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Carlo Pelanda: 2025-8-31La Verità

2025-8-31

31/8/2025

Per pensare a strategie realistiche va capito che il mondo è bipolare e non multipolare

E’ necessario un chiarimento per rendere realistica l’analisi strategica basata sui criteri della geopolitica economica e sicurezza: la configurazione del sistema globale è bipolare e non multipolare. Il confronto è tra alleanza sinocentrica ed americocentrica, più precisamente tra blocco dei regimi autoritari e alleanza delle democrazie.  Da tempo critico nei canali di comunicazione universitaria i colleghi ricercatori e docenti – non solo italiani - che usano l’immagine di un mondo multipolare. Ma ora sento che questa critica debba entrare nel circuito comunicativo più ampio perché il blocco sinocentrico sta prendendo un notevole vantaggio su quello democratico: sono urgenti soluzioni e la chiarezza analitica ne è il precursore.

La Cina a conduzione Xi Jinping è il nemico. Il linguaggio e l’azione geopolitica di Pechino sono molto raffinati: predicano e perseguono l’armonia globale tra i popoli. Ma è solo astuta propaganda per espandere l’alleanza sotto il suo dominio. Nei fatti, la strategia cinese punta a sostituire il primato statunitense nel pianeta. La formulazione originaria di tale progetto risale al 1978 quando Pechino era guidata da Deng Xiaoping: prevedeva una nuova combinazione tra modello socialista e liberista, ma sotto il controllo stretto del partito comunista, la crescita graduale dell’economia trainata da una buona relazione con l’America fino al punto di raggiungere il dominio geoeconomico del Pacifico e così porsi a capo della regione economica più grande del pianeta da cui derivare una presidenza di fatto dei tavoli internazionali. Per inciso, tale strategia fu elaborata nel 1977 quando l’intelligence cinese riuscì a leggere la versione estesa del Rapporto Andropov (ai tempi leader del Kgb) all’ufficio politico sovietico dove, in sintesi, si raccomandava una riforma liberalizzante parziale dell’economia comunista per salvare sia il Partito comunista dall’implosione per arretratezza economica sia riuscire a competere con l’America. Mosca non riuscì ad attuare la modernizzazione. Ma Pechino ci riuscì, anche perché Henry Kissinger nei primi anni 70 scambiò un’apertura facilitante alla Cina con il suo distacco da Mosca, depotenziando fatalmente l’Unione Sovietica. Tale apertura divenne stretta collaborazione economica nel 1996 quando Bill Clinton concesse lo status di nazione favorita (per il commercio) alla Cina, sostenendo poi l’entrata di Pechino nell’Organizzazione mondiale del commercio (Wto), nonostante uno scenario del Pentagono elaborato nel 1994-95 che prevedeva il raggiungimento della parità militare ed economica con l’America da parte della Cina nel 2024. E’ ancora un mistero il perché Washington non condizionò tali concessioni a comportamenti cinesi pacifici ed onesti. Clinton dichiarò che la ricchezza avrebbe decomunistificato la Cina, il Partito repubblicano fu attratto dal business che astutamente Pechino prometteva. Quando chiesi a Kissinger in un incontro casuale in un aeroporto come mai l’America lasciasse emergere un impero cinese superiore a quello americano, questi rispose: “Carlo, vuoi che bombardiamo il nostro business?”. Ma nel 2012 Xi Jinping prese il potere con una strategia opposta a quella di Deng Xiaoping e di epurazione violenta (migliaia di persone) di chi seguiva la linea originaria: fronteggiare la dominanza americana come potenza opposta e simmetrica. Nel 2013 Barack Obama fu convinto dalla burocrazia imperiale statunitense ad abbandonare il G2 sinoamericano travestito da G20 ed a creare due aree di mercato americocentriche nel Pacifico e con gli europei che escludessero Cina e Russia. Ma Russia e Cina ricattarono gli europei, Germania in particolare e Donald Trump ritirò la firma statunitense all’accordo nel Pacifico con 11 nazioni (Tpp) che però restò in piedi anche senza l’America per volontà del Giappone. La Russia invase nel 2014 la Crimea e nello stesso anno la Cina lanciò la strategia di Via della seta e spinse la strutturazione del Sud globale per superare il potere del G7. Nel 2017 il Congresso americano si accorse della realtà e dichiarò la Cina un nemico con voto bipartisan.  Da allora la Cina attivò una strategia di sostegno segreto ad una moltiplicazione dei conflitti locali nel mondo (almeno 20 sui più di 50 oggi in atto) tra cui l’attacco di Hamas ad Israele nel 2023 per rompere la sua convergenza con le nazioni arabe ed il progetto di connessione India-Mediterraneo-America (Imec) precursore di una riduzione del potere cinese sull’Africa. Inoltre diede un sostegno forte alla Russia per spingerla ad intensificare la guerra in Ucraina.

La Russia, causa sanzioni economiche, è ormai totalmente dipendente dalla Cina e non è sufficientemente indipendente per negoziare una pace. Furbescamente Pechino ha ordinato a Mosca di chiedere truppe cinesi nell’eventuale gruppo di garanzia per la tregua in Ucraina. E ha ordinato all’Iran di proseguire la strategia di potenza nucleare, probabilmente promettendo tali armi. Così come ha passato tecnologia superiore agli Houthi.

In sintesi, il blocco sinocentrico con la Russia (pur controvoglia), Iran e Nord Corea satelliti è ormai strutturato. E sta tentando di allargarsi nel Sud globale cogliendo l’opportunità della frizione tra America ed alleati a causa dei dazi. Il momento è favorevole a Pechino: il suo blocco c’è ed è forte. Quello delle democrazie dovrebbe riorganizzarsi: in parte lo sta facendo, ma l’America è piccola e solo il rilancio di un G7 + avrebbe la scala per contrastare l’espansione cinese via deterrenza e conquista di una maggiore influenza sulle nazioni del Sud globale. Ne parleremo, ma prima deve essere chiaro che il mondo è bipolare e non multipolare. Speranza per le democrazie? Certamente: le democrazie non agiscono per complessità del consenso interno, ma quando il pericolo è evidente si compattano e reagiscono. E’ ora.

(c) 2025 Carlo Pelanda
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