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Carlo Pelanda: 2023-5-14La Verità

2023-5-14

14/5/2023

L’Italia di fronte ad una possibile turbolenza globale nel 2024-25

Senza sottovalutare il potenziale di “cambio di mondo” dei possibili eventi nel 2023, le recenti tendenze geopolitiche mostrano una direzione di stabilizzazione, ma fragile. Infatti emerge negli scenari proiettivi una maggiore rilevanza del 2024-25 per determinare se il globo, il G7, l’Europa e l’Italia andranno meglio o peggio di adesso perché in quel periodo ci sarà una concentrazione di eventi (geo)politici critici.

Il gruppo di ricerca dello scrivente ha individuato circa una ventina di situazioni con carattere di possibile “game changer” (che cambiano il gioco) nel 2024 con coda amplificatrice o riequilibrante nel 2025. Tra questi, i principali riguardano le elezioni europee nella primavera del 2024 e negli Stati Uniti quelle presidenziali, a novembre. Ma già nel gennaio 2024 potrebbe esserci un evento critico: le elezioni presidenziali a Taiwan dove si confrontano uno schieramento indipendentista ed uno più favorevole ad accomodamenti con la Cina. Pechino sta sostenendo il secondo offrendo carote ed agitando il bastone per spaventare l’elettorato indipendentista. L’America e gli alleati del G7 stanno mostrando sostegno all’indipendenza della Taiwan democratica contro la pretesa di annessione, anche violenta, da parte della Cina comunista. Tale situazione fa prevedere che l’esito elettorale nell’isola sarà subito internazionalizzato, con il rischio di un confronto bellico nel caso vincessero gli indipendentisti. I dati disponibili di forza militare rendono improbabile che la Cina accenda un confronto aeronavale con l’America perché la seconda ha superiorità strategica. Ma Pechino difficilmente potrà rinunciare ad un obiettivo primario ed annunciato internamente come interesse vitale. Tale situazione sta motivando in queste settimane l’America a creare un accordo di consultazione con la Cina affinché vengano evitati incidenti bellici. Ma se questi accadessero vi sarebbe un impatto distruttivo sui flussi del commercio globale.

 Le elezioni presidenziali statunitensi sono chiave perché determineranno la solidità o meno dell’alleanza globale delle democrazie. Da un lato, la politica estera statunitense mostra certa continuità in relazione ai cambi di maggioranza interna. Dall’altro, tali cambi influiscono sull’intensità del contributo statunitense alle alleanze. Senza entrare nei dettagli della campagna, c’è comunque da decenni uno scontro tra due dottrine opposte: il globalismo, a sinistra, e la dottrina dell’interesse nazionale, a destra. Ambedue gli schieramenti hanno una tendenza protezionista e, pur con diversi toni, suprematista. Ciò crea un pericolo per le relazioni con gli alleati. Ma democratici e repubblicani convergono sull’analisi che la Cina sia il nemico principale dell’egemonia statunitense e che, per mantenerla, l’alleanza con gli europei ed il Giappone sia un fattore chiave. Tuttavia, i modi per farlo possono essere sia collaborativi sia impositivi.

 Le elezioni europee potrebbero apparire di livello secondario perché nell’Ue il comando sostanziale è nelle mani del Consiglio, cioè del tavolo intergovernativo dove la diarchia franco-tedesca, pur sempre meno convergente, ha il comando di fatto. Tuttavia, il Parlamento europeo ha crescenti poteri di influenza, pur non sostanziali, e le elezioni determinano l’orientamento della Commissione. Ma il punto critico non è solo il cambiamento di maggioranza nel Parlamento e di orientamento della Commissione – per esempio rilevante per riequilibrare sviluppo ed ecostandard – ma anche in relazione all’effetto sui sistemi politici interni delle nazioni e conseguente orientamento dei governi. E l’altro punto critico riguarda una decrescente coesione europea in relazione a quanto succederà in America e nelle relazioni sino-americane.

Altri eventi che pongono problemi di stabilità riguardano: un’aggressività russa fuori controllo o un’implosione del regime che potrebbe portare alla stessa; eventi ambientali estremi con impatto sistemico; inflazione troppo lunga o eccessi di politica monetaria restrittiva che potrebbero causare grave recessione nell’Eurozona o una stagflazione prolungata portatrice di impoverimento crescente e conseguente turbolenza sociale. Non ultimo è il problema del conflitto tra America e Cina nell’area grigia tra i due blocchi che comprende Africa e Sudamerica, mondo islamico, Asia centrale e parti del Mediterraneo. Al momento l’America spinge per il progetto “I2U2”, cioè per il collegamento infrastrutturale tra Arabia, Emirati, India e Israele come competitore della Via della seta cinese. Questo esempio mostra il possibile formato del conflitto con la Cina nell’area grigia: non con armi, ma via progetti internazionali di qualità superiore. Che però implica il dare loro una struttura di sicurezza che eroderebbe l’influenza globale di Pechino stimolando una sua reazione.

Lo scenario macro è ancora troppo preliminare per tentare di precisarlo. Ma appare chiaro cosa dovrebbe fare l’Italia sia per muoversi in eventuali turbolenze mondiali sia per contribuire a produrre stabilità, considerando che nel 2024 presiederà il G7: a) essere attiva per rafforzare o almeno mantenere la coesione nelle alleanze a cui partecipa, dando più peso al bilaterale con l’America qualunque cosa lì succeda, ma evitando frizioni eccessive intraeuropee; b) spostare il più possibile le attenzioni verso il Pacifico, spingendo la connessione di Mediterraneo ed Africa con questo. In conclusione, l’Italia non potrà restare passiva e dovrà prendere una postura globalizzante ed attiva sia per tutelare i propri interessi sia per contribuire alla futura stabilità mondiale. Chi scrive sta preparando il libro Italia globale, in libreria entro l’autunno 2023.

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