Il governo italiano dovrebbe smettere di chiedere l’emissione di titoli di debito garantiti solidalmente dall’Eurozona, gli eurobond. Questa soluzione non è accettabile da molte nazioni per motivi realistici. E’ inutile perché non basterebbe comunque a ridurre la sfiducia sul debito italiano. E’ pericolosa perché potrebbe, perfino, diventare un motivo di destabilizzazione dell’euro. E’ sviante, infine, nel contesto italiano perché potrebbe dare l’illusione sia di poter attutire i requisiti del rigore sia si poter rimandare le riforme liberalizzanti necessarie per fare più crescita grazie al soccorso europeo. Non c’è alcuna scorciatoia: l’Italia deve rimettersi in ordine da sola.
La Germania, come la Francia ed altre euronazioni con tripla A, non vogliono garantire direttamente debiti meno credibili perché ciò implicherebbe il declassamento, e quindi un aumento del costo di rifinanziamento, del loro debito. Non solo. il loro rischio sovrano aumenterebbe e ciò comporterebbe un deflusso di capitali dalle Borse e banche nazionali. Inoltre, la loro garanzia non sarebbe nemmeno sufficiente, sul piano delle quantità nel caso l’Italia fosse percepita dal mercato come non più capace di sostenere il proprio debito. Crollerebbe comunque una montagna di titoli pari a quasi 2 trilioni di euro, troppo per i bilanci statali dell’intera Eurozona. Infatti se fossero creati eurobond in sostituzione di nuove emissioni di titoli italiani rifiutati dal mercato, con Francia e Germania che accettano la cosa perché ad un centimetro dal baratro del crollo dell’euro, il mercato potrebbe percepire questa azione come conferma non della solidità dell’Eurozona, ma della probabilità di suo crollo imminente per insostenibilità. Garantire un volume di debito come quello italiano è solo alla portata della Bce, per le sua capacità di creare moneta in forme indirette, e dello Stato emittente via credibilità del fatto che lo ripagherà. Infatti la soluzione che ha messo d’accordo Germania, cioè l’Europa, e Bce è stata quella dove la seconda ha ottenuto un riluttante permesso di comprare titoli di debito italiani, per sostenerlo contro la sfiducia da parte del mercato, ma a patto che l’Italia facesse, subito e bene, azioni sovrane di riordinamento. Infatti questa è l’unica soluzione realistica: l’Italia fa il massimo per mettersi a posto e grazie a questo ottiene un aiuto europeo per gestire i picchi di crisi. Ma deve fare il massimo in modi sovrani. Il punto è che nel 1997 gli eurogoverni accettarono un modello europeo, imposto dalla Germania come condizione per abbandonare il marco, dove ogni nazione deve arrangiarsi da sola per mettersi in ordine. Tale modello è sbagliato in quanto non può esistere una moneta unica senza un governo economico unitario. E perché è troppo influenzato dalla teoria economica e monetaria tedesca, anomala, che soffoca la crescita. Ma è il modello europeo che c’è. Dove gli eurobond sono infattibili perché manca un bilancio confederale di compensazione e un conferimento comune di patrimonio, o equivalente, per garantire debiti altrettanto comuni. Se questo è chiaro, allora non ha senso che l’Italia continui ad invocare gli eurobond perché fa fare al suo governo la figura di chi non ha capito o imbroglia imputando all’egoismo europeo un problema che in realtà è di incapacità politica nazionale. La giusta, perché inevitabile, strategia, invece, è quella di metterci in ordine da soli. Aggiungendo la creazione di un Fondo Italiano di Bilanciamento, descritto in una articolo precedente, che trasformi il patrimonio pubblico in liquidità, con formule di finanza evoluta e non solo di vendita secca, in modo da usare una risorsa straordinaria per ridurre il debito, il suo costo di rifinanziamento e bilanciare il rigore con investimenti pubblici extrabilancio. Tale Fondo sovrano sarebbe caricabile di almeno 500 miliardi che, combinati con un rigore di bilancio serio, ci toglierebbero dai guai.