La politica estera italiana sta facendo un ottimo lavoro in generale e in particolare verso i Balcani occidentali, tratteggiando una futura area di cooperazioni rafforzate economiche e politiche definibile come progetto Lago adriatico.
Il nome di questo progetto spuntò nei primi anni del 2000, all’epoca del governo Berlusconi, in una conversazione tra l’allora viceministro dell’Economia, Prof. Mario Baldassarri, e lo scrivente che ai tempi aveva un ruolo di consigliere part-time per gli scenari globali del ministro della Difesa, il compianto Antonio Martino. Sulla lavagna furono disegnati tre cerchi: Balcani occidentali e orientali, Mediterraneo e “globo praticabile”. L’idea strategica fu di prendere posizione rilevante in tutti e tre per aumentare sia la crescita economica nazionale sia il peso geopolitico nelle alleanze, cioè Ue e Nato, entro una nuova postura attiva dell’Italia come esportare di sicurezza e stabilità. Fu avviato un progetto di ricerca riservato che coinvolse molteplici istituzioni ed attori industriali e finanziari: raccolse sia consensi sia critiche perché l’idea strategica a quei tempi era considerata di impegno superiore alle capacità della nazione. I consensi stavano per prevalere, ma quel governo finì sostituito da uno di sinistra senza consapevolezza del cambiamento epocale in atto nel mondo e della necessità dell’Italia di passare da una postura passiva ad una attiva per difendere la propria ricchezza nazionale.
Ora il governo appare consapevole di questa necessità e si sta muovendo in modo attivo nei tre cerchi detti sopra (aggiungendo quelli verticali cyber e spazio extraterrestere). Nel prossimo futuro qui verrà fatta una valutazione della traiettoria italiana verso il Mediterraneo costiero e profondo e (in occasione della prossima presidenza italiana del G7) verso il globo praticabile. Ma adesso è importante dare rilevanza alla proiezione italiana verso i Balcani occidentali perché troppi commenti non hanno colto l’importanza dell’azione di interesse nazionale, che dovrebbe essere trattato in modo non-ideologico e realistico, in atto. E’ poi imputabile di superficialità l’attacco della sinistra italiana al socialista Edi Rama, rimarchevole premier albanese, per aver accettato una collaborazione bilaterale strettissima e deideologizzata tra Albania ed Italia con un governo di destra. Inoltre la sinistra italiana è imputabile di poca professionalità gestionale per la sua critica contro la collaborazione in materia di migranti tra Italia ed Albania. In realtà è un accordo necessario per demoltiplicare e/o gestire meglio l’impatto migratorio, in una situazione dove le nazioni dell’Ue non hanno alcuna intenzione di condividerlo. L’Albania sta dando un vero aiuto all’Italia e l’Italia darà veri aiuti all’Albania con una collaborazione economica di vantaggio reciproco. In materia va annotato che il leader socialdemocratico tedesco, Olaf Scholz, ha apprezzato la mossa italiana. Forse guarderà in modo più preoccupato che Roma si sta muovendo con un approccio collaborativo sistemico con tutte le nazioni adriatiche, motivo dei recenti incontri di Georgia Meloni con i leader di Slovenia e Croazia. E si nota che il governo italiano sta cercando di rifinire la posizione definita come “Piano Mattei” (elaborata per l’azione nel Mediterraneo costiero e profondo) proponendo accordi di partenariato di reciproco vantaggio, con enfasi sugli interessi comuni. Berlino ha da sempre un vettore geopolitico di influenza verso Sud-Est: Balcani, Turchia, Iran. La Francia ha da sempre cercato di infilarsi a contrasto della Germania. Quindi, in teoria, dovremo aspettarci un’opposizione forte da Berlino e Parigi a quello che potrebbe essere il tentativo dell’Italia di espandere ad Est la propria zona di influenza (si ricordi il Trattato di Rapallo di un secolo circa fa)? I tempi sono cambiati. Con tedeschi e francesi c’è sempre un rischio, ma l’Italia attiva e non passiva è meno condizionabile di quanto lo sia stata nel passato e ai due diarchi europei, in particolare a Berlino, conviene un approccio contributivo dell’Italia per la stabilizzazione del Sud-Est europeo. Inoltre Roma ha il consenso degli Stati Uniti per la sua spinta ad Est. La probabilità è buona, ma è meglio aspettare conferme. Le prime saranno annusabili dopo il bilaterale Italia - Germania della prossima settimana.
Ma il punto forte dell’azione italiana è il fatto che le nazioni adriatiche, compresa la Grecia, hanno interesse nel partecipare ad un’area speciale economica e di sicurezza comune con un partner che non ha interessi di dominio, ma di sviluppo reciproco. Tanti dettagli andranno ancora calibrati, ma entro un concetto aggregante per i balcanici. La fine dell’Impero austro-ungarico, di quello turco e della ex-Jugoslavia ha creato un insieme di nazioni troppo piccole per tutelare i propri interessi. Il far parte di un’area comune speciale entro l’Ue, con un partner più grande collaborativo e non neocoloniale, sarebbe per loro un rafforzamento. L’estensione di un accordo areale nei Balcani occidentali a quelli orientali sarebbe possibile per l’Italia? Certamente Roma sta valutando il tipo di relazioni più strette con Romania, Bulgaria, Ungheria, ecc. Ma – opinione di chi scrive – prima dovrà mostrare la capacità di includere la Serbia nel Lago adriatico favorendo un accordo tra questa ed il Montenegro per lo sbocco al mare. Inoltre, dovrà esplorare l’inclusione della Bosnia, caso difficile, e del Kosovo, difficilissimo. Ma ha già una presenza di rilievo. E oltre: “operazione Strabone”, antico storico che pensava ci fosse un canale sotterraneo tra Adriatico (Duino, Timavo) e Mar Nero.
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