A ogni turbolenza in qualche parte del mondo con la capacità di generare avversione al rischio nel mercato, l’Italia è penalizzata più di altre nazioni. Questo problema, pur noto, non è analizzato con sufficiente profondità e ciò rende inadeguata la risposta italiana per invertire l’immagine negativa. Governo e molta stampa, infatti, comunicano che l’Italia è solida e che gli osservatori che la reputano debole e inaffidabile sbagliano. Da un lato, l’Italia è una potenza industriale ed esibisce un ordine interno combinato con un attivismo economico socialmente diffuso tra i più elevati nel pianeta, cioè una società forte. D’altro lato, a questa società forte corrispondono istituzioni molto deboli: gli italiani ci sono, manca l’Italia. Questo è il punto. E’ spesso marcato dalla stampa internazionale con l’espressione “ nonostante la sua politica, l’Italia riesce a fare questo o quello”. E appare in tutte le analisi del rischio paese: le istituzioni italiane non sono affidabili o efficaci, leggi e giustizia hanno un eccessivo grado d’incertezza, la conduzione politica è vaga e, soprattutto, incapace di risolvere i problemi più evidenti. Anche perché la Costituzione non permette a un politico eletto di utilizzare strumenti “verticali” di governo. In sintesi: l’Italia è marcata come nazione a bassa governabilità e, aggiungo io, con un sistema politico che invece di correggere l’occupazione delle istituzioni da parte dei partiti - strategia dei movimenti autoritari nella prima parte del secolo scorso – l’ha perpetuata, dopo il 1945, perfino ampliando lo statalismo fascista parassitario dipendente dalla spesa pubblica, con la complicazione di sindacati politicizzati. Per tale motivo l’Italia non riesce a fare l’unica cosa che rassicurerebbe il mercato: smontare il modello di “capitalismo di Stato”, usare il patrimonio pubblico per ridurre il debito e fare norme de-burocratizzanti e fiscalmente razionali che facilitino la crescita, grazie a istituzioni con i poteri e una vera capacità di governare. Invece di continuare a dire che l’Italia è sana perché la sua società lo è più di altre, bisognerebbe gettare luce sul suo modello di governance che è malato. La cura prenderebbe anni, troppo tardi per riconquistare reputazione nelle turbolenze globali in arrivo? Se il mercato vedesse emergere in Italia un credibile progetto nazionale di risanamento completo delle istituzioni basato sulla creazione di una repubblica presidenziale sconterebbe la futura governabilità come riduzione del rischio paese e rivalutazione dei suoi valori residenti.