dismisura. Risultato di grande effetto, nella presentazione, ma senz'altro povero nei contenuti...se non lo si accompagna con altri prodotti dell'economia locale (soprattutto prosciutto e salumi) i quali, invece, possono fare la loro bella figura anche senza la "frittura d'aria e pane".
Forse si pu?scrivere da qualche parte uno slogan, per chi simpatizza per "le cose fritte", del tipo: "Se non ci fosse la CDL e le cose che fa, Voi...di che cosa parlereste alla gente?"
 
Vivissime cordialit?/font>
 
Massimo Z.

 

30/9/2005
Stim.mo Prof. Pelanda,
 
era ora, finalmente! Il centro-destra si sta rivolgendo al centro-sinistra con sonore tirate d'orecchie su come quest'ultimo si rivolge al Paese per definire la situazione economico-politica nazionale. I toni catastrofistici debbono cambiare perch?non fanno riferimento alla realt?dei fatti. Tuttavia la CDL, quando intende esprimere giudizi su programmi e strategie dell'opposizione, deve ancora fare qualche sforzo per offrire agli italiani espressioni chiare, certamente d'effetto. In questo, gli uomini/donne del centro-sinistra sono pi?bravi...hanno pi?scuola. D'altra parte sono decenni che non fanno altro. Noto come i segretari di partito dell'opposizione si sbilancino, con grande disinvoltura, nel dare definizioni pi?o meno colorite al Presidente del Consiglio e a tanti altri esponenti della CDL. Il Fassino ha definito Berlusconi un "venditore di profumi avariati". Non pretendo che la maggioranza si porti a questi livelli, ma potrebbe dare all'uomo della strada, che sorride dinanzi a certe definizioni (e forse ne premia anche l'autore con il voto), una serie di indicazioni il pi?chiare possibili su come interpretare questo modo di far politica, una chiave di lettura diversa. L'uomo della strada deve giungere a queste conclusioni: sono in grado, i politici di professione, di amministrare la cosa pubblica con efficienza ed efficacia se trascorrono l'intera legislatura offrendo al Paese queste scene di scherno, e solo quelle, sino a quando non riescono a raggiungere l'obiettivo di aver "mandato a casa" l'avversario? Se questo ?tutto ci? che esce dalla bocca di esponenti cos?importanti del panorama politico nazionale, chiss?cosa ci offrono tutti gli altri!
 
Cordialit?vivissime
 
Massimo Zampirollo
13/9/2005

Gentile professore

In fatto di scenari, pur senza modelli matematici, gi?ventanni fa, se mi capitava dicevo: “chiss?che disastro di inquinamento e di costi ci sar?quando anche ogni cinese vorr?avere un’automobile, un frigorifero e una lavatrice.?

Il nostro modello era folle allora come lo ?oggi, con l’aggravante che pure i cinesi lo hanno scelto.

Certo se noi consumiamo energia a sproposito pure i cinesi debbono poterlo fare.

Non la capisco quando attribuisce tanta importanza alla defiscalizzazione dei prodotti petroliferi. Personalmente andrei piuttosto a prendermela con i balzelli come l’IVA che naturalmente fanno lievitare il costo di tutti i prodotti, anche quelli “vitali?come il pane.

Punterei il dito contro i “segreti?che impediscono la libera formazione dell’informazione che il sistema economico da noi adottato assume come perfetta e gratuita.

Chiederei il superamento della necessit?della mediazione, che vivendo di provvigione sul fatturato, ?naturalmente spinta alla continua lievitazione dei prezzi.

Suo

Giovanni Gualtiero

11/9/2005

Uno studio delle NU ne ridimensiona le effettive conseguenze sulla salute
fisica delle popolazioni coinvolte e depreca le conseguenze negative sulla
loro salute psichica a causa dell'eccessivo allarmismo


Gent.mo Professore,


mi scusi se mi rivolgo a Lei nella speranza che possa contribuire a
divulgare nel pubblico italiano i risultati dello studio compiuto, a 20
anni dall'incidente di Chernobyl, da alcune centinaia di scienziati
patrocinati dai Governi di Bielorussia, Russia e Ucraina nonch?dalle
Nazioni Unite.

I risultati di tale studio sono stati sintetizzati da "The Economist" in
un articolo comparso sul suo ultimo numero a pag. 76.

Lo studio ridimensiona fortemente le conseguenze e i timori sulla salute
fisica delle popolazioni colpite ed evidenzia che il danno peggiore ?br> stato quello inflitto alla loro salute mentale dalla "legacy of
paralysing fear".

Il titolo dell'articolo "Little to fear but fear" ne riassume
efficacemente il contenuto.

Data l'autorevolezza della rivista e l'attenzione ad essa rivolta dalla
stampa italiana - al punto da riprodurne in contemporanea gli articoli o
addirittura di anticiparne i contenuti, specie quando si tratti di
denigrare il nostro Presidente del Consiglio - e tenuto anche conto dei
fiumi d'inchiostro spesi per venti anni sulla catastrofe di Chernobyl,
mi aspettavo di leggere qualcosa sui nostri giornali ieri o oggi.
Invece, salvo errore, nulla, neppure su "Il Giornale".

Questa ?disinformazione per omissione.  E mi pare particolarmente
nociva in un momento in cui in Italia si avvia nuovamente un dibattito
sul nucleare.

A questo punto avr?gi?capito il motivo della mia e-mail.  Per favore,
faccia in modo che almeno il "nostro" Giornale pubblichi i risultati
dello studio.

Con viva stima e simpatia, Suo


G. M.P.

7/9/2005

Per quanto possa valere la mia modesta cultura di uomo della strada, la mia opinione, mi preme dirLe, Caro Professore, che la Sua sempre dotta disquisizione sui temi che tratta sui Suoi articoli, ?unica e irripetibile, secondo me. Lei ?capace di espressioni, su temi cos?ostici appunto, come pu?essere l'economia, che altri non hanno. C'?poco da fare, ed io, concordo pienamente con Lei e con la sua disamina.

Basti pensare che la nostra Italia ha sempre progredito ed eccelso sui mercati, negli anni, con le piccole e medie imprese. Mai con le grandi, che raramente abbiamo avuto, mancandoci le materie prime. Non solo la "chiazza" dell'Emilia ? quella che con le sue Grandi imprese, ci ha fatto i danni maggiori, basti pensare alla Parmalat &C. Ma c'?anche un'altra area ben precisa: la "chiazza" del Piemonte e di quell'ultimo Moicano che la conduce. Il Luca Luca Montezemolo di turno.
Ma Le pare possibile che un Paese che si rispetti, come L'Italia appunto, con tutta la prosopopea "Agnellica", passata e presente, sia arrivata al punto di prostituirsi a fronte del parto di una macchinetta da quattro soldi ( facendola pagare a 11 soldi ! ) strombazzando "Eureka" davanti a tutto il mondo, sacrificando il vitello grasso, per il ritorno, appunto, di far vedere la nostra bravura massima, e che il nostro  sviluppo prorompente (quello del Capo Industriali, per intendermi) sia cominciato e finito con la nascita della Grande Punto ?. Si immagina, Professor Pelanda, quante risate si fanno in giro, nelle pi?grandi case automobilistiche mondiali, sapendo che "Noi", siamo riusciti ad inorgoglirci per cos?poco ?
L'Italia progredisce "solo ed unicamente nell'industria" se si rimboccano le maniche, come sempre, le piccole e medie aziende. Il resto ?"fuffa", mi creda.
Complimenti Dottor Pelanda per il suo dotto scritto e......ad maiora.
 Con la stima di sempre,
 Edoardo, Padova       
26/8/2005

Gentile Dr.Pelanda,
Leggo e apprezzo da tempo i Suoi articoli su "il Giornale". Ma quello di oggi, in prima pagina ("manovre -giochi di potere al centro"), è straordiario.
Raramente si legge in modo efficace ciò che è stato sempre evidente, e cioè che "l'imprevisto" Berlusconi, entrato in politica conquistando la direzione del Paese, non ha solo, genericamente, "spiazzato" la sinistra ma, soprattutto, ha letteralmente sconvolto i piani di quelli che veramente contano, quell'establishment finanziario e industriale che conosciamo e che da sempre utilizzano la peggiore classe politica alla guida del Paese (DC e attuali derivati, insieme a PC anni 70 e attuali derivati) per realizzare inconfessabili affari a costo (e impunità) zero, impoverendo le risorse del Paese.
Poichè il successo di Berlusconi (ragionevole, considerato i suoi precedenti e la maggioranza a disposizione), prospettava un modo diverso di governare, è stata scatenata ogni sorta di mascalzonata nei suoi confronti, a tutti i livelli, inimmaginabile fino a quel momento e resa possibile dalla mancanza di Poteri Forti dietro la figura di Berlusconi (ecco una verità mai espressa!).
Il Suo articolo evidenzia in modo straordinario questi concetti, chiarendo bene la vera posta in gioco degli "alleati" Follini-Casini.
Ritengo allora che la CDL debba dare un segnale forte all'elettorato, sviluppando la prossima campagna elettorale su questo particolare aspetto della vita politica italiana, con la stessa efficacia del suo articolo e senza riguardi per nessuno, denunciando con tutte le forze, finalmente, chi da sempre "rema" contro il Paese, anche se si colloca all'interno della CDL col solo scopo di affossarla.
Con stima

Giorgio C.

10/8/2005

Professore ,nel condividere in pieno il suo articolo ed altri che Lei pubblica sul Giornale mi permettevo appunto di disturbarla con questa mia visto che ha citato espressamente l’ammontare delle spese per gli stipendi comunali in appunto 15,159 mildi eu.

E’ un mio vecchio pallino quello di vedere un giorno diminuire il numero dei comuni italiani attualmente ,dice appunto l’ANCI, di 8104.

Giusto un anno fa inviavo alla segreteria del Giornale la nota che le allego, ovviamente molto altro ci sarebbe da scrivere sull’argomento ma vista La sua puntualizzazione sui costi sarei estremamente felice di leggerla sull’argomento che mi sembra quanto mai pertinente se si vuol parlare di buon governo per il nostro paese e sono convinto che da li si debba partire per riorganizzare il vecchio e spendaccione stato Italiano.

Cordiali saluti

Luigi Chilin

5/8/2005

Caro Prof.,
 una postilla. Il suo articolo conclude con:" Se Prodi.........un
 traditore".
 Ora anche per fare il traditore, ci vuole un certo stile, chiamiamolo
 "physique et esprit du role". Vuol mettere un Gano di Maganza con un
 Insaccato, in tutti i sensi, emiliano ?

 Cordialmente.

                     G. Vigni

4/8/2005

Stimatissimo Dottor Pelanda,

con la presente vorrei che non andasse nel dimenticatoio l'attenzione sulla mala sortita di Prodi e che il mondo politico ragioni sopra alla pericolosità delle sue affermazioni. Ho paura che non si sia dato il giusto peso alla vicenda giustamente anche da Lei ripresa "il Giornale 4 agosto u.s.".
Distinti saluti
Roberto G.
2/8/2005

Che Prodi si stia preparandosi il terreno per
 speculare sulle vittime del prossimo attentato in
 Italia (o in Iraq),  secondo una tradizione infame
 della cultura cattocomunista italiana?
 (Enrico Venturoli)  2 agosto 2005

6/7/2005

Professor Pelanda,

 
ho letto con interesse il suo articolo su  Il Giornale odierno, titolato  "Le bugie dei grilli parlanti" e lo trovo istruttivo ed interessante.
 
Sono d'accordo che la questione non possa essere risolta da ogni singolo Stato dell'Unione, ma dal Parlamento Europeo, con una revisione vera, e non fittizia com'?stato fatto ora, del  Patto di stabilit?
L'Europa ha bisogno sopratutto di un patto di rilancio economico, che, strano a dirsi, ?ora messo in seconda linea a favore di una ottusa presa di posizione politica e di principio, senza costrutto.
 
Vorrei anche un rifacimento totale della Costituzione Europea in senso federativo, ma......questo ?un altro discorso.
 
Spero di poterla leggere pi?spesso:  il Suo ?sempre il parere di un esperto ed abbiamo bisogno di conoscenze  tecnico-politiche ad ampio respiro, come sa farci vedere Lei con i Suoi articoli.
 
Mariano Scavo
Reggio Emilia
6/7/2005

www.vivalaira.it

Questo ?lo scenario da lei disegnato
nel suo articolo su Il Giornalenel caso di ritorno alla lira:

___________________________
Per l'Italia sarebbe inevitabile una grave svalutazione da crisi di credibilit? ed inflazione (la peggior tassa) nel caso di ritorno alla lira.
La si potrebbe evitare solo dimezzando il debito e portando a zero assoluto il deficit. Andrebbe fatto, intendiamoci, ma il riuscirci in brevissimo tempo per consolidare la nuova lira in modo che il mercato non la consideri carta straccia ?impossibile. Per i tedeschi e i francesi il problema sarebbe simile, pur meno intenso. E se riuscissero a ricreare un franco e marco forti le loro economie verrebbero massacrate dalla competitivit?valutaria intraeuropea e i loro gi?molti disoccupati raddoppierebbero di colpo, con conseguenze di destabilizzazione strutturale che vi lascio immaginare. Se vogliamo una nuova guerra civile in Europa il miglior modo per accenderla ? quella di far saltare l'euro. Quindi, per favore, basta fesserie. Impegniamoci,
__________________________________

In questi sue affermazioni caro Pelando, intraleggo proprio lo stile dei grilli che sembra voler sbugiardare.
In primis? Chi dice che bisogna uscire dall’euro da oggi a domani, come si fece per entrarci? Questo lo dice Lei, e i suoi amicic grilli, ma chi sta seriamente studiando la cosa dice il contrario?. Tutto ci?che non si fece entrando nell’euro, che non si pu?fare restando nell’euro, si potr? fare uscendone? Legando la lira all’euro con cambio fisso per qualche anno (finch?servir?), e non per pochi mesi come fu nel 2001/2002 la consistenza dell’euro e delle monete collegate non ne risentirebbe, lira compresa? La destabilizzazione intraeuropea tanto millantata non esisterebbe, e gli scambi continuerebbero coi cambi fissi fino ad una graduale uscita dal sistema, senza contraccolpi n?scossoni speculativi di sorta.
L’unico effetto (positivo) auspicabile e comunque neppure certo, sarebbe che l’euro si svaluterebbe s? ma rispetto al dollaro e non in campo intraeuropeo, con innegabili vantaggi per le esportazioni e la competitivit? e per favore non continuiamo a menarla col petrolio?come dice lei impegnamoci? E proviamo a ripescare anche il nucleare, la cui rinuncia fu una scelta scellerata.


Le disegno io uno scenario alternativo, pi?credibile e meno euro-dogmatico:
L’euro ?stato male imposto, male gestito, e viene male usato, l’uscita lenta e graduale dal sistema (parliamo di anni) di tutte le monete che vi sono confluite, che andrebbero a riconsolidarsi, manterrebbe invariata inflazione, disoccupazione ed economie, ma consentirebbe di ricalibrare i rapporti tra le varie nazioni e monete, eliminando dove possibile ulteriori speculazioni. L’europa deve unirsi nei popoli, prima che nelle monete e nelle economie, come si pu? pretendere che il nostro sud sia competitivo come il nostro nord? E come quindi, a supporre che l’italia possa gestire l’economia, il deficit, il rapporto debito/pil, come la finalndia o la grecia o persino la turchia?
Chi ha partorito queste teoria ?a nostro avviso solo un illuso o uno sprovveduto, oppure anziche un grillo, ?una cicala, che pretende di restare a cantare incurante
del proprio debito, succhiando risorse alle altre formiche dell'eurosistema, abbracciando l'euro non per buona volont?ma per farsi trainare come palla al piede.
Come dice Lei impegnamoci, basta col cicaleggiare,
e basta cantilene da grilli saccenti, ?tempo di provare a lavorare come la saggia umile laboriosa formica.
La verit??che forse non si ?pi?cos?sicuri di sapere o voler tornare a lavorare.


Resp.le Osservatorio Web
Comitato nazionale “vivalalira"

Matteo Veca

29/6/2005

Sartori e il modello di Ricardo

Per favore qualcuno pu?spiegare meglio al professor Sartori il modello di
Ricardo. Infatti l'unica cosa che questo indica ?esattamente l'opposto di
ci?che lui sostiene e cio?che IL LIBERO SCAMBIO PRODUCE EFFETTI BENEFICI
PER TUTTI I PAESI E TUTTI GLI INDIVIDUI CHE LO ADOTTANO.
Infatti egli confonde:
1. i costi comparati con i costi assoluti. ?possibile che un paese abbia un
vantaggio assoluto nella produzione di tutti i beni ma ?impossibile che
abbia un vantaggio comparato nella produzione di tutti i beni.
2. il vantaggio competitivo con il livello dei salari. Il vantaggio
competitivo dipende sia dal livello dei salari che dalla produttivit?dei
lavoratori.
3. beni perfettamente omogenei con beni eterogenei. I primi, essendo
perfetti sostituti, vengono scelti esclusivamente sulla base del prezzo
inferiore; i secondi, non essendolo, vengono scelti anche sulla base di
altre qualit?possedute dagli stessi. Le automobili ne sono un tipico caso;
?dubbio infatti che ci sia concorrenza tra produttori di utilitarie e di
vetture di pi?alta qualit?
Senza contare che dimentica di specificare che
?dal libero scambio guadagna di pi?il paese piccolo, l'Italia, poich?il
prezzo internazionale del bene scambiato si attesterebbe al livello
inferiore del paese grande ed il vantaggio ?proporzionale alla distanza tra
il prezzo di autarchia e quello di libero scambio.
?dall'imposizione di barriere al libero scambio
a. guadagnano dal punto di vista STATICO
i. i produttori nazionali perch?continuano a vendere beni che non sono
competitivi
ii. i lavoratori nazionali dato che continuerebbero a lavorare in aziende
protette
iii. lo Stato che incassa le entrate derivanti dai dazi (non se si
utilizzano le quote)
(SONO VERI GUADAGNI?)
b. ma, molto pi?importante perderebbero:
i. i produttori cinesi, ma questo per un nazionalista come Sartori (ma non
era liberale?) non conta
ii. i consumatori italiani, in particolare quelli pi?poveri, che non hanno
la possibilit?di scegliere di acquistare un bene che costa meno (dubito che
il professor Sartori e chi non ha problemi economici sceglierebbe di
acquistare un'automobile cinese solo perch?costa meno; magari per un
operaio non ?lo stesso)
iii. i produttori nazionali perch?stanno sul mercato solo grazie alla
protezione politica e quindi non hanno incentivo ad innovare n?ad essere
efficienti
iv. i lavoratori nazionali poich?se venissero assunti in aziende
competitive di altri settori a maggiore vantaggio comparato otterrebbero
salari maggiori.
Tutto ci?al di l?delle fondamentali considerazioni di libert?di scelta e
assenza di coercizione che di per s?bastano per respingere ogni restrizione
al libero scambio e ogni intervento statale.
Un po' di coerenza liberale (usata non solo contro Berlusconi) e di maggiore
conoscenza dei modelli che si utilizzano a fini propagandistici non farebbe
male.

