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Carlo Pelanda: 2024-7-7La Verità

2024-7-7

7/7/2024

Verso un’evoluzione del bilaterale anglo-italiano

La prognosi relativa alla relazione bilaterale tra Italia e Regno Unito - ottima con lo sconfitto governo conservatore - dopo la vittoria del laburista (centrista) Keir Starmer è buona. Le relazioni tra Stati tendono a trascendere dalle maggioranze politiche interne e convergono o divergono in relazione ad interessi o situazioni nazionali sistemici. Ma è meglio valutarli, pur preliminarmente, per capire se la convergenza italo-britannica resterà forte o avrà variazioni. 

La relazione più importante tra Roma e Londra riguarda l’industria degli armamenti. Verso la metà dei primi anni del 2000 l’allora Finmeccanica (oggi Leonardo) comprò una parte rilevante dell’industria militare britannica venduta da Bae Systems (che privilegiò la presenza negli Stati Uniti). L’accordo fu raggiunto dal governo condotto da Silvio Berlusconi - dove Antonio Martino era ministro delle Difesa e mi chiese un sostegno di analisi strategica - con quello guidato dal laburista centrista Tony Blair. L’operazione ebbe successo e permise all’azienda italiana di diventare “predatore” sfuggendo ad un destino di “preda” perseguito dal governo francese (con durezze da quasi guerra economica) dei tempi. Grazie a quella mossa – ed alla conduzione aziendale di Pier Francesco Guarguaglini -   iniziò per Leonardo una traiettoria di capacità globale e multisettoriale che oggi la rende un’eccellenza tecnologica mondiale ed uno strumento di accordi evoluti con partner internazionali. Uno di questi ha un enorme valore geopolitico, geoeconomico e tecnologico: il caccia di sesta generazione Tempest (programma Gcap con obiettivo il 2035) basato sul partenariato tra Giappone, Italia e Regno Unito. Una breve immagine: una piattaforma aerea iperconnessa con raggio globale che può guidare decine di droni, a sua volta robotizzabile. L’eventuale problema: certamente il nuovo ministro della Difesa, John Healey, vorrà perseguire il progetto di “Global Britain”, magari con un diverso nome, che implica la fornitura di sommergibili nucleari all’Australia (programma Aukus con gli Stati Uniti), una forte protezione delle nazioni baltiche e la costruzione, appunto, di una super piattaforma aerea globale come premessa di una forte presenza nel Pacifico e altrove. Ma Londra ha un problema di soldi. Per esempio, quando l’Arabia ha chiesto l’accesso a questo programma, Il Regno Unito si è dichiarato ben disponibile pensando alle risorse, ma il Giappone no. Da un lato, Healey – come ministro ombra della Difesa nella fase di opposizione parlamentare – aveva da tempo mostrato di volere un aumento della spesa militare britannica. Dall’altro, il programma del nuovo governo laburista ha messo in priorità la riparazione del sistema interno, considerando un debito attorno al 100% del Pil. L’Italia ha il medesimo problema di bilancio. Pertanto o la spesa militare delle due nazioni diventa più selettiva, privilegiando armamenti futurizzanti di superiorità assoluta, oppure andrà cercato un ulteriore partner, o più, per il programma Gcap. L’America? Vede bene un rafforzamento di alleati affidabili e Nato compatibili sul piano degli standard tecnici, ma mostra una preferenza per cercare una propria piattaforma aerea, forse già di settima generazione, come sembra esserlo il bombardiere furtivo B21 “Raider”. Francia e Germania hanno un programma di piattaforma aerea di sesta generazione in concorrenza, lo “Fcas”. In sintesi: verrà tra poco un momento in cui bisognerà valutare le risorse trinazionali per il Tempest: o ci sono o bisognerà aprire il programma ad altri partner. Un lettore potrebbe chiedersi: come mai tanta enfasi su uno specifico programma industriale-militare? La risposta è semplice: centinaia di nuove tecnologie trasferibili, pur con certa degradazione, al mercato civile, tra cui una super intelligenza artificiale robotizzata.

Sul piano della politica estera il nuovo ministro David Lammy ha fatto una stonatura invocando una fine dei combattimenti a Gaza in un momento di negoziati molto delicati tra le parti. Forse ha voluto/dovuto dare una soddisfazione ad una parte dell’elettorato laburista pro-islamico. Poteva dichiarare “auspico” in attesa di studiare bene i dossier. La sensazione è che le materie più delicate di politica internazionale dovranno essere prima viste insieme al premier Starmer.   

Semplificando, secondo me il modo migliore per mantenere una forte relazione Roma-Londra è che la prima sostenga con forza la necessità di siglare un trattato economico dell’Ue con il Regno Unito per riparare lo strappo della Brexit, dannoso economicamente per ambedue le aree. In questa azione sarebbe utile si unisse la Germania per superare l’ostilità (storica) della Francia. Probabilmente il discorso di Re Carlo 3° in perfetto tedesco al Parlamento di Berlino, tempo fa, voleva essere una preparazione di questo scenario. In cui suggerisco che Roma debba infilarsi. Non perché sia temibile un asse anglo-tedesco: da sempre Londra è protettrice nelle nazioni nordiche in concorrenza e relativa divergenza con la Germania. Ma perché Roma ha l’interesse in una forte convergenza con Londra nel G7 (dove insieme a Canada, America e Giappone sarebbe in maggioranza) e soprattutto per la proiezione italiana nell’Indo Pacifico, puntando a rafforzare la collaborazione con l’Australia e con altri del Commonwealth britannico. Qualcuno potrebbe mostrarsi stupito da questa analisi. Ma c’è una ragione concreta: l’Italia, come Regno Unito, America e Giappone, ha interessi “talassocratici” che la portano a rinforzare le alleanze con potenze marine e insulari, tra cui Londra, per una proiezione di “geopolitica economica” con raggio globale, cioè una leva competitiva per l’export in particolare verso Pacifico ed Africa.

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