I dati mostrano una tendenza recessiva nel 2012 per l’Eurozona, più grave per l’Italia. Sarebbe suicida aggravarla applicando un rigore eccessivo. La strategia non può più mettere in priorità il rigore a scapito della crescita, ma nemmeno il contrario a causa dell’emergenza debito. Bisogna trovare una formula di “rigore sufficiente” combinato con un impulso di brevissimo termine per contenere la decrescita del Pil.
La recessione è spinta, semplificando, da due forze. Una è dovuta al fatto che l’America, in stagnazione, non tira a sufficienza la domanda globale di cui è ancora il motore principale e ciò genera una contrazione nelle economie esportatrici, in particolare Cina e Germania, a loro volta locomotive regionali. L’altra dipende dalla deflazione da rigore decisa dall’Eurozona come soluzione della crisi di fiducia sui debiti e della correlata crisi bancaria. In questo ambiente economico l’Italia rischia una grave caduta del Pil. Confindustria la stima attorno all’1,6%, senza escludere numeri peggiori che altri scenari individuano fino al 4%. Tali previsioni fanno dubitare che l’Italia possa raggiungere il pareggio di bilancio nel 2013 senza ulteriori manovre restrittive. La recessione, infatti, riduce il gettito e ciò impone di compensarlo via nuovi tagli alla spesa (che a breve hanno effetto deflazionistico, pur a lungo benefici) e più tasse. Ma ciò getterebbe l’Italia in una spirale catastrofica. Il mercato resta scettico sul debito italiano proprio per questo motivo: il rigore va bene, ma se è eccessivo e aggrava la recessione, allora è un fattore di rischio. Per inciso le agenzie di rating stanno valutando un ulteriore declassamento dell’Italia proprio per questo motivo e non più per poca disciplina di bilancio. Le soluzioni normali per contenere la recessione nel breve termine appaiono insufficienti: (a) l’America ripartirà alla fine del 2012 con effetto traino differito di circa 7 mesi in Europa; (b) l’Eurozona resterà compressa dal criterio tedesco dell’iper-rigore; (c) il governo Monti promette una fase due, dopo l’azione di rigore, di stimolo alla crescita, ma è improbabile che contrasterà la recessione nel 2012 pur le misure abbozzate capaci di portare un buon rimbalzo a metà 2013. Ci vuole altro, di straordinario e subito. La Bce fornirà alle banche liquidità illimitata a basso costo e ciò aiuterà molto. Ma non basterà. Bisognerebbe eliminare la bozza di trattato europeo di unione fiscale come ora impostato su pressione tedesca perché lancia il segnale sbagliato al mercato che la crisi verrà risolta con più disciplina di bilancio e non via stimolo alla crescita. Il trattato, invece, dovrebbe limitarsi a formalizzare l’impegno delle nazioni dell’Eurozona a mettere in Costituzione l’obbligo al pareggio di bilancio nel biennio 2016-18. La Germania lo ha già fatto indicando il 2016 come data per il pareggio del bilancio federale e il 2020 per quelli locali. Non si capisce perché l’Italia dovrebbe raggiungere il pareggio entro il 2013 rischiando, appunto, di peggiorare la recessione per deflazione da rigore troppo accelerata. Ora che l’Italia è più credibile sul piano del rigore, grazie all’azione nel 2011 sia del governo Berlusconi sia di quello Monti, potrebbe tranquillamente posporre il pareggio al 2016. Ma per evitare l’immagine di un’Italia che non ce la fa ci vuole un trattato Eurozona (e non Ue) che indichi una data di pareggio uguale per tutte le nazioni. Funzionerebbe, ed è un primo suggerimento. Il secondo è quello di svalutare di brutto l’euro per importare più turismo ed esportare più roba in un globo dove comunque un po’ di domanda resta. In conclusione il contenimento della recessione 2012 in Italia dipende principalmente dalla capacità del governo Monti di influenzare le euroscelte spostandole verso la priorità della crescita. Non facile, ma deve tentarlo per evitare altre compressioni e repressioni fiscali che l’Italia non potrà ne vorrà tollerare.