L’evidenza di un problema di sostenibilità del già enorme debito pubblico italiano dopo l’aumento dello stesso anche dovuto a quello assunto dal Pnrr e l’incremento del costo di rifinanziamento causato dall’aumento dei tassi dovrebbe mettere in priorità la ricerca di opzioni per ridurre almeno una parte del debito stesso via operazioni “patrimonio pubblico contro debito” non recessive. Sarebbe recessivo, infatti, aumentare il volume di spesa pubblica per servire il debito a scapito di investimenti e detassazioni stimolative. Ovviamente la priorità prevalente è quella della crescita reale per ridurre convenzionalmente il debito in rapporto al Pil. Ma senza una maggiore fiducia sul debito italiano fondata su una sua pur parziale, ma significativa, riduzione, il potenziale di crescita sarebbe troppo ridotto. Sono più di due decenni che la dedebitazione parziale è oggetto di studio per aumentare il potenziale di crescita. Ma tale impostazione è contrastata da chi predica che solo una crescita più forte è la soluzione, sottovalutando – con l’eccezione di queste pagine e pochi altri ricercatori e attori finanziari - il passo preliminare della dedebitazione parziale stessa. Ora questa sottovalutazione non deve essere più fatta e deve partire un concorso di idee e soluzioni sul come trasformare la parte disponibile del patrimonio pubblico in finanza compensativa del debito.
Quale dimensione dell’operazione può produrre un effetto fiducia? Un calcolo spannometrico indica circa 600 miliardi nell’arco di 10 anni. Con quale soluzione? Banca Intesa ha calcolato e comunicato con enfasi un potenziale ricavo di 500 miliardi del patrimonio immobiliare pubblico se gli immobili trasferiti agli enti locali, oltre che statali, venissero raggruppati in un unico gruppo di fondi. Vendita diretta? La formula che chi scrive preferisce, anche osservando la lentezza delle alienazioni dirette da parte della funzione statale dedicata, è l’acquisto da parte di tale fondo del patrimonio immobiliare pubblico non con cassa, ma con azioni del fondo stesso caricate di potenziale di rendimento da mettere al servizio della dedebitazione. Gli altri 100 miliardi sono ricavabili da un migliore sfruttamento delle concessioni: l’obiettivo è portare il debito verso il 100% del Pil con una formula che dia fiducia prospettica al mercato, nel contempo non appesantendo il potenziale di crescita del Pil. Altre opzioni? Il prestito irredimibile secolare allo Stato con pagamento di interessi, ma senza ritorno del capitale, ha limiti di scala e di concorrenza ai titoli di Stato. L’aumento del possesso dei titoli posseduti nazionalmente, con premio per i residenti, implica la sovranità monetaria e un metodo di sterilizzazione del debito – come in Giappone- che provoca distorsioni nell’economia. Un po’ è utile per prevenire il rischio di speculazioni esterne, ma non troppo. Cerchiamo di progettare bene la via più semplice, credibile e misurabile: patrimonio contro debito.