Nei giorni scorsi c’è stato un confronto, che continua, tra il governo che basa su una previsione di crescita del Pil 2017 sull’1% la politica di bilancio per l’anno venturo e chi giudica “ambiziosa”, cioè troppo ottimistica, tale scommessa, per esempio Banca d’Italia e molti analisti privati, tra cui spicca il Centro studi di Confindustria che, invece, stima non più dello 0,5%. Si potrebbe commentare che siamo messi molto male se si litiga per qualche zerovirgola nell’ambito di una previsione di crescita comunque irrisoria. Ma sarebbe inutile, nelle contingenze, perché non c’è segno che i fattori strutturali che deprimono l’economia nazionale – debito e spesa per interessi oltre misura, pesi fiscali, eccesso di spesa improduttiva, disordine politico, inefficienza amministrativa e mancanza di un vero mercato dei capitali, peggiorati da euroregole irrealistiche – possano essere modificati in meglio nel breve termine. Pertanto dobbiamo augurarci che il governo possa avere ragione, cioè che almeno l’Italia continui a galleggiare. Possibile? Secondo gli scenari del Fmi e dell’Ocse (tra lo 0,8 e lo 0,9%) lo è, ma queste stime, tradizionalmente, sovrastimano i dati positivi per motivi diplomatici. In realtà la crescita 2017 potrebbe andare sottozero come sopra l’1%. Il primo scenario, semplificando, potrebbe avverarsi in caso di turbolenze internazionali perché crisi di fiducia nel mercato globale penalizzano l’Italia considerata una nazione a rischio. Per esempio, una crisi bancaria o del debito in qualche nazione porterebbe un’attenzione negativa sulle nostre situazioni, come visto più volte. Un’impennata del prezzo del petrolio e quindi dell’inflazione importata nell’Eurozona comporterebbe una fine anticipata del programma straordinario della Bce che protegge il debito italiano e un impatto recessivo. Ma se queste cose non accadessero e se il mercato non avesse motivo di temere un’instabilità politica dopo il referendum, allora ci sarebbero parecchie leve di crescita non ancora ben calcolate: il traino di politiche espansive in Germania per motivi di consenso in un anno elettorale, quello della ripresa di alcune economie emergenti finora in crisi, ecc., a favore dell’export. Sul piano del mercato interno c’è una ripresa del settore immobiliare e costruzioni che è un volano sistemico. Alcuni stimoli decisi dal governo e un po’ più di spesa in deficit, poi, possono in effetti sostenere investimenti e consumi se non sarà delusa l’attesa di minori tasse. In conclusione: è possibile pur nell’incertezza dello scenario migliore.