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Carlo Pelanda: 2023-4-30La Verità

2023-4-30

30/4/2023

L’evoluzione dell’apparato statale per sostenere la Global Italy

Da quando agì come consigliere per gli scenari globali di Francesco Cossiga, chi scrive invoca una maggiore dotazione di “potere cognitivo” nelle istituzioni italiane. In particolare, da quel punto di osservazione aveva notato le grandi competenze di singoli individui ed uffici, ma che queste non erano ben organizzate per generare un effetto strategico produttivo. Dopo un trentennio è osservabile che lo Stato sta iniziando a dotarsi di un tale “potere cognitivo” per le funzioni esterne ed interne, collegandole. Ciò fa prevedere un forte sostegno tecnico alla volontà politica dell’attuale governo di creare una “Global Italy”.

Il punto è rilevante se si considera l’effetto che l’organizzazione/conoscenza ha sulla potenza/capacità. Una leggenda narra che Aristotele insegnò ad Alessandro il macedone che una piccola organizzazione, se ben strutturata grazie alla conoscenza, poteva sconfiggere un potere di scala maggiore. La storia ci mostra che lo stratega ateniese Temistocle sconfisse a Salamina (480 aC) grazie al “potere cognitivo” l’immensa flotta persiana. Così come le legioni di Roma batterono orde di numerosità superiore, ma di organizzazione inferiore. Ecc. Non si tratta solo di audacia ed intelligenza di un conduttore: senza una buona organizzazione che fornisce dati ed informazioni utili a costruire un “potere cognitivo differenziale” anche una conduzione geniale e/o determinata di una qualsiasi “macchina sociale” finalistica non sarebbe efficace. Andando al presente italiano, va annotato che quando il governo Draghi, nel 2022, avviò la sostituzione rapida delle forniture di gas dalla Russia trovando altri fornitori nel Mediterraneo, Golfo ed Africa, tale azione (unilaterale, pur sotto ombrello alleato) trovò eccellente sostegno nell’esecuzione da ministeri, intelligence ed aziende statali. Il dato, per lo più non rilevato dalle fonti di opinione pubblica fu ed è: l’apparato statale italiano ha capacità per operazioni a raggio globale e non solo circondariale. Certamente se ne è accorto, viste le tendenze strategiche, anche il successivo governo Meloni: l’ambizione di un’Italia globale poteva essere sostenuta dalla capacità operativa. Va detto che questa considerazione non deve essere presa come una sorpresa perché le istituzioni italiane, per lo meno per la funzione estera e al netto di inefficienze della pubblica amministrazione sul piano interno, da sempre sono caratterizzate da un’elevata qualità, pur nel difetto di non essere integrate “in alto” e non sufficientemente “in orizzontale”. Semplicemente, questo potenziale organizzativo/cognitivo non era attivato da decenni per operazioni espansive di interesse nazionale perché le conduzioni politiche dei tempi operavano su livelli di ambizione e necessità nazionali minori. Oggi l’ambizione e le necessità sono maggiori.   

In inciso, va detto che la postura corrente e tendenziale di Roma appare quella di minimizzare le divergenze con l’Ue – non facile - via diplomazia dialogante, ma aumentando l’autonomia strategica con raggio extraeuropeo. Sul piano della geopolitica economica tale linea ha senso perché promette sia di ridurre i costi di importazione di materiali critici dal mondo sia di moltiplicare l’internazionalizzazione di imprese italiane, il tutto via partenariati bilaterali. Ed è proprio su questi punti che emerge la necessità di un maggiore “potere cognitivo”, da intendersi come risposta a domande chiave: quali materiali critici esattamente ci servono, con chi è prioritario fare accordi di fornitura (e bilanciamento di questa via maggiore export per aziende italiane) nel mondo e con chi fare partenariati strategici politici per espandere e consolidare una penetrazione italiana “moltiplicata” negli affari globali. Poiché l’Italia è una medio-piccola potenza politica è evidente che deve supplire al gap di scala con un potere conoscitivo/strategico/selettivo aumentato: bene il piano Mattei e i partenariati strategici con Tokyo e Londra.  

In questa ottica chi scrive segnala positivamente la recente strutturazione presso il ministero delle imprese e del made in Italy (Mimit) di un centro di ricerca che deve rispondere alle domande: cosa ci manca e dove prenderlo? La ricerca su questi dati essenziali serve al vertice ministeriale per fare una mappa precisa del fabbisogno e delle proiezioni attive. Non è finita qui. In tal modo il Mimit potrà partecipare ai comitati interministeriali dove partecipa con il ministero degli Esteri (Maeci) aumentando la capacità di definire puntuativamente una strategia basata su dati ben rilevati. L’intelligence economica potrà ricevere istruzioni precisate su dove investire risorse informative. La funzione europea potrà avvertire il governo - ed essere istruita dal - al riguardo di quali cose richiederanno un’iniziativa dell’Ue e quali altre dovranno/potranno essere nazionali. In sintesi, il potenziamento conoscitivo di ogni singola casella settoriale delle istituzioni nella matrice informativa (e valutativa) con in più un meccanismo di armonizzazione del patrimonio informativo complessivo nei comitati interministeriali, darebbe alla conduzione del governo italiano quel potere cognitivo differenziale che serve a selezionare le scelte di politica estera in relazione all’interesse nazionale concreto. All’Italia, in realtà, servirebbe un “Consiglio per la sicurezza nazionale”, ma c’è spugnosità in materia. Tuttavia, la configurazione accennata può emularlo o esserne precursore via la miglior organizzazione delle funzioni interministeriali e dei singoli ministeri. La tendenza c’è ed è promettente per l’aumento della ricchezza nazionale: sosteniamola.

(c) 2023 Carlo Pelanda
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