Dal 1 luglio la Croazia è parte della Ue, 28° membro, mentre le nazioni dell’Eurozona sono 18 dopo l’adesione della Lettonia. La Serbia entrerà nel 2018/19 come, forse, il Montenegro. Bosnia e Kosovo, ancora a rischio di instabilità duratura perché terre contese e divise da conflitti etnico-religiosi, faranno parte del sistema in qualità di associati, comunque un passo in avanti dalla condizione odierna di protettorato di fatto Ue-Nato. Così probabilmente succederà ad Albania e Macedonia con molta popolazione islamica. La Turchia non farà mai parte della Ue perché, in essenza, sarebbe la nazione singola più popolosa in prospettiva della Ue, con una parte influenzata da varianti islamiche radicali, e ciò viene percepito dalla Germania e da altri come un grave problema di disomogeneità. Ma verrà associata con trattati economici di libero scambio e la procedura formale di adesione alla Ue non verrà interrotta, per mantenere Ankara, membro Nato, agganciata al sistema occidentale, evitandone così suggestioni “neo-ottomane” o la destabilizzazione per conflitto interno. Mosca non vuole che Ucraina e Georgia, né tantomeno la Bielorussia, entrino nella Ue sia perché vuole riassorbirle entro i suoi confini sia perché ha bisogno di un’area “cuscinetto”, di cui sono parte anche Moldavia e Trasnistria, tra Ue e Russia stessa per evitare ulteriori frammentazioni della seconda. La Ue, già dal 2006 quando incluse Bulgaria e Romania, ma segnalando la fine dell’espansione ad est, non ha interesse a sfidare questa strategia russa. Ha, tuttavia, interesse ad associare tale area con trattati economici per stabilizzarla. In generale, si prospetta un’Europa a tre comparti e velocità di integrazione: Eurozona (18 nazioni); Ue (28, proiettate a 30/32); area economica associata ad est e verso il Mediterraneo. L’inclusione di Croazia e, poi, Serbia, serve a stabilizzare definitivamente i Balcani. Non c’è alcun entusiasmo né in Croazia né nella Ue per l’inclusione perché nella seconda si temono altri 5 milioni di “euromeridionali” portatori di problemi “greci” e nella prima si ha paura della “gabbia” che potrebbe deprimere un’economia in difficile sviluppo. Ma per l’Italia, in particolare per il sistema industriale del Nordest ed adriatico, è un’ottima notizia perché si stabilizza (sul piano bancario, legale, valutario, degli accessi doganali, ecc.) un’area di mercato geograficamente contigua dove aumentare gli affari e prendere posizioni di vantaggio competitivo. Bentornata Dalmazia, di fatto, sotto la bandiere della Serenissima.