In un recente convegno presso la millenaria Biblioteca Capitolare di Verona il Prof. Paolo Savona mi onorò come erede nell’area di ricerca della “Geopolitica economica e finanziaria” da egli fondata (insieme al Prof. Carlo Jean) di fronte a testimoni eccezionali, i professori Donato Masciandaro e Rainer Masera. Quel pomeriggio, un po’ emozionato, ma operativo, contattai i miei ricercatori che proseguivano il programma “deglobalizzazione conflittuale e riglobalizzazione selettiva”, avviato nel 2013, chiedendo loro di enfatizzare la riglobalizzazione trovando una scala sufficiente di ingegneria istituzionale internazionale, ed alleanza, per sostenere un safe asset finanziario grande e solido abbastanza per rafforzare la fiducia prospettica nel mondo delle democrazie, avendo in mente una futura metamoneta che le integrasse (credit).
Mentre scrivevo insieme a Savona i libri “Sovranità e ricchezza” (2001) e “Sovranità e fiducia” (2005) annotai le perplessità di questo maestro sulla sostituzione dell’oro (1971) come pilastro della certezza finanziaria da parte di monete più sensibili ai fattori politici. Non come necessità della sostituzione per motivi di espansione economica, ma come timore di una riduzione della fiducia. Temeva sia inflazione sia disordine e puntava ad un’evoluzione molto forte della regolazione da parte di autorità monetarie indipendenti e massimamente competenti. Io aggiunsi il timore di un conflitto tra politica fiscale e monetaria e la necessità di far convergere gli Stati verso una funzione comune sia espansiva sia ordinativa. Per inciso, il termine “sovranità” non invocava sovranismi nazionali, ma la relazione compatibile tra politiche nazionali e architettura internazionale per la produzione della fiducia, cioè un nuovo safe asset. In materia ed in cronaca, oggi, i miei ricercatori hanno annotato la necessità di calibrare una maggiore compattazione dell’Ue – necessaria per compensare il gap tra politica fiscale e monetaria - con una Grand Strategy che però non chiuda l’Ue e l’Eurozona all’integrazione futura con le altre nazioni del G7 ed altre compatibili. Un vero safe asset per gli europei implica non una Ue supernazione, per altro difficile da ottenere nel futuro prevedibile, ma un’architettura geopolitica convergente e coerente molto più ampia. In caso contrario un safe asset solo europeo sarebbe troppo piccolo. La giusta architettura per la sicurezza economica e finanziaria di lavoratori e risparmio è un’alleanza progressivamente più coerente tra G7 che permetta la creazione di una metamoneta unica (elettronica) tra dollaro, euro, yen e sterlina capace di regolare dall’alto i prodotti finanziari in basso. La ricerca continua avendo come oggetto problematico la politica estera statunitense. Ma sta crescendo la probabilità che sia il dollaro sia l’euro abbiano necessità di una convergenza metamonetaria. E di una Nova Pax come successore di Bretton Woods (1944) e dell’oro come pilastro finanziario.