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Carlo Pelanda: 2023-3-12La Verità

2023-3-12

12/3/2023

Alla Bce serve una regolata

C’è il rischio che la Bce produca un ulteriore shock in Europa sia aumentando più del necessario il costo del denaro sia tenendo una postura di comunicazione inadeguata. Tale rischio è pesante per Italia perché il sistema economico è per lo più formato da piccole unità produttive dipendenti dal credito bancario e sensibili alle restrizioni del credito stesso. Inoltre il già alto costo di rifinanziamento del debito pubblico potrebbe essere incrementato dal rialzo dei tassi fino a mettere in seria difficoltà il bilancio dello Stato. Per tale motivo Banca d’Italia lancia da tempo segnali di critica velata alla Bce. Da qualche giorno, però, è più esplicita e vocale. Ignazio Visco: dopo il prossimo aumento dei tassi a marzo, che appare inevitabile nella misura di 50 punti aggiuntivi in relazione all’impegno preso dal Presidente della Bce, Christine Lagarde, la Bce dovrebbe fermarsi e rivalutare le mosse successive in base ai dati correnti di inflazione e impatto della disinflazione sulla crescita invece che insistere sull’aumento dei tassi “a fari spenti nella notte”.  

Visco ha preso una posizione dura e irrituale nei confronti della Bce perché il governo italiano è riuscito a trovare un modo per caricarlo di “capitale politico” o l’ha presa, segnalando esasperazione ed un pericolo, per ottenere un’azione governativa più determinata sui tavoli europei? Lo scrivente non ha mezzi per capirlo. Ma li ha per osservare che la Bce è più un organismo politico che tecnico e che nel frangente ha una presidenza debole soverchiata dalla rappresentante tedesca, Isabel Schnabel, sostenuta da una Bundesbank, condotta da Joachim Nagel, molto assertiva e nazionalista. Uno potrebbe obiettare che la Bce è indipendente dai governi e che ciò è provato dal fatto che da tempo denuncia una divergenza tra politica monetaria e fiscale, imputando di fatto la Germania che ha aumentato a dismisura gli aiuti di Stato e spesa inflazionistica in contraddizione con l’azione disinflazionistica della Bce stessa. Chi scrive pensa che la verità sia diversa: la Germania vuole i tassi alti per disinflazionare e allo stesso tempo finanziare con il bilancio statale la tenuta della propria economia. Se così, la Germania eviterà grazie al suo ampio spazio fiscale una recessione pesante, ma le altre nazioni dell’Eurozona la rischieranno. Quindi, semplificando, l’ipotesi è che la Bundesbank abbia preso il sopravvento nel direttorio della Bce portandola verso una postura utile per la Germania, ma non per gli altri.

Lagarde? Come se non esistesse e quando vuole esistere stona. Quindi a Francoforte c’è una situazione di pericolo per l’Italia, ma anche per la stabilità dell’euro. Oltre al rialzo dei tassi, infatti, c’è sul tavolo la tempistica per l’annullamento delle politiche di acquisto dei debiti pubblici nazionali decise in tempi di deflazione e crisi pandemica. Da un lato, tale azione è necessaria per ridurre l’inflazione e le distorsioni nel ciclo finanziario. Dall’altro, la riduzione del bilancio della Bce (titoli nazionali di debito) va graduata in modo da non creare shock e/o va accompagnata da strumenti di garanzia di ultima istanza se un debito nazionale andasse in stress e comunque da una chiara postura della Bce per ridurre al minimo gli spread. Lagarde ha dichiarato una posizione simile, ma il fatto che comandino J. Nagel e Schnabel senza un bilanciamento tecnico serio non è rassicurante per l’Italia. Ecco perché c’è il tema di fornire più “capitale politico” al supertecnico Fabio Panetta nel Comitato esecutivo della Bce e la segnalazione che Visco stia tentando di darglielo. Ma con Lagarde di mezzo non si può invocare un arbitrato di competenza tecnica e pertanto la questione passa sul tavolo delle relazioni tra governi. Si annusa un movimento, dovutamente riservato, del nostro verso quello tedesco. Non sarà una partita facile e comunque il governo dovrà essere credibile sul rigore di bilancio per non aumentare il debito allo scopo di ottenere un ombrello protettivo e, soprattutto, un giudizio positivo del mercato.   

In questo contesto incerto si è inserita un’altra questione: la giusta metrica di misurazione dell’inflazione. La questione è stata scatenata dalle scuse dell’ufficio statistico olandese per averla sovrastimata calcolando male i prezzi energetici e sta andando oltre i confini olandesi. Il tema è centrale: la pressione di Banca d’Italia affinché la Bce valuti correttamente l’effetto disinflazionistico del rialzo dei tassi richiede una metrica precisa. Ci sono dubbi e richieste di revisione. Ma più importante per chi scrive è una sorta di effetto inerzia del rialzo dei prezzi in alcuni settori: la produzione di beni costa meno, ma il prezzo finale resta alto. C’è una cura? Più che azioni di polizia è la libera concorrenza a generare un effetto calmierante. In generale, i costi dell’energia importata e di materiali critici stanno scendendo e quindi è corretta la postura di Banca d’Italia di valutare con precisione il fenomeno prima di altri rialzi, anche considerando che questi hanno effetti disinflazionistici differiti. In conclusione, si tratta di portare la Bce verso una posizione antinflazionistica, ma anche non recessiva, che al momento è sospettabile non abbia per disordine nella governance. Qui resta fuori il tema della Bce che alza i tassi per non svalutare troppo l’euro in relazione al dollaro e soffrire di inflazione importata. Ma che la Fed alzi oltre misura, nonostante gli annunci, i tassi del dollaro rischiando una recessione non breve in un 2024 dove ci saranno le elezioni presidenziali appare improbabile. Motivo in più per calibrare meglio le decisioni della Bce.    

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