Il mercato non ha tenuto conto del declassamento esagerato, forse viziato da motivi oscuri, del debito italiano da parte di Moody’s, ma mantiene un atteggiamento negativo sull’Italia. Il lettore, infatti, deve guardare un dato che sintetizza la complessità della materia: il costo di rifinanziamento del debito. Per l’Italia, ora, questo è attorno al 6%. Per la Germania è attorno all’1%. La differenza, “spread”, è quasi del 5%. Un’enormità. Entro il 2012 l’Italia dovrà rifinanziare almeno 200 miliardi di debito, cioè emettere nuovi titoli per pagare quelli giunti a maturazione. Da un lato, il governo ha calibrato la politica di bilancio per poter reggere un tale costo nel breve termine. Dall’altro, considerando una caduta del Pil attorno al 2% nell’anno in corso e la conseguente riduzione del gettito fiscale, l’Italia potrebbe non reggere a lungo tali costi di rifinanziamento. Per tale motivo i compratori di titoli italiani pretendono un elevato premio di rischio. Infatti la spesa per interessi e costi delle nuove emissioni sta salendo verso i 90 miliardi annui. Se il mercato ci valutasse come la Germania, tale cifra sarebbe meno della metà. Ma cosa abbiamo in meno della Germania per giustificare tale differenza? Roma ha messo l’obbligo al pareggio di bilancio in Costituzione dal 2013 in poi mentre Berlino lo rispetterà dal 2016. Il debito italiano è al 120% del Pil, ma quello tedesco viaggia verso il 90% per un deficit annuale superiore a quello italiano. La somma tra debito pubblico e privato italiani è inferiore a quella tedesca, calcolando che la Germania non calcola nel debito pubblico statale circa 300 miliardi di spesa in deficit delle agenzie pubbliche. In sintesi, i conti italiani sono tendenzialmente più in ordine di quelli tedeschi. Certo, L’Italia viene valutata incapace di fare crescita e di ripagare con questa il debito. Ma i tagli alla spesa, che promettono un futuro taglio delle tasse e conseguente stimolazione economica, cominciano ad essere reali ed inizialmente credibili. Come mai il mercato, che pur vede questi dati, non anticipa una maggiore fiducia all’Italia? Lo ho voluto chiedere a parecchi attori di mercato. La loro risposta, uguale per tutti, è stata: perché il debito è troppo elevato, l’Eurozona non lo garantisce, e non è ancora chiaro se dopo le elezioni 2013 ci sarà un governo capace di tagliare spesa e tasse e ripagare il debito con crescita. Questo è il motivo di un costo aberrante di rifinanziamento al 6%. Per ridurlo, nel breve, l’Italia dovrà attutire queste incertezze.