L’Ue è troppo piccola per essere un attore globale primario: tale gap di capitale geopolitico comporta il rischio di deprezzamento del capitale finanziario ed industriale. La necessità di ingrandimento è oggetto di studio corrente. In Germania sta prevalendo l’idea di allargamento dell’Ue via inclusione di nuove nazioni allo scopo di estendere lo “spazio economico tedesco” che ha perso il mercato russo ed ha un destino incerto in quello cinese: il cancelliere Scholz ha lanciato l’idea di passare da un’Ue a 27 nazioni ad una di 36. Ma tale ipotesi trova dissensi nelle nazioni che vedrebbero ridursi i fondi di coesione europea se si allargasse la platea degli accessi nonché a Parigi che (da sempre) punta ad una Ue coerente e meno allargata per compattarla in forma di sovranità europea francocentrica, sostituendo l’effetto scala con quello di concentrazione della potenza strategica. Il gruppo di ricerca di chi scrive ritiene incompleta l’idea tedesca ed insufficiente quella francese. Per tale motivo ha sviluppato uno scenario strategico calibrato sul requisito di “influenza sufficiente” affinché l’Ue prenda rilievo globale. Tre vie di espansione: a) allargamento via inclusione come da idea tedesca; b) ma integrata dalla formazione di una comunità del Mediterraneo; c) e da un accordo economico strutturato con il Regno Unito. In tal modo lo spazio europeo avrebbe non solo “portanza” mondiale, ma anche sarebbe leva per le strategie unilaterali espansive, con un certo coordinamento pur in concorrenza, delle sue nazioni: Global Italy, Global Germany, Global France, ecc. I dati di interdipendenza economica intraeuropea, pur ricerca in rifinitura, mostrano che il successo di una singola nazione europea nel mondo porti vantaggi anche alle altre, motivo per incentivare una concorrenza espansiva esterna. La logica dello scenario combina l’allargamento dell’Ue via inclusioni, limitato, con quello via influenza, molto più ampio.
Il punto principale è la formazione ed il formato di una nuova Comunità mediterranea. Il tema è pluridecennale, ma ora molti segnali permettono di ipotizzare una sua strutturazione. Uno tra i più importanti riguarda la Turchia a conduzione Erdogan. Molti i punti di domanda, ma secondo chi scrive c’è una tendenza chiara: Ankara cercherà una collocazione internazionale che aumenti la sua sicurezza economica e politica, mitigando la strategia neo-ottomana perché non ha risorse per perseguirla. Pertanto è il momento di darle uno spazio entro una comunità positiva che non potrà essere l’Ue, ma che vedrà l’Ue come partner principale. Le altre nazioni della costa sud dovranno sostituire entro un ventennio gli introiti da estrazione di energia fossile ed usare i capitali ora derivanti da questa per cambiare il loro modello economico, passo che necessita l’aggancio al mercato europeo. L’eurosfera ingrandita a Sud potrà estendersi per lo stesso motivo al Mediterraneo profondo e sostenere l’allargamento a Est