Il bilaterale Italia – Usa va visto in prospettiva, ipotizzando un percorso di reciproca utilità, in particolare geoeconomica. L’interesse statunitense (bipartisan) è quello di trovare un partner affidabile che ne demoltiplichi lo sforzo di presidio globale. Quello italiano è di ottenere che l’America sia fornisca un ombrello strategico alla proiezione internazionale di Roma affinché possa avere un forte traino di mercato esterno a quello interno sia – grazie a questo - una posizione negoziale più robusta all’interno dell’Ue. Lo scambio prospettico è un sostegno statunitense all’Italia globale in cambio sia di un ruolo italiano come cuneo atlantico entro l’Ue sia come attore che aiuti la connessione tra Mediterraneo “amicizzato” e Indo-Pacifico, via due geovettori: il Golfo e l’Africa orientale. Washington ha atteso mesi prima di iniziare il primo passo verso questa strategia perché voleva prove concrete di convergenza da parte del governo Meloni. Roma le ha date non solo in termini di alleato affidabile, ma anche dotato di personalità propria in politica estera. Anche perché la Francia resiste alla formazione di una convergenza euroamericana e la Germania ha difficoltà a ridurre la dipendenza economica dal mercato cinese.
Questo primo bilaterale a Washington, preparato da tempo, definirà la cornice di una serie di approfondimenti successivi delle relazioni bilaterali. C’è molta attenzione sulla questione delle relazioni Italia – Cina in base all’accordo del 2019 che vide Roma accettare la partecipazione alla Via della seta. Ovviamente l’Italia non lo rinnoverà, ma nemmeno vorrà una relazione conflittuale diretta con Pechino. Roma concorderà con Washington i modi, ambedue interessati a trasferire la riduzione dell’influenza cinese da metodi diretti a quelli indiretti. Il mondo si sta orientando verso un nuovo bipolarismo. Ma la sinosfera e l’amerosfera contengono ciascuna circa 3 miliardi di persone, mentre circa 5 vivono in nazioni non decisamente allineate con l’uno o con l’altro e parecchie con soggettività politica e ricchezza propria. Pertanto è probabile che la sfida principale tra i due blocchi avvenga nella conquista della convergenza di più nazioni possibile nell’area grigia. L’Italia è attore primario Nato e G7 verso l’Africa e certamente Roma vorrà concordare un sostegno “ombrello” con l’America – forse già abbozzato – per convincere con più forza l’Ue ad aiutare questa proiezione e la Nato a rafforzare il presidio sul Mediterraneo come via per il Pacifico. Ma è anche importante l’ingrandimento dell’italosfera nei Balcani. L’Italia avrà bisogno di una maggiore convergenza con la Germania e di non litigare troppo con la Francia. Il gruppo di ricerca di chi scrive ipotizza che il sostegno statunitense per l’espansione dell’italosfera possa valere circa un 1,5% aggiuntivo del Pil italiano annuo, calcolo che se confermato giustificherebbe un aumento più rapido della spesa militare verso il 2% del Pil richiesto dalla Nato.