Finalmente la Germania si arrende alla realtà accettando una soluzione europea alla crisi di fiducia sugli eurodebiti. Finora aveva preteso un massimo di soluzioni nazionali di riordinamento e solo un minimo di aiuti europei per non far pagare ai tedeschi il costo dei salvataggi di altri considerati meno virtuosi. Ma ora ha dovuto arrendersi, pur con riluttanza e solo parzialmente, perché il contagio di sfiducia che era partito dalla Grecia, a causa della posizione tedesca che ne vietava il salvataggio totale e premeva per un’insolvenza parziale, dopo aver toccato Spagna ed Italia, è arrivato alla Francia. Se Parigi crolla non c’è modo di salvare né l’euro né l’Unione europea. L’evento: Berlino ha accettato l’idea di revisionare i trattati dell’Eurozona nel prossimo eurosummit ai primi di dicembre.
Quale revisione? Per non svendere i titoli di debito euro-denominati il mercato pretende una garanzia totale e credibile che tutti i debiti saranno ripagati e gli interessi sostenibili. Se otterrà tale garanzia la crisi dell’Eurozona, e quella bancaria dovuta al deprezzamento dei titoli di debito messi a capitale di riserva nei bilanci della banche, cesserà di colpo. Ma cosa può convincere il mercato? Solo due cose, pienamente: (a) dare il permesso alla Bce di agire come prestatore di ultima istanza, illimitato, con la facoltà di comprare titoli di debito deprezzati dal mercato per sostenerli, di fatto stampando moneta; (b) convertire i debiti nazionali nell’Eurozona in un solo euro-debito garantito da tutti. L’attuazione di tutte e due congiuntamente sarebbe la soluzione perfetta per riconquistare la fiducia del mercato. Tecnicamente, il rischio di inflazione connesso alla prima sarebbe molto basso, o comunque gestibile via disinflazioni successive con tecniche note e collaudate, ed il vantaggio di ridurre il costo di rifinanziamento del debito farebbe respirare le economie più in affanno, tra cui l’Italia nella morsa di una tendenza recessiva per il 2012, amplificata dalla deflazione da rigore e di un debito monumentale. Ma ambedue le soluzioni hanno un elevato rischio politico, in particolare una ribellione dell’elettorato tedesco all’idea di dover garantire i debiti altrui e di rischiare inflazione per riuscirci. La Commissione europea ha preparato, infatti, tre varianti della seconda soluzione: conversione totale, cioè un eurodebito unico garantito da tutti; conversione parziale, cioè parte dei titoli di debito restano a responsabilità nazionale e parte a garanzia totale; eurodebito unico, ma con responsabilità proporzionale delle nazioni per ripagarlo. Le seconda e terza varianti sono deboli sul piano tecnico, ma, appunto, vengono considerate nella lista per permettere alla Germania un compromesso tra il suo criterio e quello richiesto dal mercato. Forse la terza potrebbe diventare fattibile se fosse accompagnata dal conferimento proporzionale del patrimonio delle nazioni ad un agenzia europea del debito che emetta titoli garantiti da patrimonio. Ma è operazione complessa. Preoccupa la continuazione del rifiuto tedesco di modificare lo statuto della Bce. Berlino dovrà per forza mollare qualcosa su questo punto perché se no la Francia verrà attaccata dai mercati, forse la Germania stessa. Preoccupa anche cosa Berlino chiederà in cambio dei suoi cedimenti sull’eurogaranzia dei debiti e sul rischio di inflazione. Si profila un controllo europeo molto stringente e rigido dei bilanci nazionali, probabilmente eccessivo per effetto deflazionistico. Ma tali preoccupazioni devono essere superate dal fatto che finalmente Berlino si arrende alla realtà ed ammette una eurosoluzione. Indipendentemente dalle simpatie politiche è interesse nazionale e paneuropeo dare a Monti tutto il sostegno possibile per rinforzarlo nel difficile negoziato su queste materie tra Germania, Italia e Francia che si aprirà giovedì prossimo. La Germania dovrà arrendersi di più.