26/6/2005

Il 17-18 giugno 2005 cento studiosi si sono incontrati a Milano per discutere di "economia del benessere" e contestare il Pil come unico indice di sviluppo di un Paese

 
Un breve report: pi?si ?ricchi, pi?si ? infelici: il TEOREMA di Kahneman
 
 
 Quando eravamo poveri ci ripetevano spesso che i soldi non danno la felicit? Dai pulpiti delle chiese ci spingevano a farci compiangere i "poveri" ricchi perennemente oppressi (e noi fortunatamente no) da tremendi problemi quali: come investo? E se arrivano i ladri? E se non guadagno sempre di pi? La gran massa di noi, potendo placidamente identificarsi di pi?con l'intrigante cammello, abilitato - ma chiss?poi perch?e come - a passare per la cruna dell'ago, si sentiva rassicurata. Pi? tardi, molto pi?tardi, conferma delle antiche prediche ?venuta dal nuovo pulpito, la tv: "Anche i ricchi piangono" ha "dimostrato" una telenovela di fortuna semiplanetaria. Per? una volta scopertane l'origine - il Messico, paese povero - ed essendo noi nel frattempo divenuti pi?scafati, s'? ripresentato il sospetto di una tesi autoconsolatoria.
 Ma adesso "i (troppi) soldi non danno la felicit? anzi inducono crescente infelicit?quot; lo dicono studiosi "asettici" dediti all'analisi dei "poteri forti", quelli con cifre sempre alla mano e con il famoso Pil (ricordiamolo una volta per tutte: prodotto interno lordo di un Paese) sempre a far da bussola e da tormento. Gli economisti, insomma. Che, in un centinaio con altri studiosi, provenienti da tutto il mondo, lo hanno ripetuto in lungo ed in largo per ben due giorni, il 17 e 18 giugno 2005, all'Universit?Bicocca di Milano, nel convegno internazionale "Capabilities and Happiness". Il primo termine, intraducibile, si capisce a intuito (risorse, capacit? impegno), ma il secondo significa pari pari "felicit?quot;. Termine finora estraneo alla scienza dei conti ed oggi parola guida di un nuovo filone di studi quale misuratore, con altri, della vera ricchezza di un Paese. Che comprende (come dovrebbe essere ovvio, ma non lo ? il benessere di chi ci abita.
 Non di stravaganti ed alternativi sognatori, si tratta. Ne fa testo il sigillo impresso dal Premio Nobel che, nel 2002, ? stato assegnato per l'economia ad uno psicologo, Daniel Kahneman, nome di punta della interdisciplinare e nuova "Economia della felicit?quot;. E Nobel per l'economia nel 1998 era stato proclamato l'indiano Amartya Sen (il quale ha chiuso il convegno) che ?s?economista, ma accanto al Pil aveva elaborato lo Hdi (Human development index), un indicatore dello sviluppo che tiene presente lo stato di diritti civili, alfabetizzazione, aspettativa di vita. Dai due Nobel due filoni analoghi, dunque, che considerano e progettano una economia etico-umanistica.
 Il primo a pensare l'incongruo binomio Pil e felicit??stato Richard Easterlin (il 17 giugno 2005 a Milano). Cominci?nei primi anni Settanta, nel '74 arriv?in Italia un suo libro che si interrogava sul rapporto tra ricchezza e destino umano ed ?stato Easterlin ad individuare il " PARADOSSO della FELICITA' ". Che, supportato da cifre e grafici, recita pi?o meno cos? in un Paese, quando si sia raggiunto un certo livello di benessere, ogni ulteriore aumento della ricchezza fa aumentare l'infelicit? Perch? Perch?le persone investono troppe risorse per il consumo di beni materiali a scapito di altre parti dell'esistenza, in particolare la vita familiare e di relazione, dalle quali dipende in larga misura la nostra felicit? Ma perch?allora si persiste in questa folle corsa al di pi? Ecco entrare in campo il neuro-economista Kahneman, sempre armato non di buonismo, ma di indagini scientifiche:"Il consumo di cose comode e non stimolanti crea dipendenza", come una droga dunque, ed "aumenta nel tempo il costo richiesto per cambiare stile di vita".
 Che noi occidentali dobbiamo cambiare stile di vita o mal ce ne incorrer? e gi?ce ne occorre, siamo in tanti a dirlo, ma se a questa generica constatazione dettata da cronaca, buonsenso ed etica si alleano gli studi di economia, quel che si prospetta ?una vera rivoluzione culturale, di cui l'Universit?di Milano-Bicocca intende essere un centro propulsore.
 Resta la fondamentale domanda: ma si pu? e come, misurare l'elusiva felicit?umana? Kahneman e gli altri dicono di s? Ma seguono due diversi metodi.
 A) C'?chi si fida di analisi "oggettive" e guarda a dati come impegno civile, sviluppo delle relazioni interpersonali, volontariato, ricollegandosi alla riscoperta della aristotelica "eudaimonia" ("buon demone") di filosofi come Martha Nussbaum.
 B) Altri puntano sulle dichiarazioni "soggettive" di benessere e si richiamano alla teoria di Bentham sulla felicit?come utilit? Un'idea di utile rovesciata. Ma quanto dilettevole. E sensata.
 
 
 
 
Disponibile ad ogni tipo di chiarimento
Porgo cordiali saluti
 
 
 
Dott. Lorenzo Polojac
23/6/2005

Egregio dottore,

                        mi complimento per il suo fondo odierno in oggetto e condivido le considerazioni generali in esso contenute. Tuttavia la conclusione si scontra, a mio avviso, con la realt?economica immediata. Mi spiego: dal 2000 al 2004 la mia pensione ? aumentata di 1,6%, secondo un Rapporto del Censis, mentre gli incassi dei lavoratori autonomi sono cresciuti del 10,1%, cio?si ?verificata una doppia circolazione di monete, secondo una giusta definizione di Bertinotti, per tutti i lavoratori dipendenti ha continuato a valere la lira convertita in euro nel noto rapporto mentre per tutti gli altri c'?stato il libero assalto ai prezzi che ha portato dapprima all'equazione prezzo in lire = prezzo in euro e poi avanti cos?fino al recente prezzo di 2 euro per una bottiglia di acqua minerale che all'ingrosso  costa 0,29 euro, cio?circa sette volte.

Non credo occorrano molti esempi per affermare che la situazione creata dall'avvento dell'euro ? insostenibile per la maggioranza degli italiani e nella pagina successiva a quella del suo fondo si legge infatti "Frenano le vendite nei negozi" e la successiva frase "Ma la recessione sta per finire" ?semplicemente utopistica perch?non si vede come possa avvenire una ripresa salvo secondo quanto suggerito dagli analisti: "L'unica misura ?tagliare i prezzi", con buona pace del signor Bill?

Questa ?l'unica misura che, se adottata dal CdL potrebbe portare masse di dipendenti a reddito fisso a votare per il centrodestra. Ma come se i prezzi sono liberi? E' qui che a mio avviso dovrebbero impegnarsi gli organi del governo inventando, senza alcuna legge speciale, metodi convincenti per invogliare i commercianti dell'alimentare e dell'abbigliamento ad adottare volontariamente il mese o le settimane del "met?prezzo", con la speranza che l'esempio possa trascinare anche altre categorie che non si sono limitate al moltiplicatore 2.

Per capire la storia bisogna prima essere in grado di sopravvivere, esigenza primaria, come le sparate della Lega fanno ben capire.

Io ho qualche idea su come raggiungere lo scopo ma ?una scelta che solo una forza politica pu?proporre e attuare. Mi propongo di parlarne in FI, sperando che  dai generici "avvicinarsi alla gente" si voglia davvero aiutarla questa gente.

Cordialmente

 

 

Riccardo M.

23/6/2005

Gent.mo Dott. Pelanda
Ho letto con attenzione, il suo articolo di oggi 23 giugno 2005.
Mi presento, sono di Torino, mi chiamo Giuliano
sono del '59 e faccio il Geometra.
Detto questo, vorrei, con umilt?rispondere a quanto letto.
La gente, le persone, che sono tirate in ballo nel suo scritto, vorrebbero
sentire sulla pelle il cambiamento LIBERALE, di cui tanto si ?parlato.
Le possibilit?di contrastare, l'attuale potere economico Cinese e non solo,
sono nulle, ?da sognatori crederci!!!!!
L'unico metodo che potrebbe funzionare, ?quello della grande
deregolamentazione
della burocrazia, che porterebbe ad una competitivit? non tanto sul piano
economico ma
nella velocit?di realizzazione dell'idea dell'imprenditore.
Lei crede veramente che, se io potessi fare impresa in due settimane in
Italia,
farei carte false per andare in Cina?
Neanche se lo vedessi, ci crederei!!!
L'Italia non ?Liberale, e il nostro Presidente del Consiglio, crede che la
sua
vicinanza ideologica con De Gasperi possa giovare alla causa.
Fuffa colossale!!!!! in Italia non vi ?mai stato un grande partito
liberale, ma due schieramenti tanto diversi quanto uguali.
Diamo il via allora, ad una autentica rivolta LIBERALE, mai pi?br> DEMOCOMUNISTI!!!!

Giuliano
Geometra inutile
 

22/6/2005

Carissimo Professore

 
  Leggo con attenzione il Suo articolo in oggetto e condivido.
 
  La rappresentanza politica del pensiero "Liberal-Sociale" ispirata dall'encomiabile bisogno di equilibrare la due spinte contrapposte inserite in quell'architettura politica, non trova in Italia adeguata accoglienza.
Secondo Lei, come si organizza un futuro politico di queste istanze?!
 
Cordiali saluti
 
 
FratturaVincenzo
6/6/2005
Stim.mo Prof. Pelanda,
 
I quotidiani presentano agli italiani, finalmente, il vocabolo "recessione"...stavolta legato non all'economia americana, come eravamo soliti notare, ma all'andamento del nostro Bel Paese. Questa ufficialit?mi suona tanto come "...b? prima o poi dovevamo dirlo, decennio pi? decennio meno! Meglio tardi che mai!..."
Moltissime imprese italiane hanno fatto, e continuano a, produrre altrove i propri prodotti, riuscendo a rivenderli in Italia e garantendosi cos?la sopravvivenza. Tuttavia una nota decrescente in questo sistema, cos?semplice ed ovvio, c'?stata, c'?e ci rester?per mille motivi...fino ad eventuali sviluppi. Intanto, i lavoratori dipendenti italiani sono diminuiti (in pratica, non andando a lavorare in Cina per la propria azienda, sono rimasti a casa - sia pur in CIG). Le piccole commesse di lavori e lavorazioni nel settore della metalmeccanica stanno facendo il giro del globo per finire tutte l? dove il riso...non ci fa pi?ridere. Le piccole/medie imprese della metalmeccanica, infatti, perdono contratti di giorno in giorno...e accarezzano sempre pi?la drammatica soluzione "drastica", facendo il gesto della serranda che si chiude. D'altra parte non appaiono all'orizzonte soluzioni che possano garantire utili adeguati ai nostri imprenditori e salari/stipendi giusti ai nostri lavoratori dipendenti. Soluzioni "algebriche" possono portare a...utili = zero per gli imprenditori e salari/stipendi invariati ai dipendenti, oppure a...utili adeguati e salari/stipendi = zero!!! Si sfiora la pazzia! Pensiamo per un attimo ad un sistema economico, pi?o meno vincente, messo in ginocchio da un non-sistema economico, che reagisce con stizza a chi lo accusa di concorrenza sleale. E quando si parla di responsabilit?degli addetti ai lavori, sempre nell'ambito del nostro sistema economia-politica-societ? il sindacato reagisce con altrettanta stizza! "Colpa nostra? E che cosa c'entriamo noi? Le imprese dovevano investire!" ecc. ecc.
S? le imprese hanno investito, ma altrove. Ed oggi i lavoratori italiani possono esprimere un sincero ringraziamento anche al sindacato, che li ha difesi con efficacia e competenza contro il disastro che si stava perpetrando. Ora ?tardi, non ci sono spazi di manovra. Siamo al confronto diretto tra nazioni..."se tu danneggi me, io far?in modo che...". E non si pu?neanche paracadutare in tutta la Cina un numero inverosimile di silos pieni di renminbi per destare un p?di ricchezza, e di consumi. Una piccola, minima soluzione per le aziende di medio/piccole dimensioni potrebbe, dico "potrebbe, essere quella di raggrupparsi il pi?possibile, trasformandosi in entit?societarie pi?organizzate, con personale dipendente ridotto al minimo e tanti "soci" prestatori d'opera, responsabilmente operativi. Un passo simile richiede livelli di estrema flessibilit?imprenditoriale (per alcuni ? da intendersi "coraggio"), abbinati ad una determinata presa di coscienza della disperata situazione economica, con cui affrontare l'istituzione/formazione di una nuova figura di socio, diversa da quella che sinora l'imprenditore ha in testa. Trattasi di "socio-professionalmente-formato"...scelto tra le file di coloro che hanno sviluppato concrete conoscenze e competenze manageriali, particolarmente "company-oriented"; ?quella la figura di cui ha bisogno l'imprenditore...per ridurre il costo del lavoro, per incrementare la responsabilit?dei managers, per suddividere compiti e mansioni, per eliminare la conflittualit?e fare squadra.
 
Non si trattenga, professor Pelanda, si esprima apertamente...da Lei accetto appunti sulle mie dissertazioni:
 
Con vivissime cordialit?/font>
 
Zamax

 

1/6/2005

Preg.mo prof. Pelanda,

dall’analisi comparata delle ultime elezioni politiche e di quelle amministrative emerge un fatto: l’elettorato di centrodestra desidera il buon governo. Nonostante la forsennata discesa in campo di Berlusconi, che ha voluto politicizzare al massimo lo scontro nelle elezioni amministrative,  il popolo moderato ha voluto confermare (o ha lasciato che fossero confermati) alla guida delle amministrazioni locali coloro che avevano ben meritato nella loro attivit?amministrativa, a prescindere dalle sigle. E?un elettorato che pensa e sa discernere. Anche alle politiche di aprile ha mostrato un grande capacit?di giudizio, allorch?si ?recato in massa alle urne nel tentativo di evitare che il governo del paese cadesse nelle mani dell’armata brancaleone delle sinistre. Il luogo comune che ?stata la capacit?oratoria di Berlusconi a mobilitarlo ? una fola: Berlusconi  ha semplicemente esibito  le cose buone che il suo governo aveva fatto (al di l?delle leggi ad personam) e che la disinformazione della sinistra era riuscita ad occultare. E?bastato questo per convincere l’elettorato a tornare a votare il centrodestra, nonostante la presenza del macigno Berlusconi. S? perch?i moderati sono stanchi di Berlusconi, del suo personalismo, del suo enorme conflitto d’interessi, della sua ombra che copre tutta la CdL e rende sospetto anche ci?che essa fa di buono. Adesso c’è alle porte il referendum costituzionale. Non ?vero che il popolo di centrodestra ?stanco di elezioni e non andr?comunque a votare . Non andr?a votare solo se la vittoria della CdL  vorr?significare la ricandidatura del Cavaliere, con tutto il carico delle sue anomalie, alla Presidenza del Consiglio in caso di elezioni anticipate.  I moderati amano la ricetta liberale, ma non che a cucinargliela sia necessariamente il cuoco Berlusconi.  Grazie dell’attenzione.

Donato Antonio

28/5/2005

Mi congratulo per il Suo odierno articolo su "IL GIORNALE" odierno dal titolo "Le ali per le piccole imprese".

Molto preciso ed apprezzato.
Cordialit?vivissime
Gianni Locatelli
Direttore APINDUSTRIA
Associazione Piccole e Medie Industrie di Bergamo e Provincia
16/5/2005

Caro professore, leggo molto volentieri i suoi articoli sia sul Giornale che sul Foglio. Le sue analisi economiche sono magistrali, ma trovo in lei un certo ottimismo sulle capacit? politiche di Berlusconi. Non vi ?dubbio che il programma della CdL ? stato sabotato dagli alleati del Presidente del Consiglio. Realisticamente non era pensabile che partiti come Alleanza Nazionale e come UDC che rappresentano gli "statalisti" potessero dar corso ad un programma liberista. Neanche la Lega, con il suo truculento modo di agire, ha dato una mano a Berlusconi. Ma Berlusconi ha messo molto del suo per far fallire il piano che egli stesso aveva preparato. Invece d'imporre, all'inizio della legislatura, l'approvazione delle leggi di riforme fondamentali si ?impelagato in battaglie di tamponamento e di dettaglio. Ricordo bene quello che disse quando vinse nel '94:<<Dicono che non conosco l'arte della politica, ma vedrete come imparer?presto anche questo mestiere e li superer?gt;>. Ha imparato e come! Solamente e disgraziatamente ha imparato la politica pi? deleteria, quella, non dico democristiana, ma  dorotea. Cio?quella del compromesso su tutto. Finch?le defatiganti ed inutili mediazioni l'hanno fatto giungere alla fine della legislatura mortalmente spossato. Poi c'?il carattere dell'uomo ottimista, ma anche dalla parola volatile e stranamente cocciuto. Non aver voluto dopo l'11 settembre "rinegoziare" con gli italiani il patto sottoscritto, mi ha dato la sensazione che stesse comportandosi come Hitler nella difesa impossibile di Stalingrado che, come sappiamo, fu il motivo principale della disfatta tedesca. La tragedia per noi ?che non si riesce a vedere chi possa sostituirlo, non solo, ma quelli che si accingono a sostituirlo faranno ancora pi?danni di lui. Berlusconi non ha fatto ed ha fatto male, quelli faranno e faranno peggio. Forse sono pessimista, ma io vedo per questa nostra Italia un futuro di decadenza anche perch?il "Grande Capitale" italiano non brilla molto per intraprendenza. Non ama il rischio ed ?speculare  ai nostri rivoluzionari: vorrebbero fare la rivoluzione, come diceva Montanelli, con la protezione dei carabinieri. La saluto cordialmente.

 Giovanni Del Zoppo
16/5/2005

Alcuni suggerimenti per la politica.
1. Diminuire drasticamente la pubblicit?radio televisiva a costo di aumentare il canone. La pubblicit?come fatta ora distorce il mercato e disamora il pubblico. Ammesso che premi qualcuno, e non lo credo, premia solo i prodotti di largo consumo che sono piccola cosa rispetto a quello che dovrebbe essere il potenziale economico della nazione, basato su prodotti industriali di ben maggiore peso economico. Ormai l'Italia ? diventata, grazie anche alla pubblicit? un produttore di dentifrici, assorbenti, pastine, biscotti, e ogni genere di prodotti simili, ai quali aggiungere anche l'automibile, venduti a prezzi pi?cari del normale grazie alle spese pubblicitarie. Anche le industrie che non usano la pubblicit?sono costrette a vendere agli stessi prezzi, a danno del pubblico due volte: il prezzo maggiore e il disamore per la TV. Quanto potrebbero diminuire i prezzi se mancassero le spese pubblicitarie?
Gli altri prodotti, aerei, informatica, avionica, marina, da vendere soprattutto all'estero e non di largo consumo, quelli che dovrebbero procurare denaro all'Italia e che dovrebbero costituire la base del nostro commercio, come fanno la promozione? Con la qualit?del prodotto, ma ormai anche questo si avvia a diventare un sogno. Noi ci occupiamo di vendere magliette ai cinesi.
2. Impedire alla RAI e MEDIASET di produrre in proprio i filmati e gli spettacoli. Produrre in proprio questi generi significa imporre standard che alla lunga stancano il pubblico. Sempre gli stessi attori che si fanno pubblicit?tra di loro, sempre gli stessi argomenti, gli stessi vezzi la stessa noia. Questi prodotti devono essere acquistati dal commercio. Si attiva una maggiore circolazione di attori, modalit? denaro al di fuori dei soliti circuiti, con produzione di idee nuove e coraggio nuovo. E' vantaggioso anche per RAI e MEDIASET che si privano di strutture costose e migliorano e diversificano la produzione. Ne abbiamo le scatole piene di culinaria, Vissani e compagnia, Bonolis, Costanzo e adesso ?tornato anche Baudo. Hanno monopolizzato la televisione procurando una noia abissale. Ne abbiamo anche le scatole piene di giochi, facciamo qualcosa di pi?serio e culturale. Possibile che il livello medio dell'italiano sia cos?basso come risulterebbe dai programmi ? Il dibattito, la conversazione politica non ?adatta alla televisione, va benissimo per la radio. La televisione ?spettacolo solo visivo e ora non ?affatto impiegata per questo scopo. Le parole in televisione non sono importanti e non sono credute. Non lo sono nei dibattiti, figuriamoci che importanza possono avere quelle dichiarazioni telegrafiche nelle sfilate dei notabili nei TG. Quando guardo una corsa in TV io spengo completamente l'audio perch?mi disturba quel continuo cicalare, mi basta lo spettacolo visivo.
3. Le nostre case non sono luoghi di spettacolo. Sarebbe meglio che le presentatrici e tutte le donne che si presentano in video adottassere gli stessi abiti che si vedono in giro per le strade. Invece scollature vertiginose, minigonne mozzafiato, vestiti da mezza sera e altre cose bislacche. Non si adattano a casa mia come credo alla maggioranza delle case in Italia.

