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Carlo Pelanda: 2016-11-18Milano Finanza e Italia Oggi

2016-11-18

18/11/2016

La difesa dell’interesse italiano deve essere più attiva

L’orientamento di politica estera dell’Amministrazione Trump non è ancora prevedibile per mancanza di elementi concreti su cui basare le inferenze. Tuttavia, ha rilievo tentare un esercizio di (fanta)geopolitica economica che individui il raggio delle possibili opzioni per iniziare a ragionare su cosa dobbiamo prepararci, dal punto di vista dell’interesse italiano. Caso peggiore: l’America consolida il nucleo anglofono, entro cui già esistono relazioni speciali, entra in frizione con la Germania e, su pressione inglese, punta a far saltare l’euro per toglierle l’impero, costringerla ad arrendersi, e prendere il dominio di un’Europa frammentata che si ricompatterebbe sotto l’ombrello statunitense nell’ambito di un accordo con la Russia che garantisca gli europei orientali. La dollarizzazione dell’Italia non sarebbe necessariamente uno svantaggio prospettico. Ma il problema è che per far saltare l’euro è probabile venga forzata l’insolvenza del debito italiano attraverso flussi di capitale che eccedono le capacità di difesa della Bce. L’Italia crollerebbe in una crisi non rimediabile. La probabilità è minima, la fusione tra Borsa tedesca e inglese la ridurrebbe ancora di più, ma è un rischio che va monitorato per prevenzione. Leggermente più probabile è uno scenario in cui l’America – molto improbabile l’isolazionismo – punti a creare relazioni di alleanza selettiva, generando una sfera d’influenza amerocentrica. Questa diventerebbe una delle regioni economiche del pianeta, molto aperta commercialmente all’interno, ma meno verso l’esterno. Se l’Europa rispondesse simmetricamente consolidandosi come area economica separata, l’Italia avrebbe un problema di accesso al mercato amerocentrico non bilanciato dalla penetrazione in quelli europeo e cinese, e importerebbe con grave impatto l’instabilità dovuta al depotenziamento della Nato. Ma sarebbe un problema perfino maggiore per la Germania. Inoltre, se l’America vorrà competere con la Cina per il primato globale, cioè la facoltà di imporre standard economici e monetari, dovrà creare una regione economica molto più grande di quella cinese, cosa che implica l’inclusione dell’Europa, il rafforzamento della Nato, forse la sua estensione all’Asia, e una convergenza con la Russia. E dovrà farlo attraverso trattati simili al Tpp e al Ttip, pur rinominati, resi più graduali e simmetrici, ecc. Al momento ritengo questo lo scenario più probabile e più conveniente per l’Italia. Ma Roma dovrebbe diventare parte attiva per facilitarlo: in questa fase storica aspettare gli eventi aumenta il rischio di subirli.

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