L’economia italiana e quella europea stanno crescendo senza che vi sia un “traino” interno dovuto a qualche riforma di efficienza di particolare rilevanza. Anzi, la Finanziaria, per stessa ammissione del governo, ha generato un impatto sulla crescita possibile nel 2007 di circa il meno 0,3%, forse lo 0,5. In ogni caso l’economia sta crescendo al punto da far temere a Draghi un rischio di inflazione. Come mai? E’ molto forte il “traino esterno” alla nostra crescita prodotto da quella stellare di Cina ed India. Questa è la novità - già ben nota agli specialisti da anni, ma non ancora evidente al grande pubblico - nel mercato globale: l’India si aggiunge alla Cina come locomotiva economica mondiale.
Con un po’ di ritardo in relazione ad altre nazioni esportatrici, per esempio la Germania, se ne accorta anche l’Italia. Ma sta rimontando in fretta. Prodi ha condotto una visita di più giorni in parecchie città indiane di una delegazione fatta da centinaia di imprenditori. La relazione bilaterale tra Roma e New Dehli, mai particolarmente intensa, è stata inquadrata per aumentare gli scambi commerciali reciproci. Dove l’Italia è solo al 38° posto nella classifica dei Paesi che lì esportano e nell’interscambio entrano più merci indiane in Italia che viceversa. D’ora in poi questa situazione migliorerà per noi. L’India importerà, semplificando, più macchinari industriali italiani per costruire capacità proprie di sviluppo. Molte aziende italiane stanno stringendo accordi di partenariato strategico con quelle indiane, l’accordo più noto quello tra Fiat e Tata. In questi accelerazione ed aumento delle relazioni economiche non c’è solo la motivazione di cogliere l’opportunità di un’economia emergente, ma anche la nuova consapevolezza dei rischi della Cina. Pechino ha appena comunicato che non riesce a contenere una crescita eccessiva che quasi certamente creerà una bolla che poi imploderà Lo sviluppo cinese sta costruendo “sovracapacità” che poi potrebbero non essere riempite da “vero” capitale e non è trainato dalla tecnologia, ma dallo sfruttamento di un eccesso di competitività sleale. L’India è una democrazia, il suo sviluppo è molto trainato dalla tecnologia. In sintesi, l’India cresce un po’ di meno della Cina, ma la crescita è più solida. In particolare, lo Stato di diritto in India genera tutele nei contratti commerciali che in Cina sono più vaghi. Molti sono stati i casi dove un costruttore europeo o americano ha iniziato operazioni in Cina, con un partner locale, e poi ha visto il suo prodotto sul mercato con un nome diverso. Ma il business si sta spostando dalla Cina all’India anche per un motivo geopolitico. L’India, appunto, è una democrazia e gli Stati Uniti la stanno incentivando in tutti i modi ad entrare nel perimetro dell’Occidente in modo da farla diventare un contrappeso al potere cinese in Asia. La politica indiana, a destra, è molto nazionalista e, a sinistra, incline a mantenere il “non allineamento”. Infatti nelle espressioni aperte non sentirete alcun consenso per il reclutamento entro l’Occidente. Sentirete, invece, espressioni del tipo: l’India sarà nel futuro una potenza mondiale, come appena dichiarato dal premier Singh. Ma in realtà l’India è sempre di più un partner strategico dell’Occidente. Ed è proprio questo fatto, ovviamente nascosto alle cronache, che ha creato l’accelerazione dell’accesso dell’economia indiana al mercato globale. Chi vuole approfondire veda www.lagrandealleanza.it. In sintesi, c’è molta politica sotto il boom indiano, ma proprio per questo è solido.