Pierluigi O.
15/5/2005

Egregio dott. Pelanda, vorrei condividere alcune mie riflessioni con gli
amici del Suo sito:

abbiamo perso contro la peggior sinistra che si sia mai vista, e questo
rende
la sconfitta ancora pi?amara e desolante.

L? autolesionismo della CDL ha alienato una parte significativa del consenso
quasi plebiscitario che l? elettorato tribut?nel 2001.

Forza Italia non ?scevra da errori, ma la responsabilit?di questo scempio
va ascritta agli alleati infidi, che fin dai primi mesi di governo non hanno
fatto altro che intralciare l? azione riformatrice per la quale sono stati
chiamati.

Nel corso degli ultimi tre anni i gli alleati hanno fatto tutto quello che
era in loro potere per deludere chi li aveva votati.

Hanno di fatto consegnato l? Italia in mano ai comunisti, condannandoci
tutti
quanti?

Personalmente preferirei vedere Forza Italia correre da sola alle prossime
elezioni: perso per perso, almeno ci saremo tolti dai piedi quei parassiti
che (ad eccezione della lega) compongono la CDL.

Con profonda ammirazione e stima

Loris Eccheli

15/5/2005

Al Dr. Carlo Pelanda

Caro Dottore,

La leggo sempre con la massima attenzione, ecc. ecc.

Il Suo articolo odierno sul Giornale ? illuminante su ci?che occorre fare ma, a mio parere, sarebbe inutile e dispendioso esonerare dall’Irap ?a pioggia?tutte le Aziende, come ? dimostrato gi?da quanto avviene sul fronte delle famiglie, il cui alleggerimento di tasse di 6 miliardi di €uro innestato a gennaio non ha prodotto alcun effetto.

L’esonero dall’Irap, a mio modo di vedere, va dato a quelle imprese che hanno progetti e programmi di sviluppo, da realizzare in Italia, e a queste, occorrendo, andrebbe dato anche un di pi?per poter raggiungere gli obiettivi che esse si propongono di realizzare.

In altre parole: Ti alleggerisco le tasse e Ti finanzio se hai progetti e programmi da realizzare. Altrimenti sar?come irrorare di rugiada un campo arido.

Vorrei dirLe molte altre cose ma Lei non ha bisogno che Le aggiunga altro.

Sarei felice di un Suo parere.

La saluto, con l’augurio di buon lavoro.

Gianfranco S.

13/5/2005

egregio dott pelanda

sono un docente universitario nella cdl dalla prima ora, un moderato liberale da sempre.
 anche un fedele lettore de  il giornale  con il quale non sempre sono in pieno accordo.
prendo lo spunto dal suo articolo di oggi per alcune riflessioni di cui potr?fare l'uso che riterr?piu opportruno.
i - ben piazzati -che nel dubbio restano dove sono, mi fanno venire in mente l'orchestra che sul  titanic che affonda continua a suonare. ?possibile che nessuno di questi .....sediatici ( attaccati alla poltrona)  si renda conto che, sull'onda di questa deriva,rischiano non solo di non avere pi?la poltrona, ma neppure la stanza? questa cecit?mi lascia interdetto ! il nuovo organismo ( ad es. ppi -partito popolare italiano-  o fpi-federazione...) ?la sola cosa che pu?ridare vita ai moderati purch?.............cambi in modo sostanziale il quadro generale.  deve cio?essere ben chiaro il ruolo di berlusconi.  qualcuno deve fargli capire che le sconfitte degli ultimi mesi sono un chiaro voto di sfiducia nei suoi confronti. ?chiaramente lui l'ostacolo esistente tra i moderati e la casa comune. qualcuno ( e perch?no un valido opinionisto ) abbia il coraggio di dire che il re ?nudo ! la nuova coalizione deve da subito esprimere un nuovo leader ( casini ? ) e prepararsi a vincere nel 2006 .
b. si dedichi alla nuova entit?e si prepari , se vincente questa , a salire sul colle.
 grazie per l'attenzione . saluti gabriele a.
5/5/2005

Egregio dottor Pelanda, Ad oggi nessun altro dei molti destinatari  della mia lettera, salvo lei, si ?fatto vivo ma spero che almeno i parlamentari giornalisti di "il Giornale" la leggano!
Cordialmente
  suo Riccardo Monelli

 " Al Presidente Berlusconi e a tutti i responsabili di FI
Affinch?lo spirito di FI sopravviva, ora che la sceneggiata della crisi ? finita, come vostro elettore da sempre mi permetto elencare critiche e suggerimenti per la campagna elettorale del 2006 che non ammette ritardi.
-Sarebbe auspicabile una legge elettorale maggioritaria secca ma visti i tempi stretti e il rifiuto della sinistra a parlarne bisogner?contentarsi dell’attuale, ma usandola bene in tutte le sue possibilit? non ripetere l’errore di perdere seggi per liste insufficienti, proporre liste civetta l?dove utile ecc., ricordando che non ?un duello tra gentiluomini ma contro stalinisti ben istruiti alla scuola delle Frattocchie. Come corollario: pensare subito alla definizione dei collegi, ai presidenti e componenti dei seggi elettorali e agli scrutatori di lista in tutte le sezioni.
-Partito Unico. La sfiducia nei partiti alleati di FI nella CdL, nasce non per preconcetto ma per come ha dovuto operare il governo malgrado la larga maggioranza in Parlamento. Impuntature della Lega e atteggiamenti sconvenienti di alcuni suoi ministri, sortite di Fini vuoi sull’immigrazione vuoi nell’accanimento immotivato contro Tremonti, inqualificabile ambiguit?della CDU tipica della scuola dc da prima Repubblica, inducono a pensare che se FI corresse da sola nel maggioritario probabilmente perderebbe le elezioni  ma si libererebbe dei falsi amici. Tirandoli dentro al Partito Unico cosa cambierebbe? Avremmo la fronda dentro anzich?fuori, con gli amici pronti a fare i franchi tiratori in Parlamento ogni qual volta garbasse loro, malgrado l’inevitabile regalE di poltrone a danno sicuramente di FI. Ne abbiamo avuto un chiaro esempio in Regione Lombardia con la proposta della lista del governatore e ne abbiamo un altro con la strana iniziativa di Domenico Penati, col rischio di far esplodere FI. Se l’Unico si deve fare per l’aritmetica si parta dai voti delle ultime elezioni e non certo da quelle regionali: chi ha votato FI desidera che ne sia conservata la preminenza assoluta per i suoi principi liberali, principi cui non mi pare si ispirino con altrettanta convinzione i citati alleati. Come spiegare altrimenti a noi elettori, che vi abbiamo dato una maggioranza mai vista prima, le timide e parziali riforme della giustizia e delle pensioni, quella costituzionale forse da rinviare, quella elettorale non affrontata, come pure la composizione ed elezione del CSM e di altri consessi istituzionali che remano sempre contro il governo.
-Euro ed economia. Nulla ?stato percepito a difesa del potere d’acquisto dopo la disastrosa introduzione dell’euro del gennaio 2002. Qualche sporadica apparizione di Carabinieri in un mercato e poi nulla pi? poi i sistematici aumenti dei prezzi ad ogni ripresa autunnale fino agli attuali raddoppiati o triplicati per alimentari e abbigliamento per non parlare della abitazioni in acquisto e in locazione. Cosa deve pensare la moltitudine di cittadini a reddito fisso che si ?vista in pochi anni ridurre il proprio potere d’acquisto e tenore di vita a meno della met? E cosa dire dei redditi da risparmio, scesi a tassi che non coprono l’inflazione mentre le signore Banche si ingrassano con i mutui immobiliari dopo aver truffato i clienti con la collocazione dei vari Cirio e Parmalat? Non ?liberale invocare blocchi dei prezzi di autarchica memoria, bens?invocare una azione capillare e sistematica della GdF e della Tributaria nei confronti dei commercianti che hanno speculato sul cambio della moneta (cio?tutti, con buona pace del signor Bill? allenati a precorrerla da anni di inflazione continua). Non dovrebbe essere difficile dal confronto prezzi/fatture nel periodo incriminato verificare se siano state pagate le dovute imposte: credo che la sola notizia di una intenzione del genere possa indurre a calmierare i prezzi, anche se sar? impossibile annullare gli aumenti perch?come ha detto con la consueta supponenza Prodi, primo responsabile del disastro, “quando il dentifricio ?uscito dal tubetto ?impossibile farcelo rientrare? Possibile invece dovrebbe essere favorire importazioni dai paesi della UE che non hanno subEo aumenti pari ai nostri, favorendo la vendita diretta al pubblico saltando i troppi passaggi intermedi che sanno tanto di improduttive camarille locali. Inutile quindi lamentarsi per un’economia che non riprende finch?le famiglie non siano riportate in condizioni di consumare e di risparmiare, se non c’è altro mezzo aumentandone le retribuzioni. Sulle lobbies industriali meglio non contare. Anche le pmi che con D’Amato in Confindustria si erano scrollate di dosso il peso dei grossi, appena le cose mondiali si sono volte al peggio non hanno saputo far altro che tornare sotto le ali degli Agnelli pronti ad auspicare sostegni di Stato alla loro inettitudine industriale. Ben vengano gli stranieri capaci, laddove i nostri non lo sono!
-FI sul territorio, praticamente non esiste mentre ovunque si vada anche in paesini sperduti si trova sempre una sede dei DS. Dove la sede di FI esiste non si riesce nemmeno a iscriversi al partito, come ha ben illustrato un lettore su “il Giornale?e come ho sperimentato io stesso a Milano. 

Riccardo Monelli
Milano

4/5/2005

Egregio Professore
Da uomo della strada leggo normalmente sul Giornale le opinioni Sue e
di altri giornalisti. Con maggior interesse quelle espresse dalle
elezioni regionali in poi.
Da buoni liberali siete ottimisti e pensate che tutte le persone
sappiano ragionare con buona logica come voi. Come conseguenza anche le
Vostre proposte sono logiche, come esempio le ultime righe del Suo
editoriale del 3 maggio in cui scrive che ognuno dovrebbe prendere
chiaramente posizione.
Invece una notevole percentuale di persone votanti (ed alcune elette)
pensa in modo assolutamente illogico ed occorrerebbe tenerne conto.
Come si pu?pensare che persone che si regolano secondo l'oroscopo, che
ti chiedono seriamente di che segno zodiacale sei, che paventano di
volta in volta l'elettrosmog, gli OGM, eccetera senza aver approfondito
cosa realmente siano, potrebbero votare seguendo una buona logica?
Nel '94 il giornale Repubblica insisteva che Berlusconi era un quasi
morto di fame con 4,6 miliardi di debiti con le banche e troppa gente
ci aveva creduto, salvo che poi la sola vendita in borsa del 49% di
Mediaset aveva polverizzato quel debito. Ma nessuno ha ridicolizzato
Repubblica per averlo spacciato per debito reale.
Nelle elezioni del 2001 la demonizzazione sistematica dell'operato di
Berlusconi non ?riuscita a capovolgere il risultato, ma ha fatto
perdere, come lui stesso ha poi riconosciuto, da 1 a 3 milioni di voti.
In questi ultimi tempi la denigrazione sistematica ed ossessivamente
ripetuta pur senza una base reale di ragionamento logico di ogni atto
del governo sta portando i suoi frutti alla sinistra, . Non ?br> necessaria un'analisi seria delle opere del governo per convincere
persone che credono agli oroscopi.
Similmente ?irrazionale il comportamento dei vari Follini, Fini,
Casini ecc. che secondo il detto popolare si tagliano gli attributi
(delle prossime elezioni) per far dispiacere alla moglie. Infatti non
sono liberali.

Cosa si pu?fare?
Ho visto una sola proposta pratica, espressa dal prof. Taormina, di
separare Bertinotti da Prodi, ma anche lui non dice come.
Se molte persone ragionano senza logica occorrerebbe prenderne atto,
abbandonare per un certo periodo la logica e sfruttare l'illogicit?e
le paure di queste molte persone, anche se questo modo di procedere
contrasta con il nostro spirito liberale.
Bertinotti ha imprudentemente detto che vorrebbe abolire la propriet?br> privata e l'affermazione ?scivolata via con pochissimo clamore.
La gente dovrebbe invece essere bombardata ossessivamente da questa
affermazione fino ad assimilare la paura reale di perdere la propriet?br> della casa.
Ugualmente gli agricoltori dovrebbero essere convinti che se vincesse
Bertinotti sarebbero chiusi in kolkoz, eccetera.
Bertinotti si ?corretto parzialmente dicendo che non sarebbe per la
prossima legislatura? (come Lei sa lo ha detto). Tutti dovrebbero
essere attanagliati dal timore che non fra 5, ma fra 10 anni
perderebbero la loro propriet?
Dato che la stampa nasconde queste affermazioni, una serie di manifesti
dovrebbe continuamente inserirlo nel comune sentire.
Io non sono un pubblicitario (il mio mestiere era di ingegnere
minerario), ma qualche idea l'avrei.
Lei ricorder?i manifesti celebrativi a due facce di Marx e Lenin. Io
vedrei un manifesto a 4 facce. Sopra appunto Marx e Lenin, sotto
Bertinotti e Prodi con la promessa tipicamente comunista di abolire la
propriet?privata.
Se Prodi protestasse che Bertinotti rappresenta solo una minoranza
all'interno delle sua Unione, altri manifesti potrebbero ricordare che
in tutti i Paesi dell'Est tutti gli altri partiti, pur esistendo
nominalmente, erano divenuti vassalli del partito comunista.
E non sarebbero argomenti suscettibili di querela come quelli usati
contro Berlusconi, perch?riporterebbero affermazioni realmente fatte
da Bertinotti.
Da quello che leggo Lei pensa continuamente positivo, ma provi un poco
a pensare in modo irrazionale e si convincer?che qualche milione di
voti pu?essere spostato. Se se ne convince provi a consigliarlo a
Forza Italia. Chiss?che non si convincano anche loro.
Voglia scusare se le ho proposto di ragionare anche solo per alcuni
mesi in modo illogico.
Cordiali saluti
Francesco D.

4/5/2005

Caro Prof. Pelanda ,

grazie e complimenti per il suo splendido odierno editoriale (IL Giornale del 03.05.05 - Nella Casa c’è bisogno di chiarezza ) . Splendido in quanto illuminante sul reale stato dei rapporti tra alleati . E faccio uno sforzo a definirli ancora tali .
Questi funzionari di partito ,burocrati capaci soltanto di provvedere ai loro appannaggi e a verificare con i loro bilancini il peso del proprio corpo elettorale .Certo che rigettano Berlusconi . Lo rigettano perch?sono troppo diversi da lui ; lo rigettano perch?non hanno alcuna speranza di poterlo sfidare in campo aperto : non ne hanno le capacit?nbsp; Berlusconi ha la statura del leader e dello statista; loro assolutamente no , sia pur con tutto il rispetto . Berlusconi ha dimostrato di avere un?idea , un progetto ed una determinazione ,sulle quali si potr?essere o non essere d’accordo , ma che danno la lettura del suo impegno nell’interesse del Paese . Possiamo onestamente pensare la stessa cosa delle persone che rappresentano i suoi alleati ? Io penso di no Eppure soltanto Berlusconi ?stato punito dai suoi elettori, consentendo a quegli “alleati?nbsp; di metterlo sotto scacco .Ma ancora una volta Berlusconi li ha sorpresi tutti con l’idea vincente , quella del partito unico .Bisogna ammettere che anche a noi ci fa difetto la statura : quella di elettori !
La saluto cordialmente Gianfranco C.  Pesaro

3/5/2005

Padova, 3 Maggio 05

 

Caro Dottor Pelanda,

come al solito nei Suoi articoli sa immettere quel particolare “QUID?che non trovo in altri, prendendo, come sempre, il diavolo per le corna, con una semplicit?e chiarezza di pensiero che alle volte ti lasciano sbalordito, pensando che ci?che ha scritto era proprio quello che ti frullava sulla testa, appena pochi minuti prima.

 

Ho letto come sempre molto volentieri anche il suo ultimo ( ma non ultimo) articolo, quello titolato"Nella Casa ci vuole Chiarezza? Mi vuol dire come si fa a non condividere le sue idee ?. Certo che Berlusconi non ?un politico, ma questa ?storia vecchia. Certo che quanto avvenuto ?ci?a cui miravano i Sinistri. Quello di vederlo (finalmente) in affanno. Certo che si sono calmati ( diciamo cos? un po? anche quel coacervo rappresentato da quel cancro italico ( cos?lo definisco) rappresentato dai Sindacati, dopo la vittoria ( di Pirro ?) delle lezioni europee.

Ma non ?questo che interessa al cittadino, all’elettore della Cdl. E?il colpo d’ala, venuto subitaneo , improvviso, da quel geniaccio di Berlusconi che mi sta molto simpatico per queste estemporaneit?che riesce a trovare, anche nei momenti in cui cercano di farlo “fesso? Ci ha tentato  perfino un piccoletto come Follini, con il suo 4/5 %. Lui, il Berlusconi, per spiazzare i pragmatici cultori della cultura politica fatta alla D’Alema, ai Fassino, ai Bertinotti ( Prodi non lo menziono perch??un caso patologico e geriatrico, un po?come me, insomma)  ti inventa il “Partito Unico?per le elezioni del 2006, ben intuendo che, nonostante i suoi sforzi, la sua Leaderscip era in declino. Cos?ha messo a tacere tutti, o quantomeno spiazzati, rilanciando la palla in campo avversario ( specialmente quella di Follini).

Era quello che il popolo della Cdl ( o quello rimasto fedele) andava in cerca.

Complimenti come sempre, Dottor Carlo Pelanda.

