Aggiornamento. La recente formalizzazione degli accordi economici tra Cina e Russia ha rilievo non perché vere novità, ma perché danno una struttura duratura ad un ciclo di capitale basato sullo yuan contrapposto a quello del dollaro. Ciò definisce qualcosa di più grande di un blocco sino-russo: la “Greater China”, in espansione già in parte realizzata, oltre che con l’inclusione del mercato russo, verso l’Asia centrale e l’Iran e con un vettore di rafforzamento sia del presidio già esistente in 5 o 6 nazioni africane sia delle teste di ponte in altre sudamericane, tentando di mantenere almeno qualche relazione in Europa. Alcuni analisti definiscono tale attivismo di Pechino come “offensivo”. In realtà appare “difensivo”. Bloccata dal contrasto sempre più stringente da parte del G7, la Cina ha dovuto prendere influenza su un’area di mercato sufficientemente grande per poter resistere alle pressioni sia limitativa sia democratizzante. Ci è riuscita, con abilità da non sottovalutare, ma l’area dello yuan è limitata a quella dei regimi autoritari che hanno bisogno di un protettore. Va segnalata tale autolimitazione perché è una variazione della strategia “Via della Seta”: questa puntava a una “Global China” con penetrazioni nelle democrazie, mentre la “Greater China” sposta gli investimenti per il dominio di una vasta regione, ma sub-globale. Tuttavia, Pechino vuole anche ergersi a potere simmetrico nei confronti dell’America, capace di rispondere con deterrenza alla pari a quella degli Stati Uniti, sia per negoziare con l’America stessa sia per dissuaderla. Infatti ora è più chiaro l’uso strumentale del potenziale russo condizionato dalla Cina: se l’America riconosce le ragioni cinesi, allora a Mosca verrà messa la museruola, ma se non lo farà potrà dare gradi di libertà alla propensione russa all’impiego della forza. Semplificando, la Cina vuole un accordo G2 con l’America da pari a pari.
L’America non è disposta a farlo. La mossa cinese ha reso l’India più guardinga nelle relazioni con la Russia ed accetterà l’invito del Giappone ad essere nazione ospite, oltre all’Ucraina, nel vertice G7 di Hiroshima. La difficile relazione tra Giappone e Corea del Sud sta migliorando. La Germania ha scelto con più decisione l’alleanza con l’America ed inviato un ministro a Taiwan. Ecc. Il blocco del G7 si sta consolidando ed espandendo. La preoccupazione che l’area del dollaro soffra per l’emergere di quella dello yuan è minima perché uno yuan non convertibile ha raggio limitato e Pechino non vuole renderlo convertibile per evitare una vulnerabilità su questo lato. Ma Washington è in difficoltà: a) le sanzioni contro la Russa non hanno effetto grazie all’inclusione di Mosca nella “Greater China”; b) non può mettere (pubblicamente) la museruola agli ucraini; c) non riesce a consolidare il G7 attraverso un trattato di libero scambio complessivo. Washington è in bilico fra trattativa con la Cina o aumento della pressione contro di essa