Prende forma più strutturata il bilaterale Roma/Londra a Villa Volkonsky, sede dell'ambasciatore britannico in Italia, nell'ambito dei tradizionali «Incontri di Pontignano», quest'anno elevati a Forum con molteplici ministri (precursore di un partenariato strategico) e ciò merita scenario geopolitico, rilevante anche per le possibili derivate nella finanza di investimento.
Sul piano macro la convergenza delle due nazioni è spinta dal fatto che la Grande Strategia «Global Britain» di Londra e la «Grande tattica» di Roma (cioè prendere più peso entro le alleanze fisse con l'America e il binomio franco-tedesco sotto ombrello nominale dell'Ue nonché più spazio unilaterale per proiezioni globali) hanno bisogno l'una dell'altra come moltiplicatore di forza. Un pilastro di tale sviluppo è certamente il progetto trilaterale Gcap, con il Giappone, cioè una piattaforma aerea di sesta generazione che implica un vasto sistema informativo integrato con sistemi armi robotizzate. Va rifinita la divisone del lavoro tra le capofila industriali (Bae, Leonardo, Mitsubishi Heavy Ind.) entro un accordo G to G per i finanziamenti.
L'attesa è quella di un salto competitivo verso le tecnologie di superiorità con enormi benefici di indotto nel mercato civile, spazio concesso, soprattutto al Giappone, dal Pentagono interessato più a rinforzare la capacità militare dell'alleanza, in particolare nel Pacifico, e l'idea di una Nato globale che non a difendere il monopolio dell'industria militare statunitense nei sistemi di superiorità, pur finanziandone l'evoluzione verso la settima generazione.
Ci sarà concorrenza con un simile programma franco-tedesco-spagnolo (Fcas)? Al momento sì, ma la Germania potrebbe valutare di non ingaggiarsi con la Francia (ha appena comprato gli americani F 35 di quinta generazione) che ha accessi tecnologici relativamente inferiori e convergere verso il Gcap: improbabile, ma scenario aperto.
Oltre alla rifinitura dell'accordo tecnico Gcap, l'incontro congiunto tra ministri della Difesa e degli Esteri italiani e inglesi, segnala l'esplorazione di collaborazioni politiche, oltre che in materia di guerra in Ucraina, anche per una cooperazione italo-britannica nel Mediterraneo/Africa, nell'Indo-Pacifico e altrove dove Londra esibisce certa forza per le relazioni con il Commonwealth e il ruolo di protettore delle nazioni baltiche. Vedremo.
Un tema forse non ancora sul tavolo, ma che presto vi andrà, è quello della riparazione dello strappo tra Ue e Londra, ricucibile con un trattato di libero scambio a cui l'Italia e la Germania sono oggettivamente interessate, ma la Francia, al momento, non vuole. Ma chi scrive vede prioritario, segnalandolo ai due governi, uno sviluppo del partenariato tra Roma e Londra (che resta una piazza finanziaria «prime» globale) come facilitazione per investimenti privati sulle aziende tecnologiche italiane che soffrono il gap europeo e nazionale in questo ciclo vitale del capitale.