Con la mia solita profonda stima,

                                                       Edoardo Argentino (Padova)

3/5/2005

Egr. Prof. Pelanda,
 vorrei chiamarmi Prodi, Bazoli o Bernab? Nessuno allora emetterebbe
 sentenze contro la mia famiglia, nessun giudice mi priverebbe della mia
casa per accuse unilaterali, aleatorie, costruite da un potente gruppo industriale
per fare cassa ai danni di privati cittadini, complici sedicenti "avvocati"
 doppiogiochisti. Allora potrei fare quello che voglio. I miei vizi
sarebbero virt? Ma in questo paese, e con il fascismo integrale ormai delineato, dovr?crescere
 ancora di pi? moralmente e spiritualmente, per cogliere l'essenza del
 fascismo che avanza sotto rosse bandiere, bardato di sontuose toghe ed
 ermellini, benedetto dall'ecclesia materiale. Fraisler ?morto solo 60
anni fa...cosa sono 60 anni nella coscienza di un continente? Cinquecento anni fa un
 pazzo-saggio di nome Shakespeare lo aveva colto: non ?una prova che
questo cancro ?radicato dentro l'Europa? Esiste una via di uscita che non sia
 l'auto-cancellazione, il rinnegamento di se, della tradizione umanitaria
che vede nei Comandamenti Supremi e non negli uomini-ermellini semidivinizzati la via
della giustizia? In questi momenti mi appello alla poiesis eterna, che resister?br> pi?a lungo di questi distruttori puri, disprezzatori di ci?che ?umano ed
 essenziale.
 "La purga dura da sempre, senza un perch?
 Dicono che chi abiura e sottoscrive
 pu?salvarsi da questo sterminio d'oche;
 che chi obiurga se stesso, ma tradisce
 e vende canre d'altri, afferra il mestolo
 anzi che terminare nel pat?br>  destinato agl'Iddii pestilenziali"
 Montale

 "A man may see how this world goes
 with no eyes. Look with thine ears: see how yond
 justice rails upon yond simple thief. Hark, in
 thine ear: change places; and, handy-dandy, which
 is the justice, which is the thief? [...]
Through tatter'd clothes [rags] small vices do appear;
 Robes and furr'd gowns hide all."
 Shakespeare
 E mi perdoni se parlo con lei da pari a pari, ?solo perch?so che lei
 non giudica col metro disumano dei fascisti rossi.Distinti saluti
 Marco C.

2/5/2005

Caro Pelanda

ho appreso dai giornali che all’interno di Forza Italia si starebbero delineando due correnti contrapposte. Una avrebbe a capo i ministri Tremonti e Scajola, mentre l’altra sarebbe capeggiata dal ministro Pisanu e dal Governatore della Lombardia Roberto Formigoni e avrebbe il gradimento di Dell’Utri, Bondi e Cicchitto. A mio modo di vedere in questo momento al partito azzurro serve tutto tranne che nuove correnti. Il problema a mio giudizio ?quello di collegare sempre di pi? il partito nazionale con le strutture cosiddette periferiche. Forza Italia sul territorio ?disorganizzata e non riesce a svolgere quel ruolo di partito guida della coalizione che gli elettori fino ad oggi gli hanno sempre riconosciuto. Fra le cause che Berlusconi ha individuato nella recente disfatta della Casa delle Libert? c’è soprattutto la carenza di informazione. Il governo in questi quattro anni ha fatto tanto buone cose che per?la grande stampa e i mass media, controllati ed egemonizzati dalla sinistra, hanno cercato di nascondere ingigantendo a dismisura i problemi degli italiani e attribuendone tutte le responsabilit?al Governo in carica:  dimenticando invece che i danni scaturiti dall’euro sono stati causati proprio da quel Romano Prodi che oggi, dopo aver malgovernato l’Europa, vorrebbe riprendere in mano le sorti della nazione.  Il partito sul territorio, soprattutto nelle province, avrebbe dovuto propagandare l’azione di governo attraverso l’organizzazione di iniziative adeguate. Invece non ha fatto nulla contribuendo ad alimentare la disinformazione. A Viterbo per esempio dove io vivo, lavoro e seguo la politica, alcuni mesi fa ?stato nominato un commissario straordinario perch?in Forza Italia, erano tanti i contrasti fra correnti, che era impossibile per qualsiasi coordinatore provinciale gestire il partito. Da Roma hanno mandato un deputato pugliese con il compito di sbrogliare la difficile matassa delle candidature al consiglio regionale del Lazio e al consiglio provinciale di Viterbo. Le scelte il commissario le ha fatte e non a tutti sono piaciute. Il peggio per??dato dal fatto che durante tutta la campagna elettorale l’apporto del partito (inteso in senso di apparato organizzativo) ?stato del tutto inesistente e sa perch? Perch?il deputato pugliese se n’è tornato in Puglia per sostenere la candidatura di Fitto e a Viterbo non si ?fatto pi?vedere senza lasciare un suo sostituto a gestire il partito. Ha regnato insomma la totale anarchia. Anche qui la disfatta ?stata totale. Ora mi chiedo. Possibile che Bondi, Cicchitto, o chi per loro ha avuto l’infelice idea di nominare questo commissario, non si sia posto il problema di chi avrebbe gestito il partito nel periodo elettorale a Viterbo mentre questo se ne stava in Puglia? Non era pi?logico nominare un commissario del Lazio che poteva tranquillamente muoversi fra Viterbo e il resto della Regione? Vede, questi sono i motivi che mi inducono a ritenere l’attuale classe dirigente di Forza Italia totalmente incapace di guidare il partito fino alle politiche del 2006. Queste sono le scelte assurde e controproducenti che portano Forza Italia e il centro destra alla sconfitta creando sconcerto e rabbia fra gli elettori. Possibile che nessuno riesca a capirlo. Quanti casi ci sono stati in Italia identici a quello di Viterbo? Sapere che Tremonti e Scajola faranno la guerra a Pisanu e Formigoni e viceversa di certo non mi induce a guardare positivamente al futuro. Perch?ricordo bene che le correnti sono state la principale rovina dei partiti della prima repubblica, Dc e Psi in testa. Ora stanno lacerando Alleanza Nazionale e Fini, che lo ha ben compreso, sta correndo ai ripari. In Forza Italia invece le correnti si vanno delineando e questo, senza essere un profeta di sventura, mi porta sempre pi?a vedere Romano Prodi a Palazzo Chigi.

 

Americo Mascarucci

19/4/2005

Egr.Professore, ho letto giorni fa il Suo intervento su "Il Giornale" per quanto riguarda la vibrante denuncia che

 
Ella fa riguardo alle bugie che la Sinistra ha detto su tutto il territorio nazionale per accaparrarsi le elezioni
amministrative. Sono pienamente d'accordo. L'uso della tv da parte degli onorevoli Fassino e Rutelli
è sconcertante, tanto non li disturba nessuno. Poco tempo fa ho mandato una e-mail alla Segreteria
dell'On. Gasparri, lamentando quanto segue: "Perchè lasciate completamente SOLO il TG3 regionale e
nazionale delle ore 14,00 (ora di pranzo) quando, appunto, in quell'orario vi è un impatto mediatico eccezionale
perchè l'80% delle famiglie italiane è a tavola e quindi lor Signori dicono peste e corna del Governo? Non sarebbe
opportuno che qualche altra testata giornalistica fosse contrapposta al TG3 delle 14,00.Perchè, chiedevo, tutti
gli altri TG terminano la programmazione alle 13,30 (massimo alle 13,45)? Sa egregio Professore che cosa mi
è stato risposto? " La ringraziamo per la segnalazione ma è pur vero che quando va in onda il Tg3 (14,00)
gli altri TG non ci sono (sic!). La secco ancora per un po': quando il Governo ha deciso l'ultima riduzione fiscale,
mi sono chiesto perchè il sindacato è sceso in piazza; ho pensato: o i Tre leader sindacali sono pazzi, oppure
NON capiscono nulla di economia in quanto pobabilmente non hanno i titoli necessari. Purtroppo ho dovuto
constatare che questa mia ultima ipotesi ha trovato riscontro: scartabellando in internet nella biografia di ciascuno
dei Tre ho scoperto che il Dott Epifani è laureato in filosofia e gli altri due il Pezzotta e l'Angeletti NON hanno
neppure un diploma. L'altra cosa sconcertante è che i Tre sono, di diritto, consiglieri del CNEL (sic!).
Come potrà salvarsi questa nostra bella grande Italia, quando all'interno di Essa ci sono simili miserie.
 
La ringrazio per l'attenzione
Michele T.
16/4/2005

Cari amici, leggete su Il Giornale di ieri 15/4/05 l'articolo di Carlo
Pelanda: " Il terrorismo economico della sinistra."

Finalmente uno che metta ben in evidenza cosa stanno criminalmente facendo i
delinquenti dell'opposizione.
Se qualcuno può scannerizzare e inviare al Club, sarebbe bene lo leggessero
tutti.

A questo punto io mi chiedo se i traditori in pectore sono traditori e basta
o semplicemente imbecilli che non capiscono niente di economia.
Luciana

15/4/2005

Da cittadino italiano, esprimo condivisione ed apprezzamento, per la corretta ed obiettiva analisi, riportata ne "Il Giornale" del 15 aprile u.s.

Sono altresì dispiaciuto che autorevoli firme del giornalismo, non usino la stessa serena ed onesta esposizione dei fatti.
Lei ha tutta la mia stima e condivisione (poca cosa per la verità) e La invito ad insistere nel denunciare le abiette forme di distorta propaganda ostentate da tutte quelle persone orfane di decoro, pudore e dignità.
F.T.
9/4/2005

“ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE”
Associazione di Promozione Sociale (ONLUS)
C.F. 90151430734
www.associazionecontrotuttelemafie.org
presidente@associazionecontrotuttelemafie.org
PRESIDENTE DOTT. ANTONIO GIANGRANDE
SEDE LEGALE VIA PIAVE, 127 –74020 AVETRANA (TA)
Tel. – fax – Segr. 099/9708396 Cell. 3289163996
E-Mail: giangrande02@libero.it studiogiangrande@telematicaitalia.it



Al DOTT. CARLO PELANDA

OGGETTO: ISTANZA D’INTERVENTO PER ROMPERE L’OMERTA’

Illustre Dottore,
è innegabile l’esistenza della Mafia, quale fenomeno di sopraffazione ed omertà.
I mafiosi, o i loro collusi, tendono a dire che la mafia non esiste, o cercano di minimizzare il fenomeno, dicendo che sono solo gesti di violenza isolata della criminalità comune.
Basti pensare a Falcone e Borsellino, i quali erano isolati nella lotta alla mafia, che per i loro colleghi non esisteva. La Mafia prima ti isola e poi ti distrugge.
Quando incontro i ragazzi in procinto di diplomarsi, in occasione di dibattiti promossi con gli Istituti Scolastici Superiori per parlare di mafia e mafiosità, mi faccio dire da loro quale prospettiva di vita vedono nel loro futuro.
Loro lamentano la mancanza di libertà e mi rispondono che sono obbligati a fare delle scelte:
1. in mancanza di imprese private sul territorio saranno costretti ad emigrare al Nord dove saranno chiamati “terroni” e “mafiosi”, ovvero saranno costretti a restare al sud per lavorare sottopagati o a nero;
2. in alternativa, per entrare nel pubblico impiego, o per essere iscritti in un albo professionale saranno costretti a chiedere la raccomandazione a chi gli richiederà il voto di scambio;
3. non potranno aprire un’impresa perché le banche non gli daranno credito, altrimenti saranno costretti a rivolgersi ad usurai;
4. se apriranno un’impresa con i soldi di papà, saranno costretti a chiedere favori ai burocrati di turno e a pagare il pizzo alla malavita.
5. se vorranno fare gli imprenditori agricoli, le loro imprese in campagna non saranno sicure, né lo saranno i loro mezzi, né le loro piante e i loro frutti, né loro stessi.
6. in mancanza di lavoro, saranno costretti a cedere alle lusinghe della malavita o ad essere servi del politico di turno che con il voto di scambio gli prometterà favori impossibili.
Intanto vivranno in una società dedita all’illegalità e insicura dal punto di vista dell’ordine pubblico.
Tutto questo è mafia. Con la sopraffazione si costringono i nostri figli a non avere un futuro e a vivere in una società dove non c’è sicurezza personale, sicurezza sociale e sicurezza economica e la Magistratura è lì ad insabbiare ogni tentativo di ribellione e di denuncia. Altrimenti non si spiegherebbe tale situazione di impunità, provata dalle mie 9445 denuncie senza seguito. Ciò costringe il cittadino ad adattarsi alla devianza e, addirittura, a difendere lo stato dei fatti, o a rinunciare a presentare le denuncie penali.
Si può negare tutto, ma non l’evidenza, tant’è che lo scrittore Sciascia definiva la nostra società civile come un mondo fatto di uomini (pochi), di mezzi uomini, di ominicchi e di quaquaraquà.
Se la mafia è una malattia, siamo tutti malati di una malattia che non sappiamo di avere e che coinvolge tutti: società civile, istituzioni e media.
Io, rappresentante di numerosissimi aderenti, con la presente le chiedo un suo intervento per combattere l’omertà, ossia di promuovere una campagna di sensibilizzazione contro la mafia e la mafiosità. Le chiedo un intervento personale diretto per predisporre delle rubriche tematiche o attivare degli approfondimenti in base alle segnalazioni contenute nel sito dell’associazione. La divulgazione del messaggio di lotta contro ogni tipo di mafia, senza censure e senza immunità, porta il cittadino ad avere fiducia nelle Istituzioni e nei media.
Mi perdoni la forzatura, ma io non ho i mezzi economici per costringere i media a portare avanti battaglie di civiltà e di sviluppo sociale, tant’è che non chiedo soldi per l’associazione, né i sostenitori pagano per aderirvi. Sono costretto dalle circostanze perché il problema del nostro territorio non è la buca sulla strada o il marciapiede rotto, ma è l’assoluta mancanza di libertà per i nostri figli di vivere in un mondo migliore e di realizzare i loro sogni.
Nel salutarla cordialmente le dico che vale poco migliorare noi stessi se non miglioriamo la società che ci circonda. Io lotto contro tutti i mafiosi, nonostante le ritorsioni, e il contenuto del mio sito internet è lì a provarlo.
Avetrana lì 09/04/2005

Dott. Antonio Giangrande

8/4/2005

Signor Carlo,
  Di seguito alcune riflessioni scritte e consegnate a chi mi conosce.

Sono Renzo R. e appartengo al Popolo astensionista del 12% (84%-72%) che non
partecipa al voto dall'anno 1989, se non sporadicamente.

Socialista dal primo voto espresso, con un voto politico dato nel 1976 alla
DC, contro il programma demartiniano, allora indistinguibile da quello
comunista. Nell'anno 2003 e 2004 iscritto al "Nuovo PSI", oggi iscritto al
"Socialisti 2005" della fuoriuscita ex-segretaria regionale del "Nuovo PSI"
del Friûli (-)Venezia Giulia, Lauretta IURETIG.

In occasione delle elezioni regionali del Friûli (-)Venezia Giulia dell'anno
2003 ho effettuato il voto disgiunto: Presidente: l'imprenditore ILLY,
lista: Autonomia di SARO; forse era meglio che non avessi votato. Dal 1
aprile 1998 ho sfrattato il televisore da casa mia ed ascolto Radio
Radicale, Radio Padania e Radio 24 da una radiolina portatile. Leggo
quotidianamente 2 giornali locali ed 1 nazionale.

Dal 1989 ho votato in occasione di un referendum nazionale ed uno regionale
mentre alle ultime europee i Radicali della Lista Bonino.

Potenzialmente liberal-socialista saluto l'ultima "debacle" della CdL come
toccasana per il futuro politico della stessa.

Motivi?

Promesse da marinaio e mistificazione continua sui dati di fatto.

Euro 1 contro 0,83 dollari all'inizio del nuovo corso monetario, oggi euro 1
contro 1,34 dollari. Il petrolio pagato in dollari ed i carburanti che
aumentano non si sa perché; ed il governo Berlusconi aumenta pure le accise
per dare i soldi ai soliti noti.

Con l'aumento dei prezzi, Lire 1.000 parificate a Euro 1, si vede il governo
Berlusconi non porre alcun controllo: qui sì è liberista; ma subito dopo
diventa il peggiore statalista, fascio-comunista, ed introita importi I.V.A.
il doppio che ante-euro.

Aumento di circa 39.000 unità nell'apparato statale invece di licenziarne
500.000 in esubero con eventuale assegno di sussistenza.

Mi fermo qui e rimando il resto alla lettura degli allegati, qualora ritenga
utile o necessario leggerli.

Alla maniera di Emilio FEDE mando tutto il "Casotto delle libertà" a ...

Evviva il minuscolo e piccino "stato italiano" neo papalino che dichiara un
lutto nazionale da coop ovvero 3+2, perdendo il senso della misura.

Sono contro la legge 40 riguardo alla procreazione assistita ed a favore
della libertà di ricerca scientifica, con alcuni distinguo sulle coppie
omosessuali e single.

Nella maniera più sincera mi firmo        Renzo RIVA
 

7/4/2005

Il suo articolo pubblicato sul sito del Berlusconi Fans Club dimostra che
nel centrodestra, forse per via delle solite manie di persecuzione, non
avete ben chiara la situazione degli Italiani.
A cominciare da Berlusconi, che sta ripetendo vecchi sbagli. Un vero
statista non puo' discriminare la popolazione in due parti: quelli che la
pensano come lui (e che quindi hanno ragione a priori) e quelli che non la
pensano come lui (e che quindi hanno torto a priori).
Quelli che non la pensano come il primo ministro, nei paesi civili, vengono
chiamati "opposizione", e non, con sommo disprezzo "comunisti", "poteri
forti", "nemici della liberta'", perdipiu' in dichiarazioni pubbliche. Non
avete ancora capito che il crollo del centrodestra e' dovuto a problemi
PRATICI, di impoverimento reale e di sfiducia totale nei confronti di chi li
ha illusi.
Ma quali comunisti? Ma quali poteri forti (le scuole superiori?? risibile)?
Ma quali nemici della liberta'? Ma siamo impazziti? In Italia meta' della
popolazione vive male/malissimo e il primo ministro, dall'alto dei suoi
30000 miliardi di vecchie lire, si permette di "insultarla" in quella
maniera???
In Italia non tutti hanno la Porsche Cayenne nel garage (chissa' se
Berlusconi lo sa). In Italia non tutti possono decidere quando e quanto
pagare di IRPEF (chissa' se Berlusconi lo sa). In Italia il ceto medio e'
stato retrocesso a ceto del proletariato nel giro di quattro anni (chissa'
se Berlusconi lo sa). In Italia i grandi elettori del centrodestra
coincidono anche coi grandi evasori fiscali: e questo Berlusconi di sicuro
lo sa. Infatti, il signor Berlusconi non ha mai preso il minimo
provvedimento contro questi criminali. E si aspettava che la gente onesta
che gli aveva creduto nel 2001 gliela facesse passare liscia?? Non
scherziamo.
I "komunisti" non c'entrano nulla. Qui c'e' un terrificante problema di
equita' sociale che si sfoga alle elezioni con batoste solenni come alle
regionali. E' ovvio che poi gli estremisti come Bertinotti chiedano
l'introduzione della patrimoniale! Ma come farebbe lei a far pagare l'IRPEF
a chi guadagna 100 e dichiara impunemente 5? E che si incazza come una iena
se quando gli va a fuoco l'impresa i pompieri non arrivano in 6 secondi
netti? Aspettando che col calo delle aliquote diventino tutti "virtuosi",
come afferma Silvio?!? Questa, mi consenta, e' la piu' grande cazzata
dell'ultimo millennio. I ladri restano ladri. Sempre. Solo pene certe e
provvedimenti durissimi possono intaccarli. Esattamente il contrario di
quello che fa il centrodestra, dove, mi sembra palese, si proteggono i ladri
in cambio di voti. Certe volte penso che per Berlusconi sia piu' degno di
rispetto un ladro o un mafioso che un "comunista" onesto. Dopo tutto, sempre
di imprenditori si tratta. "Comunista", badi bene, nell'accezione di "colui
che non la pensa come Berlusconi". Ebbene, se quello e' essere comunista, io
sono un comunista. E glielo dice uno che ha fatto sacrifici grandissimi per
diventare ingegnere per poi finire in un'azienda che dopo 18 anni gli da lo
strepitoso stipendio di 2000 euro netti al mese... Cioe' la medesima cifra
con la quale i deputati si auto-aumentano lo stipendio di tanto in tanto. O
quello che guadagna, esentasse, in un giorno un lattoniere con la seconda
elementare o un ristoratore. Ma forse e' anche logico, dopotutto io devo
pagare le tasse anche per conto di questi "non comunisti", traino e vanto
dell'economia italiana. Bella riconoscenza che hanno nei confronti di chi
gli finanzia il 118!
Se questa batosta non e' bastata per comprendere che non si puo' giocare con
la Costituzione, che non si puo' dire che le tasse scendono quando quelle
locali salgono di piu', che non si possono difendere i ladroni che hanno
approfittato dell'euro, che non e' possibile sopravvivere con centinaia di
miliardi di euro di  evasione fiscale/IVA all'anno, che non si possono
raccontare barzellette alle massaie in difficolta' a fine mese, se tutto
cio' Berlusconi e il centrodestra non l'hanno ancora capito vuol dire che
non lo capiranno mai, ergo, e' inevitabile nel 2006 una batosta ancora
peggiore.
Come vede, si tratta di rabbia, caro Pelanda, non persecuzione politica, non
invidia sociale, ma purissima rabbia. E non c'e' peggior rabbia della rabbia
degli onesti.

