L’intero mercato globale è con il fiato sospeso nell’attesa delle decisioni della Bce il prossimo 6 settembre. Se America ed Europa non assorbono le esportazioni delle nazioni emergenti, queste non hanno sufficiente forza nei loro mercati interni per bilanciare la caduta della domanda esterna. Ma sia l’America sia l’Eurozona sono in una fase in cui le rispettive conduzioni politiche non riescono a fare azioni credibili di rilancio della crescita e di stabilizzazione finanziaria. La campagna elettorale negli Stati Uniti non permette di eliminare l’incertezza fiscale che sta mantenendo congelati gli investimenti. La campagna elettorale in Germania costringe Merkel a trovare un difficile equilibrio tra responsabilità europea e nazionalismo anti-euro crescente nell’elettorato e quindi a rinviare decisioni forti, almeno fino al settembre 2013. In questa fase di stallo della politica i mercati guardano alle Banche centrali come gli unici soggetti capaci di salvare il mondo da una tendenza depressiva e di “comprare tempo” fino a che la politica sarà nuovamente in grado di agire. Gli interventi di liquidità non hanno il potere di correggere difetti strutturali, ma riescono, tipicamente, ad attutirli temporaneamente e ad influenzare il pilastro più importante nell’economia globale contemporanea: la fiducia. La Riserva federale statunitense sta riuscendoci, rassicurando il mercato sul fatto che la liquidità resterà abbondante e, in particolare, che ciò alimenterà la crescita delle Borse per trainare il resto dell’economia. Bernanke il suo lavoro lo ha fatto. Ora tocca al Presidente della Bce, Mario Draghi. L’attesa è di molteplici misure stabilizzanti, sintetizzabili in due: (a) dimostrazione della volontà di difendere l’euro garantendo i debiti delle nazioni che li hanno o troppo elevati (Italia) oppure sono senza base industriale per sostenerli con più crescita (Spagna, Portogallo, Irlanda e Grecia); (b) programma di prestiti speciali alle banche delle nazioni nei guai per ripristinare il credito senza il quale il ritorno alla crescita è impossibile. Ma sulla prima misura l’opposizione tedesca è feroce e ciò impedirà alla Bce di rassicurare pienamente il mercato. Ma dovrà comunque farlo perché in caso contrario la crisi prenderà una direzione catastrofica. Penso che Draghi troverà una soluzione di compromesso, non perfetta, ma sufficiente: un cerotto. Se così, dopo dovremo risolvere la questione di una Germania che con i suoi nein, tecnicamente ingiustificati, deprime e destabilizza Italia, Europa e mondo.