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Carlo Pelanda: 2024-6-29La Verità

2024-6-29

29/6/2024

L’Italia può navigare anche in mari tempestosi

In quanto media potenza, l’Italia ha bisogno di moltiplicarla attraverso relazioni forti e convergenti con alleati per rendere realistica la sua proiezione globale, in particolare verso l’Africa ed il Pacifico, senza dimenticare la stabilizzazione dei Balcani occidentali alle porte di casa e di quelli orientali, aggiungendo l’Ucraina, esposti nel contesto del conflitto con la Russia. Ma gli alleati sono in un momento di instabilità o cambiamento della loro politica interna. Tuttavia, tale situazione non impedisce di formulare un’analisi fredda. Basata su quale criterio realistico di interesse nazionale? L’Italia ha un modello economico basato sull’export ed ha bisogno di investimenti privati stranieri per compensare la scarsità di denaro pubblico, compresso dal costo dell’enorme debito. In un articolo precedente avevo abbozzato una “strategia dei tre cerchi”: europeo, Mediterraneo costiero e profondo, e globo. L’interesse geoeconomico e di sicurezza dell’Italia implica un posizionamento forte in ciascun geocerchio.  

 Certamente l’Ue è importante perché mercato primario per l’economia italiana, fonte di regole limitative della sovranità se non ben tutelata e, soprattutto, uno dei moltiplicatori di forza dell’Italia verso il mondo. Per esempio, se l’Italia fosse sconnessa dall’Ue, difficilmente l’ottima recente operazione, da parte del Mimit, di convincere un’azienda tecnologica futurizzante di Singapore a mettere stabilimento in Italia (Novara) non sarebbe riuscita. E così altre in preparazione. Ma l’Ue non è l’unica alleanza utile per l’Italia. Diversamente dagli altri partner continentali, l’Italia ha un interesse talassocratico (presidio dei mari) che la porta in convergenza preferenziale con gli Stati Uniti, il Regno Unito ed il Giappone con cui, tra l’altro, forma una maggioranza di fatto entro il G7. In sintesi, L’Italia non ha interesse a divergere dall’Ue e dall’Eurozona, ma l’Ue non può essere considerata la sua alleanza esclusiva. Anche perché l’Ue è guidata, dal 1963, da un duopolio franco-tedesco che, pur sempre meno coerente, non ha alcuna intenzione di includere l’Italia nel tavolo di comando, in particolare dopo l’emergere di un governo determinato a perseguire gli interessi nazionali dopo quasi un decennio di esecutivi che lo sono stati molto meno o perfino per nulla. Pertanto Roma ha interesse ad avere i migliori rapporti possibili con gli europei, ma dovendo difendersi dalla compressione degli alleati continentali che non vogliono averla come terzo partner primario nonostante la sua scala demografica ed economica: la vogliono in seconda fila e a cuccia. Ciò spinge l’interesse italiano a penetrare con più forza gli altri due cerchi detti sopra, anche con l’idea che più prende posizione nel mondo e più avrà forza negoziale per trovare nell’ambito europeo, e dell’Eurozona, una posizione meno scomoda. Per essere chiari: con Parigi e Berlino va cercato uno scambio che implica un’Italia capace di prendere una posizione globale che permetta lo scambio stesso.

Anche per questo motivo, oltre a quello di sicurezza e di spingere l’export, per l’Italia è molto più importante la relazione con gli Stati Uniti. Che relazioni tenere con un’Amministrazione Biden compromessa dalle difficoltà fisiche e mentali del presidente, in particolare fino alle prossime elezioni di novembre in America? Non ci sarà un vuoto perché la presidenza americana è in realtà collettiva con circa un centinaio di tecnici e decine di agenzie con forte capacità di bilanciare il malessere di Joe Biden. Inoltre la relazione bilaterale tra Italia ed America è buona. Pertanto Roma deve comportarsi in modo istituzionale, proseguendo gli accordi presi: sono accordi con l’America, non con un tizio o l’altro. Certo, l’Italia avrebbe bisogno di un sostegno più deciso dell’America per la sicurezza nel Mar Rosso (che sta pesando troppo sui traffici merci italiani) ed i partenariati con nazioni africane.  Ma bisognerà aspettare, continuando i partenariati o loro precursori (ottima la recente mossa in Eritrea) fino alle nuove elezioni. Tuttavia, lo scenario chiama contatti anticipati informali. Sul lato democratico ci potrebbe essere un vice a sorpresa che diventerebbe presidente dopo le dimissioni di un Biden vincente proprio per questa tattica. Oppure una sostituzione totale del ticket. Quindi bisognerà parlare con quel lato. Così come bisognerà parlare preliminarmente con Donald Trump ed il suo circolo. Se vincesse, sarebbe un problema per l’Italia? Non facile dirlo ora, ma è probabile una buona relazione con il governo italiano corrente e con il suo impegno globale. Inoltre, Trump porterebbe per necessità di governo nel proprio staff anche tecnici ben capaci di spiegare perché senza Europa l’America perderebbe la sua centralità globale. E nell’Europa l’Italia è l’alleato più affidabile dell’America, insieme al Regno Unito, considerando che la Germania vorrebbe esserlo. Pertanto, al momento i timori di una presidenza americanista Trump, per l’interesse italiano, sono limitati. Difficile dire di più ora, a parte la necessità di calibrare i progetti italiani con le possibili variazioni della politica estera statunitense se Trump vincesse. In sintesi, bisogna prepararsi a dialogare ben preparati con ambedue i contendenti americani.  E la probabile vittoria dei laburisti nel Regno Unito? Difficilmente ne cambierebbe la politica estera che è in convergenza con quella italiana. E le elezioni in Giappone? Non cambierà il suo attivismo nel G7, nel Pacifico e nel partenariato strategico con l’Italia, esteso ai sistemi militari. Buon mare alla portaerei italiana Cavour in navigazione verso il Pacifico, simbolo di un’Italia che non teme di navigare negli oceani.

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