Alessandro D.

7/4/2005

Gentile professore

Visto la giornata festiva  (battuta forza italia), sentito stamane a prima pagina che lei scriveva su il giornale ho deciso di acquistarne una copia.

1.90 euro per due quotidiani! la stampa dovrebbe essere gratuita. Il cittadino dove essere messo in grado di informarsi anche se nullatenente.

Il suo è un articolo, che se destinato ad un pubblico ben inquadrato, è bene impostato. Si ritrova anche il pericolo neocomunista.

Se poi vuole veramente offrire un contributo a superare la crisi della destra dovrebbe sforzarsi di più.

A che serve immaginare l’esistenza e la diffusione di formule magiche se queste non ci sono?.

Sa cosa manca, a questa destra, secondo me?

Una volontà riformatrice disposta a mettere in gioco anche la propria casa e il proprio patrimonio.

Un pubblico attento le rifiuterà sacrifici a senso unico.

Per rimanere nel tram tram quotidiano un Follini che si assuma il ruolo di portavoce di un capo occulto (Berlusconi) riporterebbe la situazione politica a prima del terremoto giudiziario, un sistema politico un po’ più onesto, meno platealmente corrotto, garantirebbe una sopravvivenza della destra al governo.

Giovanni Gualtiero

7/4/2005

Dopo la sconfitta.

Titolo molto triste per un accadimento preannunciato, ma non rispecchia che la pura realtà delle cose.

Due parole bastano per rilevare i dati:
---La Casa delle Libertà ha perso più di 1,800.000 voti <ai quali andranno aggiunti quelli della Basilicata> ;
---Al completamento delle operazioni di voto, su 20 Regioni, 17 saranno governate dalla sinistra-centro e solo 3 dal Centrodestra.
Ciò renderà ingovernabile il Paese, per effetto della Conferenza Stato-Regioni.

Abbiamo sentito i commenti: deludenti quelli dei nostri...."Capi", evasivi come al solito quello dei democristiani, esultanti quelli della Lega e raccapriccianti quelli dei dirigenti di Alleanza Nazionale.
Abbiamo sentito i commenti della Stampa, ovviamente irrisori ed altisonanti quelli della sinistra, prudenti e possibilisti quelli della poca stampa nostra amica, troppo "buoni" e prudenti anche quelli del nostro Amico Senatore Guzzanti.
Abbiamo applaudito il coraggio di Silvio Berlusconi, un uomo solo nella fossa dei leoni, un Capo con un esercito di qualche "milione di baionette" arrugginite, un Dirigente a corto di Quadri efficienti; e lo abbiamo applaudito masticando amaro.

La colpa di chi è ?
Di tutti e di nessuno, ma sono chiare alcune cose:
Primo, Il Partito non esiste, ed il movimento è quasi invisibile, per cui il territorio è da sempre abbandonato a se stesso; Secondo, il Coordinamento, formato da ben cinque Dirigenti, non ha assolutamente adempiuto agli abblighi che aveva annunciato di volersi prendere per assicurare una riorganizzazione, mai avvanuta, di Forza Italia: Terzo, non è stata osservata una regola di Leadership basilare, e cioè che "la formula che identifica il valore di un Capo è data dalla sommatoria dei compiti che lo stesso Capo riesce a delegare con successo".

Senza leaderships non può esistere organizzazione, e senza organizzazione non si riesce a combinare niente di buono, nemmeno in politica.

Chi comanda, chi parla alla gente, chi riceve le richieste della gente, chi informa la gente: nulla di tutto ciò è evidente in Forza Italia, e la comunicazione di vertice, quella che giustamente Guzzanti chiede, non basta.
Un esempio : nella provincia di Reggio Emilia è stato creato, poco più di un mese, fa un Club costituito da circa 400 persone. Questo club si è incaricato di supportare un Consigliere Regionale, il quale ha stravinto aumentando del 250 percento le sue preferenze.
Così si fa una politica vincente, quella che fanno capillarmente e da sempre i comunisti ed i post-comunisti.

Chiudo questo che non vuol essere assolutamente uno sfogo <chi mi conosce sa bene come io spinga da anni per una certa organizzazione di partito> ma è un invito.
Un invito a considerare bene come deve essere organizzato un partito, che è tal quale organizzare una Azienda: vuole efficienza, ma a tutti i livelli.

Mariano Scavo

26/3/2005

“a flessibilit?competitiva e la piccola impresa non-sindacalizzata n?statalizzata?/span>

complimenti professore un articolo di proposta!

Ma va specificato, intende che la piccola impresa non si deve iscrivere alla associazioni sindacali padronali?

Credo di no, per?sarebbe una questione di parit? A proposito di parit? sarei d’accordo nel dire: “basta sindacati dei lavoratori" se il prezzo del lavoro si formasse tenendo conto del sacrificio che si assume il lavoratore rinunciando al suo tempo libero, purtroppo spesso, troppo spesso,l’alternativa ?lavorare o stringere la cintura il che non garantisce che si formi un prezzo del lavoro di libero mercato.

Allora possiamo discutere sul libero mercato. Che vuol dire affidare i farmaci alla grande distribuzione per garantire la concorrenza?

Si forma un prezzo di libera concorrenza in presenza di grande distribuzione?

Mi dica se serve autorevolezza e fiducia per rappresentare l’Italia che ci fa Fini con Tremonti? Non lo aveva accusato di truccare i conti?

?falso fini o tremonti?

Sono falsi entrambi?

Sono falso io?

Giovanni Gualtiero

19/3/2005

Caro Pelanda
ho letto con attenzione il suo articolo pubblicato dal Giornale sul
bisogno di ottimismo per far ripartire l'economia e sul ruolo negativo
che i pessimisti hanno nell'attuale situazione.

Mi sembra che non vi rendiate conto del fatto che siete oggetto di una
gigantesca campagna di disinformazione nel pi?puro stile sovietico,
che ?partita il giorno stesso in cui Berlusconi ha conquistato il
potere.
Qualsiasi cosa lui faccia o dica viene subito criticata, interpretata
malevolmente e deformata, costringendolo a rettifiche e precisazioni. E
cos?ha perso credibilit?
Guardate quel che hanno fatto con la questione del prossimo graduale
ritiro dall'Irak. Era una notizia bomba, una cosa che ha spiazzato la
sinistra che non se l'aspettava. Ma nel giro di un giorno sono riusciti
a renderla una notizia poco attendibile e poco importante: perch?br> Berlusconi non l'aveva detto a Ciampi che se l'era presa a male, perch?br> Berlusconi  non l'aveva detto a Bush che sicuramente lo costringer?a
fare marcia indietro. Morale, Berlusconi l'ha detto, ma in realt?"non
?vero". E non se ne parla pi? Bel risultato.

Dopo quattro anni di questa solfa, a furia di vedere quelle facce da
funerale di Fassino Prodi e Rutelli che ogni giorno lamentano nuove
disgrazie e dicono che tutto va male, e dopo aver apprezzato sulla
propria pelle i benefici dell'euro, gli italiani che ancora credono a
Berlusconi temo siano rimasti molto pochi. Gli altri cominciano a
pensare che quel che lui dice siano balle, perch?non vedono risultati.
Alle statistiche non credono pi? Non basta parlare di grandi opere e
di infrastrutture, di corridoio 5 e di macroeconomia. Con la gente
dovreste parlare di cose pi?terra terra, che li tocchino da vicino,
come il costo della vita.

Quel che io vedo nel piccolo del paese dove vivo ?che i simpatizzanti
di Forza italia, come ?successo stamattina, fanno delle belle riunioni
conviviali con il candidato, ma nessuna pubblicit?che faccia sapere al
resto del paese che il candidato verr? A cosa serve incontrarsi fra
gente che la pensa tutta alla stessa maniera? Non si conquistano cos?i
voti degli indecisi!
A Nervi si vedono solo i banchetti di Burlando, e mentre i militanti
del partito comunista bussano di porta in porta, Forza italia non fa
niente di tutto questo, adducendo la scusa di non essere un 'partito
strutturato'. Ma non potete pensare che basti solo il marketing dei
manifesti per vincere le elezioni, o, peggio ancora,  i "forza Italia
men" in giacca blu e cravatta, che hanno il look del rappresentante di
commercio e nessuna comunicativa con la gente...
  Il candidato di stamattina, interrogato sulla cosa, ha detto che i
vostri avversari hanno il monopolio dell'informazione e voi siete
tagliati fuori... Secondo me dovreste andare fra la gente e parlare,
essere pi?aggressivi, spiegare meglio i risultati che avete ottenuto,
E, soprattutto sottolineare con cattiveria quante balle raccontino
Burlando & C.

Cordiali saluti e con un certo scoramento
Marina Mascetti, Genova

19/3/2005

Vi faccio vedere io come non muore un'italiana

Innanzitutto, di rigore, devi scrivere per un giornale di ultra ultra
sinistra oppure devi fare un lavoro di volontariato radical chic.  Poi ti
fai mandare nei punti pi?caldi del globo, dove ci sono guerre e dove
sparano, preferibilmente tanto.  Una volta sul campo rompi ogni regola
locale e del buon senso, trattenendoti troppo a lungo nei luoghi pericolosi
o facendo feste poco opportune.  Tanto te lo puoi permettere perch?stai
dalla parte giusta, dalla parte dei resistenti, contro la guerra per
principio, e soprattutto contro gli americani a priori.

Quando ti sequestrano, a causa della tua imprudenza, ti rendi conto che
questa ?la tua grande occasione.  Fingi la parte della preda.  Lasci che i
tuoi sequestratori diventino i tuoi registi e sul loro palcoscenico fai una
performance da Oscar cos?convincente che diventi famosa e un'intera
nazione, persuasa dalla tua finzione, va in piazza per salvarti.  Vedendo
le piazze piene e il tuo viso sulle magliette dei calciatori, i tuoi
registi si rendono conto di aver fatto loro il vero gol, di aver puntato
bene la loro scommessa, di aver investito bene e nel mercato
giusto.  Quello degli italiani, quello delle femmine, poi!  La tua
esibizione vale un cach?da star hollywoodiana.

Al momento del tuo rilascio i tuoi sequestratori ti dicono qualcosa di
strano, qualcosa sugli americani che non vogliono che tu esca viva
dall'Iraq, alla quale notizia, per? tu dai poca importanza, non perch?ti
fidi degli americani, ma perch?mica sei mitomane.  Tant'?vero che neanche
pensi a dirlo al tuo angelo custode.  Lui sicuramente non avrebbe creduto
ad un complotto simile da parte degli americani, ma la notizie l'avrebbe
certamente convinto dell'opportunit?di prendere qualche precauzione in
pi?  Invece, tu, con la solita superficialit?e trascuratezza, convinta
della tua perenne immunit?grazie al tuo stare dalla parte giusta,
quest'informazione la tieni per te.  Ma non per sempre.

Quando succede l'incidente che ? appunto, un incidente, tiri fuori il
complotto, vomiti veleno contro gli americani che hanno sparato 400 colpi,
racconti di aver raccolto grappoli e grappoli di proiettili nella macchina,
quando ne sono entranti al massimo 12.  Non racconti invece degli americani
che scoprono con sgomento di aver sparato sugli italiani.  Non fai nessuna
menzione delle loro ripetute scuse col rimorso che gli blocca la
gola.  Questa non ?informazione che serve alla tua causa, quindi non
esiste. Tanto lo sappiamo che la verit??una cosa relativa, e la tua ?br> relativamente e postmodernamente molto pi?vera di qualunque altra verit?

In ogni modo, la tua missione ?stata compiuta.  Tu volevi aiutare quelli
che stanno resistendo all'occupazione imperiale del loro Paese.  Pensavi di
farlo raccontando la loro storia attraverso i tuoi occhi,
giornalisticamente poco oggettivi, ma tu sei una giornalista militante e
quindi sei giustificata.  Invece gli hai dato una mano grossa come quella
di Golia.  Non ?vero che te ne freghi del riscatto.  Con il tuo
sacrificio/prestazione che ha prodotto quel riscatto hai fornito ai
resistenti i mezzi per armarsi fino ai denti, armi che potranno usare per
uccidere i nostri soldati che stanno dalla parte sbagliata, dalla parte di
quegli iracheni che non hanno nessun desiderio di resistere alla
democratizzazione del loro Paese.  Poveri illusi schiavi degli
imperialisti.  Sei tu, l'eroe, Giuliana.  Altroch?Calipari o
Quattrocchi.  Ci hai fatto vedere tu come non muore un'italiana!



Sandra Giovanna Giacomazzi

14/3/2005

Risparmiatori di nuovo ottimisti: lo dice l'Indice Bsi Gamma

Piazza Affari ritrova fiducia
La maggioranza degli investitori vede rosa da qui ad un anno: pi?6%
 
 
 Torna la speranza nel cielo di Piazza Affari. Dopo sei mesi all'insegna dello scetticismo (e mentre l'indice cresceva) i piccoli azionisti d'Italia hanno deciso di dare credito alla Borsa. Il barometro della fiducia Bsi Gamma Foundation in febbraio ? tornato a quota 43,2%, dopo gli abissi raggiunti nello scorso autunno, con il 29,76% di ottobre ed il 37,04% di novembre. Su quest'ultimo dato ?calato il sipario 2004. Le misurazioni 2005 riprendono con febbraio, perch?problemi tecnici non hanno consentito la rilevazione di gennaio.
 Le 300 famiglie con portafoglio investito in titoli o fondi intervistate da Gfk-CBI (societ?di ricerca con 70 anni di esperienza) hanno quindi detto un "s?quot; pi?deciso al rischio, riconoscendo pure la necessit?di costruirsi al pi?presto una pensione integrativa. Anche se la loro idea sulla reale estensione della previdenza pubblica continua forse ad essere troppo rosea.
 Ma andiamo con ordine.
 
 I) La prima anima dell'indice (INDICE DI OTTIMISMO) misura la speranza ad un anno, che ?salita al 55% dal 38,67% di novembre. Un bel salto, che mette i pessimisti in minoranza.
 
 IV) Migliora moltissimo (19 punti) anche l'INDICE DI INCERTEZZA , quello che fa la differenza fra chi pensa bene e chi teme il peggio a tre mesi: a febbraio ?al 14% a novembre era a -5%. Una vera e propria inversione di tendenza verso il rosa.
 
 Sono invece in lieve peggioramento l'INDICE "NO CRASH" e l'INDICE DI RIMBALZO.
 
 II) Il "NO CRASH" ?sceso a 78,30% dall'83,28% di novembre. La percentuale di chi esclude nei prossimi sei mesi un crac ( - 30%) ?quindi in diminuzione.
 
 III) Ed ?in calo anche il partito dei rimbalzisti del giorno dopo. Quelli che credono in un recupero subito dopo un violento ribasso ( - 5%) sono scesi al 25,5% dal precedente 31,45%.
 
 Insomma i piccoli azionisti si sono finalmente accorti nel complesso che qualche cosa di positivo ?successo ma si domandano fino a quando durer? Un po' pi?di speranza, quindi. Ma nessun entusiasmo. Un cambiamento d'umore che si riflette anche nelle previsioni medie di crescita (e di ribasso) dell'indice a tre mesi a un anno. Da qui a maggio, infatti, gli ottimisti lo vedono su del 4,17% ed i pessimisti gi?del 5,02%. Mentre i fiduciosi ad un anno puntano al 6,13% e chi pensa male teme un - 5,05%.
 
 La geografia segnala, come spesso accade, la maggior concentrazione di pessimisti al Nord Est (37% contro la media nazionale di 43%) ed una differenza di "sentiment" sempre molto ampia tra uomini e donne. Le signore sperano al 32,8%, i signori al 48,4%.
 
 Molto interessanti le risposte extra sulla previdenza integrativa. In media il campione ritiene che la pensione pubblica coprir?il 68,33% del suo ultimo stipendio. I giovanissimi (18 - 34 anni) sono un po' meno ottimisti ed arrivano a sognare il 60%. Mentre chi ha fra 35 e 44 anni sale sopra il 68,5%. Rischiando, in alcuni casi, di essere eccessivamente ottimista.
 Quanto alla necessit?di costruirsi quanto prima una pensione di scorta tutti sono d'accordo. Ma solo in teoria. Nella pratica, si sa, pochissimi italiani hanno aderito a forme di previdenza integrativa non obbligatorie.
 Il sondaggio cerca di indagare sui freni. In cima alla classifica ci sono senz'altro i debiti (41% degli intervistati cita il mutuo), la poca chiarezza legislativa 847%) mentre almeno un quarto dice che non pu?prendersi impegni. Almeno finch?non avr?raggiunto una posizione economica adeguata.
 
 
 
 
Disponibile ad ogni tipo di chiarimento
Porgo cordiali saluti
 
 
Lorenzo Polojac
6/3/2005
Parliamo di Scuola,
parliamo di questo mondo cos?nbsp;all'attenzione da sempre a tutti.
Parliamo di riforme, di metodologie didattiche, di risvolti e sull'indotto 
per il progresso di uno Stato.
Parliamo un p?della sua organizzazione.
Ci sono in Italia circa 10.000 Istituti Scolastici di ogni ordine e grado.
Secondo le ultime normative essi sono soggetti autonomi e hanno 
al vertice un leader che si chiama Dirigente Scolastico.
Sarebbe, in pratica, un Amministratore Delegato per conto 
del Ministero dell'Istruzione.
By-passando le logiche - ideologiche?- degli apparati,
non sarebbe il caso di approfondire - con attenzione - il ruolo, la funzione
e gli effetti che la loro azione apporta nella vita sociale e civile del Paese?       
Se si pensa che in Italia i magistrati sono circa ottomila e a quanto deriva dalle loro azioni
e al potere - pur facenti parte di un ordine costituzionale - che ricavano dalla loro funzione,
beninteso in bene e in male, forse potrebbe modificarsi l'attribuzione concettuale  di 
 "poteri forti" . Ora viene data solo a talune lobby finanziarie ed altro, ma si 
potrebbe  riconoscere che la vita di tutti i giorni e quindi le scelte della "collettivit?quot;
sono orientate anche da questi soggetti (Dirigenti Scolastici)nonostante la loro scarsa risonanza
mediatica da cui emergono solo per le attivit?contrattual-sindacali o per l'esternazione di problematiche
che riversano addosso all'utenza tutta, quasi denunciando, in un certo senso, la loro "impotenza".
Sono un funzionario del Ministero dell'Istruzione e la mia non vuole essere affatto una critica,
anzi, un appoggio per una riqualificazione strategica del loro ruolo, 
considerato che sono assunti con contratto a tempo e non hanno un impiego a vita.
Mi piacerebbe che la loro leadership fosse pi?"politica" che burocratica e ad  una 
remunerazione adeguata, corrispondesse una responsabilit?pi?sentita e accettata, 
al di l?del colore politico del Governo.
 
