Nel 2017 le piccole imprese avranno bisogno di più credito per intercettare la fragile ripresa in atto e, con l’incremento degli affari, darle più forza. Nel modello economico italiano prevale la piccola impresa che, per motivi di scala, difficilmente può accedere a finanziamenti non-bancari come invece è possibile per quella media e grande. In sintesi, milioni di piccole aziende dipendono dal credito erogato da banche commerciali. Per tale motivo ripristinare e rafforzare il buon funzionamento di questi istituti è una priorità di interesse sistemico. L’azione è in corso, ma appare troppo lenta. La questione bancaria in Italia non riguarda un rischio d’insolvenza degli istituti, ma il fatto che parecchi devono aumentare le loro riserve di capitale per aderire alle nuove norme europee. Queste definiscono la quantità di capitale prudenziale necessario per un istituto in base all’eventualità di una grave crisi globale. Molti analisti ritengono inutilmente esagerate tali quantità, che impongono aumenti di capitale abnormi, definite dalla vigilanza della Bce e dall’autorità bancaria europea (Eba). Chi scrive, poi, ritiene che in caso di crisi finanziaria globale la difesa di un istituto con solo i mezzi propri non sia possibile, ma che serva comunque il sostegno di un prestatore sistemico, governo e/o Banca centrale. In sintesi, il sistema italiano sta subendo uno stress dovuto a parametri burocratici astratti e non realistici. Da un lato, le regole vanno rispettate. Dall’altro, il governo italiano dovrebbe ottenere un periodo più lungo per l’adesione degli istituti ai nuovi standard, nel frattempo fornendo una garanzia per la quantità di capitale teorico mancante. Un atto simile dovrebbe essere fatto anche, in combinazione, per lo smaltimento dei crediti deteriorati nei bilanci bancari. Il punto: definire un percorso più lungo, ma certo e garantito, per l’adeguamento degli istituti equivarrebbe a una soluzione rapida della questione. Ora, invece, sotto la pressione di dover fare tutto e subito, paradossalmente, l’adeguamento potrebbe essere incerto e troppo lungo. Se così, l’incertezza derivante peserà sul credito alle piccole imprese la cui domanda di finanziamenti proprio ora sta aumentando. Tale rischio va evidenziato ed evitato. Inoltre andrebbe chiesto al governo e a Banca d’Italia di definire regole speciali nazionali e di vigilanza per le piccole banche diffuse sul territorio che tengano conto della specificità del credito alle microimprese, non contro le euroregole, ma per adeguarle alla particolarità industriale italiana.