Quali conseguenze per l’Eurozona e per l’Italia dopo elezioni politiche in Germania? Il rafforzamento di Merkel faciliterà, perché da molto la spinge, la creazione dell’area di libero scambio euro-americana. I negoziati sono in corso e le simulazioni stimano un incremento di circa 100 miliardi del Pil europeo quando l’accordo sarà in funzione. Tali stime mostrano che l’Italia sarà la nazione dell’Eurozona con più vantaggi economici, seguita dalla Germania. Per inciso, ciò suggerisce una convergenza tra Berlino e Roma per superare gli ostacoli posti dalla Francia al nuovo mercato transatlantico. Un’altra conseguenza sarà una maggiore, pur piccola, flessibilità della Germania nell’esercitare la sua influenza nella gestione dell’Eurozona. Negli ultimi due anni Merkel ha concesso alla Bce uno spazio di manovra – per politiche di garanzia dei debiti nazionali e stimolative - molto più ampio di quello ammesso dalla Bundesbank che rappresenta la Germania nel direttivo della Bce stessa. Lo ha fatto perché, da un lato, non poteva impegnare denari fiscali tedeschi in azioni di euro-solidarietà, ma, dall’altro, capiva che senza azioni straordinarie l’euro sarebbe saltato. In sintesi, Berlino ha fatto fare alla Bce operazioni di flessibilità in una situazione dove la Germania doveva apparire rigida sul rispetto degli euro-parametri. Infatti vi è stato un silenzioso conflitto tra la rigorista Bundesbank e la pragmatica Merkel, che poi ha portato la prima ad influenzare la richiesta da parte di cittadini tedeschi di un intervento della Corte costituzionale tedesca per porre limiti alla Bce, questione tuttora aperta. Ma la conferma di Merkel permetterà di chiuderla a favore del pragmatismo. Tuttavia, sarebbe irrealistico illudersi che possa cambiare il modello dell’euro basato sulla responsabilità esclusiva di ogni nazione di rispettare parametri di ordine economico e che si possa pensare ad una mutualizzazione europea dei debiti. La Germania mai lo permetterà. Pertanto l’Eurozona resterà un ambiente non favorevole alla crescita – infatti si spera nel mercato transatlantico per averne di più – ma con una Bce rafforzata nella sua capacità di fare interventi d’emergenza. Per l’Italia, pur costretta ad un eccessivo rigore duraturo, è comunque una buona notizia. In generale, Merkel vorrà rafforzare la coesione dell’Eurozona, ma non attraverso un modello confederale europeo che imporrebbe vincoli alla sovranità tedesca, perché il dominio di tale area permette a Berlino di trattare alla pari con America e Cina, ergendosi a potenza “G3” con conseguenti vantaggi nazionali.