Scusandomi del tempo per la lettura di questa,
 
Cordiali saluti,
 
                                                Giovanni Battista Saulino       
3/3/2005

La Sua affermazione su "Il Giornale"  "significa non concedere pi? dignit?br> di controparte alla sinistra" ?epocale e liberante.
 Sono cinquant'anni che attendevo di sentirla, da quando cio?la setta
democristiana e suoi sodali tale dignit?riconobbe alle sinistre per farsele
complici nelle nefandezze del sotto-potere (e del potere).
 Su questa premessa si rende ora necessario sviluppare una conseguenza
ineludibile, questa: la sinistra ?intrinsecamente criminogena. Lo ?in
quanto si oppone, in tesi, alle virt?morali e, di fatto e pubblicamente, al
loro esercizio. Cos?viene progressivamente fomentata una temperie di
a-moralit?che, di necessit?naturale, volge all'immoralit?
 Bisognerebbe per?avere il coraggio di riconoscere che sono, queste, le
premesse concettuali del c.d. stato laico, di diretta ascendenza giacobina:
e di concludere infine sulla imprescindibilit?di quelle vessate radici
cristiane dalle quali soltanto pu?rinascere una civilt?degna di questo
nome.
 Grazie comunque!

Piero P. - Pecetto (To)

1/3/2005

Egr. Proff. Pelanda.

Mi permetta di sottoporre alla sua attenzione, essendo Lei un economista, al fine di analizzare quanto da me esposto.

E, se, non sia il caso, di porvi rimedio prima che qualcuno, attacchi il cavaliere nero di negare farmaci indispensabili all'ammalato, adducendo inoltre, che il cavaliere "insegna ad adoperare i farmaci che non concede"

Cordiali saluti

Selber Renzo - Trento- 

Oggetto: nota 48 e 48bis, farmaci antiulcera.

Lo scrivente , si permette di intervenire sulla questione in oggetto essendo la stessa di grave entit?e necessitante di un intervento urgente in materia per ovviare ai gravi disagi e rischi salute a cui sono sottoposti i pazienti in cura permanente con farmaci FANS dopo la suddetta nota in oggetto che ha tolto dalla fascia A i farmaci gastroprottettivi (omeprazolo e simili e che prima era a carico del S.S.Nazionale cos?come specificato alla nota 1 allegata alla presente) ponendoli a totale carico degli assistiti.

Poich?la Provincia Autonoma di Trento, come per le Regioni a Statuto Ordinario, ha la facolt?di intervento autonomo oltre i livelli minimi nazionali farmacologici previsti, chiediamo un Vostro intervento che ripristini a, livello provinciale, quanto era previsto e riconosciuto antecedentemente all’emanazione della nota 48 (si pensi ad esempio che la regione toscana ha finanziato, addirittura, per 600.000 euro le cure complementari con medicine alternative quali l’omeopatia e o la fitoterapia).Questa richiesta nasce dal fatto che vi sono molti ammalati portatori di pluripatologie croniche quali cardiopatie abbinate a malattie infiammatorie ecc... che per curasi e prevenire una ricaduta o riacutizzazione della malattia sono in perenne terapia con farmaci FANS i quali ?risaputo e scientificamente dimostrato che a lungo producono malattie gastroerosive, che possono sfociare in gravi complicanze emorragiche e perforazione gastrica.Poich?riteniamo la prevenzione la strada maestra per evitare costi sanitari impropri ed ulteriori danni e disagi all’ammalato troviamo alquanto strano e non convincente:

1- l’aver tolto i farmaci gastroprotettivi di cui sopra a queste particolari e gravi patologie perch?ci?significa costringere l’ammalato a rischiare malattie gastroerosive solo perch?per curarsi deve assumere Fans.

2- l’aver indotto questi ammalati a sottoporsi a continui esami di gastroscopia e diagnostici nella ‘speranza?di vedersi riscontrata anche una patologia gastrica per ottenere gratuitamente questi farmaci gastroprotettivi (omeprazolo e similari):

3- aver messo i pi?deboli nella situazione di dover rischiare ulcere, perforazioni emorragie e processi degenerativi e di sottostare a continui accertamenti diagnostici giacch?chi ha le possibilit?economiche continuer?tranquillamente ad acquistarsi il farmaco proteggi stomaco con il quale evitare sia le malattie gastrolesive che continui esami diagnostici invasivi.

Se poi il problema fosse stato dettato per incidere positivamente su una spesa farmaceutica incontrollata a nostro avviso, alla lunga, non ha centrato neanche questo obiettivo poich?per risparmiare su di un farmaco ha prodotto:

- un’incremento a dismisura delle richieste di gastroscopie ed esami diagnostici ingolfando le strutture ambulatoriali ed ospedaliere con costi elevatissimi in termini di personale ed attrezzature sicuramente superiori al costo dell’erogazione gratuita del farmaco in questione,

- un’incremento di rischio di malattie gastroendopatie erosive e o di melene con conseguenti onerosi ricoveri ospedalieri.

Abbiamo voluto con la presente intervenire su una problematica fortemente sentita e sofferta dai pazienti in questione affinch?gli Intestatari della presente valutino l’opportunit?di ridare, come integrazione provinciale, i farmacoprotettivi ( omeprazolo e similari) a quei soggetti portatori di pluripatologie accertate e conclamate che contemplano un consumo continuativo di farmaci Fans. Provvedimento,che si potrebbe semmai accompagnare ad un ticket di compartecipazione di un Euro a ricetta con l’esenzione totale per i soggetti con redditi minimali.

1/3/2005

Egregio Professore,

 
prendo spunto dal Suo articolo di domenica 27/02 (se non erro) apparso su "Il Giornale", in cui Lei sosteneva che, seppur lentamente, la ripresa era in atto (perdoni la forzata ed inesatta sintesi).
Mi spiace, ed ancor di pi?essendo un elettore del centrodestra: siamo in piena crisi nera, anzi nerissima!
Provi a parlare con qualche filiale di banca: Le confermeranno che i conti "in rosso" sono sempre pi?numerosi.
Provi a fare un giro in centro: sono sempre pi?gli esercenti che chiudono baracca e burattini!
Provi a parlare con un qualsiasi libero professionista: Le parler?di una crisi sia di nuovi lavori sia nell'ottenere il pagamento di quelli gi?eseguiti. E via discorrendo....
Capisco che il Capo del Governo sparga ottimismo, ma non si pu?fare come gli struzzi. La realt??che sta scomparendo la borghesia e si sta ampliando a vista d'occhio il divario tra i pochi ricchi (che diventano sempre pi?ricchi) e i molti "altri".
Non so Lei, ma io la vedo durissima....
Cordiali saluti,
Renato Savoia
1/3/2005

Egr. Dott..

Carlo Pelanda
 
In allegato Le invio copia del messaggio inviato al sole 24 ore, (poi pubblicato nelle lettere al giornale) con cui commentavo alcune posizioni circa la situazione competitiva italiana. Ieri ho  letto il suo articolo sul giornale " I falsari della crisi " ed ho trovato la cronistoria degli eventi che hanno rallentato il cambiamento. Il momento fondamentale fu a mio avviso la grande svalutazione del 1992 e la successiva scelta della concertazione. La svalutazione diede ossigeno alla competitivit?e la concertazione tent? di mantenere relativamente basso il costo del lavoro: i risultati non furono brillanti perch?nel tempo la capacit?di acquisto dei salari ?nbsp;diminuita, ma le alti contribuzioni sul costo del lavoro, l'euro forte e per coloro che hanno effettuato scarsi investimenti nell'innovazione del prodotto e nel ciclo di produzione del prodotto, questo non basta. La perdita di competitivit?in alcuni settori ?strutturale. Occorre prenderne atto e trasferire le risorse interne nei settori competitivi e favorire l'internazionalizzazione per le produzioni ormai competitivie solo nei paesi a basso costo comparato.
I politici, i sindacalisti erano consapevoli di questa rivoluzione nel 1992? Comprendevano che accettando l'euro la globalizzazione interna all'Europa sarebbe aumentata e la concorrenzialit?mondiale sarebbe esplosa?
Ormai siamo dentro ad un nuovo mercato globale senza le protezioni delle svalutazioni del cambio,
anzi il cambio esterno ?sopravalutato. I politici ed i sindacalisti hanno compreso le conseguenze della nuova situazione di mercato?
Gradirei un suo commento perch?"i falsari della crisi" se sono falsari consapevoli del cambiamento e mentono per ottenere voti e consensi in politica diventano populisti e poi agiranno come Lula in Brasile, ma se sono "falsari" che non hanno capito diventeranno catastrofici in un futuro governo.
 
Giuseppe Ivaldi   
 
 
 
----- Original Message -----
From: Dott. Giuseppe Ivaldi
To: lettere al sole24ore
Sent: Monday, February 21, 2005 11:34 AM
Subject: commento su vostro articolo

 
Ho letto l'articolo di Riccardo Faini "un bilancio sconsolante " nell'edizione di sabato 19 febbraio e a mio parere la lettura delle statistiche mondiali ?semplicistica (non dico di parte ma lo penso) .
Se ?vero che la crescita mondiale ?circa il 5% dovremmo prima vedere come si forma quella media: l'Asia registrer?degli aumenti pi?consistenti, i paesi produttori di petrolio aumenteranno il loro prodotto interno favoriti dall'aumento del petrolio.La zona Euro, invece non registrer? grossi aumenti di reddito. La Germania negli ultimi anni non ?andata per niente bene (aumento disoccupati, riduzione del reddito spendibile dei salariati, contrazione dei consumi ecc ) e guarda caso ?il pi?grosso cliente per le esportazioni italiane.
La contrazione dei consumi in Europa colpisce proprio i settori beni di consumo quali il tessile e il calzaturiero. Settori che devono affrontare proprio la concorrenza dei paesi in via di sviluppo: ?li che ci si confronta sui prezzi: la qualit?conta ma nelle nicchie di mercato. Sono proprio i prodotti maturi ad essere venduti e prodotti in un mercato globale concorrenziale.  Il prodotto maturo pu?essere assemblato ovunque e la localizzazione ?guidata dai costi di produzione: se produrre calzature di massa o tessuti- abbigliamento di bassa gamma ?meno costoso farlo in Turchia o in Cina si deve correre per trasferire l?la produzione o le fasi di produzione che in loco costano meno.
E' evidente che ridurre interi comparti produttivi vuol dire in economia liberare risorse (scarse)  che operano in perdita per renderle disponibili per settori che operano in utile. Socialmente ci?porta conflitti sociali e difficolt?per i singoli perch?tra le risorse da trasferire sono ricompresi le persone. Riccardo Faini scrive " E' la posizione dell'Italia nella divisione internazionale del lavoro a mostrare i propri limiti. Fino alla met? degli anni 80, il vantaggio comparato dei nostri prodotti si situava nei settori pi?dinamici dell'economia mondiale. Oggi ?vero il contrario..." ed era ora aggiungo, infatti fino agli anni 80 , anzi fino alla grande svalutazione della lira sul marco nel 1992, eravamo competivi nei mercati maturi (tessile, calzature, auto ecc) con le svalutazioni monetarie non con il vantaggio comparato. Con l'ingresso nel mercato mondiale dei paesi asiatici e del terzo mondo il vantaggio comparato nostro ?stato perduto in numerosi settori e senza l'ombrello del cambio la perdita di vantaggio comparato non ?temporanea ma strutturale (non si pu?svalutare la mometa) . Per di pi?l'euro ?forte sul dollaro ed allora ecco che l'Italia si trova in un mercato europeo debole, con una moneta forte nell'area del dollaro e nel mondo asiatico che commercia in dollari. I risultati non possono che essere una crescita lenta delle esportazioni ( +1%)  o meglio,  si potrebbe prospettare una riduzione delle esportazioni nei settori maturi ed una tenuta o un aumento nei settori in cui l'Italia ha mantenuto un vantaggio comparato. In conclusione ?pi?utile la lettura in terza pagina dell'articolo firmato L. P. "La debacle nei beni di consumo" ove si evidenzia che "tolta l'energia la nostra bilancia l'anno scorso ? migliorata di oltre 1,4 miliardi"  . E la parte finale dell'articolo descrive cos? una realt?del paese opposta a quella di Riccardo Faini.
Nei prossimi decenni il nostro vantaggio comparato si conquister?con il trasferimento interno delle risorse dai settori maturi in cui perderemo o abbiamo gi?perso il vantaggio comparato ai settori in cui questo vantaggio lo conquisteremo o saremo riusciti a mantenerlo. La politica si dovr?fare carico di gestire le persone ed il trasferimento veramente epocale delle risorse. Tante produzione andranno fatte all'estero in mercati con vantaggio comparato favorevole e dobbiamo ora sperare che a farlo siano gli stessi produttori italiani che cos?nbsp;trasformeranno le loro imprese in imprese internazionali e multinazionali. E questa evoluzione sar?sicuramente positiva. La politica di concertanzione non ?stata utile perch?dal 92 in poi ha mantenuto bassi i salari per mantenere i vantaggi comparati nei settori maturi, ma con l'euro non ?pi?sufficiente, ora ? necessario fare delle scelte politiche che tengano in conto della trasformazione epocale in cui siamo coinvolti. Purtroppo si ha la sensazione che alcuni operatori della politica, sindacati compresi, abbiano a suo tempo scelto l'euro come bandiera senza capire cosa significava nella realt?economica italiana. E per fortuna non hanno capito e l'euro ?arrivato. Bisogna per?che tutti comprendano che le regole del gioco non sono pi?le stesse e decidere di conseguenza.
 
Giuseppe Ivaldi
 
 
STUDIO CAMPI BOZZO IVALDI
 
Giuseppe Ivaldi
1/3/2005

Gentile dottor Carlo,
Il Giornale di oggi reca in prima pagina
l'articolo da lei scritto,
l'articolo di cui nel titolo.

La chiarezza espressiva delle frasi
e la valenza semantica dei concetti,
capaci di far comprendere il trentennio
statalista anche ai meno provveduti nell'economia
delle nostre cose produttive,
rendono l'articolo prezioso per l'affermarsi della Verit?br> dei fatti presso le coscienze sconcertate
perch?ingannate perch?ignare.

La presente per chiederle l'autorizzazione
a trascrivere le sue parole e distribuirle
fra amici e conoscenti.

Un grazie proprio doppio:
il primo per l'articolo in s?br> il secondo, va da s? per l'autorizzazione.

Con stima
PierLuigi Stortini

13/2/2005

In relazione all'articolo "La scelta liberale", comparso sul Giornale di
venerdì 11 febbraio, vorrei precisare che temi quali famiglia, vita,
bioetica
non possono essere un optional in una scelta politica, perchè si tratta di
valori fondanti e determinanti per lo sviluppo della società  e non
modificabili
regole condominiali: qualcosa dovrebbero averci insegnato le recenti
elezioni
americane che si sono decise su scelte etiche!
Condivido pertanto la scelta di chi non accetta l'alleanza della Casa delle
libertà con i radicali, in quanto non può condividere il loro pensiero su
questi temi, che sono stati per anni la loro bandiera più significativa.

Mi sembra poi assurdo ritenere che chi si sta proponendo al migliore
offerente
per sopravvivere possa essere una "parte qualificante, che dovremmo
ringraziare
se accettasse di stare con noi", come lei sostiene.
Distinti saluti
Carmen Pontieri

11/2/2005

Gentile professore

Oggi 11/02/05 a tg5 economia hanno parlato della postepay, servizio delle poste italiane “innovativo” ed io ritorno a spedirle una mia lettera dell’agosto 2004 sull’argomento.

La mia presa di posizione è sostenuta dalla mia competenza informatica, e giuro, i vantaggi sarebbero “epocali” e non uso esagerare sulle parole. FUTURIZZIAMO professore (lasci perdere le mie idee futuristiche di imposte e si limiti a considerare la postepay come possibile moneta).

g.g.

lettera 20/08/04

Lei sa che non vedo di buon occhio la riduzione del numero delle aliquote fiscali, oltre che per profonda convinzione economico/politica anche per un egoistico calcolo della serva. Che paghi di più chi ha di più.

Immagino che alla base della riduzione delle aliquote a carico dei redditi elevati ci sia un altrettanto egoistico “voglio pagare quanto un morto di fame” ma non è di opposte visioni del mondo che le voglio parlare.

Vado con un tema ferragostano: come pagare le tasse tutti e quindi pagare tutti di meno.

Cito a memoria: all’uscita della riforma tributaria del 75 si fece avanti anche un progetto “atena” finalizzato all’informatizzazione della macchina fiscale. Tutti schedati, tutti riconoscibili dal fisco.

Credo che il tutto si concluse con un enorme spreco di denaro, ma potrei sbagliarmi.

Adesso esistono le tecnologie per un grande salto in avanti. Ha presente il servizio postale chiamato “postepay”? con cinque euro  ti danno una scheda magnetica dove puoi versare denaro; costo un euro, e prelevare denaro; costo un euro se nel circuito postale altrimenti due euro e cinquantaotto centesimi se nel circuito bancario.

Provi ad immaginare il servizio svolto per conto dello stato a zero lire di costi per l’utenza e con contemporanea eliminazione della circolazione cartacea.

Si otterrebbero indubbi vantaggi attraverso la tracciabilità di tutti i movimenti di denaro:

 

1-     eliminazione dei furti di denaro contante (anche ieri un morto per rapinare cento euro)

2-     impossibilità per la criminalità di trasformare in denaro contante una refurtiva

3-     eliminazione dell’economia sommersa

4-     possibilità di eliminare l’IVA e trasformarla in imposta diretta

5-     costruzione di un prelievo fiscale mensile con possibilità di ristorno degli importi pagati in eccesso, con grande immediatezza. Sarebbe possibile un prelievo fiscale basato sulla possibilità di reddito riferita all’intera esistenza dell’individuo. (imposte anche negative).

6-     Le banche tornerebbero a fare solo prestito di denaro e non intermediazione per facilitare i pagamenti.

7-     Anche Calderoli sarebbe contento: un immigrato irregolare, non potrebbe avere accesso allo strumento di pagamento, non potrebbe comperare neppure un pezzo di pane.

8-     Se ti rubano o perdi la carta, serve sempre il codice segreto, e poi puoi vuotarla anche se non ne hai materialmente il possesso. Non servirebbero le casseforti.

 

Non dica poi professore che le “sinistre” sono contrarie ad ogni riforma perché attaccate ai privilegi che stanno godendo.

