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Carlo Pelanda: 2023-1-19Milano Finanza e Italia Oggi

2023-1-19

19/1/2023

All’alleanza politica G7 serve una base economica integrata

Aggiornamento dello scenario “deglobalizzazione conflittuale e riglobalizzazione selettiva”. Battuta: la riglobalizzazione – nel perimetro delle democrazie – mostra segni di conflittualità e la deglobalizzazione sta trovando selettività, cioè limiti. Nel primo caso va annotato il nuovo linguaggio “Buy European” contrapposto al “Buy American”. Nel secondo una volontà di reciproca comprensione e rispetto tra America e Cina. Da un lato, questo non interrompe la strategia statunitense di soffocare tecnologicamente Pechino, limitarne l’influenza globale e la dipendenza sul piano dei materiali critici. Dall’altro, tende a precisare uno spazio di relazioni e flussi commerciali, pur inferiore a quello precedente. Questa tendenza combinata alla nuova postura dialogante e aperturista della Cina per evitare isolamento e crisi dell’export, ma senza rinunciare a quella di potere simmetrico globale nei confronti dell’America, segnala che anche Pechino sta adottando una strategia che rispecchia quella statunitense delle tre “C”: competizione, contenimento e cooperazione. Nel breve termine è un segnale di stabilizzazione che, tuttavia, potrebbe essere interrotta dalla tendenza crescente del G7 a compattarsi militarmente in funzione anticinese, espandere la propria area di influenza – a cominciare dall’Africa - per sostituire il rifornimento di materiali critici dalla Cina ed incrementare il reshoring.

Ciò porta l’attenzione non solo sul fatto del dove si schiererà o da chi sarà influenzato l’Impero russo nel caso non escludibile di un “dopo Putin” – probabile oggetto di conflitto tra America e Cina, la seconda già in posizione nell’Asia centrale – ma anche sulla coerenza dell’alleanza G7 ed in particolare del suo nucleo euroamericano. Ue, Giappone e Corea del Sud hanno espresso forti lamentele, e l’Ue attivato un progetto antagonista di fondo sovrano europeo, per l’esclusione dei loro prodotti dagli incentivi reindustrializzanti (269 miliardi) dell’Inflation Reduction Act (agosto 2022). Washington sta tentando di ammorbidire tale esclusione, anche dichiarando che non sono stati ben pensati gli effetti internazionali, ma difficilmente potrà modificare la norma, lasciando un gap di convergenza euroamericana che, per inciso, è uno degli obiettivi principali della Cina. C’è un rischio di rottura? Chi scrive pensa di no, anche osservando la buona convergenza euroamericana in sede di comitato congiunto per il commercio e la tecnologia (Ttc) e la tendenza a far coincidere Ue e Nato con proiezione espansiva globale. Tuttavia, la visione di un’area G7 dove è latente il conflitto economico-protezionista toglie forza alla riglobalizzazione. Per dargliela, appare razionale suggerire l’avvio di un mercato integrato del G7 (aperto ad estensioni) a partire dall’armonizzazione dei trattati bilaterali di libero scambio esistenti tra i membri, aggiungendo l’unico mancante tra Ue e Stati Uniti.

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