La futura Amministrazione Trump mostra la volontà di cancellare la forma adottata da Obama per ricostruire la centralità globale dell’America, bloccare l’espansione cinese ed allo tempo stesso ridurre i costi dell’impero, attraverso il riequilibrio del dare e dell’avere nelle relazioni commerciali e militari con gli alleati, ma non la sostanza. Come? Sottolineando che gli accordi commerciali verranno rivisti nazione per nazione, aumentando la fluidità degli scambi con chi accetta relazioni simmetriche e più impegni per la sicurezza e riducendola o rendendola selettiva per chi non converge o è competitore geopolitico. Semplificando, la formula di Obama per (ri)costruire la sfera di influenza statunitense accettava una certa perdita di sovranità, a favore di un’impostazione multilateralista, per integrare gli alleati mentre quella di Trump vorrà mantenere un potere selettivo sovrano per raggiungere il medesimo obiettivo. Per inciso, tale impostazione assomiglia al progetto di Lega delle democrazie presentato da McCain nella campagna elettorale del 2008 e appare compatibile con la Dottrina dell’interesse nazionale elaborata dalla Campagna Bush nel 2000 contro il globalismo non-selettivo di Bill Clinton. In sintesi, non si tratta di una svolta protezionista dell’America, come temono tanti analisti e commentatori, ma di un riaggiustamento della strategia per la soluzione di un problema irrisolto fin dal 1973 quando fu esplicitato da Kissinger: come mantenere l’impero condividendone i costi con gli alleati affinché questi non pesino in modo insostenibile sulla popolazione statunitense. I dettagli di tale riaggiustamento saranno decisi da come avverrà la ricompattazione tra le diverse correnti del Partito repubblicano, maggioritario nel Congresso. Ma si può ipotizzare che accordi in cui siano chiari una relazione equilibrata, e non più asimmetrica, con un partner ed il potere statunitense di difenderla riceveranno il consenso del Congresso, rendendo nuovamente l’America un soggetto contrattuale credibile. Pertanto il Tpp e la bozza negoziale del Ttip saranno rivisitati, da parte statunitense, con questo criterio e non certo cancellati. La Germania appare l’alleato più in difficoltà perché le sarà chiesto di investire di più il surplus commerciale in crescita interna e, soprattutto, di abbandonare il neutralismo mercantilista, cioè di portare l’Ue verso una vera convergenza con l’America, degradando le relazioni con la Cina. Questo, e non il protezionismo americano, sarà un problema di non facile soluzione in Europa e fonte di incertezza a fine 2017.