Suo

Giovanni Gualtiero

11/2/2005

Egr. Carlo Pelanda,
 finalmente la realtà del centrosinistra italiano si è svelata. Il primo
 punto del programma è avere sul ponte di comando Romano Prodi. Conosco
amici diessini che non riescono a capire come il principale partito della
sinistra non candidi, come in tutti i paesi occidentali, il suo segretario a guidare la
 coalizione e definiscono (loro) "un delinquente" Prodi. Forse si ricordano
 dell'affondamento di una nave di Albanesi: 100 morti accertati, tra cui
bambine e donne - ma per la geniale ex-commissaria Dimitropoulos prodi era "un grande amico
 delle donne"...certo non di quelle Albanesi o Israeliane. Forse hanno
 qualcosa da ridire sulla gestione dei fondi UE destinati all'ANP sotto la
 commissione Prodi. Forse si sono accorti che Barroso ha definito
"fallimentare" la strategia del precedente esecutivo UE con riferimento all'implementazione
da super-potenza neo-sovietica dell'Agenda di Lisbona.Ma io (non loro) mi
sono accorto che: 1) dopo la strage del Canale di
 Otranto (una pagina tra le più infami della ns gloriosa Marina) è calato
il silenzio mediatico ed è arrivata l'archiviazione, di "default" direi, per
 ministri e politici del governo di allora; 2) tra il 1999 e il 2000
l'Europa non ha fatto nulla per spingere Arafat a miglior consiglio nelle trattative
 con Barak e Clinton, lasciandogli il margine per tornare a fare il suo
 mestiere di capo terrorista; 3) l'ottimismo di maniera sulle magnifiche
sorti e progressive dell'Unione Europea ha dominato sulla stampa italiana per
tutto il periodo 1999-2004in quanto non passavano le voci dissonanti dalla Gran
Bretagna, d'altronde non strategica per la visione carolingiana dell'allora
presidente.Su queste basi temo che il confronto Berlusconi-Prodi si risolva
in una vittoria di quest'ultimo e nello spegnimento delle voci critiche: la
capacità di gestire le leve del potere mediatico, giudiziario e amministrativo dei
Prodi boys è provata ed è l'ataut che il centrosinistra può mettere in campo per
coprire le proprie divisioni. Ma questo, per l'appunto, è una prospettiva
di "nazifascismo rosso" antiamericano e antioccidentale e spero che anche a
sinistra le voci più critiche/autocritiche si levino per produrre un'alternativa
 democratica e riformista, oggi confinata a poche correnti. Marco Ciaccia

11/2/2005

Caro Dott. Pelanda,

condivido il suo articolo apparso oggi sul Giornale "La scelta liberale", ma
vorrei proporLe un cambio di prospettiva.  Che ne dice di vedere il
bicchiere mezzo vuoto? Ovverosia, i radicali sono coloro che per primi
compresero e appoggiarono Enzo Tortora, ma sono gli stessi che sostennero
Toni Negri e sorvoliamo Cicciolina (infatti allora si diceva: tra tanti
ladri ciò stare anche una ...). Mi sembra che su di essi [i radicali], pur
non tacendone i meriti, ci sia scritto "maneggiare con cura".

Cordialmente
Marco Baù

8/2/2005

Gentile professore

l’America ha industrie largamente difese da dazi, un nome per tutti: l’acciaio.

Inoltre ha un vantaggio competitivo profondamente ingiusto: il dollaro quale moneta di scambio internazionale.

Un velo di cortese silenzio su quanti, per anni, hanno dichiarato la ripresa dietro l’angolo.

Qui mancano  imprenditori che non siano parassitari come Berlusconi.

Un buco (nel vero senso della parola) per lavorare costa 310 euro al mese. Venticinque metri quadrati.

Gli affitti, e i costi d’acquisto di due muri sono proibitivi. Questo scarica costi parassitari sul sistema.

Il sistema fiscale impone all’artigiano e al negoziante un commercialista al seguito, altro parassita.

Guadagnano sempre più spazio gli oligopoli e i monopoli.

Il sistema del capitale che si rifugia nei servizi monopolistici.

Prenda l’enel: offre per chi ha il contatore elettronico (quanti?) un contratto vantaggioso (per chi?) se richiede tariffe agevolate per il consumo notturno e/o festivo.

Un’offerta seria sarebbe una diminuzione del costo, senza se e senza ma, per i consumi notturni e festivi. Tariffe differenziate tra giorno e notte per tutti e tutti con contatore elettronico.

Prenda internet: costa un occhio della testa, l’abbonamento a un giornale su internet è paragonabile al costo in edicola e non c’è la carta, non c’è il costo dell’edicolante, e non c’è il costo del trasporto.

Ma certo lei questo lo sa.

Il sistema di tassazione va rivisto: più tasse per i ricchi, meno tasse per la gente che lavora.

Trasparenza di mercato, prezzi certi e filiere esplicitate sul prezzo.

Giovanni Gualtiero

8/2/2005

Carissimo CP,

prendo atto che il dolore fisico non ti impedisce di azzeccarle quasi o pressochè tutte, com’è tuo costume. L’ultima fiamma, che alimenta la mia instancabile e sincera ammirazione nei tuoi confronti, è la tua dichiarazione-proposta di ostracismo alla sinistra, tempestiva e rara prova di coraggio in un generale contesto di stomachevoli e ambigue strizzatine d’occhio preelettorali.

Al tuo elzeviro del due febbraio vorrei solo aggiungere a mo’ di commento una breve asserzione, che ragioni di spazio-tempo mi costringono ad argomentare in modo incompleto. Ebbene: il centrodestra non si rende conto della propria forza, così come della debolezza dell’avversario.

Cominciando da quest’ultima affermazione, chiarirò subito che essa si basa sulla considerazione di tre contraddizioni, ognuna appartenente a un settore diverso, anche se limitrofo, della sfera socio-politica.

  1. Il tema filosofico generale che più caratterizza l’attuale mentalità di sinistra, la conservazione e la difesa delle ‘differenze’, deve convivere con l’altra e opposta pretesa fondante dell’anima della sinistra, cioè l’obiettivo finale e salvifico dell’uguaglianza. Nessuno si preoccupa di chiarire la sequenza di ragionamenti che starebbero alla base di questo strano percorso, il quale, attraverso la valorizzazione della differenza e il suo permanere, dovrebbe portare all’eliminazione della stessa, cioè, se le parole hanno un senso,  all’uguaglianza. Forse nessuno, pensatore o filosofo, si addentra nella questione  proprio perché teme di non uscirne. Forse invece alla sinistra interessa salvare non tutte, ma solo qualche determinata differenza e di raggiungere solo qualche determinato e parziale livello di uguaglianza, che è bene non esplicitare.
  2. Sul terreno più tradizionalmente politico, emerge dalla cronaca quotidiana, anche se non è mai posta in risalto,  l’incongruenza di assumere come priorità il tema dell’emancipazione femminile e nello stesso tempo dimostrarsi incondizionatamente favorevoli a regimi e teocrazie, che anche nelle loro forme più moderate negano nei fatti e nel diritto ogni possibilità di tale emancipazione. Il pieno e incondizionato riconoscimento dell’islam come civiltà implica infatti, checchè se ne dica, la possibilità di guardare ad esso come a un modello, cioè in effetti al Corano, non come sapere e verità assoluta e incontrovertibile, ma come oggetto di possibile interpretazione. Tale interpretazione, comportando aggiornamenti e modernizzazioni, andrebbe per forza nella direzione di un civile progresso, cioè di un divenire storico e sociologico di usi e costumi non casualmente mutevoli, ma passibili di trasformazione in conformità e in armonia con un concetto di bene, o di interesse comune, ben noto e condiviso. A meno che si voglia conferire, in modo decisamente improbabile, il rango e la natura di civiltà a una gigantesca struttura inguaribilmente e inevitabilmente conservatrice, solo a causa del suo peso numerico e della paura che incute.
  3. Il comunismo, numericamente e qualitativamente molto ben rappresentato nel centrosinistra, vuoi come componente interna, vuoi come elemento di sostegno esterno, dà vita a una macrocontraddizione anche dal punto di vista delle politiche economiche e finanziarie. Infatti nella scelta delle linee guida della suddetta coalizione, così come nelle scelta del leader, appare in primo piano, almeno agli occhi dei possibili elettori, la preoccupazione di garantirli dai pericoli insisti in una possibile consistente affermazione del comunismo stesso. La presenza delle componenti neocomuniste in seno all’alleanza di centrosinistra non è in altre parole, o non sembra, vissuta come forza propulsiva da contenere, ma piuttosto come elemento esplosivo da disinnescare, dopo averlo utilizzato ai fini elettorali. Se ciò equivale a riconoscere, finalmente, l’inadeguatezza degli schemi e delle categorie di matrice marxista  al fattore primario che governa la modernità, cioè alla tecnica in tutte le sue forme imprescindibili e dominanti, in definitiva implica anche il riconoscimento di una presenza scomoda, forse non proprio  estranea, ma sicuramente contraddittoria, al proprio interno o al proprio fianco.

Queste tre macroscopiche contraddizioni costituiscono un palese e forse sottovalutato (da entrambe le parti) elemento di debolezza, perché non si pongono hegelianamente come tolte o toglibili, ma si presentano come insolubili e rimangono, nei rispettivi ambiti, irrisolte. L’ irritante silenzio del centrosinistra sulle proprie sopra descritte magagne basta comunque da solo a giustificare come inevitabile  l’ostracismo di cui sopra.

Quanto alla mancata consapevolezza della propria forza da parte del centrodestra, più che analizzarne ora le cause troppo complesse, vorrei accennare a una delle sue manifestazioni più mediaticamente familiari, cioè la inconsulta pretesa di aumentare i telespettatori proporzionalmente o contestualmente agli elettori. Se i primi possono essere, non si sa perché, sinistramente attratti dal sistematico dileggio dei servitori fedeli, dalla becera messa in ridicolo delle autorità, dai comizi e dai processi sommari in forma  pseudo-comica e volentieri si lasciano dare in pasto a pedagoghi di infima schiera (Busi, Volo, Greggio, Luca e Paolo, Costanzo, etc.), affittati dalla controparte e utilizzati come predicatori del più nefasto conformismo politicamente corretto, i secondi ora sognano soltanto, ma presto verranno a pretendere, un azzeramento degli organigrammi e una rifondazione di Mediaset, organo politico a tutti gli effetti, all’insegna della serietà vincente. Un altro luogo comune da sfatare nell’ambito della comunicazione è che le trasmissioni d’informazione e i dibattiti producano più opinione (e guadagnino più voti ) dei  programmi d’evasione e di intrattenimento. Anche questo pregiudizio è un sintomo evidente del fatto che il centrodestra sottostima la propria forza, soprattutto televisiva, e sottostimandola, si comporta da debole, accumulando sconfitte evitabili sul piano politica e abbassando rischiosamente il livelli del prodotto aziendale. Ma chi sono io per dirlo?

Salutandoti fraternamente

Ferruccio Sangiacom

4/2/2005

Gentile Professor Pelanda,  con riferimento al suo articolo apparso stamane su Il Giornale dal titolo "Il confine morale" le dirò che non trovo affatto fuori luogo le sue valutazioni sulla sinistra italiana, né esagerata la definizione di una linea di demarcazione morale nei confronti di chi fa del cinismo e dell' ipocrisia la divisa da indossare permanentemente nell' affrontare il dibattito politico. Come Lei sono anch'io convinto che il dialogo con simili soggetti è pressoché inutile se non dannoso perché privo di quella lealtà reciproca che consente di ammettere gli errori, come anche di riconoscere i meriti altrui senza perdere di dignità.

Tuttavia la sua ricetta mi sembra di difficile applicazione: in primo luogo perché chiamando in causa valori morali imporrebbe una integrità e coerenza comportamentale da parte di tutto lo schieramento di centro-destra tale da costituire un modello virtuoso inattaccabile, forse impossibile da pretendere; poi perché non mi appare né giusto, né proficuo applicare il confine a tutta la sinistra (intesa come arco dei partiti che costituisce l'opposizione), dato che sarebbe meglio distinguere tra chi al "male" è stato scientificamente addestrato divenendone un professionista e cioè comunisti e relative varianti ex e post e chi dal "male" è stato attratto per ingenuità, calcolo o debolezza come ex democristiani, socialisti ecc. Sono cioè dell'idea che si dovrebbe fare ogni sforzo per recuperare al "bene" coloro che per tradizione e credo sono lontani dall'ideologia marxista-leninista che costituisce la vera radice dell'anomalia da Lei denunciata e che sono solo compagni di strada occasionali dei veri sinistri, dei quali peraltro subiscono la nefasta influenza anche nei metodi.
Ciò detto mi rendo conto che una simile operazione di salvataggio sarebbe destinata all'insuccesso senza il coinvolgimento della potente forza morale e di persuasione della Chiesa Cattolica, se non altro nei confronti di coloro che a sinistra si ispirano al suo insegnamento (e non sono pochi). Occorre perciò che le forze che oggi governano il Paese si accreditino non solo per efficienza ed operosità, ma anche per quella visione solidaristica e cristiana della società che si preoccupa di tutti e non dimentica gli ultimi.  In definitiva è tempo che la democrazia liberale dimostri che la ricchezza e il benessere  non sa solo produrli ma anche equamente e saggiamente distribuirli. Solo così si indurranno le forze politiche oggi all'opposizione ma estranee al comunismo e ai suoi metodi a rientrare nella loro casa naturale, restituendo i seguaci di tale ideologia al rottamaio della Storia come già avvenuto in tanti altri Paesi.  Con la più viva cordialità Giuseppe Zuccarini - Perugia 
4/2/2005

Perfettamente d'accordo con LEI anche se io non voterò mai un partito e una
coalizione che si dice conservatrice e/o liberal ma, a differenza di quello
che succede per esempio in CANADA, non affronta seriamente legati alle
unioni di fatto, anche quelle Omosessuali! Grazie. Cordiali saluti. Fabio,
Torino

4/2/2005

Caro Dottor Pelanda,  ho letto con molto piacere ed attenzione il suo articolo ( come sempre d’altra parte) su il Giornale di oggi titolato “Il Confine Morale”  e devo concordare con Lei sul punto, a mio avviso, più stuzzicante, quando dice:  Sembra esagerato ?, no, affatto, non lo è quello di proporre un esame preventivo di << cittadinanza >>  alla miriade di Capi e Capetti Sinistri, dato il loro sproloquiare confusionario,  contraddittorio e ostruzionistico su tutte le questioni di carattere finalizzate al raggiungimento del “Bene”.

 Pensi che estenderei il termine, da Lei argutamente scelto, chiamandolo anche << accettazione, idoneità >> per ardire a raggiungere l’onore di sentirsi chiamati finalmente “Uomini” che ora non sono, e lo proporrei anche, se non principalmente,  a quello smarrito di Prodi che fra un balbettio ed un tentennamento, di ritorno da Eurolandia, non sa quel che dice né quello che fa: Lui si, mercenario al soldo di un’armata che non ha: ma che vuole infine ? come si fa a chiamarlo Leader, quando in una trasmissione “ Dandini dipendente” ( !! ) dice che la gioventù italica deve essere libera di << pascolare >> ? Ma che voleva significare quel suo dire:  alla sua transumanza da un paese all’altro ? Non si è accorto che l’Italia, in cinque anni di sua assenza, è cambiata ?

Oppure è una  terminologia politica nuova in vigore a Bruxelles ?

Complimenti Dottor Pelanda, anche se non ne ha bisogno, e perdoni l’intrusione.

Con la stima di sempre,

Edoardo A. ( Padova) 

28/1/2005

“Quali svantaggi competitivi è prioritario iniziare a ridurre? Certo, quelli fiscali, e la riduzione delle tasse è in corso. Ma più importante ed urgente è la riduzione del costo dell’energia.”

Gentile professore

Non sarà perché il Capo ha parlato di fonti di energia?

Non trova che miglioramenti competitivi possano essere raggiunti con un pensiero più libero?

A suo tempo votai per mantenere il nucleare (nessuno mi capì), conscio che di sicuro e di pulito non c’era nulla. Era meglio conservare la posizione favorevole.

Adesso, secondo me, è meglio cercare la strada delle fonti alternative, dove si possono spuntare nuove tecnologie, e quindi competitività.

Giovanni Gualtiero

28/1/2005

Le invio copia di una lettera che ho inviato sia a Ferrara che a Malgieri.
Spero che la cosa possa incuriosirla.
Cordialmente
Renato Cocchi
 

>  dr Ferrara,
>  fa bene a tentare di chiedere alla CdL di darsi una smossa almeno per
> capire, specie dopo il 9 a 0, ma c'è il rischio che sia fatica sprecata,
> anche perchè la CdL è molto restia a muoversi.
>
>Se in parte un po' è avvenuto, è stato per merito esclusivo di Berlusconi,
>ma con poco risultato lo stesso. Secondo me, si ignora  la variabile
>"memoria dell'elefante" .
>
>Mi aiuto con i numeri, per semplificare.
>Se l'informazione negativa (e spesso spudoratamente bugiarda e calunniosa
>dell'opposizione) valesse -20 e l'informazione positiva della CdL
>riuscisse a valere + 20, secondo una opinione creduta razionale ci sarebbe
>un equilibrio e la CdL riuscirebbe a trascinare la maggioranaza che la
>sostenne alle ultime elezioni politiche.
>
>Purtroppo non è così perchè il -20 dell'opposizione vale molto di più per
>la maggiore appetitività  e per la maggiore persistenza mnemonica delle
>cose emotive negative, nell'emisfero cerebrale destro. E' un problema
>biopsicologico.
>
>Questa è la memoria dell'elefante, che, si dice, dopo anni si vendica
>sulla persona che lo ha mal trattato. O, se preferisce, è il vecchio
>"Calunniate, calunniate, qualcosa resterà".
>
>  Si è mai chiesto perchè i giornali sono piedi di notizie negative,
> specie con accentuata componente emotiva? Ha mai avuto un ribrezzo
> preventivo per una qualche sciacquetta che con un microfono in mano e una
> telecamera alle spalle possa chiedere a una madre: "Lei che cosa provava,
> quando ha visto il video in cui suo figlio veniva sgozzato?"
>  Sulle disgrazie arriva subito un imponente stuolo di
> giornalisti-avvoltoi. Perchè? Colpa dei giornalisti o colpa di un
> pubblico affamato proprio di quelle notizie?
>
>Per cui il -20 vale molto di più del +20.
>
>Non è convinto? Per una verifica basterebbe investire un po' di denaro in
>una ricerca demoscopica sui ricordi delle persone contro e a favore del
>governo, ma non si valutino solo le risposte, ma anche i tempi di
>rievocazione delle stesse, e si scoprirà che a rievocare le risposte
>negative ci si mette meno tempo.
>
>
>Cordialmente
>
>Renato Cocchi
>neurologo e psicologo medico; sociologo.
>Reggio Emilia.

25/1/2005

E' da tempo che nutrivo dubbi circa l'amministrazione della giustizia italiana. La riprova di questa mia diffidenza trova conferma dai giudizi e dagli avvenimenti giudiziari di tutti i giorni, con pene magari lievi per assassini impenitenti e pene severe per reati da dozzina o magari accanimenti contro la persona malvista e mal sopportata.

