Nel 2022 la sostituzione di XI Jinping al vertice del Partito comunista cinese, prevista dalla prassi di alternanza dei vertici, e quindi dello Stato, sarà pacifica o conflittuale? La violenza con cui questo leader, dal 2012, ha imprigionato o defenestrato - per lo più con la scusa della corruzione in un sistema dove questa è un meccanismo di coesione della nomenclatura - migliaia di alti funzionari, anche dell’esercito, e centinaia di uomini chiave del regime, fa dubitare che la transizione ci sarà o che sarà pacifica. Gli analisti economici hanno commentato con sorpresa, ma non con preoccupazione, la sostituzione di Lou Jiwei al ministero delle finanze e Geng Huichang ai vertici delle funzioni di sicurezza nazionale. A Xi Jinping mancavano queste due posizioni rilevanti per prendere il controllo totale del sistema con persone a lui fedeli. Forse gli analisti vedono con favore questa concentrazione di potere - insolita per un regime la cui architettura autoritaria è attutita, dagli anni ’70, dalla regola delle decisioni via consenso, almeno tra élite – perché la valutano utile per gestire il disordine economico crescente. Inoltre, probabilmente, osservano che il governatore della Banca centrale, Zhou Xiaochuan, ritenuto persona affidabile dal mercato internazionale, rimane in sedia e ciò li rassicura. Tuttavia, Lou Jiwei stava per far emergere con maggiore precisione il debito degli enti locali per poi iniziare a metterlo sotto controllo. Se il verticalismo di Xi avesse lo scopo di nascondere le vulnerabilità, allora dovremmo annotare che la Cina sta accumulando una pericolosa instabilità sistemica. Forse Lou è stato sostituito per la cattiva gestione della bolla borsistica nel 2015, ma il fatto che il suo sostituto provenga dal fisco non sostiene l’ipotesi. Oltre all’instabilità economica è preoccupante il cumulo di quella (geo)politica. Se il verticalista Xi vorrà un altro decennio di comando nel 2022, o imporre un suo fedele, le migliaia di persone del regime ai margini nella nuova nomenclatura meno inclusiva si adatteranno o cercheranno di rovesciarlo? La probabilità di conflitto sono crescenti, ricordando che in Cina le lotte ai vertici sono tipicamente condotte mobilitando le masse, come le Guardie rosse nel 1966 e i moti di Tienanmen nel 1989. Il cumulo delle due instabilità rende prudente far rinviare la convertibilità dello yuan e predisporre un piano di contenimento sia dell’impatto globale di una possibile implosione della Cina sia dell’eventuale scarico delle tensioni interne via aggressività esterna. E investirci solo a breve.