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Carlo A. Pelanda
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Carlo Pelanda: 2007-10-9il Giornale

2007-10-9

9/10/2007

Il nervosismo di Tps toglie credibilità all’Italia

Spiace bersagliare Tps perché uno con il suo curriculum non è certamente persona dappoco. Ma come possiamo non rilevare e criticare una sua risposta ai rilievi fatti dal commissario europeo Almunia che pregiudica gravemente la credibilità dell’Italia?

 Almunia ha nuovamente espresso dubbi sull’impostazione della Finanziaria. Ma questa volta ha usato l’espressione “non sufficientemente ambiziosa” che, tradotta dal diplomatichese, significa: fa schifo. Ed è innegabile che lo faccia: alza le tasse, deprime la crescita ed in più manco riduce il deficit in un Paese con il terzo debito più elevato del pianeta. Il nostro ministro dell’Economia ha risposto che, invece, va tutto bene, che l’Italia rispetta gli accordi europei in materia di bilancio, di fatto che Almunia è un incompetente perché non ricorda bene gli accordi del vertice di Berlino, che non legge i dati, ecc.. Per inciso, quando al governo c’era Berlusconi i rilievi della Commissione europea, per altro di intensità minore di quelli che ora questa indirizza alla politica economica di Prodi, erano usati dalla sinistra, e da tecnici come Padoa, come se fossero stati passi della Bibbia. Ma, che io ricordi, il governo precedente mai negò i fatti. Spiegò, negoziò, si barcamenò, Tremonti molto attento alla credibilità. Denunciò apertamente il malfunzionamento delle regole europee di stabilità e tentò nuove proposte per renderle sostenibili. Padoa, invece, non ha criticato gli eurovincoli  e ha detto che l’Italia li sta rispettando pur di fronte all’evidenza che ciò non è vero, certificata da un funzionario la cui missione è quella di custodire euroregole ed accordi segnalando violazioni e divergenze. Ma non è finita. La dichiarazione di risposta a quella di Almunia da parte del nostro ministro è stata insolitamente lunga, argomentata in modo non convincente, arzigogolata, e con una recriminazione che mi è parsa belante: abbiamo fatto molto risanamento un anno fa, ma questo non ci viene riconosciuto dalla Commissione. Un tale linguaggio è quello di un bambino colto in fragrante che si giustifica nervosamente con la mamma, non quello di uno Stato. Un governo che si esprime in tal modo perde credibilità perché nega i fatti, accusa ed offende. Ed è qui la prima critica a Padoa. L’Italia con debito così alto deve ottenere un massimo di credibilità perché è evidente che non risolveremo il problema domani e dobbiamo convincere i partner che riusciremo a farlo in prospettiva, scontando in anticipo tale fiducia a nostro beneficio. Temo che il comportamento di Padoa abbia peggiorato la nostra credibilità già compromessa dai fatti. Con una complicazione. La Commissione preme le euronazioni affinché raggiungano il pareggio di bilancio nel 2010/11. Padoa ha detto che l’Italia lo farà. Non è credibile. La seconda critica, infatti, è che non può promettere tale obiettivo stando in un governo condizionato da una sinistra ancorata alla teoria “più tasse e più spesa”. In conclusione, io penso che Padoa voglia rigore e crescita come noi, ma non riesce a crearne le condizioni, soffre e fa errori di nervosismo. Posso capire e simpatizzare. Ma è incomprensibile il cosa lo spinga a restare in un governo dove rovina la propria reputazione e quella residua dell’Italia.

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