Chi scrive fa parte dal 1998 del coro Tagliadebito la cui direzione d’orchestra risiede in queste pagine. Tale complesso musicale, fatto da centinaia di persone, da anni intona con decine di varianti un’opera intitolata “patrimonio (pubblico) contro debito per ridurlo”. La melodia principale nell’opera suona così: senza tagliare, via dismissione finanziarizzata di una parte del patrimonio, un’aliquota dell’enorme debito e del suo peso in forma di spesa per interessi non è possibile innescare una crescita più robusta e duratura del Pil attraverso detassazioni e/o investimenti. In altra melodia si trovano parole con metrica ansiosa: in condizioni di debito che non scende e crescita che non sale il mercato richiederà un premio di rischio crescente per il rifinanziamento del debito stesso, quando lo scudo Bce terminerà, destabilizzando tutto il sistema finanziario italiano. Ora bisognerebbe aggiungere una strofa. Il governo, sotto pressione da parte dell’Ue per l’insostenibilità del debito, dovrebbe annunciare subito un’operazione patrimonio contro debito rendendola credibile predisponendo con legge i suoi precursori tecnici. Per esempio: censimento dei beni disponibili per l’operazione e creazione di una holding che generi veicoli specializzati dove concentrare i beni patrimoniali stessi per gestioni valorizzanti, riportando sotto diretta proprietà statale gli immobili trasferiti agli enti locali, e predisporre cartolarizzazioni, cioè emissioni di obbligazioni con sottostante i valori del patrimonio con cui pagare una parte dei titoli di debito che giungono a maturazione, così riducendo il fabbisogno di rifinanziamento e quindi il debito stesso. Non serve dire subito se il taglio sarà di 100 o 400 miliardi, basterebbe rendere credibile che un taglio ci sarà per rialzare l’affidabilità dell’Italia. Ma né l’opera né l’ultima canzone stanno trovando ascolto. Ho indagato sul perché. Politici rilevanti: in un anno elettorale sarebbe suicida esporsi all’accusa di svendere il patrimonio pubblico. Tecnici statali: infattibile. Tecnici europei: se le obbligazioni avranno lo stesso rating dell’Italia il premio di rendimento richiesto dovrà essere talmente alto da rendere improbabile l’operazione. Tali obiezioni tecniche sono ridicole, quelle politiche sarebbero superabili mostrando i vantaggi dell’operazione, ma bisogna trovare un modo per comunicare l’opera al grande pubblico. Al direttore d’orchestra: chiediamo aiuto a Bocelli (taglierò), convergiamo nudi e canterini davanti al Quirinale o cosa per mostrare all’Italia come salvarsi?