30 anni ridotti a 16, mafiosi pluriomicidi in libertà con assegno statale perché collaboratori "pro domo sua", ecc ecc.
Ciliegina sulla torta la sentenza ambrosiana, che ha sancito non essere reato il reclutamento in casa altrui, la nostra, di personale pronto per azioni terroristiche internazionali, definite dal giudice (ohibò) atti di guerriglia e quindi con tutto il sacro crisma della legalità. Arruolare guerriglieri è insomma cosa saggia e legittima.
Mi piacerebbe conoscere l'articolo del codice penale che esclude dal reato azioni terroristiche, ancorché resistenziali. Forse il GUP, si è ispirato agli sfracelli dei resistenti del triangolo emiliano, che pur a guerra finita, fecero delitti di ogni risma, sotterrando di tutto del genere umano e facendola franca. Mai giudicati e puniti.
Forse a questo si è ispirato il giudice.
Certo fare il giudice è cosa dura e difficile. Richiede preparazione, dottrina giuridica, conoscenza dei codici, esegesi legale con mente e pensiero al di sopra delle parti.Terzietà la chiamano gli addetti ai lavori, se non vado errato. Eppure dopo un concorso-esame per accedere alla somma funzione, peraltro stabilito in ora data e commissioni dal CSM, in seguito tutto fila liscio. Ti puoi anche rilassare, la tua carriera è assicurata in tutta tranquillità sino a diventare consigliere di cassazione con stipendio relativo, pur rimanendo in una oscura pretura di provincia.
E poi se qualcuno pensa, interpretando la volontà popolare, di dare una sterzata a tutto ciò, apriti cielo! Nemmeno la riforma Castelli va bene..
Allora godiamoci questa giustizia: reclutare guerriglieri di Al Qaida in Italia, non è reato. Ora i mussulmani possono anche aprire, forti della fantomatica sentenza, dei campi di addestramento...
Sarebbe auspicabile fare un bel referendum : "Riforma o no della Magistratura?"
Il popolo italiano dovrebbe essere chiamato ad esprimersi. Non è forse in nome del popolo italiano che si amministra la giustizia?
 
Laura Biancalana
24/1/2005

Caro Pelanda   

Non sono un elettore del centro sinistra e quindi il dibattito sulle primarie mi interessa relativamente. Però qualche osservazione mi sento ugualmente di farla. Considero il ricorso alle primarie non adatto al sistema politico italiano e spiego subito il perché. Negli Stati Uniti, paese tanto disprezzato ma sempre imitato dai sinistri di casa nostra esistono due partiti contrapposti, quello repubblicano e quello democratico. I candidati che partecipano alle primarie sono tutti accomunati dall’appartenenza ad un stesso partito di cui, seppur con qualche divergenza, condividono ideali e valori di fondo. Lo scontro è essenzialmente sul modo in cui questi si intendono realizzare. I programmi dell’uno o dell’altro candidato che concorrono alle primarie all’interno di uno stesso partito, possono variare nel metodo ma non saranno mai in antitesi l’uno dall’altro. Tant’è che poi il candidato che vince è sostenuto da tutti gli altri e il suo programma diventa automaticamente il programma di tutto il partito. In Italia invece lo schieramento di centro sinistra raccoglie più partiti, alcuni dei quali in contrapposizione l’uno dall’altro. Rosy Bindi e Pecoraio Scanio sono uniti dall’odio per Berlusconi ma ad esempio hanno idee totalmente opposte in materia di fecondazione assistita, parità scolastica, diritti civili, legislazione familiare ecc. Il programma di Rifondazione Comunista non sarà mai quello dei riformisti. Qualora le primarie portino ad uno scontro diretto Prodi e Bertinotti, chiunque dei due vince non sarà mai in grado di imporre all’altro per intero il suo programma di governo. Non solo, Bertinotti sfrutterà il risultato delle primarie per dimostrare che una larga fetta di elettori del centro sinistra non vuole una politica di tipo riformista e, una volta al Governo, cercherà di contrastare quel tipo di politica rendendola più radicale. Nessuno sarà disposto a rinunciare alle sue specificità e con il consenso ottenuto alle primarie, aumenterà il proprio potere di ricatto all’interno della coalizione. Le primarie in Puglia non sono state altro che una resa dei conti nei Ds. Molti che hanno votato Nichi Vendola non lo hanno fatto per premiare l’esponente rifondista ma per colpire D’Alema il vero unico sconfitto. E sono stati gli stessi diessini, a cominciare da Veltroni, Folena, Salvi ecc. a determinare la vittoria di Vendola e scardinare i giochi dell’area riformista. La Margherita uscita sconfitta insieme a D’Alema dal voto pugliese, ha garantito appoggio al candidato di Rifondazione ma certo è che gli obiettivi di Vendola non saranno mai gli stessi di Boccia, a parte quello di vincere su Fitto. Se Vendola vorrà governare la Regione dovrà adattarsi inevitabilmente anche ai voleri della Margherita e dei cattolici del centro sinistra che, tanto per fare un esempio, non saranno certamente propensi a sostenere una politica in favore delle coppie omosessuali. Alla fine quindi il vincitore delle primarie dovrà comunque discutere, mediare con gli sconfitti che saranno i suoi futuri alleati di governo e anche rinunciare se necessario a realizzare i propri obiettivi per non compromettere la tenuta della sua maggioranza. Sarà sempre un presidente ostaggio dei partiti che compongono l’alleanza e il suo programma dovrà necessariamente rappresentare la sintesi di tutte le esigenze della coalizione anche a costo di piegare le proprie convinzioni. La stessa cosa avverrà al governo del paese con un Prodi che si troverà sempre schiacciato dallo scontro fra i riformisti e i radicali e sarà costretto a fare concessioni ora all’uno, ora all’altro per non correre il rischio di andare a casa. Ecco perché le primarie sono una cosa inutile. Tanto alla fine ogni partito manterrà le sue posizioni e nessuno sarà disposto a rinunciare ai suoi cavalli di battaglia. Mentre, legittimato dal consenso della base ognuno si sentirà titolato ad alzare il prezzo su poltrone e strapuntini vari. Prodi, che aveva chiesto le primarie per avere il consenso dei cittadini ed evitare così di trovarsi nella scomoda posizione di leader senza partito, né seguito elettorale, si sta ora accorgendo del pericolo che si nasconde dietro questo strumento e insieme ai Ds, alla Margherita e agli altri sta cercando di correre ai ripari per impedire che dal voto esca un rafforzamento di Bertinotti e quindi uno spostamento a sinistra della politica dell’alleanza. Ma ormai il danno è fatto e se si accettano le primarie non si può pretendere di farle con un solo candidato. Tanto vale a questo punto rinunciarvi, sedersi intorno ad un tavolo come è sempre avvenuto e trovare i necessari compromessi. Evitando di legittimare prima del tempo le frange più radicali. Tanto il risultato delle primarie sarà sempre per chiunque una vittoria di Pirro.

Americo Mascarucci

24/1/2005

E' in prima pagina la mia critica alla sentenza.
Marco

Ti è stato segnalato questo articolo tratto dal magazine on line
CattolicaNews:
http://www2.unicatt.it/pls/catnews/consultazione.mostra_pagina?id_pagina=10060


Terrorismo o guerriglia?
Il commento del prof. Marco Lombardi, docente di Gestione della crisi e comunicazione del rischio, su Ansar al Islam, il gruppo vicino alla cellula di integralisti islamici assolta a Milano
[Pubblicato: 25/01/2005]



Il 24 gennaio 2005 a Milano sono stati assolti alcuni fondamentalisti islamici dall'accusa di terrorismo internazionale definendoli guerriglieri e, soprattutto, ha omologato il gruppo di Ansar al Islam a un “esercito legittimo”.
E' d'obbligo attendere le motivazioni della sentenza e tuttavia appare problematico l'accostamento di Ansar al Islam a quello di un “esercito”. Nel 2003, incontrando due membri di Ansar al Islam nelle carceri di Sulaimani, in Kurdistan, il prof. Marco Lombardi ha raccolto materiale e testimonianze utili a tracciare un profilo di questo gruppo integralista nel panorama locale e internazionale.

Innanzitutto, cos’è Ansar al Islam? Dalla voce delle autorità Kurde - Barham Salih primo ministro del PUK; Sarkout Hasan Jalal, responsabile dei servizi di sicurezza a Sulaimani e Rizgar Ali, responsabile del PUK a Kirkuk, rappresentanti di un legittimo governo islamico - emerge che Ansar Al Islam nasce nel Kurdistan iraqeno, nel settembre 2001. Il gruppo coagula intorno a sè una molteplicità di movimenti,quale risultato degli ultimi 10 anni di storia delle organizzazioni islamiche estremiste nell’area e con dirette connessioni con la dimensione internazionale del terrorismo islamico. Sarkout Hasan Jalal, responsabile dei servizi di sicurezza a Sulaimani, fa riferimento a «Bzutnawai Islami (Movimento Islamico), il movimento che nacque nel 1979 in Iran, per poi costituirsi in Kurdistan come partito politico legittimo dopo la rivolta del 1991». Le posizioni moderate del movimento non soddisfacevano un congruo numero di aderenti, spostati verso posizioni estremiste. Questi ultimi cominciarono a riunirsi in gruppi spontanei, senza interrompere le relazioni formali con Bzutnawai Islami.

É la fase che caratterizza gli anni dal 1994 al 1998 circa, durante i quali non si assiste alla organizzazione di gruppi indipendenti quanto, piuttosto, al formarsi di correnti interne al Movimento che saranno prodomo ai futuri movimenti islaimici kurdi della fine degli anni Novanta.

«Al confine di Halabja - continua Sarkout Hasan Jalal - hanno fondato Hamas. A Erbil un altro gruppo ha dato vita ad un’organizzazione estremista di nome Al Tawhid (Riunificazione). Ma anche questa non erano d’accordo con il programma del Movimento Islamico sulla questione della Jihad e sulla creazione di una regione islamica in Kurdistan. Nell’ambito di Bzutnawai Islami un'altra formazione veniva chiamata la Hezi Dui Soran (Forza 2 del Soran, una regione del Kurdistan), coordinata da un gruppo di giovani estremisti. Infine il movimento che chiamavano Islah (Miglioristi), guidati dal Mullah Krekar».
Nel 2000 Al Qaeda fa pressioni sulle differenti organizzazioni kurde affinché queste confluiscano in un gruppo operativo unificato. Bin Laden affida la promozione dell’iniziativa al suo uomo Abu Abd Al Raman Al Suri. Sempre nel 2000, a maggio, il gruppo di Hamas e di Al Tawhid si riuniscono nel Fronte Islamico Unito; circa un mese più tardi si aggiunge la partecipazione di Hezi Dui Soran che porta - a settembre dello stesso anno - alla fondazione di Jund Al Islam. Un gruppo estremista quest'ultimo insediato nelle regioni di Tawela e Biyara, a nord est del Kurdistan verso il confine con l’Iran dove «Il gruppo ha aperto un ufficio - precisa Sarkout Hasan Jalal - con il nome di Jund Al Islam. Da qui appoggiava le operazioni di Al Qaeda, da cui riceveva tutte le direttive» e, sembra, un finanziamento di 600.000 USD. Il leader era proprio Abu Abd Al Raman Al Suri, alla cui morte in battaglia con i peshmerga kurdi si sostituì Abu Abdullah Shafii. Il compito del gruppo era destabilizzare l’area e formare nuovi terroristi reclutati tra gli estremisti kurdi, secondo uno schema di celle indipendenti organizzate in sei reggimenti.

Quando nel 2001 nasce Ansar Al Islam, come coronamento di questo sforzo di riunificazione, il gruppo di Mullah Krekar (Najmuddin Faraj Ahmad), Islah, si unisce a Jund Al Islam. E Mullah Krekar ne assume la leadership: «Dopo la creazione di Ansar Al Islam - sottolinea Sarkout Hasan Jalal - Krekar diviene il loro emiro. E Abu Abdullah Shafi con Asso I Hauleri vengono nominati come suoi vice». La medesima linea di comando, anche nelle sue interazioni con l’Afghanistan di Al Qaeda, è confermata dalle interviste a Didar Khalid Khaled e Keis Abu Assim (Abu Assi), terroristi di Ansar. La prima azione di Ansar fu un’imboscata alle forze del PUK, che procurò al movimento 42 morti; poi nel febbraio 2002 assassinò Franso Hariri, governatore di Erbil e in primavera cercò di eliminare Barham Salih, Primo Ministro del Governo PUK. Nell’attacco, fallito, vennero uccise cinque guardie del corpo e due dei tre terroristi del commando. Il terrorista di Ansar sopravvissuto è Keis Abu Assim (Abu Assi), che ho incontrato nelle prigioni di Sulaimani.

Oggi Ansar al Islam è sostanzialmente confluita in Ansar al Sunnaha, presente nelle recenti cronache per le rivendicazioni delle ultime decapitazioni.

16/1/2005

Ma perche' continuiamo a sperare? Per quale strano motivo, forse
caratteriale, noi israeliani continuiamo a sperare nella pace?
Morto Arafat avevamo esultato e sperato con tutte le nostre forze che adesso
le cose sarebbero cambiate, che Abu Mazen sarebbe stato migliore, piu'
moderato, meno bugiardo.
Il nuovo presidente eletto dell'ANP frenava la nostra gioia con
dichiarazioni per niente amichevoli e incoraggianti, i gruppi dei
terroristi continuavano a sbraitare che il terrorismo sarebbe andato avanti
inesorabilmente ma noi, illusi, pensavamo si trattasse di dichiarazioni
politiche per rassicurare la voglia di guerra del popolo palestinese e per
non creare sommosse popolari.
I palestinesi, al contrario di quasi tutti i popoli del mondo, si ribellano
alla parola pace, vanno a sciamare per le strade, invasati e urlanti, la
loro violenza e il loro desiderio di sangue mai paghi.
Per questo motivo ci illudevamo che Abu Mazen, per poter essere eletto,
dovesse proclamare il suo odio per il "nemico sionista" e fingere di
continuare l'opera di distruzione del suo predecessore.
Abbiamo aspettato le elezioni e abbiamo avuto il nuovo Raiss, piu' contenti
noi di loro!
Sharon, felice pure lui, gli ha mandato le congratulazioni e ha dichiarato
di volerlo incontrare quanto prima anche se dall'altra parte non si
percepiva altrettanta ansia.
I gruppi di terroristi palestinesi, durante la campagna elettorale, hanno
continuato a sparare, a bombardare tutto quello che sapeva di ebraico
dentro e fuori dalla Striscia Maledetta ma la nostra speranza non scemava,
una speranza resa ancora piu' intensa dalla disperazione, convinti che morto
il Male per antonomasia, il mostro Arafat, tutto sarebbe cambiato.
"Sciocchezze" dicevamo "aspettiamo che Abu Mazen prenda il potere e poi
iniziera' il negoziato. Il mostro che ci ha rovinati non c'e' piu' e senza
di lui i palestinesi capiranno che la pace e' meglio della guerra!"
Errore immenso, un errore che ci tiene incatenati alla tragedia da piu' di
mezzo secolo e ancora non abbiamo capito chi sono.
Non abbiamo capito che vogliono la guerra perche' la amano, come amano la
violenza e il sangue, come amano l'odio che provano per noi e vi si
crogiolano sacrificando la loro gioventu' e portando i loro figli a
diventare suicidi assassini.
Abu Mazen non e' Arafat, non sputacchia, non sbaciucchia tutti, non porta la
kefiah inamidata a forma di Israele sulla testa, Abu mazen e' un grigio
signore, vestito di grigio, con giacca e cravatta grigi, sembra un bravo
signore anziano, un impiegatuccio in pensione, anonimo.
Abu Mazen, ricordiamocelo sempre, non e' nemmeno un uomo di pace perche'
l'essere stato per tanti anni l'ombra del mostro non puo' avergli insegnato
niente di buono.
Mi risuonano nella mente nomi tragici: Ma'alot, Monaco, ebrei bambini,
ebrei atleti trucidati da assassini mandati dall' "ombra" di Arafat, per
ordine di Arafat.
Lo avevamo dimenticato? Cosa puo' fare per la pace un uomo cosi'?

Nel campo profughi di Jablya, a Gaza, diverse migliaia di persone, con
bandiere islamiche, sono uscite per quella che hanno chiamato una marcia
vittoriosa per celebrare l'attacco di Karni, sei morti israeliani,
rivendicato giovedi' da tre gruppi : Hamas, il Comitato di resistenza
popolare e le brigate martiri di al-Aqsa, l'ala armata del movimento di Abu
Mazen, Fatah. I terroristi, e' certo, sono stati aiutati dai poliziotti
palestinesi.
Lui, il nuovo Presidente, ha piu' di 40.000 poliziotti armati eppure non
puo', non vuole, non sa fermare i terroristi e la popolazione palestinese
non puo', non vuole, non sa pretendere la fine del terrorismo.
Ci vuol tanto a capirlo?
La violenza continua, senza fine, ancora colpi di mortaio sono stati
sparati contro altri insediamenti ebraici e un bambino ebreo ha perso una
mano, sua sorella e' in fin di vita.

Israele aspetta. Deluso, arrabbiato per la stupidita' di quella gente,
Israele aspetta!

Come sempre accade questo atteggiamento di Israele non viene riconosciuto
all'estero e i media italiani, anziche' mettere in evidenza la diabolica
voglia di morte dei palestinesi, si dedicano al loro lavoro di sempre,
cioe' alla disonformazione e prendono spunto dalla reazione delusa di
Israele per dare, come prima notizia, un perfido :
" Brusca marcia indietro di Sharon" accompagnata da un neutro "ancora
violenza".
Ancora violenza dove? ancora violenza di chi?
Solo i piu' informati sanno che Sharon vuole a tutti i costi evitare lo
scontro armato e che la "violenza" viene dai palestinesi che continuano a
sparare, ammazzare, provocare e bombardare.
Gli altri sanno soltanto quello che i media italiani deformano e sono
indotti a credere come sempre alla colpevolezza di Israele.
Sempre la stessa ignobile canzone.
Scommettiamo quello che volete che, come e' stato fatto passare per eroe
l'assassino Arafat, passera' per eroe anche il suo ex-complice, neo
presidente Abu Mazen, colui che "deplora" il terrorismo e non fa niente per
fermarlo.
Non lo ferma perche' Abu Mazen e' colui che pensa di poter fregare Israele.
Non lo ferma perche' non e' stato eletto per farlo ma per dare una patina di
credibilita' all'ANP.
E' stato eletto per poter arrivare alla Casa Bianca.
E' stato eletto per costringere Israele a capitolare fino a ricevere il
colpo finale, quello mortale.
I palestinesi vogliono Israele e non si fermeranno.
I palestinesi vogliono la guerra e il terrorismo fino alla fine, fino
all'ultimo morto ammazzato ebreo, fino a quando non ne restera' nemmeno uno
per spegnere la luce.

Se un emerito rappresentante dell' Universita' di Gaza arriva ad affermare:
"Israele? Non conosco un paese che abbia questo nome".

Se il nuovo presidente dell'ANP , anziche' parlare di pace e di negoziato,
definisce Israele "nemico sionista".

Se la popolazione palestinese impazzisce di gioia ad ogni attentato di
kamikaze e' lecito pensare che le nostre speranze siano state premature e
che, come ha detto Benny Morris in una recente intervista, il popolo
palestinese non vuole la pace.
Il popolo palestinese vuole la nostra fine e probabilmente e' stato
inventato solo per questo: portare a termine, colla benedizione del mondo
intero, una seconda e definitiva Shoa'.
Vorrei pero' metterli in guardia perche' questo non accadra' mai piu', non
basta saper cecchinare bambini ebrei e gettar bombe su sinagoghe e scuole
per distruggerci.
Non accadra' mai piu'. Sappiatelo!

 

Deborah Fait
www.informazionecorretta.com

7/1/2005

Egregio sig.Pelanda, i suoi articoli sono sempre molto interessanti e chiari (come in genere tutti quelli de Il Giornale ) .Perciò la ringrazio e le auguro Buone Feste e Felice Anno Nuovo. Costana Caredio

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