Aumenta il numero delle famiglie che per pagare le rate mensili del mutuo a tasso variabile o devono ridurre sostanzialmente altre spese o rischiano la bancarotta. Questo succede perché la Banca centrale europea ha aumentato il costo del denaro (3,25%) e ha promesso di farlo fino al 3,50 entro dicembre. Ciò alza il costo del mutuo dipendente dai tassi monetari, da qualche centinaio di euro all’anno a parecchie migliaia. Molte famiglie hanno acceso questo tipo di mutui pensando che il costo del denaro sarebbe rimasto basso e stabile nel tempo. Hanno trattato, cioè, il tasso variabile come se fosse fisso. L’associazione “SOS consumatori” sta chiedendo con urgenza che il governo aiuti le famiglie monoreddito a rinegoziare i mutui con le banche per renderli sostenibili. Ma i dati cominciano a mostrare che il problema riguarda gran parte del ceto medio.
Anche le famiglie dove lavorano in due ed hanno un reddito netto mensile dai 4.000 ai 6.000 euro si trovano in crescente difficoltà. Tipicamente queste famiglie riescono a mettere in riserva, dopo aver pagato le spese per vivere ed il mutuo sulla casa, circa 300 euro al mese. Con l’aumento dei tassi quasi metà di tale riserva vola via. Se poi la Bce li aumenterà ancora nel 2007 – pare di no come già commentato, ma Francoforte non lo esclude – se ne andrà via tutta. Pertanto il ceto medio fatto di salariati, con un figlio ed un mutuo, già ora deve tagliare altri consumi ed è a rischio di doverlo fare di più nel futuro. Visto il numero enorme di mutui a tasso variabile accessi negli ultimi anni ciò implica chiaramente un pericolo di caduta dei consumi. Per le famiglie con minor reddito o con uno solo da lavoro dipendente il pericolo arriva fino alla bancarotta. I sintesi, il problema sistemico riguarda la caduta dei consumi, con serio impatto sulla crescita del Pil, e quello di “solidarietà” individua decine di migliaia di famiglie che potrebbero non avere le risorse per continuare a pagare le rate della casa in cui vivono. Stranamente il governo non ha inserito i calcoli qui abbozzati nello scenario che, in teoria, dovrebbe determinare le scelte di politica economica espresse dalla Finanziaria. Per esempio, porta un sollievo fiscale insufficiente per la categoria di reddito esposta al rischio detto. Poi esistono una miriade di provvedimenti che alzano i costi o riducono gli introiti proprio per i redditi più bassi. Per esempio, il maggior drenaggio fiscale sui Bot tocca solo i risparmiatori meno abbienti perché chi ha più denari certamente non li investe in questo tipo di titoli. L’obbligo di certificazione delle spese minute di un condominio aumenta i costi per tutti i condomini. Se aggiungiamo tante altre misure che comportano pochi euro di spesa in più e facciamo la somma troviamo che le famiglie a reddito medio-basso, in realtà, troveranno un aumento di costi di qualche centinaio di euro aggiuntivi all’anno. A ciò si aggiunga, appunto, la stangata dei mutui e sarà evidente il maggior pericolo di bancarotta o tagli brutali ai consumi per tale fascia di reddito che è quella maggioritaria in Italia. La soluzione per le famiglie monoreddito è quella di rinegoziare il mutuo con la banca per allungarlo e così ridurre la ratta mensile. Ma la soluzione per tutti sarebbe quella di ridurre più sostanzialmente le tasse per liberare capacità di spesa, esattamente come era previsto nel terzo modulo della riforma fiscale del governo Berlusconi. Il governo Prodi ne ha cancellato il secondo, paradossalmente penalizzando gravemente il ceto dei salariati che nel suo programma voleva tutelare.